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Autore: VaniaMajor    07/02/2011    8 recensioni
Dopo le avventure in La Fonte dei Desideri, Ranma, Ryoga e Mousse si trovano nella difficile situazione di dover combattere contro i tre fratelli Mario, possessori di un colpo micidiale, per evitare che questi sconosciuti si fidanzino con le sorelle Tendo a causa di una vecchia bugia di Genma Saotome! Ranma riuscirà a salvare Akane e a battere il colpo invincibile della Mano degli Dei?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Dove si è cacciato Ryoga? Finisce tutto qui??? Ultimo capitolo! ^___^

Ryoga era stanco. Stanco e depresso oltre ogni limite. Accasciato su una panchina, con la testa fra le mani e i gomiti sulle ginocchia, torturava se stesso rivivendo gli istanti in cui aveva detto addio ad Akari e quelli in cui la sua eterna sfortuna aveva fatto sì che la ragazza scoprisse la sua doppia identità. Sospirò, asciugandosi gli occhi ancora umidi senza farsi vedere dalla folla che gli camminava attorno.
Il suo cuore era straziato, ma aveva agito in modo corretto. Preferiva essere lui a dirle addio, piuttosto che sentire quelle parole uscire dalla bocca di lei. Aveva corso tutta la mattina e metà del pomeriggio inoltrandosi nella foresta, verso nord, e a quel punto doveva essere arrivato ben all’interno di Hokkaido! Voleva allontanarsi da Akari il più possibile e se questo significava andare a finire in Russia, che fosse!
“Mi rifarò una nuova vita lontano da qui.- pensò- Akane è perduta. Akari mi odia. Che senso ha vivere ancora in questo Giappone?” 
Era capitato in quel paesino e vi si era fermato per la notte. Ormai il sole stava calando e lui non aveva dietro nemmeno il suo zaino, che aveva lasciato a casa dei Mario.
“Geniale, Ryoga Hibiki. Geniale come al solito.” si disse, amaro. Si era infilato in quella stazione e aveva occupato una panchina. Quando i treni avrebbero smesso di viaggiare, lui avrebbe avuto un posto silenzioso e coperto dove dormire, almeno per quella notte.
«Ryoga?»
“Che strano.- pensò Ryoga, distratto- Qualcuno con la voce di Ranma che chiama una persona che ha il mio stesso nome.”
«Ehi, Ryoga!» esclamò quel qualcuno, più vicino, facendosi sentire oltre il chiasso della folla e dei treni in partenza.
«Ranma?» mormorò Ryoga, stupefatto, alzando lo sguardo. Vide il ragazzo col codino farsi largo tra la folla per raggiungerlo.
«Ehi, Ryoga! Chi l’avrebbe mai detto che ti avremmo ritrovato così presto?» scherzò Ranma, avvicinandosi.
«Ranma! Perché siete venuti a cercarmi?!- sbottò Ryoga, alzandosi in piedi di scatto- Voglio stare solo, vedi di…»
«E chi ti stava cercando?» disse Ranma, sollevando un sopracciglio. Dalla folla spuntarono anche Obaba, Mousse e Shan Pu.
«Oh Ryoga! Come mai qui?» chiese la cinesina.
«Ryoga, che razza di idiota che sei. Non potevamo venire qua tutti insieme?» disse Mousse, sprezzante, lanciando a Ryoga il suo zaino.
«Ma…ma voi che ci fate così a nord?» balbettò Ryoga, osservando il gruppetto.
«A nord?» disse Shan Pu, perplessa.
«Guarda che siamo a Shizunai, idiota.- disse Ranma, dandogli un pugno sulla testa- Siamo venuti a prendere il treno. Mi sembrava troppo strano che tu ci fossi arrivato di tua spontanea volontà.»
«A Shizunai?!» sbottò Ryoga, stupito, poi sospirò. Maledetto il suo senso dell’orientamento… «Beh,- borbottò, mettendosi lo zaino in spalla- A questo punto penso che tornerò a casa con voi.»
«Ecco, bravo.» dissero tutti in coro, annuendo.
«Ma Akane dov’è?» chiese Ryoga.
«Sta arrivando.- disse Ranma, con un guizzo negli occhi che a Ryoga non piacque per niente- Dovrebbe…oh, eccola.»
Dalla folla spuntò un quartetto armato di sacchetti pieni tayaki caldi. Akane guidava il gruppo e ora che l’aveva visto faceva grandi cenni di saluto. Dietro di lei venivano Shinji e la sua nuova ragazza, che con tutta evidenza avevano accompagnato il gruppo alla stazione. E dietro di loro…
«Ryoga-san!» gridò Akari, sbucando da dietro Shinji e mettendosi a correre verso di lui, lasciando cadere a terra il suo sacchetto di tayaki.
Ryoga non stette nemmeno a pensare. Si voltò e cominciò a correre. O meglio, queste furono le sue intenzioni, non fosse stato per Ranma, che lo afferrò per il colletto e lo trattenne.
«Lasciami andare, idiota!» esclamò Ryoga, in preda al panico, cercando di sferrare un pugno a Ranma.
«Non fare lo stupido, Ryoga!- disse Ranma, schivando il colpo con noncuranza- Piantala di scappare e sturati le orecchie.»
«Dannato…tu…me la pagherai!» ringhiò Ryoga, in preda al panico, prima che Akari gli si gettasse addosso, abbracciandolo stretto e facendolo diventare una statua di pietra.
«Ryoga-san!!!» singhiozzò Akari, affondando il viso nel petto di Ryoga.
«A…Akari?!» balbettò Ryoga. In quel momento non era nemmeno conscio degli sguardi di tutta la combriccola. Il suo cervello non riusciva ad assimilare il fatto che Akari lo stesse abbracciando. Il suo cuore batteva a un ritmo impazzito mentre guardava quella testolina così adorabile, quel corpo tremante. Non lo odiava?
«Ryoga-san, perché è andato via senza ascoltarmi?- disse Akari, alzando lo sguardo per incontrare quello di Ryoga- Quello che ha detto non è vero! Non è vero assolutamente!»
«Eh?» chiese Ryoga, che in quella posizione faticava a pensare con coerenza. Doveva staccarsi da lei! Staccarsi assolutamente!!! Le decisioni che aveva preso non avrebbero retto a lungo sotto l’attacco di quegli occhi così dolci!
«Io non la odio affatto, Ryoga-san!» esclamò Akari, con impeto, facendolo sobbalzare.
Sotto gli occhi di tutti, timidi fiorellini di primavera iniziarono a sbocciare attorno alla figura di Ryoga, ma una forza oscura proveniente dal ragazzo stesso provvide subito a farli seccare.
«Eh…ti ringrazio, Akari.» disse Ryoga, sorridendo di autocommiserazione e allontanando la ragazza da sé. Fece un passo indietro.  «Sei una ragazza gentile, Akari-chan, e qualunque ragazzo sarà felice di starti accanto.- disse, voltandole di nuovo le spalle- So che ti sei sentita dispiaciuta perché mi hai visto fuggire a quel modo. E so che vorresti consolarmi. Ma…»
Akari scosse la testa, inondandosi il viso di capelli.
«Non è pietà!- gridò, con quanto fiato aveva in gola- Io la amo sempre, Ryoga-san!»
Il grido fece voltare quasi tutti i presenti sul binario e lasciò il gruppetto di amici a bocca aperta.
«Che coraggio…una dichiarazione in piena regola!» disse Ranma, ammirato.
«E davanti a tutti, poi.» disse Akane, imbarazzata, notando che parecchia gente iniziava a interessarsi alla scenetta in corso. Ryoga sembrò l’unico a non avere nessuna reazione a quella dichiarazione d’amore. Rimase dov’era, rigido e immobile, per alcuni interminabili istanti. Quindi, con estrema cautela, si voltò. Il suo viso esprimeva gioia…e paura di aver preso un’altra cantonata.
«Non…non mi odi, Akari-chan?» chiese Ryoga, avvicinandosi a lei centimetro per centimetro. Akari scosse violentemente il capo.
«Non potrei mai, Ryoga-san.- disse, con occhi luccicanti per le lacrime e l’intenso sentimento che provava- Sono solo rimasta sorpresa per la sua nuova trasformazione. A ben pensarci, trovo meraviglioso che l’uomo che amo sia anche la mia migliore amica! Cosa potrei desiderare di meglio?!»
Ryoga distolse un attimo lo sguardo, commosso, mentre nel suo cuore tornava a splendere il sole caldo della primavera.
«Ma Akari dice sul serio?» chiese Ranma, perplesso.
«Credo di sì.» disse Akane, incerta se essere felice per i due o piuttosto sconcertata.
«Se va bene a lei…» disse Shan Pu, lanciando un’occhiata a Mousse e voltando poi risolutamente il capo da un’altra parte.
«Akari-chan, allora mi vuoi ancora bene?» chiese Ryoga, afferrando le mani della ragazza.
«Ma certo, Ryoga-san, con tutto il cuore!» gli assicurò Akari, guardandolo con occhi intensi.
«Oh, Akari!» esclamò Ryoga, abbracciando la ragazza e vincendo la propria timidezza.
«Ryoga-san!» disse Akari a sua volta, ricambiando l’abbraccio.
Ryoga era in estasi. Per la prima volta nella sua vita, amava ed era ricambiato. Le fragili braccia di Akari che cingevano la sua schiena glielo testimoniavano. Gli sembrava di sentire mille campane suonare a festa…
«Ehm…»
La voce di Ranma si fece strada nella nebbia dorata dei pensieri di Ryoga, facendolo tornare sulla terra.
«Ranma, che vuoi?» chiese Ryoga, rabbioso per essere stato interrotto. Ranma lo guardò con le palpebre a mezz’asta.
«Non vorrei disturbarvi, ma il treno sta per partire.- disse il ragazzo, indicando il binario- Senza contare che state dando spettacolo.»
Ryoga alzò la testa di scatto e Akari si voltò. I due si accorsero che metà della folla sul binario stava seguendo la scenetta tra i due nuovi innamorati con grande interesse.
«C…che avete da guardare, voi?» sbottò Ryoga, arrossendo fino alla radice dei capelli, più rigido di un pupazzo meccanico. Con un gridolino d’imbarazzo, Akari si coprì il volto con le mani.
«Beh, sono contenta che questa storia abbia portato bene almeno al povero Ryoga.» disse Akane, sorridente.
«Già.» disse Ranma, rispondendo al suo sorriso e passandole un braccio sopra le spalle. Per quanto lo riguardava, poteva dire che quella trasferta aveva portato qualcosa di buono anche a lui.
Due minuti dopo, erano tutti sul treno, sporti dal finestrino per salutare Shinji e Hikaru.
«Statemi bene, ragazzi.» disse Ranma, stringendo la mano a Shinji.
«Ranma, ringrazia Ranko per il suo interessamento.» disse Hikaru. Ranma fece una risatina e annuì, mentre Shinji si tratteneva dallo scoppiare a ridere.
«Verremo a trovarvi, non appena le acque si calmeranno.» promise Shinji.
«Basta che non ti porti dietro quei due fedifraghi dei tuoi fratelli.» disse Mousse, minaccioso. Le porte del treno si chiusero.
«Fate buon viaggio!» gridarono all’unisono Shinji ed Hikaru, mentre il treno si allontanava.
«Ehi, Shinji!- gridò Ryoga, sporgendosi d’improvviso e scavalcando il povero Ranma- Non preoccuparti per Akari! Penserò io a lei!»
«Mi fido di te, Ryoko!» gridò in risposta Shinji, ridendo.
«Mi chiamo Ryoga!!» esclamò il ragazzo con la bandana, sempre più lontano, mentre il treno lasciava definitivamente la stazione di Shizunai.

***

«Siamo tornati!» gridò Akane, con voce squillante, mentre si toglieva le scarpe nell’ingresso. Non giunse alcuna risposta, ma dal salotto si udivano numerose voci che ridevano e parlavano.
«Ma non si può mai stare tranquilli, in questa casa?» borbottò Ranma, scalciando via le scarpe ed entrando con aria cupa.
«Ma dai, Ranma! Non fare il musone.» lo rimproverò Akane, seguendolo.
«Siamo tornati.» ripeté Ranma, svogliato, aprendo la porta scorrevole del salotto.
«Oh, Akane, Ranma! Bentornati!- disse Kasumi, che in quel momento stava servendo il tè a suo padre- Com’è andata a scuola, oggi? Volete fare merenda?»
Ranma sospirò, depresso, nel notare la folla che occupava la stanza, mentre Akane gli scivolava a fianco e rispondeva alla sorella maggiore anche per lui.
Soun Tendo e un grosso panda obeso stavano giocando in un angolo, intenti a sorbire tè che Kasumi continuava a fornire loro. Nabiki, sdraiata davanti alla televisione a tutto volume, seguiva degli esercizi ginnici mangiando patatine. La madre di Ranma stava offrendo a tutti dei dolcetti appena fatti, cercando di ignorare il vecchio Happosai che la tampinava per averne per primo. Ryoga e Akari erano ‘nel mondo di loro due’, cioè in uno stato di semi-estasi che perdurava da quando, una settimana prima, erano tornati da Shizunai. In quel momento erano seduti accanto alla porta che dava sulla veranda intenti a guardarsi negli occhi. Sembrava che i due non avessero intenzione di schiodarsi presto da casa Tendo. Come se non bastasse, in quel momento erano presenti anche Shan Pu, Mousse, Ukyo e Konatsu, che con tutta evidenza avevano deciso di far loro visita.
«Oh, Ran-chan!» lo salutò Ukyo, contenta di vederlo.
«Ranma, ma quanto tempo ti porta via la scuola?- lo sgridò Mousse, seccato- Sai quant’è che ti aspetto?»
«Mousse! Non parlare in quel modo al mio ai len!» disse Shan Pu, fulminando il ragazzo con gli occhiali.
«Santo cielo, che chiasso…» mormorò Ranma, portandosi una mano alla fronte con aria disperata.
«Dai, vieni a sederti, Ranma.» lo incitò Akane, impietosita.
«No, non sederti subito, Saotome.- disse Mousse, alzandosi in piedi- Vieni anche tu, Ryoga! Voglio telefonare a Kagome!»
«E devi per forza usare il mio telefono, Mousse?!» commentò Akane, con le mani sui fianchi.
«Oh, volete sentire come sta la signorina Kagome?» chiese Konatsu, sorridente.
«Voglio che mi riporti alla Fonte, stupido. Quello che mi è capitato coi Mario mi ha messo addosso ancora più fretta di tornare normale.- disse Mousse, afferrando Ryoga per il colletto e alzandolo a forza da terra- Forza, Saotome, che aspetti?»
«E se li colpissi tutti e li riducessi all’incoscienza?» borbottò Ranma, spintonato da Mousse in corridoio.
«Abbi pazienza e fagli questo favore.- disse Akane, scuotendo il capo- Almeno dopo potrai riposarti.»
«Tanto non ci sarà di sicuro.» sospirò Ranma, fermandosi davanti al telefono con una piccola folla chiassosa intorno. «Silenzio! Sto telefonando!» sbraitò, ottenendo finalmente un po’ di pace.
Borbottando fra sé, con addosso gli sguardi pieni di aspettativa di tutti i combattenti della Sengoku Jidai più Akari, Ranma compose il numero del tempio Higurashi. Attese qualche istante, prima che dall’altra parte qualcuno rispondesse.
«Ah! Pronto?- disse- Qui è Ranma Saotome. Parlo col tempio…Kagome!!»
«E’ Kagome?!» esclamò Ryoga, sorpreso.
«Passamela!» ingiunse Mousse, ma Ranma lo spintonò all’indietro con una mano sulla faccia.
«Mi fa piacere sentirti.- continuò Ranma, allegro, mentre tutti si facevano più vicini- Qui? Qui…beh, è successo un piccolo disastro, ma…» Il sorriso di Ranma divenne all’improvviso meno esteso. «Eh? A Inuyasha?- chiese Ranma, con tono molto più serio, guadagnandosi le occhiate preoccupate di tutti- Ma sei sicura…non è niente di grave, spero!»
«Sembra sia successo qualcosa a Inuyasha.» mormorò Akane, preoccupata, tormentandosi le mani. Per un po’, Ranma non disse nulla, limitandosi ad ascoltare e annuire.
«Anche Sesshomaru?- chiese, con voce cupa- Capisco…Ma, Kagome…» Ranma non finì la frase, limitandosi nuovamente ad ascoltare. Il suo volto si fece via via più buio, aumentando la tensione nel gruppetto, che ora non faticava più a stare in silenzio. «Sì, capisco.- disse infine Ranma- Allora non ti trattengo, Kagome. Fammi sapere se…sì, certo. Salutami Anna e…e gli altri, ok? Da parte di tutti.» aggiunse, sentendosi tirare per una manica da Akane. «Va bene. Allora…sì…sì…ciao. Ciao.» disse, per poi mettere giù la cornetta.
«Ranma…» mormorò Akane.
«Ran-chan, cos’è successo?» chiese Ukyo.
«E’ successa una cosa a Inuyasha e Sesshomaru.» disse Ranma, con voce atona, guardando senza realmente vederlo il telefono che aveva davanti.
«Una cosa di che tipo, Ranma?!- sbottò Ryoga, preoccupato- Non tenerci sulle spine!»
«Sono feriti? Ci sono stati combattimenti?» chiese Shan Pu, pratica.
«Non proprio.- sospirò Ranma, voltandosi a guardarli- Kagome non è stata molto specifica. So solo che hanno avuto a che fare con un demone di qualche tipo e che adesso nemmeno Kagome e Anna riescono più ad avvicinarli. Non credo siano feriti o che altro, ma…»
«Ma cosa significa che non riescono ad avvicinarli?» chiese Mousse, perplesso.
«Non lo so.- ammise Ranma- Non le ho chiesto i particolari perché mi sembrava sul punto di mettersi a piangere.»
«Oh, Ranma…» mormorò Akane, con una mano sulla bocca.
«Mi ha detto che ci farà sapere qualcosa non appena ci saranno novità. Era a casa per prendere ciò che le poteva occorrere nella Sengoku Jidai.» continuò Ranma. Sospirò. «Mi dispiace, ma non ho avuto il coraggio di chiederle della Fonte. Non mi è sembrato il caso.»
«Hai fatto bene, Ranma.- disse Akane, convinta- Povera Kagome, chissà cos’è successo?»
«Coraggio! Inuyasha e suo fratello se la sanno cavare.- disse Shan Pu, a braccia conserte- Finché non rischiano la vita, niente di grave. Vedrete che presto sistemeranno ogni cosa.»
«Sarà così.- disse Ryoga, convinto- Anche Kagome e Anna-san sono in gamba. Risolveranno tutto.»
«Spero che sia così, Ryoga.- disse Ranma, annuendo- Non mi è piaciuto sentire quel tono di voce in Kago…»
«Minako!!!!!»
L’urlo fu di poco precedente allo schianto della porta d’ingresso che si apriva di colpo e li fece voltare tutti di scatto. Sul vano della porta, ansimante come per una corsa, stava Tsukasa Mario e dietro di lui spingeva per entrare Eikichi Mario.
«Tsukasa?! Eikichi?!- sbottò Ranma- Ma cosa ci fate qua?»
«Scusa, Ranma.- disse la voce di Shinji, seminascosto dietro i fratelli- Non sono riuscito a fermarli!»
«Minako!- esclamò ancora Tsukasa, puntando il dito contro Mousse, che fece un passo indietro, a disagio- Ti ho ritrovata!»
«Ma…ma che diavolo dici, deficiente?!» gridò Mousse, inviperito, lanciando occhiate preoccupate a Shan Pu mentre anche gli altri abitanti della casa si accalcavano nell’ingresso per capire cosa stesse succedendo.
«Ryoko! Tesoro, dove sei?- gridò intanto Eikichi, entrando con in mano un enorme mazzo di rose e guardandosi attorno- Sono il tuo Eikichi!»
«Ma stiamo impazzendo o cosa?» chiese Ryoga, nascondendosi dietro ad Akari.
«Minako, anche se ti travesti da uomo, sappi che io ti amo lo stesso!» gridò Tsukasa, mandando tutti a gambe all’aria.
«Che…non hai capito niente, imbecille!- sbottò Mousse- Io sono un uomo!»
«A tutto c’è rimedio.» sentenziò Tsukasa, facendo comparire un secchio dal nulla e infradiciando Mousse, Akari, e…Ryoga!
«Ryoko! Amore!» esclamò Eikichi, gioioso, abbracciando Ryoga che esplose in un urlo disgustato.
«Qui, fra le mie braccia, tesoro!» esclamò Tsukasa, correndo da Mousse, che fece dietro front e scappò su per le scale.
«Lasciami in pace, dannato maniaco!!!» gridò, inseguito da Tsukasa.
«Non so perché…- disse tra i denti Shan Pu, stringendo il pugno- ma mi fa arrabbiare!!» Con questo grido, partì anche lei all’inseguimento di Mousse e Tsukasa, lasciando basiti Ranma e Akane.
«Forse è meglio che vada ad evitare una strage.» disse Shinji, scomparendo a sua volta su per le scale, mentre Eikichi veniva ridotto sulle ginocchia da Ryoga, che lo bersagliava di pugni in testa, e Akari cercava di staccare il cugino dal suo fidanzato.
«Riusciremo mai a condurre una vita normale, Akane?» chiese Ranma, basito, osservando il macello che si andava consumando sotto i suoi occhi.
«Non credo, Ranma.» disse Akane, non meno stralunata di lui. Ranma la guardò e le sue labbra si piegarono in un sorrisetto.
«Che ne dici?- le mormorò in un orecchio- Scappiamo, per questa volta?»
Akane sorrise e annuì, con una luce furba negli occhi. Avevano tutta una vita di scene come quella, davanti. Forse era ora di prendersi una pausa. Stringendo l’uno la mano dell’altra, Ranma e Akane si defilarono e uscirono di nuovo, correndo e ridendo forte, nella fredda sera di fine autunno.

FINE


Author's note (2, la Vendetta XD) : E con questo, la mia piccola fic su Ranma è finita! Grazie mille a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggerla e un grazie al quadrato a chi l'ha anche commentata! La mia sortita nel mondo di Ranma per il momento è conclusa, ma ho qualche ideuzza in mente per una nuova fic che prenda il via dalla fine del manga. Nel frattempo vi invito a leggere il seguito di Cuore di Demone intitolato Gli Echi della Memoria (prometto lacrime), in cui potrete assistere alla versione completa della telefonata a Kagome, e, per chi fosse curioso, a dare un'occhiata alla saga su Dragonlance che sto postando!
Siete tutti stupendi!!!!

   
 
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