Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Harleequinzel    14/12/2010    4 recensioni
[Reborn/Lambo] Rimase incantato nel guardare il piccolo rogo, gli occhi chiari che brillavano allo stesso modo. Aveva sempre avuto una fissa per il fuoco o, meglio, aveva cominciato ad averla quando si era reso conto che nulla era più soddisfacente del fuoco per rappresentare Reborn. Così ammaliante, così potente, così irraggiungibile. Così bello e affascinante, forte e travolgente. Così lontano da lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lambo, Reborn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questa è la mia prima fan fic nel fandom di Katekyo Hitman Reborn e la prima che si allontani dal fandom di Kingdom Hearts (il primo e l'unico che mi ha accompagnato durante questi due anni di "carriera" nel mondo delle fan fic). Questo anime, però, mi ha appassionato molto e così, amando i due personaggi Reborn e Lambo, ho deciso di scrivere questa brevissima fan fic che vi ruberà pochi minuti. =) E' semplice, forse un pò banale, lo so, ma personalmente mi è piaciuto molto scriverla, anche perché la scena mi è venuta in mente spontaneamente e ho colto la palla al balzo.
Spero che vi piacerà! Mi faranno piacere ogni tipo di commento, elogi o critiche. =)
Grazie e buona lettura!


Come baciare il fuoco...


Il fuoco che scoppiettava accompagnò il fruscio di un paio di fogli che in quel momento venivano spostati ad un lato del tavolo basso per far spazio a due tazze colme di cioccolata calda.
Lambo afferrò la coperta rossa che precedentemente aveva lasciato sul divano, se la passò sulle spalle e si lasciò cadere sul morbido cuscino color oro, incrociando le braccia e impugnando il manico di una delle stoviglie in cui si immergeva un cucchiaino. Fissò l'altra, quella dalle simpatiche figure natalizie che poggiava su un piattino in ceramica. Non sapeva bene il motivo per cui ne aveva preparate due: Reborn sarebbe rientrato a breve, ma in ogni caso la possibilità che si sedesse accanto a lui e consumasse la bevanda calda erano nulle. L'avrebbe ignorato, come al solito, e l'avrebbe lasciato da solo a riscaldarsi con una semplice coperta.
Lambo soffiò sull'orlo della sua tazza, abbassando lo sguardo verso il fuoco acceso nel caminetto. Le fiamme danzavano liberamente intorno a dei tronchetti di legno, si muovevano, si levavano verso l'alto, rilasciando piccole scintille color della lava che poi giungevano alla cenere sotto il fuoco. Il calore che quel piccolo focolare emanava riscaldava l'intera stanza, rendendogli le gote più rosse del solito. Rimase incantato nel guardare il piccolo rogo, gli occhi chiari che brillavano allo stesso modo. Aveva sempre avuto una fissa per il fuoco o, meglio, aveva cominciato ad averla quando si era reso conto che nulla era più soddisfacente del fuoco per rappresentare Reborn. Così ammaliante, così potente, così irraggiungibile. Così bello e affascinante, forte e travolgente. Così lontano da lui.
Il desiderio di essere alla sua altezza era intenso, così tanto che anche a costo di raggiungerlo, di sfiorarlo, avrebbe accettato migliaia di scottature, avrebbe lasciato cadere le sue lacrime di dolore mentre se ne impossessava per un secondo e alla fine, ferito, avrebbe pianto deluso perché quel secondo era passato velocemente, soddisfatto perché almeno una volta Reborn era stato suo.
Il cigolio della porta dal corridoio lo risvegliò dai dolci sogni, mentre le sue labbra sfioravano la tiepida ceramica e assaporavano la dolce cioccolata bollente.
La porta socchiusa del piccolo soggiorno si aprì pochi secondi dopo con un cigolio cupo, ma la figura del sicario – d'altronde chi altro sarebbe potuto essere? - sul ciglio della porta lo tranquillizzò.
Con un sorriso rilassato Lambo lo invitò implicitamente a sedersi accanto a lui e passare un po' di tempo insieme, ma l'altro sembrava distratto da qualcosa di più interessante, qualcosa che il suo orgoglio non gli obbligasse di ignorare. Con sufficienza fissò il focolaio, quella pila di documenti sul tavolo che avevano l'aria di essere nulla, la tazza che la stupida mucca aveva preparato per lui.
Dopo una veloce circospezione della stanza – come se una sola cosa fuori posto sarebbe stato buon motivo per punire l'altro – richiuse la porta come stava prima, dimenticando pienamente la presenza del giovane.
Lambo vide la porta chiudersi e l'assassino sparire oltre il ciglio. Ancora una volta l'aveva ignorato.
Il fuoco, il fuoco che bruciava, il fuoco che voleva sfiorare, possedere, amare.
Balzò dal divano, poggiò un piede nudo sul pavimento gelido, cercò di non far cadere la tazza che in fretta abbandonava sul tavolino, inciampò per un attimo nella coperta che gli impigliava i piedi ma alla fine, con decisione, riuscì a spalancare la porta che sbatté violentemente contro la parete e a raggiungere Reborn, il quale si era fermato sull'uscio della sua camera e lo fissava.
Sentì i suoi occhi scuri su di sé, suoi suoi capelli neri come la pece scompigliati, sulle sue palpebre sbarrate, sui suoi denti stretti in un ringhio che dava l'aria di voler essere minaccioso. Per un attimo sentì di essere vicino all'obbiettivo, di essere vicino al fuoco.
«O-oggi... smetterai di ignorare Lambo, Reborn... Smetterai di ignorarmi!»
Cominciò ad avvicinarglisi, lentamente. Il rumore della pianta dei suoi piedi sul pavimento era più silenzioso del passo di un gatto.
Il killer guardò il suo volto pallido su cui le gote rosse si distinguevano come sangue su un vetro cristallino, si immerse nel verde brillante delle sue iridi che, luccicanti, fissavano qualcosa sopra la sua testa, che pendeva dallo stipite. Reborn seguì la traiettoria dello sguardo innocente che si avvicinava: delle foglie verdi, lunghe, delle piccole bacche rosso vivo, un rametto scuro. Incontrollabili le sue labbra sottili si schiusero in un filo di sorpresa, mentre Lambo di fronte gli afferrava le spalle, gli faceva abbassare il capo e con grazia annullava ogni millimetro di distanza. Fu un bacio semplice, appena un tocco infantile, ma caldo, estremamente bollente. Fu come baciare il fuoco...
Reborn, le palpebre appena socchiuse, sentì il pudore con cui il componente della famiglia Bovino lo toccava, osava impadronirsi delle sue labbra e, pian piano, con decisione e coraggio, insinuarsi nella sua bocca. L'orgoglio prese di nuovo il controllo e con furia spinse il moro contro l'altro capo dello stipite, incrinandogli la schiena nel legno duro, correndo il rischio di spaccargliela. Nonostante tutto, non osava metter fine a quel bacio che, dopo troppi secondi tentennanti, prendeva finalmente una vera forma.
Lambo non sentì nessuno dolore alla schiena, né quello morale per la foga con cui il killer lo aggrediva.
Sentiva solo che Reborn lo desiderava, e se anche non fosse stato vero gli piaceva illudersi. Non lo ignorava, per la prima volta Lambo era qualcosa di più da fissare con superiorità e poi da trascurare, come un giocattolo scadente che non piaceva a nessuno. Era qualcosa da considerare, a cui rispondere, da guardare, osservare e di cui interessarsi.
Da oggi smetterai di ignorarmi...” Ripeté a sé stesso, cingendogli il collo e lasciandosi avvolgere dal bruciante calore del suo fuoco. Le braccia che lo intrappolavano come fiamme scottanti, la lingua che lo sottometteva come scintille infuocate.
Quando ansanti, si separarono, le sue iridi scure tornarono a guardarlo con arroganza, ma Lambo non se ne curò, fu felice mentre Reborn lo guardava senza parole, lo studiava attentamente e infine con un ghigno, mostrava i denti perfetti, mentre in silenzio si vantava di come fosse stato bravo a prendere il controllo della situazione tanto da lasciare l'altro senza parole. Altezzoso ed egocentrico, ma estremamente attraente.
«La prossima volta che ti azzardi a mettere questa roba in giro per casa, Lambo...» Il modo in cui – come faceva raramente – sussurrava il suo nome, sensuale e irresistibile, le labbra rosse che lasciavano sfuggire respiri leggeri «... te ne farò pentire... stupida mucca.»
Poi, sforzandosi di essere garbato, lo scostò dall'uscio e con un ultimo sguardo chiuse la porta della camera da letto.
Il giovane portò una mano alla bocca. Lentamente, sfiorò il labbro inferiore con l'indice, sentiva il cuore battere forte. Un sorriso si stese sulle labbra che lui stesso toccava.
Dirigendosi di nuovo nel salottino per pulire la macchia di cioccolata calda dal tavolo, si disse che l'indomani avrebbe avuto bisogno di una bella scorta di vischio.


   
 
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