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Autore: YuXiaoLong    17/12/2010    3 recensioni
Capita di rado, ma le storie di due mondi possono intrecciarsi.
Yulannath dell'Accademia dei Due Draghi (salvo in casi formali, Yu) è un giovane bizzarro: sognatore, distante, distratto, irrilevante per i Terrestri, che lo conoscono con un altro nome. Ma egli è un Viaggiatore, capace di attraversare il Confine, la barriera che separa la Terra dall'Inframondo: il mondo gemello che alberga ogni sorta di creatura fantastica. Ma ben presto il suo destino lo porterà al di là di entrambi, fra rancori e ambizioni senza tempo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ars Arcana, Capitolo I

Il pendolare dei mondi


Con un sospiro, Yu chiuse il pesante libro e lo posò con un tonfo sulla scrivania di legno.

Fuori, il cielo scuro era puntellato di stelle, e il gelo tagliente si insinuava fra gli spifferi della finestra dai vetri coperti di trine di brina.

Sospirò, alzando gli occhi verso la luna, che con la sua luce tingeva d’argento le rade, soffici nubi che qua e là velavano gli astri. Mondi diversi, stesse regole, pensò fra sé, tirando indietro la sedia per sgranchirsi le gambe. L’inverno dell’Inframondo era freddo quanto quello della Terra, se non di più.

Con la coda dell’occhio gettò un’occhiata alla pendola sul muro. Le undici, e passate da un pezzo, notò, alla delicata luce dorata dei suoi cristalli.

Sbadigliò e si lasciò scivolare un po’, ingobbendosi nella sedia imbottita. La toga verde bottiglia gli si spiegazzò tutta, e il colletto gli strinse la gola, convincendolo a rimettersi a sedere in maniera più composta.

Avrebbe dovuto indossare qualcosa di più comodo della divisa, lo sapeva bene, così come sapeva che, probabilmente, avrebbe già dovuto essere a letto. Ma, dopo i recenti avvenimenti, non riusciva a prendere sonno, pur non capendoli a fondo: provava un profondo disgusto per la politica terrestre, tanto da disinteressarsene quasi completamente, e seguire le vicissitudini dell’Inframondo non era affatto facile per lui.

Borbottando, seccato, sfiorò uno degli affusolati cristalli, e la sua luce si fece più intensa e chiara; si alzò, si sistemò la veste e dalla robusta libreria di fianco allo scrittoio prese, per l’ennesima volta, prelevò il suo Compendium. Stancamente, lo gettò sul piano per poi afflosciarsi di nuovo sulla sedia.

“Ti pare questo il modo di trattare il tuo Compendium?” sbottò il libro, indignato, fremendo tutto per la rabbia.

“Come se potessi sentir male” sbuffò il mago, legandosi i capelli castani in una coda di cavallo.

Il tomo aveva un aspetto sì importante, ma certamente un terrestre non avrebbe mai capito il suo inestimabile valore: l’avrebbe liquidato come un pregevole pezzo d’antiquariato, con la copertina rigida, ricoperta di pelle blu scuro, rinforzato con l’aggiunta di elementi metallici argentati che ne costituivano parte della decorazione, e sigillato da un bizzarro meccanismo che non presentava, apparentemente, alcuna serratura o combinazione. Ma per un mago, quel pezzo da museo era come un’enciclopedia, in grado di assimilare e immagazzinare qualunque tipo di informazione in formato scritto o in forma di tavole illustrate. Intriso di una potente magia, era il dono più prezioso che veniva fatto al termine dell’apprendistato; ma erano diversi mesi, ormai, che nessuno riceveva più un Compendium. Quello di Yu era stato l’ultimo.

“Non è un buon motivo per trattarmi come carta straccia!” replicò il tomo, stizzito. “E comunque, che vuoi a quest’ora?”

Il giovane sospirò. “La solita mappa” fece. “Magari se ci perdo un altro po’ di tempo, mi verrà sonno” ironizzò, amaro.

“Non so quanto la geografia possa aiutarti” commentò il Compendium. “Ma se proprio ci tieni, al tuo servizio” disse rabbonito, aprendosi da solo ad una pagina bianca.

Yu incrociò le braccia sul tavolo e attese: dopo pochi istanti, tracciate da una mano invisibile, centinaia di linee sottili si disegnarono sulla carta, componendo la carta della penisola di Euphesia.

Erano passati ormai quasi sei mesi da quando le forze di Euxelia avevano attraversato l’Ostroponto e avevano cominciato la loro invasione della penisola. La Coalizione Settentrionale, poco avvezza alla guerra dopo decenni e decenni di pace, intimorita dalla potenza militare degli invasori orientali, aveva preferito evitare spargimenti di sangue usando la diplomazia, di fatto facendosi tributaria di Euxelia. Le regioni più orientali, Rubiera, Nebbiterra, e la sua, Alborea, erano state cedute a Euxelia come protettorato. Di fatto, sarebbero servite come base d’appoggio per iniziare una campagna contro il regno meridionale di Altosole.

“Non che mi riguardi” iniziò il Compendium, dopo diversi minuti di silenzio, ben sapendo che il mago conosceva ormai piuttosto bene il contenuto della mappa. “Ma forse ti converrebbe startene buono buono, mantenere un profilo basso ed evitare di metterti contro gli Euxeliani” commentò. “Non è che tu possa batterli coi giochi di prestigio che ti hanno insegnato qui, in ogni caso”.

Yu sospirò e non rispose. I Compendium, per quanto intelligenti, non erano come delle persone, e pertanto non erano grandi interlocutori; avrebbe potuto zittirlo facilmente, ma, tutto sommato, preferiva che parlasse: gli faceva, in qualche modo, compagnia.

Dentro di sé, sapeva perfettamente che tutto ciò che aveva imparato sull’Ars Arcana, lì all’Accademia, non erano giochi di prestigio. La Coalizione Settentrionale era da sempre stata retta da pacifisti, e i maghi di Alborea avevano preferito occultare in tempi remoti tutte le forme di magia distruttiva in loro possesso, onde evitare che qualche stregone si lasciasse tentare dai propri poteri. Ma, così facendo, e senza alcun esercito, si trovavano ovviamente in balia delle potenze straniere. La loro magia poteva essere utile a difendersi, ma solo fino ad un certo punto; contro un esercito numeroso e agguerrito i loro incantesimi potevano sembrare, in effetti, giochi di prestigio. Usare la magia per nuocere, era, dopo tutto, contro i loro princìpi.

“Io forse non servo a niente, ma il Drago della Valle e il Drago del Fiume potrebbero liberare la regione” bofonchiò, più rivolto a sé stesso che al Compendium.

“I due draghi dormono della grossa e tu non sai come svegliarli” gli rammentò prontamente il libro.

“Lea lo sa” rispose il mago.

“Lea è sparita, assieme a tutto il resto dell’esecutivo, in effetti. Non c’è più uno straccio di insegnante, qui. Solo un assistente e qualche creatura magica… risorse insufficienti a gestire la situazione” riassunse diligentemente il Compendium.

Yu fece una smorfia e si passò una mano sul viso pallido, giovane e aggraziato, ma leggermente scavato. Con ogni probabilità, i maghi dell’Accademia erano stati tratti in arresto, o costretti alla fuga. Stando ai gatti che aveva mandato a spiare giù a Sulfuracque, un mandato di cattura era in effetti stato emesso, ma di cosa fosse stato effettivamente di Lea, l’attuale Rettrice, e del resto dei maghi era un mistero.

Forse, la cosa migliore da fare sarebbe stata attendere loro notizie e custodire al meglio la fortezza e ciò che conteneva, attendendo il ritorno degli altri. Ma ormai era solo da settimane, e nulla era cambiato. Gli apprendisti non si erano più visti. L’Accademia era vuota, silenziosa e fredda, un vuoto gigante di pietra bianca abbarbicato sul monte.

Non aveva appreso di alcun mandato di arresto a suo carico, e se gli Euxeliani avevano tentato di penetrare nell’edificio, probabilmente era solo per impadronirsi della conoscenza in esso contenuta. Dopo tutto, lui era un terrestre, e la gente di Sulfuracque certamente era convinta che in una situazione come quella un terrestre avrebbe certamente lasciato l’Inframondo. Ma loro non conoscevano la Terra, e certo non si immaginavano che oltre il Confine la situazione, nel complesso, non fosse poi molto più rosea.

Non che Yu non visitasse regolarmente la Terra: era il luogo dove era nato, dopo tutto, e dove per diversi anni era anche cresciuto. Parte della sua vita era al di là del Confine, con un altro nome, in mezzo a persone che nulla sapevano dell’Inframondo e della magia.

Lui era nato col dono di attraversare il Confine, di superare la barriera fra i due mondi con naturalezza, benché lo sforzo fosse grande.

Lui era un Viaggiatore: un pendolare fra i mondi.



Angolo dell'autore (edit): minuscoli cambiamenti nel testo, niente di degno di nota, e cerco di rendere la formattazione meno orribile. Colgo l'occasione di questa piccola revisione per invitare sfacciatamente a lasciare qualche commento. Saluti a tutti. ^^

   
 
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