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Autore: Mala Mela    15/01/2011    3 recensioni
[Partecipa al P0rn Fest di Fanfic_Italia - Castiel/Meg]
“L’hai già fatto prima?” gli chiede Meg, col respiro leggermente affannoso.
“Parli di me o del mio vessel?” risponde Cas, come se tutto quello non avesse la minima importanza. Meg continua a sorridere.
“Sì, ci divertiremo parecchio”.
Con una spinta lo fa cadere sullo scricchiolante letto del motel.
Dio, non può fare a meno di pensare, perché i Winchester scelgono sempre queste bettole!?
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Castiel/Meg Masters, Ice is forming on the tips of my wings

Fanfiction partecipante al p0rn fest organizzato da Fanfic_Italia e idealmente dedicata a Zia Ele, Meissa e Leti u_ù

 

 

 

 

»Ice is forming on the tips of my wings

 

 

 

 

“Allora, Cas” soffia Meg, conferendo particolare intensità all’ultima parola. “Non ti vuoi divertire un po’ con me?”.

Castiel la guarda con disapprovazione, poi abbassa gli occhi. “No” risponde seccamente.

La demone scoppia in una risata divertita, muovendo qualche lento passo verso di lui; nonostante il tono laconico con cui le ha risposto, non è in grado di nasconderle quel pesante senso di inadeguatezza che lo pervade. E Meg lo trova… emozionante.
“Non ci sono i tuoi amichetti Winchester, ora” continua cantilenando, come se si rivolgesse ad un bambino. “Non c’è nessun bisogno di mentire, lo sai, vero?”.
Appoggia le mani sulle sue spalle, facendo scivolare a terra l’impermeabile, poi comincia a giocherellare con il nodo della cravatta.
“Mi piace la tua cravatta” gli mormora vicino all’orecchio. “Fa risaltare i tuoi occhi. Peccato che ti faccia anche sembrare un contabile; comincio a pensare che sia questo il tuo vero compito, lassù”.
“Non mi aspetto di certo che tu comprenda e rispetti il mio dovere”.

Meg sospira teatralmente mentre lo libera della cravatta. “Perché devi rendere tutto così noioso? Di solito ti trovo decisamente più stimolante. Avanti, fa qualcosa, dimmi qualcosa, divertimi”.

“Dovrai aspettare che l’inferno ghiacci” ringhia sommessamente Castiel; nonostante ciò non muove un singolo muscolo per fermare Meg, né scompare all’improvviso – come lei si aspetterebbe.

“Ciò significa che dovrò fare tutto da sola?” domanda maliziosamente, slacciandogli uno ad uno i bottoni della camicia e posando le labbra sul suo petto, per poi risalire con esasperante lentezza fino al collo. 

E’ in quel preciso istante che Castiel sente la prima gelida –inesistente- folata di vento. Quando, mosso da qualche vaga reminescenza del suo vessel, stringe il volto di Meg tra le mani, lasciando poi che le sue dita scorrano tra i capelli castani della demone.

“Allora ti piace!” insinua Meg, inarcando il collo e mostrando all’angelo un’invitante porzione della propria pelle. Castiel sembra tentennare.

“Io...” .

Meg non è mai considerata una donna paziente –figuriamoci ora che non è umana- ed ora si rivela incapace di sopportare oltre quell’inutile angelo. Certo, è stata una sua geniale idea, ma non pensava di dover aspettare tanto prima di giungere alla parte… divertente.

Senza arretrare nemmeno di un passo scaraventa a terra il giubbino di pelle –Perché sono ancora tanto vestita? Non può fare a meno di domandarsi mentalmente-, dopo essersi sfilata la sottile canotta nera, anche quell’indumento fa la stessa fine. Quando le sue dita arrivano all’allacciatura dei jeans, un sorriso sadico le appare sulle labbra.

Velocemente afferra le mani dell’angelo, accostandole al proprio bacino. Lo sguardo di lui è, ancora una volta, indecifrabile.

“C’è una cosa che dovresti fare per me” mormora, inquietantemente sdolcinata. Si lascia perfino sfuggire una risatina leziosa. “Sai come si slacciano, vero?” lo deride.
Castiel la osserva di nuovo, questa volta incatenando

gli occhi castani della demone ai suoi. Meg impreca silenziosamente. Che diavolo le ha fatto quel… quella sottospecie di contabile? Non riesce a muoversi, ma qualcosa attira comunque la sua attenzione: sono le mani di Castiel che, delicatamente, hanno sbottonato i suoi jeans, abbassato la cerniera, e ora glieli stanno sfilando senza che lei vi dia importanza, impegnata com’è a non interrompere il contatto visivo.
Forse è stato quello –deve essere stato quello! Si ordina Meg- che ha fatto perdere il lume della ragione ad entrambi. Meg si sente bruciare, mentre Castiel… Lui pensa di essere molto vicino all’ipotermia.

E’ una frazione di secondo quella in cui lei gli circonda il collo con le braccia e lo bacia. E’ la prima volta quella sera, dopo… beh, forse dopo il loro primo ed unico bacio. Castiel lascia che le sue mani vaghino sulla schiena di Meg, fino a conoscere ogni singola cicatrice, ogni taglio e ferita subiti in battaglia; senza pensarci le slaccia il reggiseno, e i suoi polpastrelli continuano a scendere sempre più in basso –sì, forse è intontito dal suo profumo, dal suo seno ormai nudo che spinge contro il suo petto, per questo non è più in sé-  fino a sfiorare la biancheria intima di scarsa qualità.
“L’hai già fatto prima?” gli chiede Meg, col respiro leggermente affannoso.
“Parli di me o del mio vessel?” risponde Cas, come se tutto quello non avesse la minima importanza. Meg continua a sorridere.
“Sì, ci divertiremo parecchio”.
Con una spinta lo fa cadere sullo scricchiolante letto del motel. Dio, non può fare a meno di pensare, perché i Winchester scelgono sempre queste bettole!?
Questo suoi ultimo pensiero sembra passare in secondo piano quando, una volta sedutasi sul bacino dell’angelo, Meg percepisce il suo evidente stato di eccitazione.
“Allora non sei poi così divino” lo deride, chinandosi per liberarlo dagli abiti rimanenti e lasciarlo completamente nudo. Castiel tace, colpevole. Sa di non avere scuse, ma è anche consapevole che dopo essersi messo in gioco, non può tornare più indietro.

(O forse non vuole).

Le accarezza l’elastico degli slip, cercando di emulare la sua stessa malizia, ma con scarsi risultati. Infine si decide a sfilarli, facendoli scorrere lungo le lisce gambe di Meg. Il pensiero che lei sia bella appare come un lampo nella sua mente –Castiel fa di tutto per estinguerlo.
Eppure sono lì, e la situazione è tutto, tranne che fraintendibile.
La afferra per i fianchi e con un colpo di reni inverte la posizione; ora è Meg che lo guarda, malamente adagiata sopra il letto sfatto, gli occhi lucidi, le labbra turgide ed arrossate, i capelli mossi sparsi attorno al volto. E nonostante il silenzio, tutto in lei sembra dire “Forza, non è niente di male”.
“Finalmente un po’ di iniziativa” lo incita. “Cominciavo ad annoiarmi”.
“Fottiti” sputa Castiel, che raramente si abbandona al turpiloquio. Meg ride nuovamente.
“A quello dovresti pensarci tu, tesoro”.
E’ colpa sua se abbandono ogni buono proposito, si ripete Castiel, è solo colpa sua. E’ colpa di quella… dannata demone se ora sto entrando in lei tanto bruscamente. E no, si dice, i suoi gemiti non mi deliziano.

Dopo un primo istante di spaesamento, l’angelo comincia a muoversi ritmicamente su Meg, che continua ad esibire una delle sue migliori espressioni di soddisfazione. Poi afferra Castiel per i capelli e comincia a baciarlo, come se volesse strappargli l’anima –e forse è proprio il suo scopo. Forse non dovrebbe piacere tanto, è sconveniente per entrambi.
Ma quando, in prossimità dell’orgasmo, Meg infila le unghie nella schiena dell’angelo, è il suo nome che vuole urlare. Allo stesso modo, Castiel di fronte a sé non vede nessun’altro che Meg, sa quanto quello che sta facendo potrebbe costargli, ma la consapevolezza non sembra cambiare i fatti. Sa di essere ormai –praticamente- all’inferno.

…e sente il ghiaccio formarsi sulla punta delle sue ali.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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