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Autore: MedOrMad    27/12/2010    1 recensioni
"Sapeva che era un errore. Era assolutamente consapevole del fatto che sollevare lo sguardo e seguire il proprio istinto avrebbe cambiato la sua vita. E non nel migliore dei modi.Percepiva nelle viscere che cedere e cercare un volto per quella voce sarebbe diventato presto uno degli errori più stupidi della sua vita.Perché aveva sentito tante storie su quella voce melliflua."
A volte non sappiamo resistere alla tentazione di rincorrere e cercare ciò che in realtà potrebbe non essere un bene per noi. Eppure in certi casi è l'unica cosa che possiamo fare. E per alcune persone la tortura di qualcosa che non sopportano, può diventare la loro salvezza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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A/N: Buonasera a tutti! Ecco il capitolo 3... o meglio, la prima parte. So che è piuttosto corto ma sto provando a restare fedele al suggerimento che mi è stato dato di scrivere capitoli più corti. Come ho già detto in precedenza questa è una storia che avevo iniziato a scrivere in inglese, quindi la sto traducendo... Volevo offrirvi uno sguardo sul protagonista maschile di questo racconto, magari per aiutarvi a prendere confidenza con lui, prima di riprendere a raccontare i fatti veri e propri... tra poco posterò anche il seguito ma mi aiuterebbe davvero tanto sapere se pensate sia meglio dividere i capitoli in parti più brevi come sto facendo, o lasciarli integri nella loro interezza come sono abituata a fare. Se avete voglia di darmi un brevissimo consiglio, mi aiutereste molto.


I'm bettere breathing on my own
 



Nick Willard era tutto fuorché una persona gentile. Tutti in città lo sapevano e lui era ben determinato a fare in modo che le cose restassero esattamente così.
 
Non gli era mai piaciuta la gente e il sentimento era reciproco: le persone pensavano che fosse strano, scortese e, insomma, differente.
 
E lui aveva la ferma convinzione che gli altri fossero concretamente poco interessanti e non necessari per la sua sopravvivenza.
 
Sin da piccolo si era sempre dimostrato un ragazzino solitario che manteneva le distanze da qualunque tipo di relazione, inclusa quella con la sua famiglia.
 
Era il più giovane di tre fratelli e l’esatto opposto degli altri figli dei coniugi Willard. I suoi genitori si erano trasferiti a South WIllamsport , Pennsylvania, quando era ancora un bambino ma, sin da piccolo, era evidente a tutti che Nick non amava le attenzioni.
 
Crescendo divenne sempre meno timido e molto più chiuso: sua madre era probabilmente l’unica persona, ai tempi, in grado di rompere quel muro di solitudine che lui aveva con pazienza costruito e riuscire a vedere qualche scorcio del vero Nick.
 
Ma questo suo privilegio, questa capacità di penetrare un po’ la sua marmorea protezione, non fu mai sufficiente per aiutarlo a fidarsi del mondo esterno tanto da concedergli una chance.
 
Passò infinte notti tenendolo stretto a sé quando era ancora un bambino, parlandogli con quella dolcezza che solo le madri possiedono, cercando di capire cosa lo spaventasse tanto da spingerlo a tenere l’intero mondo a distanza, chiedendogli perchè non volesse proprio fare amicizia con I suoi compagni di scuola. Ma ogni singola volta tutto ciò che otteneva in risposta era un profondo sospiro e un lungo e torturato silenzio. Niente di più.
 
Le spezzava il cuore sapere che un giorno il suo atteggiamento e il suo comportamento freddo gli si sarebbero rivoltati contro ma, per quanto cercasse di aiutarlo ad aprirsi al mondo, non sembrava esserci nulla da fare: Nick era così e non lo si poteva cambiare.
 
Dei suoi tre figli aveva sempre dimostrato di essere il più difficile. Ed Anna ad un certo punto si rese conto che il suo bambino non era intimorito, non aveva paura delle persone; né tanto meno era un probabile futuro criminale, come invece sembravano credere tutti I suoi insegnanti.
 
Nick voleva solo essere lasciato in pace. Voleva semplicemente starsene da solo. Per I fatti suoi. Tutto qui.
 
Ma crescendo fu evidente a tutti come il suo atteggiamento mutò dall’essere semplicemente distante al divenire scostante, freddo e duro. E, suo malgrado, tutto ciò che Anna Willard poté fare, fu restarsene seduta a osservare come il suo bambino piano piano si trasformava in un giovane uomo chiuso e distaccato e, come madre, non fu mai in grado di impedire a suo figlio di tracciare quella linea invisibile che una giorno, inevitabilmente, li allontanò rompendo il loro flebile ma, al tempo speciale, legame.
 
 
Camminando verso il suo appartamento Nick affondò le mani nelle tasche dei suoi jeans ormai consumati, cercando di evitare il vento pungente che soffiava in modo persistente sul suo viso.
 
Era più che conscio delle occhiate veloci che atterrava sulla sua schiena nel suo passaggio lungo la strada verso casa, ma non lo disturbavano più di tanto. Era abituato alla gente che lo fissava da lontano e sussurrava alle sue spalle, inventandosi probabilmente qualche storia su qualche crimine che, secondo loro, aveva o stava per commettere.
 
Ma la cosa non lo sfiorava più di tanto: finché non cercavano di avvicinarsi a lui o di intavolare qualche profonda conversazione, potevano speculare quanto volevano. Lui voleva solo essere lasciato in pace.
 
“Quel ragazzo farà venire un infarto a sua madre uno di questi giorni. Non è mai stata in grado di controllarlo.”
 
Nick era giusto in procinto di aprire la porta di casa sua quando sentì Mrs. Ross, la sua anziana vicina di casa e regina del pettegolezzo, condividere I suoi pensieri con il marito e, grazie al volume della sua voce, con il resto degli abitanti di South Willamsport.
 
Sentì un irrefrenabile desiderio di voltarsi e stringerle le dita attorno a quel collo rugoso e di urlarle in faccia che la sua vita e, soprattutto, la sua famiglia non erano affair suoi. Il sangue gli ribolliva con rabbia nelle vene e pulsava con insistenza contro le sue tempie, mentre l’irritazione gli annebbiava la mente.
 
Strinse i suoi occhi, di un verde chiaro intenso e brillante, proprio come quelli di suo padre, e li strizzò con forza, concentrandosi nel tentativo di placare l’ira che spingeva minacciosa dentro il suo petto. Afferrò la maniglia della porta e l’aprì veloce, prima che il suo istinto avesse la meglio.
 
Questa città poteva parlare male di lui quanto voleva, ma non era certo colpa di sua madre se col tempo lui era diventato il ragazzo più strambo della città. Quello era tutto merito suo. Lei aveva fatto del suo meglio per penetrare la sua corazza e insegnargli ad aprirsi agli altri; lui invece era quello che, puntualmente, trovava il modo di bloccare lei, e tutto il mondo, al di fuori del suo cuore.
 
Chiudendo la porta alle sue spalle Nick fece un respiro profondo e tutta la tensione che si era impossessata del suo corpo nell’ultimo minuto si esaurì piano piano, scivolando fuori dal suo corpo attraverso le sue labbra, mischiata all’aria che usciva dai suoi polmoni.  Stava ancora stringendo la metallica maniglia della porta, avvolgendovi attorno le dita della mano destra, tremanti per l’ira; appoggiò la fronte e il palmo sinistro contro il legno levigato della porta, costringendo il suo corpo a tornare a respirare a ritmi regolari.
 
Restò immobile finché non fu certo di essersi completamente calmato.
 
Poi, passandosi una mano tra i riccioli scuri e spettinati, si voltò e si diresse silenziosamente verso la sua stanza: il buio avvolgeva ogni cosa.
 
Si sfilò le scarpe e, improvvisamente stanco e affaticato, si lasciò cadere sul letto, senza scomodarsi neppure di prepararsi qualcosa per cena. Gli occhi fissi sul soffitto in attesa che si abituassero all’oscurità che li accecava e il corpo immobile.
 
Lasciò cadere le palpebre mentre la sua mente ripercorreva gli avvenimenti della sua giornata: per quanto si sforzasse non riusciva a trovare nulla a cui aggrapparsi, nulla da conservare come degno di nota, niente che fosse degno di essere rivissuto nella memoria per aiutarlo ad abbandonarsi al sonno.
 
Questo probabilmente non era stato un buon giorno. Di nuovo. Ultimamente la maggior parte delle sue giornate si rivelavano deludenti o non degne di nota.
 
Riflettendo se fosse il caso o meno di cambiarsi prima di addormentarsi con ancora I vestiti addosso, Nick giunse alla conclusione che, in fin dei conti, non ne valeva pena. Era stanco e assonnato e si sentiva finalmente calmo e rilassato: a che pro costringere il proprio corpo allo sforzo di alzarsi e rimettersi in moto per un semplice cambio di outfit?
 
Rotolò su un fianco e nascose entrambe le mani sotto il cuscino e lasciò che l’oscurità facesse la sua magia.
 
Perchè nel buio tutto assumeva un aspetto e una forma diversa: il buio rendeva ogni cosa più bella e ,in qualche modo, migliore. Più facile da sopportare.
   
 
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