Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: bluemary    22/12/2010    3 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sylune' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti, un aggiornamento lampo giusto per fare a chiunque passi di qui gli auguri di Natale! Buoni festeggiamenti, e che il caro Babbo Natale vi porti qualcosa di particolarmente utile o esteticamente soddisfacente (se vi arriva un Johnny Depp infiocchettato sappiate che è mio e che c'è stato un errore nella consegna). Cercherò di aggiornare anche il venticinque, se troverò il tempo, in caso contrario alla prossima settimana^^




-Capitolo 4: Complotti-

L’alba di quello stesso giorno sorse adirata per i due Re che complottavano contro Daygon.
Da qualche minuto avevano ricevuto la conferma della distruzione di Lorimar e del villaggio adiacente, dopo aver mandato un piccolo reparto armato a controllare cos’era realmente successo e a cercare invano dei sopravvissuti. Tutta la gelida cortesia con cui si erano parlati fino a quel momento sembrava scomparsa all’improvviso, mentre sedevano uno di fronte all’altra, i loro occhi con la pupilla bianca che si cercavano come per sfidarsi.
Il bel volto solitamente freddo e composto dell’Oscura era adesso stravolto dalla rabbia.
- Perché diavolo non sei andato tu a prendere l’Alher?
- Sai bene che se mi fossi mosso da qui senza un motivo plausibile Daygon si sarebbe insospettito. - replicò freddamente Lotar. - Da un po’ di tempo mi controlla più del solito, preferisco non arrischiarmi a commettere passi falsi.
La sicurezza con cui aveva parlato, più della sottile minaccia presente nella sua voce, parve calmare la maga, che si rimise a sedere sulla comoda poltrona di fronte a lui.
- Dunque abbiamo perso. Daygon otterrà il potere dell’Alher e diverrà invincibile.
L’assenza di un cadavere femminile in mezzo ai corpi carbonizzati dei soldati, infatti, pareva indicare con assoluta certezza che la ragazza fosse sopravvissuta allo scontro, per poi cadere nelle mani del più forte tra gli Oscuri.
Lotar si fece pensieroso, il volto senza età all’improvviso parve invecchiare di parecchi anni.
- Siamo pur sempre due contro uno.
La maga scoppiò in una breve risata priva di alcuna allegria.
- Sai bene che nemmeno unendo le nostre forze potremmo sconfiggerlo. Non sono solo i suoi poteri ad esserci superiori, ma anche il suo servitore umano potrebbe darci diversi problemi.
- Quindi dovremo cercare altri alleati. - replicò l’Oscuro.
- Non ti starai riferendo a Ghedan?
- No, anche se pure lui ambisce alla distruzione di Daygon.
Un’espressione di disgusto comparve sul volto della donna, accompagnata da un gesto sprezzante.
- Non voglio nemmeno pensare a quell’incapace che ha osato propormi di diventare la sua compagna.
Lotar sorrise.
- Dovresti esserne fiera. - la sua mano le sfiorò una ciocca di capelli corvini - Pochi umani riescono a resisterti, e perfino uno come noi è caduto, succube del tuo fascino.
La maga scostò appena la testa, gli occhi neri socchiusi in una fessura minacciosa.
- Per sua fortuna ero ancora troppo compassionevole per togliergli la vita. Adesso nulla mi convincerebbe a risparmiare chi si comportasse come lui.
Un silenzio pesante scese tra i due Oscuri, prima che la donna riprendesse la parola.
- Comunque a chi ti riferivi quando hai parlato di alleati?
- A Kyzler. Basterebbe lui al nostro fianco, e Daygon non avrebbe alcuna speranza.
La maga trasalì impercettibilmente all’udire il nome del loro compagno più misterioso. Perfino lei ignorava quali fossero i suoi reali poteri, in quanto raramente lo aveva visto all’opera, tuttavia le poche volte in cui si incontravano sentiva uno strano senso di disagio misto a paura quando fissava i propri occhi nelle chiarissime iridi di quell’Oscuro.
- Kyzler non lo tradirebbe mai, è l’unico di noi che gli è davvero fedele. - mormorò con amarezza.
Lotar scosse la testa.
- Sbagli. Non è fedeltà ciò che lo mantiene al fianco di Daygon, ma odio.
- Le tue parole sono prive di senso, se davvero Kyzler detestasse il nostro adorato capo, per quale motivo non l’ha ancora abbandonato?
- A volte l’odio è un legame più forte dell’amore.
Un gesto stanco che non si addiceva alla sua persona, solitamente caratterizzata da una vitalità quasi aggressiva, mise fine alla discussione, mentre la maga si passava le dita fra i capelli corvini scostandoli distrattamente dalla fronte.
- Comunque questo discorso è inutile, finché non sapremo con esattezza cos’è successo a Lorimar.
- Quanto a questo non è un problema. - disse l’Oscuro dopo un attimo di riflessione - Ho una spia nel castello di Daygon, visto che non mi rimane altra scelta dovrò provare a contattarla.
Sawhanna gli lanciò un’occhiata sorpresa, non si aspettava che il compagno avrebbe volontariamente corso un rischio tanto elevato: se si fosse fatto scoprire probabilmente sarebbe stata la sua fine.
L’uomo si alzò dalla comoda poltrona su cui era rimasto seduto fino a quel momento, invitando con un cenno la maga a fare altrettanto.
- Avrò bisogno di copertura. Pensi di essere in grado di nascondermi per qualche minuto?
Un sorriso sarcastico apparve sul volto della donna.
- Non ti facevo tanto sciocco da fidarti di me.
- Infatti, non mi fido. Ma non sarebbe nel tuo interesse danneggiarmi adesso. - replicò Lotar, sottolineando in maniera appena percettibile l’ultima parola.
Gli occhi dell’Oscura incontrarono i suoi. Entrambi erano consapevoli della fragilità della loro alleanza, non intercorreva alcun affetto tra loro, eppure l’interesse rappresentava un legame abbastanza saldo per poter, se non fidarsi, almeno sperare nell’aiuto reciproco.
- Farò del mio meglio.
Lotar fece un respiro profondo, contemplando silenziosamente i rischi ed i pericoli di quello che si proponeva di fare.
Per quanto credesse – o era solo una speranza nata dal bisogno? – che Sawhanna non lo avrebbe tradito, sapeva di doversela cavare da solo qualora qualcosa nel suo piano fosse andato storto: la maga non avrebbe messo in gioco la propria vita per proteggerlo.
La guardò attentamente per qualche secondo, cercando di penetrare la sua espressione fredda e distante.
In quell’attimo, nelle iridi di tenebra della donna, vide rispecchiata con un luccichio di scherno la propria morte.
Nuovi dubbi si affollarono nella sua mente, torturata dal pensiero che, forse per la prima volta nella sua esistenza di Oscuro, stava mettendo la propria vita nelle mani di qualcun altro; tuttavia il suo volto impassibile non mostrò alcuna esitazione mentre si avvicinava alla compagna, conscio di non potersi ormai ritirare.
- Allora, sei pronta?
Sawhanna annuì, mormorando qualche parola non appartenente al linguaggio degli umani, mentre dalle sue dita si liberavano tante sottili strisce di luci, simili ad una rete di argento che a poco a poco circondò il mago.
Lotar attese che la magia lo ricoprisse interamente, rendendolo invisibile ad ogni intercettazione esterna, poi chiuse gli occhi.
Si concentrò sul castello di Daygon, penetrando lentamente nelle sue mura, alla ricerca dell’uomo che era riuscito ad infiltrare nell’esercito dell’Oscuro. Era un procedimento molto rischioso, se Daygon fosse stato particolarmente vigile e attento avrebbe potuto comunque captare l’influenza magica che si stava espandendo nel suo castello e rintracciarne la fonte nonostante l’incantesimo mimetico di Sawhanna, tuttavia Lotar non percepì alcun pericolo, mentre più fugace di un’ombra il suo spirito vagava nell’edificio.
Centimetro per centimetro si mise a sondare le stanze al pianterreno, quindi si arrischiò a lanciare un richiamo mentale alla sua spia; passarono alcuni secondi durante i quali molte gocce di sudore gelido scesero sulla fronte del mago, sempre più aggrottata per lo sforzo e la tensione che stava sopportando, poi una voce comparve nella sua testa.
- Siete voi, mio re?
Il volto teso di Lotar si rilassò appena, ora che era riuscito a contattare chi desiderava e non doveva più far vagare la sua mente nel castello dell’Oscuro, il rischio di venire scoperto era notevolmente diminuito.
- Ho sentito che avete distrutto Lorimar. - disse, utilizzando una voce autoritaria che i suoi servitori conoscevano bene.
- Cosa desiderate sapere?
- Ci sono stati superstiti?
- A Lorimar?
- No, nel villaggio vicino.
- Non che io sappia.
Lotar percepì un’esitazione nella sua voce.
- Che altro c’è?
- Devil ha catturato una ragazza a pochi chilometri da Lorimar. Era in fin di vita, ma pare che sia riuscito a salvarla.
- Da chi ha ricevuto l’ordine di farla prigioniera? E’ stato Daygon, vero?
- No, Devil l’ha trovata per caso mentre stavamo tornando al castello, quella di portarla con sé è stata una sua idea.
La magia che ammantava l’Oscuro si indebolì per un istante, mentre Sawhanna cominciava a tremare per lo sforzo di mantenerla in vita, mettendolo in allarme.
- Molto bene, tienimi informato se hai novità su di lei.
- Sarà fatto.
- Ricorda: finché mi sarai fedele, la tua città non avrà nulla da temere. - lo ammonì Lotar, prima di tranciare bruscamente il legame mentale che li univa e riprendere coscienza del proprio corpo.
Subito Sawhanna abbassò le mani, barcollando pericolosamente all’indietro per la debolezza che fino a quel momento era riuscita a tenere a freno.
Con un fruscio del mantello l’Oscuro comparve alle sua spalle, sostenendola.
Nonostante la propria espressione impassibile era rimasto molto sorpreso dalla tenacia con cui la maga si era impegnata per mantenere la sua copertura, attingendo alle sue più intime riserve di energia per quell’incantesimo tanto dispendioso e spossante.
- Non mi aspettavo un simile sforzo da parte tua per proteggere la mia vita. - le disse in tono leggero, mentre la adagiava con delicatezza sulla poltrona.
- Sono le informazioni che mi interessano, non la tua vita. - replicò gelidamente lei, di nuovo padrona dei propri movimenti - Spero almeno che ne sia valsa la pena.
Lotar non replicò alla provocazione, limitandosi a fissarla con un accenno di sorriso che gli carezzava le labbra.
- Direi di sì. Devil ha trovato una ragazza vicino a Lorimar e, di sua iniziativa, ha deciso di portarla al castello.
- E Daygon? - chiese l’Oscura, mentre si ritrovava quasi a trattenere il respiro per quella risposta che avrebbe deciso il loro destino.
- Non ne sa nulla.
- Ma quindi quella ragazza…?
Il mago annuì.
- Sì, dev’essere l’Alher che cerchiamo.

In un tetro castello a diversi chilometri di distanza, Ghedan stava ascoltando con una smorfia il rapporto del suo comandante. A quanto pareva, l’ultima cittadina che desiderava conquistare era appena stata dichiarata proprietà di Daygon, quindi intoccabile per chiunque.
Congedò con un brusco gesto il soldato, prima di sbattere a terra il proprio bicchiere colmo di vino, fissando quasi con odio i frammenti di vetro che riflettevano il suo pallido volto. Lui era il più debole degli Oscuri, persino quella sgualdrina di Sawhanna possedeva una magia superiore alla sua, ne aveva sperimentato il doloroso potere sulla propria pelle quando le aveva offerto l’onore di divenire la sua compagna.
Quella sciocca aveva rifiutato, umiliandolo.
L’uomo strinse i pugni.
Sawhanna sarebbe stata la prima a pagare, una volta che fosse riuscito ad impossessarsi di una nuova magia. L’ avrebbe uccisa lentamente, ascoltando con gioia i suoi lamenti disperati, poi si sarebbe occupato degli altri Oscuri: Lotar, Kyzler e anche l’invincibile Daygon. Sarebbero caduti uno dopo l’altro, lasciandolo come unico dominatore di quel continente che adesso non lo temeva abbastanza.
Prese la bottiglia di liquore sul tavolino, senza curarsi di trovare un altro bicchiere, quindi bevve diverse sorsate, prima di gettarla contro una parete.
Mentre uno dei suoi numerosi servitori accorreva a pulire, Ghedan scese nelle segrete, un ghigno sadico a illuminargli il volto.
Quando la malinconia e la rabbia per le sue condizioni lo pervadevano, sapeva esattamente come sfogarsi; entrò in una delle prime celle, dove c’era un prigioniero ancora in discrete condizioni.
Il ragazzo aprì faticosamente gli occhi, per poi irrigidirsi all’improvviso non appena ebbe riconosciuto il suo aguzzino.
- Allora, dove si nasconde l’Etereo? - chiese Ghedan, facendo un passo avanti con un’espressione di malvagia aspettativa.
Non era realmente convinto che si dovesse dar credito a quelle voci secondo cui l’umano di fronte a lui conosceva qualcuno con la magia, se così fosse stato avrebbe confessato già da un bel pezzo, ma torturare delle persone indifese gli regalava ogni volta una perversa soddisfazione.
- Non conosco nessun Etereo. - sussurrò lui a fatica attraverso la gola riarsa dalla sete. Era prigioniero di quell’Oscuro da un paio di settimane e spesso le guardie si dimenticavano di portargli da bere e da mangiare, quasi anche loro avessero ereditato la crudeltà del padrone che servivano.
L’orribile sorriso di Ghedan si ampliò ulteriormente.
- Risposta sbagliata.
Insensibile alle suppliche quasi isteriche del ragazzo, generò una fiamma nera dalla sua mano destra e la indirizzò verso di lui.
Sorrise quando lo sentì gridare dal dolore, il volto contratto per la terribile sofferenza che stava sperimentando ancora una volta; presto la sua pelle cominciò a riempirsi di piaghe, accanto a cicatrici ancora fresche che denotavano come non fosse nuovo a quello spaventoso trattamento.
L’Oscuro tirò indietro il braccio, richiamando a sé il suo fuoco magico e lanciando un’occhiata di perversa soddisfazione alle ferite appena inferte al suo prigioniero singhiozzante. Attese qualche minuto, quasi incerto se continuare quella tortura o graziarlo con un altro giorno di vita, poi fece divampare ancora la magia sul palmo della sua mano.
Nuovamente avvicinò la sua fiamma al torace ustionato del giovane, che gemette di dolore con la voce rauca tipica di chi ha gridato fin troppe volte la propria sofferenza.
All’improvviso il suo lamento si trasformò in un urlo di rabbia e violenza, un suono devastante e minaccioso, che fece tremare l’intero castello; dal suo corpo esausto si sprigionò un’ondata di luce che colpì Ghedan allo stomaco, lacerando la sua pelle e sbalzandolo contro la parete, e si propagò lungo tutte le segrete, prima di svanire con una fiammata rovente.
Poi l’urlo si spense in un ultima nota d’agonia ed il ragazzo ricadde contro la parete, inerte.
L’Oscuro si rialzò, sconvolto.
Respirando a fatica per lo squarcio che gli attraversava il petto lanciò un’occhiata al suo prigioniero, realizzando anche senza toccarlo che era morto.
Si sedette sullo sporco pavimento della cella e attese di concentrare abbastanza potere per curarsi la ferita.
Anche quando il dolore infine scomparve, rimase immobile a fissare il vuoto, ancora incapace di credere a ciò che aveva assistito, mentre un’assurda consapevolezza si radicava sempre più in profondità nella sua mente: un umano aveva posseduto la magia degli Eterei.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: bluemary