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Autore: Freya Crystal    31/01/2011    5 recensioni
- No, non è possibile. Non avrei mai immaginato che fossi tu. -
Cammina avanti e indietro, imbarazzato.
- Beh... Eccomi qui... - Mi stringo timidamente nelle spalle, paralizzandomi sul posto. So che spetta a me parlare per prima. E' passato un anno dall'ultima volta che l'ho visto, e ora ce l'ho di fronte, più bello che mai, pronto ad ascoltarmi, perciò prendo fiato e mi armo di tutto il coraggio che ho conservato dentro di me: - Ti ringrazio di essere venuto. -
- E' assurdo, davvero. - Edward ride, incredulo, sorpreso, confuso, sconvolto.
Eppure, sono certa di essere mille volte più agitata di lui, perché non riesco più a muovermi.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Emmett Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Un amico

Mancava poco all’inizio delle vacanze estive. La prospettiva di poter passare giornate intere con Alice senza dovermi preoccupare dell’orario mi mandava su di giri. Il desiderio di libertà e spensieratezza ardeva nella mia anima, ogni giorno più intensamente.
<< Potremmo andare a Las Vegas! Dico io, due settimane… Non è poi così tanto! >>
<< Alice, abbiamo quattordici anni. Come puoi pensare che i nostri genitori ci lascino andare da sole a Las Vegas? >>, replicai, alzando gli occhi al cielo.
<< Tutto è possibile >>, se ne uscì annuendo con passione a sé stessa.
<< Non in questo caso. Dico io… >>, esordii imitandola, << Las Vegas è Las Vegas: casinò, night club, droga che gira come l’acqua nel mare, gente che si sposa dopo due ore di conversazione… Non è un gioco. >>
<< Lo so! E’ proprio questo il bello! >>, trillò battendo le mani, uno spettacolare sorriso d’argento comparsole sulle labbra ad accenderle lo sguardo.
Sospirai, esasperata. << Va bene sognare, ma fino ad un certo punto. >>
<< Chiedere non costa nulla, oggi ne parlo coi miei. >>
<< Va bene >>, approvai per metterla a tacere.
<< Ci vediamo domani, ciao bella donna! >>, Alice mi baciò sulla guancia e si avviò verso la macchina del padre. Attesi l’arrivo di mia sorella in compagnia della mia amata musica, lasciandomi trasportare in una dimensione parallela.
Bella donna. Ma dove? Mi piacerebbe…
Quasi ogni volta che Alice mi salutava abitudinariamente con quelle parole, mi soffermavo a pensare. Ero in una fase di vita nella quale guardarmi allo specchio costituiva un grosso sacrificio, per cui la minima allusione al sostantivo “bellezza” mi metteva di cattivo umore.
Una ford rosso fiammante sbucò nel parcheggio della scuola. Raddrizzai le bretelle dello zaino e m’incamminai verso l’auto.
Tanya guardava oltre il parabrezza, canticchiando allegramente fra sé e sé. Biondissima, abbronzantissima, bellissima. Il mio contrario. Aprii la portiera salutandola con uno stanco “ciao”.
<< Stanca? >>
<< Abbastanza. >>
<< Che sfigati questi qui. >>
Puntai gli occhi sull’oggetto dell’attenzione di mia sorella. << Perché? >>
<< Guarda come ridono… >>
<< Tu ridevi così alla loro età? >>, la stuzzicai, fissando i tre ragazzi che schiamazzavano nel parcheggio, tra urla e versi.
<< Non c’è dubbio. >>
Abbozzai un sorriso e mi misi comoda, intenzionata ad appisolarmi sotto le note di Claire de Lune durante il viaggio in macchina.
<< Bella?… Bella?? Oh, mi senti? >>
Riaprii gli occhi accorgendomi che eravamo partiti e mancava poco per arrivare a casa. Tolsi le cuffie dalle orecchie, annuendo.
<< Oggi io e Jasper andiamo a pescare, vuoi venire con noi? >>
Jasper era il ragazzo di mia sorella, un tipo riservato e onesto. Lo consideravo un fratello, e lo ammiravo per il coraggio e la pazienza che riponeva nel stare assieme a quel peperino di Tanya.
Dopo qualche minuto di riflessione, decisi per un sì.
<< Va bene, non ho nulla da fare oggi. >>
Quando si presentavano delle rare giornate di sole, ne approfittavamo per stare all’aria aperta.
Spesso mi sentivo un peso in mezzo a Tanya e Jasper; ormai non ero più una bambina, stavo crescendo, e uscire con loro m’imbarazzava al pensiero di ciò che i loro amici avrebbero potuto pensare di me. Eppure Tanya m’invitava quasi tutte le volte che lei e Jasper andavano da qualche parte, ed entrambi mi ripetevano che la mia compagnia faceva loro piacere.
“Jasper si piazza a sedere con la canna da pesca in mano e non apre bocca. Mi lasci andare da sola?”
“Se ci sei tu quando litighiamo almeno posso parlare con te”.
Queste erano le frasi che utilizzavano più spesso per persuadermi; la prima lei, la seconda lui.
<< Andremo con la macchina di Jazz. >>
<< Certo. >>
Mi adattavo a tutto quando ero con loro due, per il timore di creare loro problemi.
Io e Tanya schizzammo ad infilarci il costume da bagno e a preparare la borsa con l’occorrente non appena giunte a casa. Jasper ci passò a prendere puntuale, gli occhi calmi e il sorriso tenero di sempre ad accoglierci.
Mi rilassai ascoltando i suoi racconti, finché Tanya non lo interruppe: << Spero che sia pronto. >>
Pronto cosa?
Jasper ridacchiò, imboccando la strada che portava a Seattle.
<< Scusate, ma non stiamo andando a pescare? >>
<< Sì, ma prima dobbiamo fermarci a prendere un amico. >>
Oh no… Chi è l’intruso?, pensai, allarmandomi. Ero dannatamente timida, e tutto ciò per il quale non venivo informata in anticipo – così da potermi preparare psicologicamente ad affrontarlo – mi sconvolgeva nel profondo. “Ecco perché Tanya mi ha chiesto di venire!, non voleva rimanere sola mentre Jasper pescava col suo amico…”
<< Okay. >> Deglutii.
<< Nessun problema, vero Bella? >>, domandò Jasper premurosamente.
<< No no! >>
Stai calma, magari è un ragazzo timido quanto te. Aspetta… Impossibile.
Mi accucciai sul sedile, il cuore che palpitava forsennatamente nel petto. Avevo una strana sensazione. Di solito le mie sensazioni erano esatte.
Giungemmo a Seattle quando la mia curiosità minacciava oramai di farmi esplodere in una raffica di domande. Jasper rallentò in un viale e si fermò di fronte ad un appartamento dai colori un po’ tristi.
Nessuno dei tre parlava.
<< Quello scemo, ci farà arrivare quando il sole sarà sparito. >>
Ridacchiai silenziosamente, mia sorella era sempre la solita.
Aspettammo qualche minuto, minuto nel quale la mia sensazione crebbe come un fico maturo nel mio petto.
<< Edward, ciao, sono io, Jasper. Quanto ti manca? >>
Edward.
Edward.
Benissimo. Okay.
Perfetto.
Una scossa mi attraversò in due.
“No, non può essere quell’… Edward.”
 “… Edward!”
Merda.
Avrei voluto scendere immediatamente dalla macchina, dire “Io vado a casa” e ci sarei tranquillamente andata a piedi, ma non lo feci.
<< Ah, stai scendendo adesso, va bene… >>
Adesso.
<<…  muoviti e non cadere dalle scale! >>
La voce di Jasper che parlava al cellulare giunse distrattamente alle mie orecchie. Ero rigida come un paletto di cemento conficcato nella terra, uno spiacevole formicolio mi solleticava tutta, caldo e stuzzicante nello stomaco.
<< Eccolo. Meno male… >>, sospirò Tanya.
E alzai lo sguardo, per vedere oltre il finestrino. La prima cosa che vidi, furono due stampelle e un paio di pantaloni della tuta neri, poi le mani che reggevano le stampelle, due braccia, l’intero corpo del ragazzo appena uscito dal portone, infine il profilo del suo viso.
Una scintilla divampò dal basso ventre e mi risalì fulminea lungo la gola. Deglutii pesantemente, come se avessi dovuto inghiottire del cemento.
Nel magnetismo di quel viso, radioso, sorridente, riconobbi emozioni che una sola volta avevo provato in tutta la mia vita. Edward teneva gli occhi bassi, attento a dove metteva i piedi, procedendo disinvolto e rapido sulle stampelle; aveva l’aria di uno che ci aveva fatto l’abitudine.
<< Io monto dietro. >>
“Tanya, grazie. Grazie.”

*

Spazio dell’autrice: ehm ehm… scusate il ritardo. Come giustificarmi? E’ che all’improvviso l’entusiasmo per questa storia, com’è venuto, se n’è andato, non so perché. E’ tornato solo oggi, così ho deciso di postare il primo capitolo. Noioso direte, ma è così che deve andare questa storia: lentamente. Se avete pazienza, potrete continuare a leggere, altrimenti… mmmh! :D
Forse dico troppo, ma credo che un giorno scriverò questa storia per farne un libro, ovviamente restituendo ai protagonisti il loro vero volto. Twilight li ha solo sostituiti ;)
Sono indecisa se continuarla o meno, forse non dovrei farla conoscere su un sito pubblico se voglio farne un libro, ma ho bisogno di scriverla adesso, ora che me la sento dentro; inoltre sono troppo abituata a “scrivere per condividere” e incapace di lasciare una storia dimenticata nell’archivio di Word: questi i tre motivi per cui ho deciso di pubblicarla.
Potrei pentirmene, e sospendere la stesura. Dipende tutto da come mi sentirò, ma soprattutto, da ciò che mi direte voi. Non è una minaccia, una tattica per spingervi a recensire questa; più che altro è una puntualizzazione che ci tenevo a fornirvi.
Ringrazio le quattro ragazze che hanno
recensito il prologo e coloro che mi seguono. Un bacione.
  
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