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Autore: Lirin Lawliet    08/02/2011    82 recensioni
AGGIORNAMENTI LENTI
Aggiornato il capitolo 18.
[E se Rin e Sesshomaru diventassero fratellastri? E se il disprezzo reciproco si trasformasse in qualcos'altro?... In qualcosa di proibito?]
Caro diario, mia madre è innamorata di un demone che, a propria volta, ha un figlio demone e un figlio mezzodemone (che con ogni probabilità ci odieranno almeno quanto io odierò loro!). Perciò, caro diario, preparati: questa storia non è normale... E non lo sarà mai!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[] šмëłłs Ŀikε Ŧëëй špiяiŧ! []

 

Festa in maschera

(ovvero: quando uno stupido gioco diventa pericoloso)

 

 

Gli eventi che accompagnarono i miei continui sbalzi di umore, dal momento in cui mi risvegliai, sino a quando iniziai seriamente a pensare ad un possibile tentativo di emigrare in Papuasia pur di sfuggire al mio inevitabile destino, non furono -come c'era da aspettarsi- affatto piacevoli. Soprattutto perchè il fatto di non sapere dove accidenti fosse la Papuasia di certo non mi aiutava a semplificare le cose; cose che, a quanto avrete capito, erano già più incasinate di un casinò incasinato.
E, soprattutto, una domanda continuava ad affacciarsi prepotentemente alla mia mente: come cavolo si chiamano gli abitanti della Papuasia?

Papini? Papuasi? Papusi? Papuasiatici?

Dunque, quando ripresi conoscenza (dopo essere opportunamente svenuta in un vano tentativo di trovare una logica nello sfigatissimo disegno del mio destino) mi ritrovai sul sedile posteriore dell'auto di Sesshomaru. Riconobbi subito le case che apparivano e svanivano al di là dei finestrini oscurati e, a quel punto, non ci volle un genio per capire che mi stava accompagnando a scuola. Per un attimo, mi innervosii del suo gesto. Ero appena svenuta, insomma, un po' di pietà! Era proprio necessario presentarmi a lezione anche in simili condizioni? Ma poi, ricordandomi prontamente di cosa c'era a casa, gli fui immensamente grata per avermi salvata dalle grinfie di Bankotsu e Jakotsu.
Uno strano malessere alla bocca dello stomaco mi fece desiderare di svenire altre centomila volte.

Per quale sconsideratissimo gioco di congiunzioni astrali quei due maledetti erano lì? Lì, a Tokyo. Lì, a casa mia... Ok, non era casa mia, quella, ma il senso è lo stesso. Perchè -cazzo!- Bankotsu e Jakotsu avevano deciso di rovinarmi la vita?
La risposta la conoscevo: perchè sono sfigata. Perchè sono l'imperatrice incontrasta del regno delle figure di merda, perchè ho la sfortuna di avere una madre crudele che, dall'alto della sua sovraumana intelligenza, ha osato invitare il MALE puro a casa mia.
Sì, ok, lo ribadisco: casa Taisho non è davvero casa mia; ma ora finitela di puntualizzare, ok?

Benissimo.

Dunque, mi risvegliai...

Sesshomaru guidava con leggiadra sicurezza, con la fierezza di chi è consapevole di avere il mondo ai propri piedi. Le sue mani candide, ma non pallide (sì, lo so che sembra la stessa cosa, ma vi assicuro che se vedeste le mani di Sesshomaru capireste cosa intendo), accarezzavano il volante e la leva del cambio con rapidità, ma anche con un tocco gentile. Improvvisamente, invidiai la quarta marcia per il lusso che si stava permettendo con Sesshomaru. E lui si accorse del mio stato d'animo.
I suoi occhi felini si agganciarono ai miei, nonostante a dividerci ci fossero uno specchietto retrovisore ed un paio di sedili di troppo.

"Ti senti meglio" disse. E non era una domanda.
"Sì" ammisi, un po' in imbarazzo "Mi dispiace per quello che è successo. Non mi aspettavo che Izayoi li invitasse a stare da noi. Da te." puntualizzai, subito.
"Sembra che tu li conosca bene" soffiò lui, con calma, ma nella sua voce roca si percepiva chiaramente una nota carica di disgusto. Se l'avevo sentita era perchè lui voleva che io la percepissi; voleva che sapesse quanto quella situazione gli desse fastidio. Mi sentii colpevole, anche se non potevo fare a meno di essere d'accordo con lui, almeno per quel che riguardava la componente-Bankotsu. Al pensiero del mio ex-fidanzato il mio stomaco si contorse con violenza, ma non capii se l'effetto era dovuto all'emozione o al disgusto.

In ogni caso, una cosa era certa: non ero indifferente a Bankotsu, nel male, ma anche nel bene.

Io lo avevo amato, lo avevo conosciuto profondamente o, almeno, così credevo... Ma avevo voltato pagina, giusto?

Giusto!

"Jakotsu è un caro amico... Un po' esuberante, ma è una brava persona" glissai.

Gli occhi di Sesshomaru saettarono nuovamente verso di me, ridotti ad un paio di scaglie gelide. Due preziosi gioielli dorati mi trapassarono con l'intenzione di ferirmi per aver cercato di eludere le sue insinuazioni. Inchiodò bruscamente e io persi l'equilibrio, ritrovandomi a pochi centimetri dallo specchietto retrovisore: se lui non mi avesse afferrato per una spalla, probabilmente, avrei sbattuto contro il tergicristallo... E con la sfiga che ho, probabilmente, sarei stata sbalzata fino in Brasile!

"Fhiuu... C'è mancato un pelo. Un pelino. Ino. Ino. Ino." sfiatai, congelata dalla sorpresa.

Mi chiesi se anche Bankotsu avrebbe potuto essere così lesto nell'evitarmi un brutto livido. La risposta la conoscevo: sì. Sì, ma Bankotsu non l'avrebbe mai fatto con la stessa grazia di Sesshomaru; questo era certo. Altro che voltare pagina: avevo proprio cambiato libro. Avevo scelto un libro più voluminoso e più complesso, più ostico da comprendere, ma anche infinitamente più interessante.

"Grazie, Sesshomaru!" gli dissi, volgendomi a guardarlo. Nei miei occhi brillava la scintilla della gratitudine, ma ciò che lessi nei suoi mi congelò il cuore.

Quello non poteva essere Sesshomaru, il mio dio, il mio professore-dio... Il fratellastro di cui ero innamorata.

"Sesshomaru, ma che...?"

Gli stavo per chiedere perchè mi stesse fissando con tanta freddezza, ma lui non me ne diede il tempo.

"L'ho fatto soltanto perchè non mi andava di sporcare l'auto con il tuo sangue" sibilò, gelido. Il suo profilo era affilato come quello di una statua di ghiaccio. Gli angoli della sua bocca erano tesi in una smorfia tremendamente bella, ma anche tremendamente ostile.

"Co...Cosa...?" Cosa ti ho fatto?

"Non balbettare"

Che stava succedendo? Non avevamo già superato la fase del ti-odio-a-morte-sporca-umana-deficiente? Cosa ne era stato dell'inaspettata dolcezza di Sesshomaru? Dov'era andata a finire la mia puzza di spirito adolescente, che tanto lo inebriava? Perchè improvvisamente era diventato così freddo?

Chi era quel Sesshomaru che non ricordavo di conoscere?

"Ora scendi" sibilò, sganciandosi la cintura e uscendo dall'abitacolo.

Non ebbi la forza di seguirlo. Non subito, almeno.

Quell' -ora scendi- somigliava tremendamente ad un' -ora scendi, prima di infettare l'aria- oppure ad un' -ora scendi, prima che i tuoi germi si disperdano sui miei costosissimi sedili in pelle di giaguaro-... Cosa avevo fatto per farlo arrabbiare così tanto?

Non riuscivo a spiegarmelo.

In fondo, ero semplicemente svenuta. E non mi sembrava proprio che svenire fosse considerato reato ai sensi del codice giapponese.

O per i demoni di razza reale si trattava di un affronto? Non lo sapevo.

E, in ogni caso, non lo accettavo.

Scesi dalla macchina. Sesshomaru si era già allontanato: potevo ancora vedere la sua schiena, perfettamente dritta e fiera, svanire all'interno dell'edificio scolastico. Notai anche un'altra persona: Kagura aveva parcheggiato a poca distanza dall'auto del collega e aveva assistito a tutta la scena. I suoi occhi rossi seguirono il mio sguardo fino a rintracciare la fonte del mio dolore che, probabilmente, era marchiato a fuoco sul mio viso. Kagura realizzò e poi ghignò, maligna, in mia direzione. Era felice della mia disperazione?

Dannata vecchiaccia!, pensai, angosciata.

Che stava succendendo? Ero svenuta e poi mi ero svegliata in una dimensione parallela?

Era il primo di aprile? Era tutto uno scherzo? Ero forse tornata indietro nel tempo?

COSA?

Non avevo alcuna voglia di andare a scuola, quel giorno. Non avevo alcuna voglia di essere lì. D'altra parte, però, non potevo neanche tornare a casa, non con Flufflette e nonna Urasue fra i piedi; e, assolutamente, non con Bankotsu e Jakotsu: il secondo, perchè probabilmente mi avrebbe sacrificata in onore della Dea-Alta-Moda; il primo, perchè sicuramente avrebbe sfoderato la sua ovvia tecnica di seduzione...

Se vi state chiedendo in cosa consista, ve lo chiedo subito: Bankotsu, il quale ha la profondità mentale di una seppia di lago (che non esiste) e la sensibilità di un panino al prosciutto, è solito sfoderare un'arma di abbordaggio nota come "Se fossi in te, scoperei con me".

Chissà perchè, secondo lui è una frase che funziona sempre.

E sì, con me funzionò: scoppiai a ridere e da allora iniziammo a frequentarci.

Scossi la testa per rimuovere quell'infausto ricordo. E poi la scossi nuovamente, perchè ero indecisa su cosa fare di quelle ore scolastiche... Forse potevo andare a sfogare la mia frustrazione in un'opulenta coppa di gelato? Dubitavo che potesse sollevarmi il morale, che ormai aveva toccato il fondo della Fossa delle Marianne, per quel che ne sapevo.

Poi, i guai continuarono...

In ogni caso, entrai nell'edificio scolastico, ma non mi diressi in classe: mi rifugiai nei bagni delle ragazze e mi sciacquai il viso. In fondo, non sarebbe stato un dramma se per caso mi fossi persa la prima ora, tanto più che era l'ora di matematica. Poi mi ricordai che Kagura mi aveva vista in cortile...

"Fanculo!" strillai, tirando un pugno contro lo specchio. Mi feci anche male, ma non mi importava "Voglio tornare in America. Basta!"

Continuai a lamentarmi, stavolta anche per il dolore, finchè non sentii delle voci nel corridoio. Non volevo essere vista, per cui mi nascosi nell'ultimo bagno, quello vicino alla finestra, e mi chiusi diligentemente dentro. Le voci divennero più nitide e riuscii a capire quasi subito che si trattava di ragazze del primo anno... Non avevo nulla da fare, così ascoltai la loro conversazione.

"Cavoli, che stronzo!" sbottò una ragazza, aprendo il rubinetto "E dire che avevo anche studiato, stavolta!"

"Lo sai, Taisho ha il cromosoma della bastardagine, non è colpa tua" disse un'altra ragazza, accendendosi una sigaretta "Deve pagare! Buchiamogli le ruote della macchina!"

"Sì, così quello ci rintraccia dall'odore e ci fa un altro buco: in fronte!" rise una terza studentessa, chiudendosi nel bagno attiguo a quello in cui mi trovavo io.

Le sue amiche risero. Quella che stava fumando finì per tossire.

"Io me lo farei fare un buco da quel figaccione... Peccato che sia così antipatico. E poi oggi è ancora più torvo del solito. Che bastardo!"

"Avrà la luna storta" disse la ragazza chiusa in bagno "Forse, la prof con cui se la fa ieri non gliel'ha data!"

"Chi? Kagura? Macchè! Lui non si ricorda neanche che esiste, mentre quella farebbe qualsiasi cosa per farsi sbattere da Taisho..."

"E chi non lo farebbe?!"

Le ragazze risero ancora, mentre io non sapevo se essere orgogliosa dell'effetto che Sesshomaru faceva alle donne o se arrabbiarmi per gli insulti che quelle tre gli stavano gratuitamente rivolgendo. Afferrai la maniglia, pronta ad intervenire... Ma poi mi fermai.

In condizioni normali, sarei stata fiera di essere la sua deliziosa spina nel fianco, come mi aveva chiamata lui... Ma ora... Dopo quello che era successo...

"Ma poi, avete visto quella tizia con cui è venuto a scuola stamattina?" chiese la ragazza che stava fumando.

"Chi? La Edogawa? Quella è la sua sorellastra; o almeno, così si dice"

"Davvero?" fece l'altra "Dicevo io, che era troppo brutta per poter essere la sua fidanzata!"

Le ragazze risero ancora e poi abbandonarono i bagni... E io, invece, mi abbandonai sulla tazza del gabinetto. Letteralmente, ero finita nella merda.

No, forse letteralmente no.

Ma era esattamente così che mi sentivo: brutta, sola ed infelice.

Almeno, quando ero la donna di Bankotsu non mi ero mai sentita così: Bankotsu sapeva sempre come farmi sentire una principessa... Ovviamente, finchè non aveva deciso di cambiare reame e di stringere un patto d'alleanza con il regno che si trovava fra le gambe di Yura.

Comunque sia, l'atteggiamento che Sesshomaru mi aveva riservato quella mattina era, se possibile, ancora peggiore del tradimento di Bankotsu.

Improvvisamente, decisi che sarei tornata a casa. Non ce la facevo proprio ad affrontare Sesshomaru, almeno non per quella mattina.

Sgusciai dal mio maleodorante rifugio e sgattaiolai fuori dai bagni, certa di poterla fare franca... Ma non ebbi neanche il tempo di verificare che il corridoio fosse sgombro, che il mio naso sfiorò una felpa rossa che io ben conoscevo. Qualcosa non quadrava, non cerchiava, non triangolava e non rombava.

E sì, maliziose che non siete altro: non trombava nemmeno!

Inuyasha mi fissava in tralice, a braccia conserte... E le mie speranze di tornare a casa indisturbata si sgretolarono come castelli di sabbia sulla banchisa.

Sospirai.

"Come hai fatto a trovarmi?" chiesi, appoggiandomi allo stipite della porta. Non serviva a nulla scappare: quel volpino antopomorfo mi avrebbe trovata comunque.

Inuyasha si indicò la punta del naso.

"Oh, speravo che l'olezzo dei gabinetti riuscisse a depistarti..." ammisi, incrociando a mia volta le braccia al petto.

"Allora?" fece lui, guardando dritto davanti a sè "Perchè non sei in classe?"

"Potrei farti la stessa domanda" lo pungolai, inarcando un sopraciglio.

"Kagura mi ha sbattuto fuori dall'aula, come sempre" disse lui, con noncuranza "Allora? Mi rispondi o devo ricorrere alle pinze?"

Sospirai di nuovo.

"Sesshomaru si è comportato male con te?" chiese lui, a brucia pelo. Trasalii. Come aveva fatto a capirlo? Ci aveva scoperti?

Aveva capito che io e suo fratello avevamo una relazione? ...O meglio, che l'avevamo avuta?

"Sì" risposi soltanto "E non capisco perchè" aggiunsi, poi, chinando lo sguardo.

"Io forse lo so, ma se ho ragione, vuol dire che voi due siete dei gran bastardi... Nascondervi così, senza confidarvi con me... Mi sento offeso!"

Mi sentii morire.

"Guarda che lo sapevamo tutti che tu e mio fratello ve la intendevate" disse lui, sogghignando con aria di chi la sapeva lunga.

Dal canto mio, per poco non svenni di nuovo.

"Non mi dire che hai capito anche questo dall'olfatto!"

"Certo che no, scema!" sbottò lui, arrossendo "L'ho capito perchè Sesshomaru non era più apatico... Certo, rimane un brontole snob con la puzza sotto il naso, che spara frecciatine al vetriolo e che scruta persino la Torre di Pisa dall'alto in basso... Ma ultimamente era più... Meno..."

"Meno annoiato?" azzardai, ricordandomi delle scarse capacità di Inuyasha di formulare frasi di senso compiuto più lunghe di tre parole.

"Esatto."

"E cosa ti ha fatto pensare che si fosse comportato male con me?"

Inuyasha si grattò l'orecchio canino, leggermente in imbarazzo.

"Beh, sono suo fratello, dopotutto. E, anche se io sono una personcina corretta e che si fa gli affari suoi, so riconoscere quando lui è arrabbiato"

Sorvoliamo sulla personcina corretta e che si fa gli affari suoi...

"Sì, ok, ma cosa l'ha fatto arrabbiare?"

Inuyasha levò gli occhi al cielo.

"Proprio non ci arrivi, eh?" chiese, tornando a concentrarsi su di me "Stamattina, giusto per ricordartelo, sono arrivati Bankotsu e Jakotsu dall'America."

"E allora? Cioè, voglio dire... Ok, sono chiassosi, sono umani e sono anche poco educati, ma non capisco perchè prendersela con me!"

"Non è per quello che è arrabbiato, Rin. Si sente... Come posso dire? Minacciato. Ecco"

"Minacciato? Vuoi dire che Bankotsu l'ha aggredito? O forse Jakotsu gli è saltato addosso e gli ha proposto di sposarlo? Cavoli, allora avrebbe ragione!"

Sentii distintamente il rumore della pazienza di Inuyasha che si frantumava.

"No!!! Minacciato... Minacciato come un lupo che si vede portare via la femmina da un cagnolino anoressico. Ho reso l'idea?"

"Sinceramente?" chiesi "Neanche un po'"

Inuyasha iniziò a farsi fondere il cervello per trovare una similitudine comprensibile, poi capì di non saper parlare per esempi.

"Rin, come fai a non arrivarci, dannazione?! Sesshomaru pensa che Bankotsu possa causargli dei danni... Come dire? Collaterali."

Ok...

Nessun problema...

Posso gestirla questa cosa, davvero.

Lo giuro, ci riesco. Sul serio!

...

...

...

...

... pronto?

...

...

...

...

NO, CAZZO, NON RIESCO A CREDERCI!

"Mi stai dicendo che esiste l'improbabile possibilità che tuo fratello sia...?"

"Esattamente"

"Sesshomaru... Sesshomaru è gay? Non posso crederci. Potevo capire che fosse truzzo, sai, con quella coda fluente che si trascina ovunque, ma... Gay!?"

Inuyasha stramazzò al suolo, incredulo.

"NO, IDIOTA!" strillò a pochi centimetri dal mio viso "E' geloso. GE-LO-SO. Sesshomaru è geloso di te perchè pensa che Bankotsu possa portarti via! Lo capisci adesso?"

Oh...

"No-non l'avevo considerata questa eventualità" sfiatai, ancora incredula.

"Tsk! E poi sono io quello lento a capire..." sospirò il mezzo demone "Sesshomaru si comporta freddamente con te perchè è il solo modo che conosce per difendersi dai propri sentimenti. Lui non è in grado di dimostrare preoccupazione; non sa come reagire davanti a questa situazione perchè non ha mai provato qualcosa per qualcun altro... Capisci? Ah, dimenticavo che sei lenta a capire!"

"Forse sarò lenta di comprendonio, ma tu non sai parlare. Danni collaterali... Cioè, ma ti ascolti?!"

"Gnègnègnè!" mi scimmiottò lui "Adesso che lo sai, devi trovare solo un modo per fargli capire che non deve preoccuparsi, ok?"

Sorrisi, infinitamente sollevata dalle parole del mezzodemone.

"Inuyasha?"

"Sì?" chiese lui, voltandosi ancora verso di me.

"Grazie... Per essere un bravo fratellone!"

Inuyasha mi scompigliò affettuosamente i capelli.

"Non dirlo nemmeno per scherzo: il mio è un piano per vedere chi di voi due uscirà vivo da questa situazione. Ho scommesso tutto su di te, perciò se mi vieni a mancare dovrò dare un bel po' di grana a Miroku e si dà il caso che io sia al verd..."

"State... scommettendo su me e Sesshomaru?" chiesi, allibita.

"Da un bel po' di tempo, ormai"

"Inuyasha?"

"Sì?"

Fu così che mi ruppi un dito per fracassargli le gengive.

...Ma, se non altro, mi presi una grande soddisfazione.

 

[]

 

In ogni caso, aver parlato con Inuyasha mi fu di grande aiuto. Ora sapevo che non avevo nulla di cui dovermi giustificare con Sesshomaru, anche perchè, d'altra parte, non avevo fatto proprio nulla per farlo ingelosire. Anzi, a dirla tutta, se c'era una persona che mi doveva delle urgenti spiegazioni, quella era proprio Sesshomaru. Non avevo mosso un dito per fargli intendere di provare interesse per Bankotsu e lui aveva reagito come... Come se non si fidasse di me. Eppure, ero stata io a dichiararmi a lui, no?

Beh, non è che gli avessi fatto proprio una confessione, però, insomma, ero sicuramente più trasparente io, nei miei sentimenti, che non certo lui.

Su questo non ci pioveva.

D'altra parte, non avevo voglia di friggermi il cervello per cercare di trovare un senso alle reazioni del mio fratellastro, dunque mi lasciai trasportare dagli eventi e decisi di vivere la giornata così com'era destinata a proseguire... Peccato che avessi completamente dimenticato che, quella sera, Miroku avrebbe festeggiato il suo compleanno!

Infatti, quando finalmente ebbi la faccia tosta di presentarmi in classe, seguita puntualmente da un Inuyasha con qualche molare in meno, notai un bigliettino colorato sul mio banco. Inizialmente, pensai che Sesshomaru mi avesse scritto una lettera per scusarsi, ma quel pensiero durò circa un petosecondo, dal momento che le probabilità che si verificasse un evento del genere sfioravano preoccupantemente il sottozero. Dunque, scartai la busta variopinta e lessi il contenuto con un certo distacco... Finchè a rischiare di distaccarsi non fu la retina dei miei occhi. Rilessi. No... Non poteva essere.

"Una... Una festa in maschera?" lessi a voce alta "Una festa in maschera in un locale che si chiama Kamasutra?"

"Eggià, honey. Ci sarai vero?" chiese il festeggiato in questione, sporgendosi verso il mio banco. Assunse l'espressione di un cucciolo di Labrador in attesa della pappa che causò l'inevitabile suicidio della mia pazienza e lo spasmo al nervo oculare.

"Ma... il Kamasutra?" scandii io, allibita "Stasera? Il Kamasutra stasera?" chiesi, sempre più preoccupata.

Il Kamasutra era un disco-club molto eslusivo e per entrare occorreva avere un vestito appropriato ed un conto in banca pari a quello di un sultano... E, per di più, la festa imponeva di mascherarsi. Dove l'avrei trovato un costume costoso in così poco tempo? Tutto ciò che possedevo era il costume da globulo rosso che mi aveva cucito (si fa per dire) Izayoi quando frequentavo ancora l'asilo! E, a dirla tutta, non era neanche un costume: erano dei cuscini rossi tenuti insieme con del nastro adesivo!

"Esatto. Ci vediamo alle undici, d'accordo?" fece Miroku, strizzandomi l'occhio "E porta anche Bankotsu e Jakotsu, mi raccomando!"

Ho tempo fìno alle undici per inventarmi un costume credibile? Così poco?

E se mi vestissi da "avanzo" e mi avvolgessi nella carta stagnola?

No. Non ho speranze.

"MA NON FARO' MAI IN TEMPO AD ESSERE PRONTA ENTRO STASERA PER UNA COSA COME IL KAMASUTRA!!!"

Silenzio...

Palle di fieno che ruzzolano...

Corvi in lontananza...

Solo in quel momento mi accorsi di aver alzato un tantinello il tono della voce, ma mi occorse qualche istante in più per realizzare che Sesshomaru aveva appena fatto la propria, fatale, comparsa in aula.

Oddio, no...!

I respiri dei miei compagni si congelarono all'unisono a causa dell'improvviso calo di temperatura.

Il sopraciglio argentato del professor Taisho si incurvò in modo preoccupante, il che scatenò l'inizio della mia paralisi psico-fisica.

"Cioè... V-Volevo dire..." azzardai "Kamasutra non è quello che pens..."

Sesshomaru si avvicinò al mio banco con fare da predatore: lento, preciso, elegante... Inarrestabile. La sua espressione era indecifrabile. I suoi occhi ardevano di collera, ma nessun muscolo del suo viso si contrasse. Io, invece, minacciavo un'implosione: le mie guance avevano appena raggiunto il punto di fusione del piombo.

"Non devi giustificarti con me, Edogawa" sibilò, strappandomi il biglietto dalle mani. Lo accartocciò quasi senza sfiorarlo.

"Ma è tutto un malinteso, io non..."

"Odio ripetermi, Edogawa: ciò che fai tu non è affar mio, ma non tollero che uno studente osi mancarmi di rispetto"

"Ma io..."

"Edogawa..." si concesse una pausa in cui i suoi occhi furono liberi di ignorarmi, come se non fossi degna di essere guardata "Vai fuori"

Non poteva dire sul serio. Oppure sì? Mi stava cacciando dall'aula? E per cosa? Per aver alzato la voce? Per aver cercato di spiegargli la situazione?

Non poteva essere serio... Il mio corpo, il mio cuore e la mia mente si rifiutavano di crederlo, ma i suoi occhi gelidi non mentivano.

Chinai il capo.

"Sì" sussurrai.

"Sì, cosa?" sibilò lui, gelido, dirigendosi verso la cattedra.

"Sì, professor Taisho" mi corressi, abbandonando il mio posto e facendo per dirigermi fuori dalla classe.

Avvertii distintamente le risatine di schermo di Kanzaki e del suo seguito di arpie.

 

[]

 

La giornata scolastica si concluse rapidamente dopo quell'episodio e, con mio sommo sollievo, Kagome, Sango e Ayame mi invitarono a pranzare con loro. Ci dirigemmo al Mc Donald's, come facevamo ogni volta che avevamo voglia di mangiare insieme. Di solito, Inuyasha, Koga e Miroku si uniscono a noi, ma Koga era impegnato con il club di arti marziali ed Inuyasha si era offerto di aiutare Miroku con gli ultimi preparativi per la festa. Ah, già... La festa! Me ne stavo completamente dimenticando e, a dirla tutta, non avevo alcuna voglia di andarci, tanto più che Miroku aveva insistito perchè portassi con me anche Jakotsu e Bankotsu. D'altra parte, confidavo nel fatto che nessuno dei due avesse un costume per porter partecipare. E dato che non avevo alcuna intenzione di trascorrere la serata a casa con loro, avrei fatto meglio ad inventarmi qualcosa...

Il fast-food era affollato, come sempre: di solito, a quell'ora, il locale era pieno di studenti universitari e in più di un'occasione Ayame si era divertita a stuzzicarne qualcuno. Anche quel giorno non fece eccezioni: ogni volta che ne aveva l'opportunità, giocava con il gelato o si tirava su l'orlo della gonna per vedere chi l'avrebbe fissata maliziosamente; ovviamente, il risultato delle sue provocazioni era sempre soddisfacente. Dopotutto, Ayame era indiscutibilmente bella.

Ordinammo da mangiare e ci accomodammo ad un tavolino leggermente più appartato degli altri (anche quello ottenuto grazie ad Ayame, che era riuscita a convincere il cameriere ad allontanare il gruppetto di ragazzini che stavano oziando lì subito dopo aver pranzato). Avrei voluto essere anch'io come lei: ottenere qualsiasi cosa con uno sfarfallio di ciglia mi sembrava proprio una dote conveniente... Forse, se mi fossi impegnata, o se fossi stata un tantino più smaliziata, avrei potuto riuscirci anch'io.

Ma non quel giorno.

Ero terribile.

Ma ancora più terribile di me, era il cibo del Mc Donald's! Cioè, voglio dire, sarà che avevo lo stomaco annodato peggio di un'anaconda con l'artite, ma cavoli... Ordinare un'insalata dal Mc Donald's è come andare da una prostituta a chiedere le coccole. Mai vista roba più stopposa e simile alla carta velina di quell'orrenda foglia verde che loro chiamavano "insalata"...

"Che c'è, Rin? Non ti piace l'insalata?" chiese Sango.

"Insalata?" feci io, allontanando il piattino da me "Questo sembra il muschio del presepe!"

"Beh... Almeno mangia l'hamburger!" tentò di consolarmi Kagome.

"Lo farei, se la carne non sapesse di chiwawa macinati e polietilene!" le dissi, con un sorriso completamente falso.

"Almeno, mangia il pane!" mi ordinò Ayame, esasperata dal fatto che le mie battute al vetriolo stessero facendo scappare via i suoi ammiratori...

"Sa di polistirolo!"

A quel punto, fu chiaro che la sottoscritta avesse i coglioni girati, e prima che Ayame mi accusasse di essere la responsabile dei famosi cerchi nel grano, Kagome e Sango si affrettarono a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato. No, non nel cibo (quello era ovvio), ma in me.

"Sei ancora arrabbiata perchè Sesshomaru ti ha cacciato dall'aula?" chiese Sango, comprensiva "Hai ragione: ha esagerato!"

"No, cioè... Sì, sono arrabbiata anche per quello, ma non è così importante. Non preoccupatevi."

"Secondo me, invece, ci sei rimasta male. Eppure, stamattina ti ha accompagnata lui a scuola, no?" fece Kagome, sorridendo leggermente.

"Sì, a quanto pare..." bofonchiai, acida.

"Ma tu eri svenuta e non hai visto come ti ha preso: ti ha portata in braccio fino alla sua auto, lo sapevi?"

"Eh?" feci, con gli occhi che assomigliavano tremendamente a due uova di pterodattilo.

Kagome annuì, con la stessa aria da so-tutto-io che aveva assunto Inuyasha quella stessa mattina.

"Non ha permesso a nessuno di toccarti, soprattutto a Bankotsu"

"Oh... Questo non me lo aspettavo!"

"Bene, finalmente hai sorriso!" cinguettò Ayame, contenta che avessi smesso di farle scappare i potenziali ammiratori universitari "Ora direi che possiamo occuparci di cose serie: cosa indosseremo stasera? Io ho già deciso: mi vestirò da Cleopatra. Ho già il vestito, ed è anche decorato con veri gioielli!"

"Cosa? Vuoi dire che lo hai affittato?" chiese Sango, che aveva invece le mani piene di tagli, perchè probabilmente il vestito se lo era confezionato da sola.

"No, cosa vai a pensare: me l'ha regalato un famoso stilista, non sapete che io sono la sua musa?"

"No" fu la risposta collettiva e poco entuasiasta da parte di tutte noi. Ayame si accigliò leggermente, delusa perchè nessuno era sembrato interessato alla sua fortuna.

"Bah... Comunque sì, si possono anche affittare. C'è un negozio proprio qui all'angolo che si occupa di cosplay e di abiti per cerimonie" spiegò Kagome "Io ho ordinato un costume da principessa e dovrei passare a ritirarlo proprio fra un'ora"

"Ti accompagno" intervenne Sango "Ho cercato di cucire un vestisto da ninja, ma non sono molto soddisfatta del risultato. E tu, Rin? Da cosa ti vestirai?"

Caddi letteralmente dalle nuvole.

"Beh, veramente non ci ho pensato molto..."

"Non dirmi che non verrai! Miroku ci resterà malissimo se non ci sarai anche tu..." mugolò Sango, delusa.

"No, va bene... E' solo che non sono molto in vena di festeggiamenti, ma forse andare a questa festa non è un'idea così malvagia, in fondo"

"Esatto! Vedrai che ti divertirai. Devi pensare a distrarti!" gongolò Kagome "Allora è deciso: verrai con me a scegliere il tuo costume!"

"Ne dovrà scegliere ben tre" le ricordò Ayame, addentando una patatina fritta con noncuranza.

"Tre?"

"Ma come, non ti ricordi? Devi portare anche Bankotsu e Jakotsu!"

Oh, merda! Me ne ero dimenticata!

Fu più o meno in quel momento che decisi di scoprire dove si trovasse la Papuasia.

 

[]

Il sole calò decisamente troppo presto, con mio sommo dispiacere, perchè ciò significava che presto sarei tornata a casa e, se fossi uscita viva da un possibile scontro con Sesshomaru, sarei anche stata costretta ad infilarmi nel costume da odalisca che Ayame, Sango e Kagome mi avevano costretto ad affittare. In ogni caso, quando tornai a casa, notai con sollievo che l'auto di Sesshomaru non era parcheggiata al solito posto; dunque, c'erano buone possibilità che lui non fosse in casa...

Accidenti a lui e alla sua ghiacciolosità!, pensai, infilando le chiavi nella toppa della porta. All'interno, l'atmosfera era festosa: Izayoi e Jakotsu stavano cucinando (o meglio, Jakotsu cucinava e Izayoi tentava di far esplodere il microonde), Bankotsu stava guardando la tv con Inu no Taisho (sì, come due buoni amici che discutono di calcio, di donne e di politica) e Flufflette e nonna Urasue forse erano in giardino. Mi chiesi quante possibilità ci fossero che almeno una delle due si perdesse nel parco dei Taisho e non riuscisse a tornare a casa... Mh, non erano molte, ma io ci sperai lo stesso. Non appena comparvi all'ingresso, sentii chiaramente lo sguardo di Bankotsu fissarsi su di me...

"Ben tornata, Rin-chan" disse, tentando di essere suadente. Io, in tutta risposta, gli mostrai il dito medio, ma lui non demorse "Com'è andata a scuola? Ero molto preoccupato per la tua salute... Non immaginavo che rivedermi potesse farti un tale effetto" aggiunse, strizzandomi l'occhio.

"Infatti: neanche io immaginavo che sarei soltanto svenuta. In condizioni normali, avrei optato per il suicidio" bofonchiai, lanciandogli un pacco di cartone piuttosto voluminoso. Lui lo raccolse al volo e lo guardò con curiosità. Poi sorrise, raggiante.

"Rin, mi hai comprato un regalo? Grazie! Non dovevi disturbarti!" gongolò, tutto felice.

Inarcai un sopracciglio.

"Non è un regalo: è un costume in affitto. E ovviamente mi aspetto che tu paghi la tua quota" gli spiegai, sbrigativa, dirigendomi poi in cucina per consegnare l'altro pacco a Jakotsu. In cucina non trovai una situazione più rosea: Izayoi era riuscita a chiudersi i capelli nel microonde e stava strillando come un'ossessa per cercare di liberare le povere ciocche intrappolate; intanto Jakotsu, che non aveva idea di come leggere le istruzioni in giapponese, cercava di tagliarle i capelli con un paio di forbici per il giardinaggio...

Insomma, fui lì lì per alzare i tacchi e andarmene, quando i due iniziarono a dare di matto.

"Levali, levali, levali!" strillava mia madre.

"Non capisco le istruzioni... Quale pulsante devo schiacciare per spegnere quest'affare?" piagnucolò Jakotsu.

"E che ne so io? Provali tutti!"

Jakotsu obbedì, aumentando la temperatura del forno di ben 100 gradi.

A quel punto, afferrai il filo dell'elettrodomestico e staccai la spina prima che mia madre potesse diventare calva. Un odore di capelli bruciati invase dolorosamente la stanza.

"Ouff... Grazie Rin-chan!" sospirarono in coro, di puro sollievo.

Mi limitai a fissarli con rassegnazione e a consegnare la scatola di cartone a Jakotsu.

"Uh, cos'è?"

"Non si mangia, non tentare neanche lontanamente a mettere quella cosa nel forno e, soprattutto, muoviti ad indossare quello che c'è dentro"

"E' una delicata allusione con cui staresti tentando di darmi del travestito?"

Inarcai un sopraciglio, perchè in quel momento Jakotsu indossava un grembiule a forma di corpo femminile, rigorosamente in bikini, fra l'altro.

"Cioè... Mi stai dando del travestito?" piagnucolò Jakotsu, isterico.

"No, ti sto dando dieci minuti di tempo per infilarti quella roba prima che decida di riportarla al negozio e di passare la serata a guardare le repliche di Beautiful, il che dovrebbe farti intuire quanto io sia disperata. E credimi, sono molto, molto, molto, molto disperata. Quindi, evita di fare domande che non meritano risposta: mettiti quel costume, e cerca di farlo indossare anche a quell'ornitorinco con i tubi seminiferi al posto dei neuroni -che, per inciso- sarebbe tuo cugino, che dobbiamo andare urgentemente ad una festa in maschera in un festoso buco di locale che, sfortunatamente, si trova in Culonia e che, soprattutto, ha l'infelice nome di Kamasutra"

Presi fiato.

"Beautiful?" fece eco Izayoi.

"Ornitorinco?" strillò Bankotsu dal soggiorno.

"Kamasutra?" strillò ancor di più Jakotsu, benchè si trovasse praticamente a venti centimetri di distanza dalla sottoscritta.

Inspirai a fondo.

"Come ho detto prima: non fate domande che non meritano risposte"

 

[]

Erano circa le dieci e mezza quando prendemmo la linea Yamanote per giungere ad Harajuku. Tutti e tre indossavamo lunghe giacche per nascondere i costumi, anche se in realtà non era necessario nascondere il nostro vistoso abbigliamento, dal momento che Harajuku era, da sempre, il quartier generale dei cosplayers. Ovunque i nostri occhi si posassero, decine, centinaia di ragazzi e ragazze, travestiti dai personaggi dei manga che più amavano, ci sfrecciavano accanto in assoluta tranquillità. Era un fatto del tutto lecito e consolidato, per cui nessuno sembrava ostentare imbarazzo nel passeggiare nei panni di un guerriero Sayan o in quelli di una maghetta colorata; c'era persino chi esibiva con orgoglio costumi più stravaganti, come il bodyguard del Kamasutra, per esempio, che si era travestito da nikuman*.

Il Kamasutra, come la maggior parte dei locali notturni, si estendeva nel sottosuolo; ma anche all'esterno si avvertivano chiaramente le vibrazioni della musica ad alto volume e dalle finestrelle del seminterrato provenivano accecanti flash psichedelici... Come previsto, desiderai andarmene subito.

Io odio le discoteche. Le ho sempre detestate. Ho sempre pensato che fossero come i boxer: ci ballano i coglioni.

E no, non volevo essere fine.

Il fatto è che davvero non capisco cosa ci sia di attraente o di divertente in un posto così ...Tunz-tunzettaro. E per meglio esprimere il mio disappunto vorrei illustrarvi il mio personalissimo punto di vista a riguardo di questa tipologia di luoghi:

1) la discoteca viene frequentata quasi esclusivamente da truzzi che si radunano nella stagione degli accoppiamenti per fare i loro curiosi balli, più che altro atti e fecondare qualche femmina (che, dal punto di vista del tipico tunzettaro, sarebbe quella cosa che circonda il suo organo femminile).

2) la discoteca è luogo di frequenti risse che hanno come fine ultimo la conquista della femmina del branco; e questa è un'antica tradizione che si tramanda ormai sin dai primi albori della discoteca stessa. E le tradizioni vanno rispettate, per cui non mi aspetto sorprese da questa imminente serata.

3) la musica tipica della discoteca deriva da vocabolo nigeriano che vuol dire "Che cazzo è 'sto casino alle tre di notte!?" e consiste in un'accozzaglia di suoni, che prendono l'arcano (diabolico?) nome di Technoe/o House. Per dare un'idea di come la musica da discoteca si presenta alle orecchie di una persona normale, basta pensare al rumore di interferenza di quando vi arriva una chiamata sul cellulare mentre siete al computer o avete lo stereo acceso, amplificato migliaia di volte e con l'aggiunta di una cassa martellante.

Insomma, per farla breve: odio le discoteche, ed una che si chiama "Kamasutra" di certo non poteva rappresentare un'eccezione alla regola.

Alla mia regola, ovviamente.

D'altra parte, ero già sufficientemente nervosa per l'intera situazione, e il fatto che Bankotsu tentasse in tutti i modi di prendermi la mano non faceva altro che spingere la mia capacità di sopportazione a livelli storici. Il che, forse, poteva influire ulteriormente sul fatto che non amassi le discoteche... Forse.

Comunque sia, entrammo.

A dispetto di quanto avessi pensato, il Kamasutra era davvero grazioso: se dall'esterno poteva ricordare un asettico parallelepipedo di cemento, all'interno ricordava un immenso acquario. Le pareti erano, di fatti, composte di ampie vasche di vetro, al cui interno, però, invece dell'acqua c'era un liquido dalla sfumatura violacea, ricco di brillantini che galleggiavano dolcemente. Mi parve di nuotare in una Lava-lamp* tanto era estraniante la situazione generale. Il locale sotterraneo era ampio: in fondo, sulla destra, c'era il bancone del bar, rigorosamente laccato di fuxia; a destra, erano disposti dei divanetti dello stesso colore, mentre, sparsi un po' ovunque, vi erano degli altri acquari più piccoli che fungevano da cubi. Notai subito Ayame, Koga e Miroku su ben tre di essi; ai loro piedi, centinaia di ragazzi ballavano al ritmo di una canzone commerciale.

Sgranai gli occhi, stupefatta.

Ma Miroku ha invitato tutta la scuola o tutta la prefettura?, mi chiesi, camminando a fatica fra la folla. Nel giro di pochi istanti persi di vista sia Bankotsu (il che fu un enorme sollievo) sia Jakotsu (ma lui lo notai subito dopo: si era impossessato di un cubo e si era spogliato della giacca, rivelando il suo costume da Elvis Presley). Cercai un divanetto libero e fortunatamente lo trovai: vi abbandonai la mia giacca, anche se ero riluttante all'idea di camminare mezza nuda in mezzo ad un branco di adolescenti eccitati ma, d'altra parte, iniziavo davvero ad avere caldo e quindi dovetti lottare per raggiungere il bar tutta intera (e, soprattutto, tutta vestita) per cercare di ordinare qualcosa di rinfrescante da bere.

"Un bicchiere d'acqua!" gridai. Il barista, un giovanotto vestito da Ranma 1/2, mi fece segno di non aver capito "Un bicchiere d'acqua, per favore!"

Ranma, o meglio, il barista scoppiò a ridere e mi passò un bicchiere: ci misi tre secondi per capire che mi aveva dato della vodka.

La gola si chiuse in segno di protesta; lo stomaco mi maledisse in tutte le lingue che conosceva, e io feci altrettanto con il barista, dando fiato ad una serie di imprecazioni che avrebbe mortificato uno scaricatore di porto ottomano. In ogni caso, Ranma-barista non parve impressionato dalla mia performance d'alta classe, anzi, mi sorrise.

"Non serviamo acqua a questa festa: ordini del festeggiato!"

"Ma li mortacci sua!"

Sbuffai, già stufa dell'intera festa, di Bankotsu, di Jakotsu, di Miroku, del costume succinto e trasparente e, soprattutto, stufa di dover trovare un modo per non pensare a Sesshomaru e alle sue complicate manovre di gelosia. Sbuffai di nuovo, mandando giù la vodka sorso dopo sorso.

Alla fine, ne ordinai un'altra.

Adocchiai Inuyasha: si era vestito da samurai e indossava una casacca rossa che, tutto sommato, gli stava davvero bene. Kagome, invece, ballava insieme a Sango, stando attenta a non inciampare nel voluminoso vestito da principessa. Notai anche Bankotsu e capii subito, dal modo in cui si guardava intorno, che mi stava cercando.

Non era difficile scorgerlo in mezzo alla folla: non a caso gli avevo affittato un costume da ciambella ricoperta di glassa.

Ogni volta che provava a muoversi inevitabilmente causava la caduta di qualcuno che aveva l'unica colpa di ballare troppo vicino a lui.

Risi di gusto, lieta della mia piccola vendetta, e ordinai un'altra vodka per festeggiare la vittoria.

La festa iniziava a piacermi, quando purtroppo divenni inaspettatamente l'oggetto delle attenzioni di un gruppetto di ragazzi. Forse li conoscevo, o forse no; non avrei saputo dirlo, dal momento che erano tutti mascherati...

Il primo ad avvicinarsi fu un tizio vestito da Super Mario. Mi chiese: "Scusa, ma non ci siamo già incontrati da qualche parte?"

Volevo levarmelo dai piedi il più presto possibile, per evitare che Bankotsu mi individuasse troppo facilmente, così gli risposi nel modo più appropriato...

"Sì, lavoro alla reception della clinica specializzata nelle malattie veneree" sbottai, acidissima.

Super Mario se ne andò, deluso.

Subito dopo, si fece avanti un suo compagno vestito da bonzo "Ehi, bellezza, non ti ho già visto da qualche altra parte?"

"Sì, è per quello che non ci vado più!"

E anche il bonzo si dileguò; fra l'altro, ancor più in fretta di Super Mario.

Non passarono che pochi istanti che un secondo individuo mi si accostò. Provò ad appoggiare un braccio sulla mia spalla, ma mi divincolai velocemente.

"Questa sedia è libera?" chiese, indicando quella accanto alla quale ero seduta.

Gli sorrisi, melliflua.

"Sì, e lo sarà anche questa se ti azzardi a sederti!"

Ma il tizio, vestito nell'imbarazzante completo da pinguino, non demorse "Andiamo, non fare la difficile... Andiamo da me o da te?" chiese, ammiccando.

Ringhiai, ma mi sforzai di rispondergli in ogni caso.

"Tutti e due: io vado da me e tu vai da te"

Ma il pinguino non si arrese...

"Ok, è una serata no, vero? Ma io vorrei tanto rivederti... Perchè non mi dai il tuo numero?"

Sbuffai, seccata, facendo per alzarmi. Forse sarei stata più tranquilla in un altro anfratto, possibilmente meno visibile.

"E' sull'elenco telefonico"

"Ma non conosco nemmeno il tuo nome!" protestò l'altro, cercando di afferrarmi per un braccio.

"E' sull'elenco anche quello!" strillai perchè il messaggio fosse chiaro.

Stavolta, riuscii ad allontanarmi. Mi sedetti sul divanetto, accanto alla mia giacca. Me la strinsi al petto, cercando di coprirmi come meglio potevo, ma proprio quando stavo per nascondere le mie curve (capendo che forse era proprio quello l'ingrediente segreto che sembrava attrarre così tanti molestatori) un giovanotto si sedette accanto a me. Era carino, vestito in modo più dignitoso: indossava un elegante completo da principe che gli conferiva un tocco di classe.

Ma la classe -si sa- non è acqua.

"Ciao, anche tu sei stanca di ballare?"

"Già" dissi, voltandomi in un'altra direzione.

"Eppure mi sembri in forma" disse, ammiccando "Cosa fai di mestiere?"

Digrignai i denti, stufa di essere continuamente infastidita.

"Il travestito!!!" sbottai, dileguandomi più in fretta di quanto fosse stato conveniente; infatti inciampai più di una volta, mentre cercavo di allontanarmi ancora.

La calca di persone danzanti mi impediva di capire dove mettere i piedi e quando riuscii, finalmente, ad arrivare dall'altro capo della sala da ballo, mi accorsi di essere tornata al punto di partenza: ero di nuovo al bar.

"E che cavolo!" sbottai, amareggiata "Come accidenti si esce da qui?!"

Un attimo dopo, sentii due mani poggiarsi sui miei fianchi ed una voce sussurrare "Ehi, Rin, di che segno sei?"

"Divieto d'entrata!" ironizzai, pestando un piede con tutta la forza che possedevo nelle gambe a chiunque si fosse azzardato ad allungare le mani sul mio corpo.

Il ragazzo urlò, e soltanto in un secondo momento mi resi conto che il ragazzo in questione era l'ultimo che avrei voluto vedere: Bankotsu.

In effetti, ragionai, mi aveva chiamata per nome...

"Ehi, non c'era bisogno di reagire così! Ti ho fatto una domanda innocente!" disse, liberandosi del fastidioso costume da ciambella.

"Peccato che le tue mani non avessero le stesse intenzioni!" mugugnai "Chissà perchè ragioni sempre con un'unica parte del tuo corpo: quella sbagliata, per inciso!"

"Infatti, quando ti ho davanti ragiono solo col cuore" sorrise lui, avvolgendomi in un abbraccio.

"Bankotsu, lasciami. Non..."

"Io voglio donarmi a te, Rin" insistette lui, bisbigliando dolcemente al mio orecchio.

Il gesto mi infastidì.

"No, grazie, non accetto più la bigiotteria. E adesso mollami, prima che ti pesti anche l'altro piede!"

Inaspettatamente, Bankotsu rise.

"Sei sempre così buffa, Rin-chan. Non sei affatto cambiata... Sei ancora la mia piccola Rin!"

"Io non sono tua, non sono buffa e non sono piccola, ok? Ora, se non ti dispiace, vorrei che mi lasciassi andare!" protestai, cercando di sciogliere le sue braccia dalla mia schiena, ma Bankotsu non aveva alcuna intenzione di accontentarmi. Il suo abbraccio si fece più deciso, il suo tocco meno delicato.

"Rin-chan, perchè mi tratti così? Ho sbagliato, lo so, ma sono qui. Hai visto, no? Sono venuto in capo al mondo per stare con te!"

Mi tremò la voce e per un attimo persi il mio autocontrollo.

Bankotsu aveva ragione: era venuto in Giappone solo per me.

Sesshomaru avrebbe fatto altrettanto?

"Speravo che ci restassi a lungo, nell'altro capo del mondo" bofonchiai, un po' meno rigida. In fondo, il tocco di Bankotsu, il suo profumo, mi erano così familiari...

Tutto mi ricordava ciò che avevo provato per lui tanto tempo prima.

E qualcosa mi faceva pensare che mai avrei potuto godere di certe piccole soddisfazioni al fianco di Sesshomaru.

Non avremmo mai ballato insieme, per esempio... Non in una discoteca e non ad una festa in maschera, se non altro.

In fondo, io e Sesshomaru non abbiamo mai trascorso un po' di tempo insieme; non come una 'coppia', almeno.

Uff... Ma cosa vado a pensare? Sesshomaru mi vuole bene... Un po', almeno. Basta, basta con questi pensieri... Sesshomaru mi vuole bene, non sa dimostrarmelo, è vero... Ma io sono importante per lui. Altrimenti non si sarebbe arrabbiato così tanto per la comparsa di Bankotsu, no? Già... Meno male che non è qui adesso, se no chissà come reagirebbe se mi vedesse abbracciata al mio ex-fidanzato? Di sicuro, fraintenderebbe tutto.

Iniziò una musica che mai mi sarei aspettata di sentire in quella situazione: "Smells Like Teen Spirit", una canzone dei Nirvana...

Quella canzone, inevitabilmente, mi fece rinsavire.

Sesshomaru probabilmente era a casa e mi stava aspettando... Forse si stava anche preoccupando per me, ma era troppo orgoglioso per farsi vedere ad una festa di un suo studente; tra l'altro, se lo avesse fatto, avrebbe dato scandalo. Cosa credevo? Cosa mi aspettavo? Se si fosse venuto a sapere di noi, sicuramente Sesshomaru avrebbe pagato un prezzo infinitamente alto: lui era un professore, era un principe dei demoni, e per lui sarebbe stato estremamente sconveniente intrecciare una relazione con una studentessa umana, tanto più se quella studentessa era anche la sua sorellastra.

Ora capisco cosa prova Sesshomaru e perchè fa fatica a dimostrare ciò che prova per me: se si sapesse di noi, lui dovrebbe dire addio a tutto. Oh, come ho fatto ad essere così cieca e stupida da non capire una cosa così ovvia? Scema, Rin, sei scema!

Con uno scatto deciso mi liberai dall'abbraccio di Bankotsu e cercai di sfuggirgli; sapevo che mi stava seguendo fra la folla, ma dovevo comunque provare a seminarlo. Riuscii a trovare le scale che conducevano all'uscita d'emergenza del Kamasutra e le percorsi tutte di corsa, senza fermarmi mai, nonostante subito l'aria fredda della sera mi avesse colpito con la violenza di uno schiaffo. Avevo dimenticato la giacca, ma non aveva più importanza: non sarei tornata indietro. Dovevo tornare da lui, da Sesshomaru.

E, soprattutto, dovevo seminare Bankotsu.

Ero ormai quasi riuscita ad uscire dal locale, sul lato che conduceva ad un vicolo secondario, quando qualcosa mi afferrò un polso con incredibile energia. Uno strattone inaspettato mi fece scivolare, ma due braccia possenti mi agguantarono prima che io toccassi terra. Sperai che fosse Sesshomaru, lo ammetto. Sperai di potermi specchiare nei suoi occhi freddi, ma che non si lasciavano mai sfuggire nulla... Nulla di me, almeno. Invece, mi ritrovai il bel viso di Bankotsu a pochi millimetri dal volto.

Era arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo.

Lo vidi scrutare per un attimo l'oscurità intorno a sè: il vicolo era buio e solitario, non c'era nessuno nei paraggi, e la musica, benchè meno assordante, avrebbe coperto le mie grida nel caso avessi urlato.

...Ma non penso che lui volesse farmi del male, benchè la sua espressione fosse tesa e, a tratti, furiosa.

"Ti prego, voglio tornare a casa. Tu torna dentro, ok?" lo supplicai, cercando di mostrarmi serena. Non ci riuscii.

Bankotsu corrugò la fronte, deluso dal mio comportamento.

"Smettila! Ti stai comportando come una bambina isterica. Ti sembra carino quello che fai?"

Non risposi e cercai di guardare in un'altra direzione, ma avevo ben poco da guardare: eravamo ancora sul pavimento, lui inginocchiato ed io fra le sue gambe, in bilico.

"Voglio andare via, per favore, lasciami sola..."

"No! Non ti lascio andare finchè non mi spieghi che diavolo ti è successo. Non ti riconosco più. Pensavo che avresti voluto chiarire, credevo che venendo qui in Giappone avremmo avuto modo di parlare di noi... Ma tu non sei più la Rin che io conosco"

"Infatti"

"E smettila di comportarti così! La Rin che conosco io non ha le lacrime agli occhi. La Rin che io conosco ha la battuta pronta e non si lascia intimidire da nessuno... Cosa ne è stato di quella ragazza? Perchè ti sei ridotta... Così?" insistette, indicando me stessa "E' come se tu avessi paura di fare qualcosa di sbagliato, e io, dannazione, non capisco cosa accidenti sia!"

"Ora basta, per favore..." sussurrai, sentendo gli occhi pizzicare.

"No, non la smetterò finchè non mi dirai di cosa hai paura. Cos'è che ti frena, Rin? Sei così distante... Così..."

Mi voltai verso di lui.

Le lacrime mi scorrevano lungo le guance.

"...Sei così bella, Rin"

"Smettila!" strillai, furiosa nonostante avessi la voce spezzata dal pianto "Arrivi qui, piombi ancora una volta nella mia vita e ti aspetti che ti accolga a braccia aperte? Ma chi ti credi di essere, tu, traditore che non sei altro?" gridai, trovando la forza di alzarmi in piedi "Voglio che tu te ne vada, hai capito?! Devi sparire, non ti voglio più vedere!"

"E' perchè io ti confondo" sussurrò Bankotsu, serio, alzandosi a propria volta.

Con la sua altezza mi sovrastava completamente.

Bankotsu avanzò. Io, di riflesso, arretrai.

"E' perchè sai che se insistessi ancora con te, cederesti di nuovo... Ma c'è qualcosa che ti blocca, non è vero?"

Avanzò ancora e io arretrai nuovamente.

"E non sono io, quel qualcosa, non è così?" la sua voce s'incrinò per la rabbia e io, stavolta, seppi che Bankotsu era terribilmente vicino al perdere il controllo.

Indietreggiai ancora, ma stavolta incontrai il freddo muro alle mie spalle. Ero in trappola.

"Allora?! Non rispondi? Hai perso la lingua?" gridò Bankotsu, consapevole che nessuno avrebbe potuto sentirlo a causa della musica che proveniva dal locale "Che c'è... Credi che non abbia capito chi sia la causa dei tuoi dubbi?" mi chiese, accostando una mano al muro per impedirmi di sgusciare via dalla sua presa "Pensi che non sappia che la persona di cui sei innamorata è..."

"Zitto! Sta zitto!"

"...Tuo fratello?"

A quel punto, iniziai a tremare. Bankotsu aveva capito tutto sin dal principio.

Ero finita. Perduta. Senza via di scampo.

In quell'istante, odiai profondamente Bankotsu...

"Vai a farti fottere, Bankotsu! Sei squallido, sei un viscido! Come osi insinuare che...?"

"Finalmente ti arrabbi sul serio... E' così che mi piaci!" sussurrò, avvicinandosi al mio viso "Come fai ad essere così bella, Rin-chan?"

"Il contrario di quello che fai tu, stronzo!" sibilai, velenosa e arrabbiata.

Un attimo dopo, le sue labbra si incollarono alle mie...

E così come le nostre bocche si unirono, il mio cuore si spezzò del tutto.

Ne sentii persino il rumore.

O non era il rumore del mio cuore in frantumi, quello che avevo sentito?

In effetti era strano. Perchè il mio cuore avrebbe dovuto ringhiare?

E perchè stavo percependo dei passi, rapidi, rapidissimi, alla mia sinistra?

Un attimo dopo, una mano invisibile strattonò Bankotsu da me e lo sollevò di peso, tenendolo stetto per la gola. Quella mano, quella che minacciava di spezzargli l'osso del collo, era quella dell'ultima persona che avrei sperato di vedere quella sera. Negli occhi di Sesshomaru, per la prima volta nella mia vita, lessi un'emozione che credevo di aver già visto; un'emozione che pensavo di aver conosciuto sulla mia pelle... Ma mi ero sbagliata, mi ero davvero sbagliata.

Perchè quella fu la prima volta che vidi Sesshomaru seriamente, irrimediabilmente, arrabbiato.
 

Continua...

 

PRECISAZIONE: Con ciò che ho scritto sul Mc Donald's non intendevo nè offendere chi adora il cibo dei fast food nè avevo intenzione di affermare seriamente che tale cibo non sia buono o arrechi danni alla salute.
SECONDA PRECISAZIONE: le battute di Rin in discoteca sono state in parte riprese da Nonciclopedia.

Ciao a tutti ^^ Eh, sì, come avete visto sono ancora qui. Lo so, sono mancata per tanto tempo e non ci sono parole per descrivere il mio dispiacere. Sappiate solo che mi sento davvero in colpa per non essere riuscita a gestire questa storia come mi ero prefissata di fare, e mi dispiace tantissimo di essere scomparsa per tutti questi mesi. Non mi ero affatto dimenticata di Smells Like Teen Spirit nè di voi, carissimi e preziosissimi lettori, che mi avete sempre sostenuta ed incoraggiata.

Il fatto è che purtroppo ho sofferto tanto a causa della morte di un mio caro amico...

E voi capirete che non era facile, per me, scrivere una storia comica mentre ero così triste. Poi, in realtà, i motivi che mi hanno tenuta lontana dal pc sono stati tanti, dagli esami universitari agli impegni lavorativi...

In ogni caso, perdonatemi. Chiedo scusa a tutti voi.

So che questo capitolo non è divertente come gli altri, ma è la storia che a questo punto richiedeva una piega un po' diversa. Mancano due capitoli alla fine e dovevo far precipitare un po' gli eventi: insomma, sto benedetto Sesshomaru deve mostrare ancora di cosa è capace di fare, no?^^

Bene.

Allora, tornerò presto. E stavolta DAVVERO.

RINGRAZIO LE 96 PERSONE CHE HANNO INSERITO SMELLS LIKE TEEN SPIRIT NELL'ELENCO DELLE STORIE PREFERITE.

RINGRAZIO LE 13 PERSONE CHE L'HANNO INSERITA NELL'ELENCO DELLE STORIE RICORDATE.

RINGRAZIO LE 110 PERSONE CHE L'HANNO INSERITA NELL'ELENCO DELLE STORIE SEGUITE.

RINGRAZIO ANCHE CHI LEGGE E BASTA.

Ma, soprattutto, ringrazio le 37 persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

Gea_Kristh, Argentea, Mei91, Fre, Lain87, Yelylove, Angelseyes81, Wil, Aryka90, Lulosky, Ss904, Nightmare_Caos, Marty15, Ambree, The white lotus 23, Ne_chan, Iceman, Akyse, Reby_W, Ilary_K, Adelhait, Izzie_, Samirina, Antonina, Marypao, Swety, Mikamey, SmoothCriminal, Mew_Paddy, Dark Angel, Alyce Maya, LaNana, Serin88 ed Elena_chan.

Credo di non aver dimenticato nessuno ^^"

Grazie, siete così tanti e così calorosi. Da oggi in po vi risponderò attraverso il servizio di risposta-alle-recensioni offerto da EFP, perchè ringraziarvi adeguatamente all'interno del capitolo stesso sarebbe un po' complicato. Grazie a tutti, davvero ^_^

Un ringraziamento particolare va a MEI91 ^^

LAVA LAMP = Sono le fontane di lava; se non avete idea di cosa parlo, andate qui: http://www.giftideas.co.uk/gifts/usb-lava-lamp-1.jpg

 

Nikuman = ravioli ripieni di carne. Li trovate qui: http://www.akakura.gr.jp/~akakura24/buffet%202005nikuman.jpg
   
 
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