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Autore: Yellow Daffodil    12/12/2010    7 recensioni
Jeremy Parker ha 22 anni ed è un criminale. Ha chiesto al suo migliore amico di aiutarlo a rapire una ragazza, perché il signor Edoardo Cordano l'ha minacciato di fargli la pelle. Alex Bell è il suddetto migliore amico e crede che Jeremy si farà ammazzare.
Tessy Heavens è la ragazza in questione, è la figlia del ricchissimo Oliver Heavens, a cui apparentemente verranno spillati dei soldi. Ha una sorella che odia e che non fa parte della sua perfetta famiglia. Ma questa sorella a sua volta odia tutti quanti a partire da suo padre, il suo nome è Taylor e mi sa proprio che Jeremy si sbaglierà e rapirà lei al posto di Tessy. Nel frattempo Allyson, migliore amica di Tessy e Taylor, si incazzerà con Alex Bell, il suo fidanzato, e con Richard Stuart, suo fratello, il quale è anche il braccio destro di Cordano. Che casino.
Aggiungiamo che Jeremy e Taylor saranno così incompatibili che la missione risulterà impossibile, ma poi magari si innamoreranno e allora Cordano si incazzerà da morire e regalerà a voi lettori un vero, magico, Natale.
Buon rapimento a tutti!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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All I want - 1

Storia modificata in data 18/12/2016 rispetto alla sua prima versione del 2010. Enjoy :)

ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS...

********Deck the Halls********


Jeremy Parker era un ragazzo di strada. Mediamente alto, capelli biondo cenere, occhi glaciali e sguardo di sfida. Nessuno sapeva se fossero di più le lentiggini sul suo viso o i crimini che aveva commesso in ventidue anni di vita, ma questo non oscurava di certo la sua bellezza esteriore. Peccato che la sua esistenza fosse un vero e proprio delirio: era pieno di guai fino al collo, non godeva di buona salute e, soprattutto, aveva un debito enorme con Edoardo Cordano. Il prezzo per saldarlo sarebbe presto diventato la sua rovina.

Alex Bell era il classico tutto muscoli e niente cervello, o perlomeno lo sembrava. Nessuno sapeva che frequentasse ancora Jeremy dopo essersi iscritto all'università di Bourton. Erano amici d'infanzia, ma un bel giorno i suoi gli avevano proibito di vederlo, spronandolo a cambiare strada. Così Alex fingeva di essere diventato un bravo ragazzo fidanzato con una brava ragazza, ma a dire il vero non era cambiato nulla: Jeremy era sempre stato il suo migliore amico e non avrebbe mai smesso di seguirlo nelle sue avventure, qualunque fosse stata la conseguenza.

Taylor Heavens era una ragazza introversa. Di piccola statura e dai tratti scuri, indossava sempre un velo di sarcasmo che la rendeva piuttosto ostile verso il prossimo. Nessuno poteva immaginare che dentro di sé trascinasse il peso della mancanza di un padre, l'amarezza del sentirsi ignorata, la consapevolezza di essere preferita ad altri, giorno dopo giorno. Ma Taylor aveva una madre e un’amica meravigliose e nascondeva, dietro quel paio di occhi tristi, un carattere spiritoso e tanto affetto da dare. Oltre a quello che aveva bisogno di ricevere.

Tessy Heavens era una virtuosissima ragazza perbene. Mora, ciglia lunghe e naso a punta. Nessuno aveva da ridire sul fatto che fosse una promessa della musica: suonava il violino da quand'era nata e il pianoforte da ancora prima. Era bella, fortunata e adorata. Tessy era perfetta. Amava la famiglia, la danza classica e il suo altrettanto perfetto ragazzo, aveva un sacco di hobby e un papà fantastico che la viziava ogni volta che poteva. Sentiva che niente avrebbe potuto rovinare la sua meravigliosa vita.

Edoardo Cordano era l'apoteosi del genere 'io ti faccio un favore, tu restituisci con gli interessi'. Di giorno, un uomo d'affari nella prestigiosa Money House di Bourton, di notte, mafioso di professione. Bazzicava di cittadina in cittadina alla ricerca di debiti da riscattare e vendette da attuare. Poteva sembrare innocuo nel suo smoking da banchiere, ma aveva già cambiato nome tre volte per fuggire alla polizia. Nemmeno Oliver, suo amico e capo di una vita, poteva immaginare i segreti di quell'uomo e la spiacevole sorpresa che aveva in serbo per lui.

Oliver Heavens era un padre orgoglioso. Viveva dell'abbondante stipendio che riceveva dalla Money House, una delle sue tante proprietà, e seguiva con interesse la carriera musicale dell'ultima figlia. Sposato due volte, aveva dunque due famiglie da mantenere, ma ci riusciva tranquillamente, vivendo tra gli agi nella sua villa di Bourton e le soddisfazioni del suo lavoro. Da quando aveva perso la testa per la sua seconda moglie e la bella vita, non si era più guardato indietro e aveva perso di vista Taylor e la sua grande tristezza.

Allyson Stuart era una ragazza solare e innamorata. Una pattinatrice provetta; alta, capelli boccoluti e sorriso affascinante. Viveva tra due fuochi che portavano lo stesso cognome: Taylor e Tessy Heavens. Le due sorelle si odiavano, ma lei voleva bene a entrambe, incondizionatamente, perché erano a tutti gli effetti le sue migliori amiche. Ovviamente il fatto che si detestassero la rendeva più una martire che un’amica, ma non si sarebbe arresa e avrebbe continuato a sperare che, un giorno, potessero diventare un terzetto. Magari avrebbe potuto far loro conoscere il suo nuovo ragazzo, Alex. 

Richard Stuart era un ragazzo imprevedibile. Era scappato di casa all'età di undici anni e da qualche tempo aveva assunto la professione del malavitoso. Lasciata la famiglia, si era dedicato al guadagno personale contro la legge ed era diventato la spalla del temuto Edoardo Cordano. L'unica cosa che lo legava al suo passato da bravo ragazzo, ormai irrecuperabile, era la sola persona per cui avrebbe dato la vita; sua sorella Allyson.



Ora, la nostra storia si svolge in un clima che conosciamo fin troppo bene: il Natale. Un Natale in piccolo, sentito e vissuto da un paesino lacustre a Sud dell'Inghilterra. Un Natale che coniuga il consumismo di questo secolo con le tradizioni di tanto tempo fa e tiene uniti gli abitanti, un Natale che si rispecchia sui laghi ghiacciati su cui pattinano i bambini e cade dai salici piegati dal peso della neve.

Era la terza domenica d'avvento e le campane stavano battendo i dieci rintocchi. Se si fossero alzati gli occhi verso il campanile, si sarebbero visti i giochi di luce che il sole creava riflettendosi sul metallo nel suo moto pendolare.

Le strade di Bourton-on-the-water, piccola cittadina nel Gloucestershire Cotswolds, erano così deserte che il suono rimbombava sugli edifici e sui marciapiedi innevati, scuotendo appena la neve dalle grondaie.

Le villette avevano le tende tirate, le scuole erano chiuse, tutti i cittadini si trovavano in chiesa per celebrare l’avvento.

Tutti, tranne tre.

Jeremy Parker stava correndo a perdifiato verso il bosco ai confini del parco. Si teneva stretto nella felpa grigia e si copriva come poteva con la sua vecchia sciarpa. Sperava sinceramente di non scivolare: l'atterraggio, per quanto attutito dalla neve, sarebbe stato alquanto freddo e doloroso.

Arrivato ai piedi di un albero, si appoggiò alla corteccia e si mise una mano sul cuore. Una di queste volte sarebbe esploso, constatò, sentendolo galoppare al di sopra delle sue possibilità. Aveva corso dal piccolo bed and breakfast che ormai considerava la sua casa fino a quel punto, per non essere intercettato dai due che aveva visto arrivare dalla finestra. Sapeva benissimo chi fossero; conosceva molto bene il più vecchio e poteva immaginare senza troppa fatica a cosa servisse il giovane energumeno che si portava appresso.

Spiò tra le fronte degli alberi gli scorci della città: non vedeva nessuno, non si muoveva nemmeno una foglia. Allora scelse di percorrere il sentiero che portava alla stazione, per poi ricansare, attraverso stradine nascoste, al bed and breakfast. Nutriva la speranza che, avendo mancato l'appuntamento, i due se ne fossero andati.

Percorse timidamente il primo tratto, ma poi il silenzio gli tornò amico e decise che poteva affrettarsi senza preoccupazioni per ritornare al caldo e al sicuro nella sua stanza. Stava giusto velocizzando il passo, quando due robuste mani gli si agganciarono alle spalle e lo sbatterono contro il muro di una vecchia casa, gelido contro il suo viso.

"Giochiamo a nascondino, Parker?"

Jeremy sentì il calore del suo sangue raggiungere le labbra ghiacciate e capì che con buona probabilità il suo naso aveva incassato un brutto colpo e, come di consueto, aveva preso a sanguinare.

"Che cosa vuoi?" cercò di divincolarsi.

"Fingi anche di non ricordartelo, Parker? Quanta ipocrisia." l'uomo si fece aiutare dal sopracitato energumeno e gli ordinò di voltare il ragazzo verso di lui per poterlo vedere in viso.

"Bel muso." ridacchiò quest'ultimo, eseguendo gli ordini e immobilizzando Jeremy per le braccia, mentre con modi poco ortodossi lo posizionava esattamente faccia a faccia con Cordano.

Era un ragazzone robusto, con un fare deciso e un perenne tono di scherno che Jeremy non sopportava. Ma capiva benissimo che senza di lui Cordano non avrebbe mai combinato nulla; quel ragazzo rappresentava la forza fisica di cui lui non era dotato. La natura gli aveva dato solo soldi, arroganza e una gran faccia di culo. Per il resto, era abituato a ottenere facilmente tutto ciò che gli mancasse, dunque l'armadio rappresentava una di queste estensioni.

"Vedo che hai chiamato i rinforzi, Ed." lo schernì Jeremy, per niente soggiogato dalla situazione. "Immagino che inizi a sentire la vecchiaia."

"Chiudi quella fogna, piccolo parassita della società." Cordano gli si avvicinò con sfrontatezza, senza riguardo nell'offendere quello che era poco più di un ragazzino. "Ti ricordo che se non fosse per me saresti in prigione da mesi e ne avresti ancora un bel po’ da scontare, prima di poter tornare a scorrazzare come un ratto delle sottovie di Bourton."

"Non ho chiesto io che pagassi la cauzione." ribatté il ragazzo.

Cordano ridacchiò, saccente: "Non sai cos’è la gratitudine, tu, eh? Hai rubato in casa mia e io ti ho fatto il favore di voler dimenticare tutto. Ho anche pagato per farti uscire, dato che sei solo a questo mondo e nessuno se ne sarebbe altrimenti preoccupato. Credo di averti reso un gran bel favore, no?"

"Un gran bel calcio in culo."

Jeremy si beccò una ginocchiata in pieno stomaco e si accasciò per quanto la stretta alle braccia potesse permetterglielo.

"Devi sempre disprezzare la mia generosità, piccolo topo di fogna."

"Avevi bisogno di me." mormorò Jeremy, a fatica. "Ti serviva qualcuno da ricattare liberamente per i tuoi lavori sporchi."

"Può darsi. Ma il vero punto della questione è: ce li hai questi soldi, Parker, oppure no?"

"Secondo te?" ribatté lui, sardonico.

"Richard, hai sentito?" l'uomo si rivolse al suo aiutante. "Il nostro amico non ha ancora i soldi del mio debito. Farebbero...quanto, Richard? Non mi ricordo."

La specie di orso dai capelli ricci ghignò, felice di essere stato chiamato in causa: "Duemilacinquecento."

"Erano duemila!" ribatté Jeremy, il viso contratto in un’espressione rabbiosa e la felpa macchiata del sangue che colava dal naso.

"Zitto!" e di nuovo gli arrivò un calcio allo stomaco, più ossuto, ma più cattivo, che gli fece immediatamente chiudere la bocca. "Duemilacinquecento sterline e giusto l'altra volta ti avevo detto che sarebbe stata la tua ultima possibilità. Ti piace giocare con il fuoco o hai solo voglia di prenderle, Parker?"

Jeremy strizzò gli occhi e inspirò una fitta di dolore, mentre nel suo addome si disperdevano l’ematoma e la paura.

"Cosa possiamo fare, Richard, per far capire al nostro amico che siamo stufi dei suoi giochetti e che vogliamo i soldi?" proseguì Cordano, passeggiando attorno ai due.

Il ricciolo mollò un braccio di Jeremy e, molto rapidamente, estrasse un oggetto dalla sua giacca. Lo lanciò all’uomo e poi tornò a immobilizzare il suo prigioniero.

"Ottima idea, Richard, porti sempre una ventata giovanile alle mie pratiche di giustizia." approvò Cordano, recitando palesemente una scenetta già studiata.
Lentamente, si avvicinò ancora di più al ragazzo e gli puntò la pistola sotto al mento, alzandogli il viso fino a poter incrociare i suoi occhi glaciali.

"Carino il tuo giocattolo, Ed." mormorò il giovane, sforzandosi di mascherare la paura.

"Non ti andrebbe di scherzare, se sapessi cos'ho intenzione di farci."

"Non sarebbe il tuo primo omicidio, giusto?"

"Chiudi quella cazzo di bocca!" Cordano premette il grilletto e Jeremy sussultò, serrando gli occhi e sentendo il cuore fremere di terrore.
Ma dalla pistola non uscirono colpi, né rumori.

Il malvivente sogghignò di nuovo: "Paura, Parker?"

Jeremy non rispose, limitandosi a guardarlo con astio attraverso i suoi occhi gelidi.
Pensò che nessuno si sarebbe mai frapposto tra lui e quel proiettile, se mai fosse partito per davvero, e quindi doveva stare molto più attento a come parlava. Molto di più.

L'uomo riprese: "Sono sei mesi che andiamo avanti così. Sono sicuro che non vedrò mai quei soldi, dico bene? Tuttavia, mi considero un uomo caritatevole e voglio darti un ultima possibilità." comiciò a caricare la pistola, ottenendo il silenzio che cercava da parte del suo debitore. "Conosci la Money House, non è vero? Tuo padre ci lavorava un tempo."

"Non nominarlo."

Cordano ghignò, divertito, come ogni volta che colpiva un punto debole del suo avversario: "Vedi, il proprietario della banca, l'illustre Oliver Heavens, sta pensando di effettuare dei cambi al personale. Mi giunge voce che non abbia più bisogno del suo amministratore, nonché amico fidato, nonché sottoscritto collega, e che voglia dare il posto a giovani innovativi con una carriera tutta ancora da costruire. Giovani intelligenti come la sua figlioletta prodigio, per capirci.”

Sputò a terra e Jeremy rabbrividì per quanto pazzo e deviato stesse sembrando in quel momento.

"Ora, caro Parker, non vorrai di certo che il tuo amico Cordano perda il lavoro. Sai che la tua felicità dipende dalla mia, quindi ho pensato: aiutami a uscire da questa spiacevole situazione. Facciamo prendere un po' di paura agli Heavens e nel frattempo facciamogli perdere anche un po' di grana. Vedrai che quell’idiota di Oliver cercherà di rivedere le sue priorità."

"E io che c'entro in tutto questo?"

"Facile: qual è la cosa più cara a Heavens, oltre i soldi?"

"La crema per il viso?" lo prese in giro Jeremy.

"Il tuo sarcasmo da adolescente svogliato è sempre più pungente, Parker." considerò lui, poi tornò serio e riprese il discorso: "La figlia."

Il ragazzo alzò un sopracciglio: "E che vuoi fare a sua figlia?"

"Io nulla." rispose con finta ingenuità, accarezzando la pistola. "Tu invece la rapirai e la terrai sotto sequestro finché non riceverai il riscatto."

"Sei pazzo."

"Al contrario, Parker. Funzionerà." rimbeccò lui, sicuro di sé. "Credimi se ti dico che quell'Heavens è a dir poco stupido. Vive nel lusso da anni, potrebbe farsi impaurire persino da un capello nel piatto e se noi gli portiamo via la figlia, lui sarà come creta nelle nostre mani, purché non le capiti nulla. Gli faremo venire un coccolone e mentre sarà disperato io sarò lì a gestire gli affari per lui come ho sempre fatto. Si renderà conto che ha bisogno di me e quando, da bravo amico, lo guiderò nel riscatto della figlia, lui non potrà far altro che vedermi come un salvatore. Sarà sconvolto, infinitamente grato e impoverito, tanto che non penserà neanche lontanamente a licenziarmi. Anzi, se lo conosco bene, mi cederà metà dell'azienda. E se giocheremo al massimo delle nostre possibilità, l’avrò addirittura tutta."

"E io dovrei fare il lavoro sporco per te." s’indignò Jeremy.

"Direi che è il minimo, dolce e innocente Parker. Oliver non deve e mai dovrà sapere che ci sono io di mezzo." rispose con ovvietà. "Se andrà bene, il tuo debito con me sarà saldato e ti darò parte del riscatto."

"Se andrà male, invece, finirò io nei guai." concluse Jeremy, amaramente. "Sapevo che non mi avevi tirato fuori di prigione per nulla. Tu vuoi mandare me a rapire sua figlia, nel caso qualcosa andasse storto. Ci avevi pensato sin dall’inizio."

"Ah-ah, ti correggo, ragazzino, niente deve andare storto. Non devi sbagliare."

"Non mi staresti dando questo compito, se non ti fidassi di me."

"Geniale, Parker. La tua logica mi sorprende." sorrise malizioso. "Il fatto è che tu e io siamo strettamente collegati e temo che se commettessi qualche errore, risalirebbero a me con facilità. Ma so anche che eseguirai gli ordini in maniera impeccabile, perché, dopo tutto, ne andrebbe della tua stessa vita." l'uomo prese un lembo della sciarpa umida al collo di Jeremy e gli ripulì il sangue che scendeva dal naso.

"Non toccarla, Cordano!" si divincolò temendo di rovinare la sciarpa. "Non ho detto che ci sto!"

"Oh, in tal caso, possiamo velocizzare le procedure." come se nulla fosse, Cordano alzò la pistola, questa volta carica, e la puntò contro il suo petto, esattamente dove stava il cuore.

"NO!" gridò Jeremy, pieno di paura.

Cordano rimase immobile, gli occhi scuri che trafiggevano quelli indifesi di Jeremy e le nocche bianche attorno al freddo metallo.

"Va bene, lo faccio." esalò il ragazzo, con la voce spezzata dalla rabbia e dal terrore. "Mi fai schifo, Cordano, ma la mia vita vale di sicuro più della tua, e, costi quel che costi, io non voglio morire! Men che meno prima di aver visto crepare te!"

"Bravo, soldatino. È questo lo spirito." l'uomo ripose la pistola in tasca, soddisfatto. "Lei si chiama Tessy Heavens, la troverai di sicuro a villa Heavens dopodomani, il 14 dicembre. I suoi ricchi e permissivi genitori la lasciano sola mentre darà una grande festa per i suoi diciott'anni, quindi sarà facile confondersi tra gli invitati. Ti do questa foto e qualche informazione essenziale."

"Meraviglioso, hai anche un completo elegante per immedesimarmi nella parte, già che ci sei?"

"Non scherzare, da adesso si fa sul serio." gli inflò un pacco di soldi nella tasca della felpa. "Questi dovranno bastarti per fare le cose fatte bene. Un errore, Parker, e userò il mio giocattolo per decretare la tua eliminazione dal gioco, tutto chiaro?"

Jeremy fece una smorfia: "Trasparente."

"E vedi di tenere a bada la ragazzina, deve ritornare al padre tutta intera, se vogliamo che il ricatto funzioni."

"È una ragazzina, Cordano, è l'ultimo dei miei problemi."





"Dio, doveva nevicare così tanto?!" si lamentò Tessy, uscendo dalla chiesa e ravvivandosi i lisci capelli castani.

"Cosa c'è di male nella neve?" sorrise Allyson, sognando un bel laghetto ghiacciato su cui pattinare. "Non c’è Natale senza neve, a Bourton."

"C'è che la neve è umida e l'umido increspa i capelli." rispose la mora storcendo il naso.

"Tessy, tesoro, tuo padre ci aspetta a teatro per il concerto con l'orchestra!" una donna vestita di pelliccia agitò la mano in direzione di Tessy. Si trovava vicino a una macchina scura e lucidissima, sicuramente molto costosa, e sembrava avere davvero fretta.

"Arrivo, mamma!" la rassicurò la ragazza.
Si chinò per dare i soliti tre bacetti sulle guance ad Allyson; era un rituale che usava come firma assieme alla sua ossessione per i capelli.
"Mi spiace che tu non possa vedermi oggi. Sarà uno dei migliori concerti di Natale in città." disse all’amica, in una specie di rimprovero.

"Lo so, Tess, ma ho promesso ad Alex. Non posso dargli buca."

"Lo conoscerò quest'Alex, prima o poi?" la mora fece una faccia maliziosa, sgomitando e ammiccando con entusiasmo.

Allyson sorrise timidamente, arrossendo: "L'ho invitato alla tua festa, martedì." guardò un attimo l'amica di sottecchi, pregando di non averla offesa e con suo sollievo la vide battere le mani, emozionata.

"Perfetto! So già dove dirottare la bottiglia quando sarà ora di giochi ambigui!"

"Davvero simpatica." commentò lei, imbarazzata.

"Ci vediamo, Ally. Non mi far pazzie con quell'Alex mentre non ti tengo sotto controllo." la ragazza ridacchiò e poi si diresse verso la macchina, attenta a non scivolare sulla neve. Salì con grazia, chiudendo la portiera, e la salutò dal finestrino.

Poi la macchina partì e sparì dalla visuale con una sgommata.

"Alex, eh?"

La voce alle sue spalle la fece sussultare: "Taylor!" esclamò voltandosi. "Mannaggia a te e alle tue comparse improvvise! Dove stavi nascosta?"

"Vicino alla quercia, non potevo perdermi i fondamentali tre bacini sulla guancia. Sono un’importante manifestazione anti-progressista." la ragazza, meno curata e agghindata della sorella, si infilò i guanti. "Devo conoscerlo anch'io questo Alex; è fantastico come scusa."

"Uno, non è una scusa, ma il mio ragazzo." sorrise la bionda."Due, martedì avrai finalmente l’onore di conoscerlo." buttò lì con finta nonchalance, cominciando la salita che portava al loro quartiere.

"Martedì? Viene a trovarti a scuola?"

"No, alla festa."

Taylor si bloccò, confusa: "Quale festa?"

"Ecco..." cominciò Allyson, ma fu bloccata dalla furia della sua amica.

"Non ci pensare nemmeno! Io non ci vengo a quel raduno di psicopatici placcati d’oro, nemmeno se mi ci costringi con la forza!"

"Taylor, ha vent’anni, potresti non fare la bambina?"

La ragazza incrociò le braccia: "Certo, mamma, e tu potresti, per una volta nella vita, piantarla con questa fissa della riappacificazione?"

"Non ci sarà nemmeno vostro padre."

"Non dire vostro. Il padre è di Tessy, non mio."

"Tay, vieni alla festa, supera questo muro. Che male potrà mai farti?"

Taylor sbuffò: "Ti posso elencare almeno una miriade di motivi per cui non ne valga la pena."

Allyson scosse la testa: "Arriveresti al massimo a un paio."

"D'accordo, allora senti qua: uno, ho già un importante appuntamento con le cose belle della vita, due, non ho vestiti da persona altolocata come la Heavens venuta bene, tre, non sprecherei nemmeno un penny per comprarle un regalo, quattro, al mio diciottesimo compleanno lei non si è nemmeno degnata di farmi gli auguri, cinque, in realtà non si è degnata di farlo nemmeno per tutti gli altri compleanni, sei, potrei rischiare di intravedere solo per sbaglio Oliver Heavens e quella pompata di sua moglie, sette-"

"Stop!" Allyson proruppe in una risata dispiaciuta. "Mi arrendo e ritiro la storia dei motivi. Ma, Tay." assunse l'espressione da cane bastonato sbattendo le ciglia dei sui grandi occhi nocciola. "Ci sarà Alex ed è l'unica occasione che ho per presentartelo, perché è sempre impegnato con l'università. Ho organizzato tutto per te."

Taylor si morse il labbro inferiore, segno che c'era una minima speranza che cedesse.

"Poi avrai l'occasione di ‘conciare per le feste’ la villa di tua sorella, non credi?" riprese Allyson. Quando poteva tornare utile, era grata del conflitto tra le due.

Al pensiero di qualche murales dadaista sulle pareti confettose di Tessy, un sorriso solcò il volto di Taylor: "Posso attingere dal tuo guardaroba e farmi pettinare da tua madre?"

Ally esultò: "Certo che puoi! Grazie grazie grazie!"

"Ehi, furia, datti una calmata" disse Taylor, aggrottando le sopracciglia. "Non ho ancora detto che ci sto."

"Oh, ma ormai io ti ho prenotato una seduta da mia madre." ridacchiò Allyson abbracciando l'amica e spupazzandola. "Non sai che comunico telepaticamente con lei? Non vorrai mica deludere una povera parrucchiera, la sua frustrazione poi potrebbe ricadere su di me."

"Ok, piovra, va bene." Taylor l'accontentò con uno sbuffo. "Ora però levati." l’allontanò goffamente, facendo una smorfia: "Puzzi ancora del suo profumo."

"Di Alex?"

"No, di Tessy."





"Di nuovo, Jeremy? Ti ritroverò senza naso la prossima volta." un ragazzo dai capelli neri stava aiutando il suo amico a ripulirsi del sangue sul mento e sui vestiti.

"Smettila di fare la mammina, Alex. Sto bene."

Il ragazzo gli diede un'occhiata generale: "Già. Scoppi di salute."

"E piantala!" Jeremy si liberò dalle cure di Alex e si sedette ai bordi del campetto da tennis, sulla neve, massaggiandosi lo stomaco.

Lui sospirò, arrendevole, e gli lanciò un pacchetto avvolto da della carta: "Prendi."
Erano i soldi che gli dava settimanalmente; venti sterline ogni domenica, per aiutarlo con le spese. Il suo amico attualmente non aveva un lavoro ed essendo solo, senza nessuno dei suoi parenti che si occupasse di lui, sopravvivere gli risultava complicato. Così Alex gli dava una mano, lo faceva da qualche mese, da quando Jeremy era stato licenziato. Non gli era stato chiesto, ci aveva pensato lui e non gli pesava per nulla. Gli pesava, piuttosto, vedere il suo amico in condizioni sempre peggiori, mentre il peso che portava dentro da anni minacciava di schiacciarlo assieme alla sua anemia.

Jeremy scosse la testa, lanciandogli indietro il pacchettino: "Mi spiace, Al, ma questa volta devo chiederti un favore più grosso."

Il ragazzo si sedette al suo fianco, un po' confuso: "Te ne servono di più?"

"No, non è quello." sospirò. "Hai presente il catorcio che i tuoi ti avevano regalato per Natale, un paio di anni fa?"

"La vecchia Betsie?" s’illuminò il moro. "Certo che ce l’ho presente! Nessuna viaggiava come lei; era un ammasso di ferraglia tenuto insieme da un miracolo, ma teneva testa a una Ferrari! L'ho cresciuta volendole un bene dell'anima, è stata il mio primo amore."

Jeremy sorrise. Il suo amico stravedeva per i motori e lui lo sapeva bene: "Beh, so che è ancora nel garage del tuo vecchio. Non è che potresti...?"

"No, Jerry, mi dispiace. Betsie non si tocca."

"Alex, mi serve!"

Lui scosse la testa energicamente: "Non se ne parla. Mettere Betsie nelle tue mani significherebbe mandarla a morte."

"Andiamo, Alex, ti prometto che ci starei attento come fosse una parte di me."

"Tipo il tuo naso?" il ragazzone si passò una mano tra i corti capelli scuri, sbuffando. "Non so, Jerry, significa un casino di cose per me."

Jeremy gli mise una mano sulla spalla, molto teatralmente, e lo guardò negli occhi cercando di esprimere pietà: "Ti capisco, Alex. L'amore per una vecchia fiamma a quattro ruote è qualcosa di magico e intoccabile, però stavolta si tratta di una concessione di vitale importanza. Non mi intrometterò nella vostra relazione, non rovinerò le glorie del passato. Dico sul serio."

Alex sembrò riflettere per la prima volta fino a quel momento: "Cosa devi farci?"

"Beh, qui arriva il perché del mio naso rotto." sospirò Jeremy, prima di prendere coraggio e raccontare tutto al suo amico.
Proponendo una trama leggermente semplificata, spiegò ad Alex quello che gli era successo quella mattina e quello che avrebbe dovuto fare per non essere ucciso da Cordano. Dirlo ad alta voce gli fece realizzare ancor di più l’assurdità in cui l’avevano cacciato e si sentì irrimediabilmente impotente di fronte alla sua stessa, incasinatissima, vita.

"E se non ci riesci?" domandò il moro, preoccupato. Non era estraneo ai coinvolgimenti di Jeremy in situazioni che uscivano dall’ordinario e andavano contro la legge, però non aveva mai raggiunto livelli di tale portata. Jeremy faceva qualche furtarello, aveva compiuto un paio di effrazioni e si associava a gente di mala fama, però non l’aveva mai sentito parlare di ‘rapimento’. Non avrebbe pensato che sarebbe arrivato a quel punto per doversi salvare la pelle e ciò smuoveva in lui un enorme senso di pena e dispiacere. "Jerry, che fai se non ci riesci?"

Jeremy temeva quella domanda, non sapeva dare una risposta: "Devo riuscirci, Alex."

Il moro, spaventato da quelle parole e da quel tono, decise di non indagare oltre e gli diede una pacca sulla spalla, tornando in piedi come una molla: "Betsie è tutta tua."

"Grazie, Alex."

"E io ti accompagnerò."

"No, Alex."

Alex sorrise come se l'amico non gli avesse appena rivolto un’occhiata omicida: "Sì, Jerry. Ti faccio da spalla."

"No." si impose lui con tono fermo. "Non se ne parla. Questa è una faccenda in cui tu non entri."

"Perché tu sì e io no? Dopotutto sono stato coinvolto pure io."

"La tua macchina è stata coinvolta, Bell, non tu. Quindi dimentica subito quell’idea di merda e vattene a casa. Mi porterai Betsie davanti al bed&breakfast quando te lo comunicherò."

"Io sarò in quell’auto, Parker, e non mi tirerai fuori da lì, dovessi incollare me stesso al sedile."

"E allora cambierò auto. Betsie non mi serve più."

"E chi ti aiuterà? Lo Spirito Santo?"

"Chiunque, ma non tu. È troppo pericoloso."

"Jerry." insistette Alex. "Ormai so cosa devi fare e dove devi andare. Verrò comunque, con o senza di te. A costo di seguirti e pedinarti, farò in modo di far parte di questa missione. Non ti lascio andare al suicidio da solo."

Jeremy sbuffò, contrariato, alzandosi in piedi e massaggiandosi la fronte. Aveva sbagliato a parlare con Alex, avrebbe fatto meglio a starsene zitto. Doveva prevedere che sarebbe successo questo; d’altra parte Alex non lo aveva mai lasciato solo quando era in difficoltà. Anzi, non lo aveva mai lasciato solo e basta.

"Eddai, Jerry, tutti i cattivi hanno bisogno di una spalla. Pure quel surrogato di merda di Cordano ne ha una. Non vorrai mica giocare ad armi impari?"

"Non si chiama spalla, Alex, si chiama complice. E io non voglio che tu diventi il mio complice. Hai già fatto abbastanza per me, hai già rischiato in altre occasioni. Stavolta no." ripeté. "E poi lo sappiamo che sei un rimbambito, faresti solo dei casini." tentò di demotivarlo in questo modo, ma Alex non perse quell'aria tranquilla.

"A che ora ci si trova e dove?"

"Alex."

"Rischierei comunque. Ti conviene avermi al tuo fianco, perché da solo mi farebbero fuori molto più facilmente."

Jeremy sospirò nuovamente, arrendevole e stanco: "Porca puttana, sei una palla al piede."

Alex sorrise, perché sapeva che a quel punto aveva la vittoria in pugno.
Non aveva scherzato nel dire che avrebbe seguito Jeremy comunque. Non si sarebbe mai dato pace se qualcosa fosse andato storto e lui non fosse stato assieme al suo migliore amico.

"Allora, quando ti passo a prendere?" civettò fieramente, incrociando le braccia.

"Martedì sera alle otto, davanti al mio B&B. Ti spiegherò tutto io la sera stessa, tu pensa solo a portare Betsie e...per l’amor di Dio, Alex, non fare cazzate."

"Martedì sera? Martedì 14?" chiese lui, pensando che quella data gli suonasse familiare.

"Esattamente."

Il moro fermò un attimo i ragionamenti, distratto dallo sguardo limpido dell'amico. Probabilmente era solo una data qualsiasi, si disse.
"Non è che hai qualche impegno?" ipotizzò Jeremy, notando l'aria da 'mi sto ricordando qualcosa che non riesco a ricordare' e sperando che questo qualcosa potesse impedirgli di andare con lui.

"No, niente impegni." gli assicurò l'amico.









Giusto una romantica storia di Natale per celebrare insieme queste feste <3
Fatemi sapere se vi piace!

Io faccio solo un po' di pubblicità, poi vi lascio proseguire al prossimi capitolo:
Se vi va, passate a leggere le altre mie due storie
Io e te è grammaticalmente scorretto , e Io e te è grammaticalmente scorretto 2, di cui, per quanto riguarda la prima, uscirà il libro a marzo 2017!


Un estratto da
Io e te è grammaticalmente scorretto:

Pierpaolo emette un verso disgustato, prima di invitarci tutti all'interno:-Stasera si inaugura questo bugigattolo.- dice, lanciandomi un'occhiata:-Ho invitato gente dai vent'anni in giù.- confessa, eccitato come una mamma al primo compleanno di suo figlio.

-Un momento...non dicevi di odiare questo sgabuzzino per alcolisti che non vogliono farsi beccare dalla moglie?- chiedo:-E ti sto citando.-

-Proprio così. Per questo ho creato un evento su Facebook, ingaggiato un dj e rimodernizzato l'ambiente.-

-E i tuoi sono d'accordo?-

-I miei sono i promotori dell'iniziativa.-

-Ok, non lo sanno.-

-Brava, Marinella.-



Direi che è un genere completamente diverso da "All I want" XD
Se poi vorrete unirvi al gruppo in cui si sta assieme, si parla di tutto e si condividono momenti bellissimi, vi basterà cliccare qui e io approverò la vostra iscrizione:
Grammaticalmente Scorretti 
Oppure potete chiedermi l'amicizia su Facebook come  Daffy Efp
:)

Buon Natale,

Daffy

P.S. "All I want" è stata pubblicata in una sua prima versione nel lontano 2010, ma ad oggi (18/12/2016) tutti i capitoli sono stati modificati con aggiunta di parti importanti. Spero di aver fatto un buon lavoro :D


   
 
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