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Autore: Brin    16/12/2010    16 recensioni
Un viaggio senza ritorno nella follia e nella disperazione, in cui l'unica uscita qualche volta coincide con un'estrema liberazione. Quando i farmaci non sono sufficienti, quando la parola viene tragicamente sottovalutata e ci si dimentica di avere davanti una persona.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DSM

 

 


 

 

In bilico sul cornicione della mia follia compio voli d’angelo cangianti di forme e colori, che stridono e ridono e mi gridano di tornare: non c’è posto in cui io possa andare, dicono, e mi trattengono con i piedi ancorati sopra al vuoto.

E il mio pensiero è senza forma e vuole volare, la mia essenza che non riesce a restare strappa pezzi di Me che si perdono fuori dalla mia testa e non tornano più.

Restate, gli dico, ma quelli volano e volano e volano e spariscono, e si perdono come mi perdo io, perché Io sono un pensiero che deve andare, che deve volare e deve

 

SALTARE.

 

L’ho imparato quand’ero in quinta elementare, l’ha detto la maestra che sono matta da legare. Mi gettano tutti i giorni nella spazzatura all’una in punto, così non c’è bisogno di ricordare.

Una matta non è cosa da rispettare.

Mi ficcano i rifiuti in bocca perché non mi vogliono ascoltare.

Una matta non è cosa con cui parlare.

Io parlo con le cose, ma le cose non parlano con me. Solo le penne lo fanno.

E Voi mi ficcate i rifiuti in bocca perché non volete sentire. Due rifiuti piccoli e tondi che mi sporcano dentro e mi soffocano e mi bloccano e mi impediscono di andare.

E allora io non riesco più a volare: mi lancio e ritorno,

mi dondolo e cado,

e annego

e lo nego

e non vedo che questa pazzia che non mi fa andare, che non mi concede di restare perché il mio pensiero è senza forma e

 

vuole volare

 

e Voi non mi volete ascoltare, non mi lasciate respirare,

mi bloccate,

mi soffocate,

mi ammazzate con la vostra sporcizia che mi inquina

e mi rapina

e mi strofina addosso parole di non vita che non posso accettare.

Perché io sono sul cornicione e ve lo faccio vedere.

Vi faccio vedere che non mi salvate.

Che sono matta da legare e volo con gli angeli e che non bastano i vostri rifiuti per annientare il mio pensiero

che va, che corre, in posti che non potete raggiungere.

Vi faccio vedere,

con le gambe nel vuoto mentre rido e strarido.

Avete fallito!

Vi faccio vedere, sul cornicione, che io sì,

 

Io posso volare.

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE

 

Le cose strane vengono fuori sempre ad orari improponibili.

E questa è una cosa strana che mi frullava in testa a giorni alterni, riflettendo un pensiero che ho sempre avuto e che diventa sempre più forte man mano che mi avvicino alla laurea: gli psicofarmaci non salvano le persone dalla disperazione della malattia, quanto piuttosto salvano le persone che gli stanno accanto (i medici in primis) dal doversi esporre. La donna di questa oneshot è arrivata a buttarsi nel vuoto, perché sono stati messi comodamente a tacere i sintomi senza fare nulla per affrontare con la parola quello che lei si portava dentro.

Il titolo, DSM, è riferito al manuale diagnostico dei disturbi mentali, la Bibbia per molti psichiatri e psicologi, di stampo sostanzialmente medico nonostante molti addetti ai lavori possano avere da ridire su questo aspetto.

Spero di avervi regalato un piccolo momento di riflessione, ci tengo particolarmente quando tocco questi argomenti.

 

Brin

   
 
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