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Autore: Laura Sparrow    17/01/2011    4 recensioni
Quarto capitolo della saga di Caribbean Tales. - Tortuga. La roccaforte dei pirati, il porto preferito di ogni bucaniere sta radicalmente cambiando, trasformata nel rifugio ideale per gli intrighi di un uomo infido e spietato: Robert Silehard. E, quando anche l'ultimo porto franco non è più sicuro per un pirata, nessuno può più sfuggire alla mano di Silehard. Nemmeno capitan Jack Sparrow e la sua ciurma.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caribbean Tales 4
The Lord of Tortuga



Prologo



Era immerso nella nebbia.
Ovunque guardasse, vedeva solo una spessa e irreale coltre bianca e fumosa. Dov'era? Non riusciva nemmeno a vedere dove stava mettendo i piedi...
No, un momento. Sì che lo vedeva. Era sospeso sull'acqua, e galleggiava nel vuoto come un fantasma.
Quell'abisso gelido sotto i piedi gli provocò un brivido di paura: stava letteralmente camminando sull'acqua, in una nube di nebbia. C'era qualcuno con lui. Ne sentiva la presenza alle spalle: non c'era un suono né un'ombra a tradire il fatto che ci fosse qualcun altro in quel paesaggio spettrale, ma percepiva chiaramente l'altra persona dietro di sé, come se fosse arrivata in quell'istante.
- Sai cosa sto cercando. - la voce gli suonò vicinissima: poteva essere quella di un uomo dal timbro gracchiante, o forse quella di una vecchia. Anche volendolo con tutte le sue forze, non riusciva a voltarsi. Nel frattempo, il paesaggio attorno a lui cominciò a cambiare: la nebbia pian piano si diradò, mostrandogli ciò che temeva. Si trovava chiaramente in mezzo al mare, ma dall'acqua grigio ferro emergevano spuntoni rocciosi come una barriera di coltelli frastagliati.
Un momento, non poteva essere di nuovo...
- Portami lì. - ordinò la voce. Lui non mosse un passo, ma si sentì spingere avanti come se fosse privo di peso, al pari di una foglia portata dal vento, osservando tutto come se in realtà ripercorresse con la mente un percorso fatto in precedenza: un'isola rocciosa emergeva dal mare; la volta di un'immensa caverna si profilava davanti a lui. Qualcosa si muoveva nella nebbia. Dopo un istante la riconobbe come una piccola barca che avanzava lentamente verso la caverna. La scena gli parve stranamente familiare, e appena vi fu più vicino capì perché.
Una figura indistinta con un cappello a tricorno in testa remava, mentre un'altra accanto a lui reggeva su un palo una lanterna, illuminando la nebbia e l'acqua di riflessi giallastri.
L'immagine rimase per qualche istante, poi gradualmente sbiadì fino a scomparire come se non fosse altro che foschia grigia, come quella che aleggiava sull'acqua tutt'attorno a lui.
Ora però era apparso qualcos'altro: ai lati della caverna c'erano ora numerose scialuppe schierate in formazione da battaglia, cariche di soldati in uniforme rossa e bianca. Una figura in giacca blu scrutava la grotta con un cannocchiale.
“Perché di nuovo qui?” si chiese, allarmato, riconoscendo le immagini di un passato che ormai gli sembrava vecchio di secoli, anche se erano trascorsi solo alcuni anni. “No, no! Fermati! Fermati!”
Puntò i piedi sul... sull'acqua, insomma, e sebbene i suoi stivali non facessero logicamente nessun attrito, improvvisamente rallentò e smise di galleggiare in direzione della grotta.
Due mani lo spinsero dietro la schiena, due mani fin troppo reali.
- Mostrami il tesoro!- ordinò acidamente la voce.
- Cercatelo da solo!- protestò lui, cercando nuovamente di voltarsi, ma c'era qualcosa che continuava inevitabilmente ad impedirglielo. Le mani smisero di spingerlo, e la voce non aggiunse altro. Ad un tratto si sentì stranamente solo, come se la presenza che lo seguiva si fosse dileguata.
Ma, allo stesso tempo, la strana magia che lo teneva sospeso sull'acqua improvvisamente cessò: si sentì scivolare verso il basso e l'acqua lo soffocò nel suo abbraccio gelido tanto violentemente da farlo gridare. Colto di sorpresa, agitò furiosamente braccia e gambe per nuotare verso la superficie... ma qualcosa gli si era avvinghiato alla gamba e lo trascinava a fondo con violenza, sempre più velocemente.
Abbassò lo sguardo e vide che cosa lo aveva afferrato. Un tentacolo.
Noooo!
- Jack... -
Gli mancava l'aria, i polmoni fremevano, l'acqua scura premeva da ogni parte.
- Jack, spostati!-
Non vedeva più niente, l'acqua era terribilmente fredda...
- Jaaaack!-

Avevo notato che Jack aveva la bizzarra abitudine di occupare un sacco di spazio, qualsiasi cosa facesse. Il che comprendeva anche quando dormiva. Quella notte, come potei constatare quando fui svegliata da un suo sussulto improvviso, mi si era addormentato addosso e, quel che è peggio, sembrava non esserci modo di smuoverlo.
Verificato che le mie proteste non sortivano nessun effetto, puntai i gomiti sul materasso e cercai di fare leva per spingerlo via. Niente da fare.
Cercai di spostarmi di lato: niente, bloccata. Una vera e propria presa da lottatore dormiente. Mi misi a scalciare, ma le gambe di entrambi erano avviluppate in un groviglio di lenzuola. Ma come diavolo aveva fatto? Inoltre, notai in quel momento, il suo ginocchio era piantato sulla mia coscia, e me ne accorsi quando avvertii l'odiosa scarica di formicolio aggredirmi la gamba immobilizzata.
E lui? Lui continuava indisturbato a ronfare, a peso morto sopra di me senza lasciarmi muovere di un centimetro. Quel che era troppo, era troppo: lo agguantai per le spalle e presi a scrollarlo con quanta forza avevo.
- Accidenti a te, Jack, svegliati!- gli gridai nelle orecchie.
Finalmente lui aprì gli occhi con un sussulto, agitandosi come se fosse appena precipitato sul letto da una grande altezza: cercò di tirarsi indietro, ma riuscì soltanto a incespicare e ripiombarmi addosso, levandomi il fiato un'altra volta. Per un attimo restò a fissarmi con aria confusa come se non capisse dove si trovasse, quindi emise un grugnito assonnato e protestò: - Ma che ti prende?-
Cosa prendeva a me?
- Il tuo dolce peso, di grazia, mi sta un tantino schiacciando. - lo informai con calma. Lui alzò gli occhi al cielo e, dopo qualche istante di penosa lotta con le lenzuola che gli si erano avvinghiate alle gambe, si spostò da me e si girò sulla schiena, restando lì, immobile, a fissare con aria imbronciata il soffitto.
- Be'? Che cos'hai?- domandai, sorpresa dalla sua reazione. Jack rimase in silenzio ancora per un po', lo sguardo ancora perso nel vuoto, infine si decise a borbottare stancamente: - Stavo sognando. -
Mi girai su un fianco per guardarlo meglio. - Ho interrotto qualcosa di interessante?- gli chiesi, cercando di scherzare; quell'espressione così seria non era proprio da lui.
- No, figurati. Non era quel che si dice un sogno interessante, in verità. -
- Sentiamolo. -
Jack voltò la testa verso di me, aggrottando le sopracciglia nel suo modo buffo. - Perché?-
Per tutta risposta, mi strinsi nelle spalle. - Così. Sono curiosa. -
- Non era molto piacevole. -
Sogghignai e allungai una mano a pizzicargli la guancia, stuzzicandolo. - Oh, il mio piccolo capitano ha fatto un brutto sogno?- lo schernii con voce flautata; lui per ripicca scansò la mia mano, ma lo fece finalmente sorridendo.
- Se proprio ci tieni a saperlo, riguardava l'Isla de Muerta. -
A quelle parole mi accigliai. - Ancora quell'isola? Ma perché?-
- Cosa vuoi che ne sappia? Finiva che annegavo. Carino, eh?-
- Non mi piace ripensare a quel posto. - risposi in tono più serio che mai: improvvisamente mi era passata la voglia di scherzare, anche se cercai di pensare razionalmente e di ripetermi che non si trattava altro che di uno stupido sogno. - Quello è ancora un posto maledetto. -
Jack annuì in silenzio, con l'aria di stare rimuginando su quello che avevo appena detto. - Già. Forse c'è qualcun altro che sta cercando quel tesoro, adesso... -
- Affari loro, no?-
Lui esitò qualche momento di troppo per suonare veramente convincente, ma alla fine mi rispose: - Sì, probabilmente. -
“Ma allora cosa vogliono da me?” aggiunse in cuor suo.
Questo però non me lo disse.




Note dell'autrice:
Ehm ehm.
Innazitutto... salve! A chi approda su questi lidi per la prima volta, benvenuti. Se avete qualche difficoltà a capire cosa stia succedendo o chi siano i personaggi (a parte il nostro Capitano) vi faccio notare che questo è il quarto episodio di una saga attualmente in corso. A chi ritorna a leggermi dopo tanto tempo, ben ritrovati! Spero che questo inizio-lampo vi abbia incuriosito a sufficienza, che anche questa storia vi piaccia almeno quanto le precedenti, e che siate pazienti con me perché sto scrivendo a ritmo vergognosamente lento. Perciò, bentornati ai Caraibi, se avrete voglia di prestare orecchio alle mie Caribbean Tales.
Wind in your sails! (com'è bello dirlo di nuovo!)
Laura

  
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