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Autore: Daphne_Descends    15/12/2010    10 recensioni
Prendete l'Iliade, tagliatela a fettine sottili e fatela soffriggere, poi servitela ben calda e otterrete le vicende degli studenti di due scuole rivali, costrette per volere di presidi sadici alla fusione, che cercano in tutti i modi di sopravvivere e distruggersi a vicenda, tentando nel frattempo di evitare di innamorarsi della persona sbagliata.
"Si può dire che tutto iniziò per colpa di quel cretino di Paride.
Le mani poteva tenersele a posto, invece di provarci con quell’Elena dell’Acaia."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Da un po' di tempo ho deciso di riscrivere questa storia, un po' perché era tutta campata per aria e un po' perché la scrittura non mi rispecchiava più. Non mi ci ritrovavo e non riuscivo a proseguire: mancavano troppe cose, avrei voluto inserire più dettagli, non c'era una trama di fondo. Insomma, l'unico modo per andare avanti era tornare indietro e così ho fatto. Questa versione che leggerete è stata totalmente riscritta, ritroverete delle scene famigliari e scoprirete dei pezzi e delle vicende totalmente nuovi, sopratutto dal quinto capitolo. Non so ancora quanto rientrerà la vicenda narrata nell'Iliade, perché oggettivamente è un po' difficile da attualizzare, ma almeno un trama generale ce l'ho. Per quanto la scrittura sia un po' cambiata, alla fine è rimasta piuttosto la stessa, ho solo cercato di inserire più descrizioni e riflessioni oltre ai tanti dialoghi della vecchia versione. La vecchia versione ce l'ho salvata sul computer, se qualcuno la volesse, ma sinceramente vi consiglio di tenervi ben stretta questa nuova perché credo che sia davvero migliore.
Ora smetto di ciarlare e vi lascio alla lettura.





 

Proemio



 

Si può dire che tutto iniziò per colpa di quel cretino di Paride.
Da quando, da bambino, si era perso al supermercato – facendo venire mezzo infarto allo zio Priamo, che l'aveva perso di vista per un solo attimo, come diceva lui – i suoi genitori l'avevano sempre accontentato in ogni suo minimo capriccio, dal giocattolo nuovo che aveva visto in televisione, al corso di nuoto mai terminato, alla chitarra usata due volte e lasciata a prendere polvere in cantina.
Paride era sempre stato abituato ad ottenere qualsiasi cosa volesse e solo perché i suoi genitori si sentivano in colpa per essersi accorti della sua sparizione solo dopo un'ora. E solo perché un annuncio dalla cassa centrale li aveva fermati prima che uscissero dal supermercato senza di lui. Personalmente, non penso che per loro sarebbe stata una grande perdita, visto che tanto di figli ne hanno altri sette e considerando il fatto che Paride è senza dubbio il più insopportabile di tutti.
Era grazie ai loro sensi di colpa se ci eravamo trovati in quella situazione.
Perché quel viziato di Paride doveva sempre avere tutto quello che voleva, ovviamente, senza pensare minimamente alle conseguenze. Che importava se suo fratello tornava sempre a casa con qualche livido o graffio, se la ragazza che aveva lasciato senza motivo piangeva ancora per lui, o se tutta la scuola dovesse sopportare quella guerra continua? Lui aveva ottenuto quello che voleva.
Beh, io dico che quella volta le mani avrebbe potuto tenersele a posto, invece di provarci con quell'Elena dell'Acaia.
Elena sarà anche stata la ragazza più bella che chiunque avesse mai visto, sarà anche stata gentile, intelligente, giudiziosa e mille altre qualità che facevano di lei la donna perfetta, ma quella volta aveva fatto una grande e immensa cazzata.
Una persona sana di mente non si sarebbe mai innamorata di uno come Paride e non lo dicevo soltanto perché non lo sopportavo, ma perché era davvero il ragazzo più esasperante che avessi mai conosciuto. Senza contare che Elena aveva già un ragazzo, ma per stare con quell'idiota l'aveva mollato e si era trasferita nella nostra scuola, cosa che ovviamente aveva fatto adirare il suo ex e ci aveva fatto piombare nella situazione in cui ci trovavamo.


La nostra, l'Ilio, era una scuola privata, nella top ten della regione. Il settantanove per cento degli studenti aveva una media superiore all'otto, organizzavamo eventi di beneficenza, le nostre aule erano pulite e ogni anno veniva cambiato l'arredamento, i nostri laboratori erano efficienti, i nostri professori erano competenti, indossavamo tutti una divisa e qualcuno veniva addirittura accompagnato da un autista.
Eppure, nemmeno l'aria ricca e di classe della nostra scuola poteva fermare il comportamento inappropriato dei suoi studenti che, purtroppo, avevano la pessima abitudine di darsele con gli alunni della scuola vicina.
L'antipatia tra Ilio e Acaia risaliva a talmente tanti anni prima che nessuno degli studenti che le frequentava ne conosceva esattamente il motivo. Semplicemente si continuava con quell'assurda tradizione di picchiarsi e litigare, prima, durante e dopo l'orario scolastico.
A mio parere, il motivo principale era perché le due scuole erano troppo diverse per poter coesistere una accanto all'altra.
L'Acaia era una scuola pubblica a maggioranza maschile, piena di delinquenti, con i cancelli arrugginiti, i graffiti sui muri e il giardino incolto. L'interno probabilmente era orribile quanto l'esterno. Noi ragazze tendevamo a non passare mai lì davanti e, a costo di allungare il tragitto di dieci minuti buoni, preferivamo fare il giro lungo, soprattutto dopo che all'inizio dell'anno scolastico era stato annunciato che dal prossimo settembre i due istituti si sarebbero fusi in uno unico.
Non ho idea di cosa fosse passato per la testa allo zio Priamo e al signor Atreo quando avevano avuto questa brillante pensata, ma probabilmente fingevano di non vedere le infermerie piene di gente ad ogni ora della giornata e i ragazzi pieni di bende, lividi e cerotti ogni giorno della settimana. O forse faceva tutto parte di uno stratagemma per placare quella guerra? Se era così, dovevano assolutamente rivedere i loro piani perché facevano acqua da tutte le parti. L'istinto di sopravvivenza, infatti, aveva fatto aumentare le risse e la geniale trovata di Paride ed Elena aveva scatenato l'apocalisse, tanto che ormai non si poteva nemmeno più affacciarsi ad una finestra senza venire insultati.
Sono sicura che se Paride, per una volta, avesse usato il cervello, niente di tutto questo sarebbe accaduto.
Come sono altrettanto sicura che sarei riuscita a continuare la mia vita senza imprevisti.
Ma ovviamente Paride non aveva mai usato il cervello in vita sua – e probabilmente nemmeno sapeva di averne uno – così la mia vita aveva preso una piega del tutto inaspettata.
E tutto per colpa di quel cretino di mio cugino.







EDIT: Questo nuovo prologo, come avete potuto leggere, è rimasto piuttosto fedele all'originale, mi sono limitata a cercare di ampliarlo un pochino. Vorrei solo specificare (anche se in nessuna recensione è mai uscita questa questione) che il fatto che i capitoli siano "canti", quando nell'originale sono "libri" è semplicemente dovuto al fatto che mi piace di più come parola. Non è importante, ma è da anni (letteralmente) che volevo dare una spiegazione. Inoltre, non avendo più la correzione automatica mentre scrivo, può darsi che ogni tanto mi scappi qualche lettera. Cerco di fare del mio meglio durante la rilettura di controllo, ma se doveste trovare degli errori di battitura ditemelo pure.
   
 
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