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Autore: bluemary    13/02/2011    3 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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-Capitolo 13: Il dolore di una spadaccina-

A qualche lega di distanza, in una casa un po’ isolata dalle altre, Sky stava preparandosi ad affrontare ciò che le riservava il destino.
Era immobile, con gli occhi chiusi e la mente forse tesa in una muta preghiera o più semplicemente assorta nel tentativo di raccogliere tutto il suo coraggio per scoprire quella verità che in quegli ultimi giorni aveva ossessionato i suoi pensieri. Si toccò piano il braccio destro, avvolto in bende candide che, da qualche tempo, non si bagnavano più di quel sangue scarlatto simbolo della sua maggior paura. Nonostante le miracolose cure di Alista, con cui il resto del suo corpo si era ristabilito in pochi giorni, quella ferita si era rimarginata con molta più difficoltà, continuando a dolerle senza tregua ed instillando nella sua mente un'eventualità troppo crudele da accettare.
Pur cercando di non prestarle ascolto, Sky non era riuscita a fugare i dubbi su una sua completa guarigione, covando dentro di sé il terrore di non poter più utilizzare il braccio destro, e questa angoscia silenziosa le stringeva il cuore in una morsa soffocante, accostandosi alla profonda preoccupazione di non riuscire a salvare Viridian.
Era dal suo risveglio che la certezza di trovare la sua amica ancora in vita le aveva donato la forza di lottare con tutta se stessa contro la morte, aggrappandosi alla propria esistenza con il coraggio e la determinazione possedute unicamente da chi ha un’importante missione da portare a termine. Solo per lei aveva sopportato a denti stretti il dolore alle ferite, e si era costretta a respirare quando tutto il suo essere desiderava una pace lontana dalle sofferenze fisiche e dell'anima. In quei giorni l’Eterea era stata l’unico appiglio a cui si era aggrappata per continuare a vivere in un mondo in cui sarebbe stata sola; nonostante sua madre fosse morta di malattia anni prima, gli abitanti di Huan avevano parzialmente preso il posto di quella famiglia di cui era sempre stata priva, e la loro morte aveva lasciato un profondo vuoto dentro il suo cuore. Durante le notti insonni, in cui il dolore alle ferite non le dava tregua, aveva ricordato i loro volti uno per uno, conscia di dover loro almeno questo ultimo tributo, fino a ritrovarsi singhiozzante, con la faccia premuta contro il cuscino per non svegliare Alista. La guaritrice non le aveva mai rivelato di aver sentito ogni sua singola lacrima, mentre vegliava nella camera accanto, soffrendo per non poterla aiutare.
L’ultima notte Sky non aveva pianto.
Con un sorriso carico di malinconia aveva detto addio al suo villaggio, accantonando i suoi abitanti in un angolo del suo cuore, conscia di non potersi permettere distrazioni per quella missione che forse era fin troppo difficile per una persona sola, poi aveva aperto uno spiraglio per un unico volto tra la moltitudine dei suoi ricordi, lasciando che gli occhi viola dell'amica le si imprimessero nella mente come un'ulteriore fonte di determinazione.
Le rimaneva solo Viridian, e per questo l’avrebbe salvata a costo della vita.
Sorrise nel ricordarla, ripensando a come il fato avesse deciso di far incrociare i loro cammini.
L’aveva incontrata due anni prima, durante una delle sue passeggiate al limitare del villaggio. Inizialmente non si era quasi resa conto di quella ragazza con i vestiti sporchi e laceri che pareva dormire appoggiata ad un albero, solo quando si era trovata a pochi metri da lei aveva visto con orrore il corpo magrissimo segnato dal sangue e dalla sporcizia e le strisce vermiglie lasciate sulla corteccia.
Senza sapere come aiutarla si era rivolta ad un bambino che passava di là e lo aveva mandato a cercare il guaritore del villaggio, mentre lei le rimaneva accanto, parlandole per rassicurarla, nonostante si rendesse conto alla perfezione di come quella giovane che pareva in fin di vita fosse incosciente.
Non sapeva quanti minuti fosse rimasta a vegliarla in silenzio, spaventata all'idea di vederla morire davanti ai suoi occhi; sembrava che perfino respirare le costasse una fatica insopportabile.
Lentamente le aveva afferrato una mano, forse nella speranza che il suo tocco bastasse a svegliarla o la raggiungesse nell'oblio in cui giaceva la sua mente, regalandole la consapevolezza di non essere sola.
La ragazza non aveva dimostrato nessuna reazione, le sue dita erano rimaste immobili nella stretta della spadaccina, mentre il suo respiro si faceva sempre più debole; poi i suoi occhi viola si erano spalancati all’improvviso, come uno squarcio di vita in quel corpo che pareva già morto, due bagliori disperati che non avevano nemmeno la forza di piangere.
Incapace di lasciarla, Sky l’aveva vegliata fino a quando il bambino era tornato con alcuni adulti, che, dopo un rapido consulto, l'avevano portata dal medico del villaggio.
Non aveva rivelato a nessuno lo strano colore delle iridi di quella sconosciuta, spinta da uno strano quanto irrazionale desiderio di proteggere un segreto che presto sarebbe comunque stato scoperto.
Più tardi, una volta guarita dalle ferite, Viridian le aveva raccontato la sua storia, rivelandole il modo in cui lei e pochi altri suoi compagni erano riusciti a oltrepassare la barriera che li sigillava e la sua missione contro gli Oscuri, motivo per cui, anni dopo, il villaggio intero si era schierato al suo fianco per difenderla dai soldati dell'impero. Ma era stato quel giorno, nell’attimo stesso in cui aveva incrociato i suoi occhi e scorto la disperata richiesta d’aiuto incisa assieme al dolore in quelle iridi viola, che Sky aveva fatto la muta promessa di proteggerla.
Non era stato facile per lei superare l’istintiva diffidenza con cui la maga teneva a distanza qualunque persona, tuttavia la sua perseveranza l'aveva infine premiata, rendendola l'unica, oltre a Vard, in grado di cancellare le ombre nel suo sguardo.
Non sapeva quanto i suoi sorrisi avessero aiutato il tempo a rimarginare le ferite che l'Eterea portava nell'anima, forse non se n'era nemmeno resa conto, solo di una cosa era sicura: quando era assieme a Viridian non sentiva più la mancanza di una vera famiglia.
Non l'avrebbe salvata perchè possedeva la magia.
Né perchè la credeva capace di sconfiggere quei crudeli dittatori di Sylune.
Sarebbe andata fin nelle profondità degli inferi per cercarla perchè per lei, quella ragazza dallo sguardo triste, era come una sorella.
In silenzio cominciò a togliersi le fasciature al braccio destro, svolgendole sempre più lentamente.
Ad ogni centimetro di pelle che rivelava si manifestavano sempre più forti dentro di lei gli impulsi contrastanti di affrettarsi e lasciar perdere, come se la paura ed il desiderio di scoprire quale destino le avesse riservato la sorte continuassero a combattersi nel suo intimo senza raggiungere un compromesso.
Il labbro inferiore le tremò leggermente quando l'angoscia trovò un varco attraverso la sua determinazione ed emerse a tormentarla in quei lunghissimi attimi di attesa.
Sky amava l’arte della scherma con tutta se stessa, una passione ereditata da un padre che aveva preferito la strada errante del maestro d’arme alla famiglia. Nonostante la disapprovazione di sua madre, si era impegnata con tutte le sue forze per affinare il suo innato talento come spadaccina e, dopo anni di duro addestramento, era riuscita a maneggiare due spade contemporaneamente, con un’abilità tale da lasciar stupito perfino il suo burbero maestro. Se con la sinistra era considerata un’ottima spadaccina, in grado di rivaleggiare con gli uomini, con la destra sapeva di avere ben pochi avversari capaci di tenerle testa.
Tuttavia sapeva anche che una guerriera con un braccio solo era come un cavaliere senza destriero, e nella missione che si apprestava a compiere qualunque svantaggio avrebbe potuto esserle fatale.
L’ultima fasciatura cadde a terra con delicatezza, nel frastuono di un silenzio tanto intenso da soffocare qualunque suo pensiero.
Finalmente il braccio, spogliato dalle numerose bende che l’avevano coperto fino a quel momento, venne illuminato dai caldi raggi del sole provenienti dalla finestra aperta. Con un sorriso Sky percepì l’aria fresca accarezzarle ogni centimetro di quella pelle prima celata, ritrovando la sensibilità che aveva avuto tanta paura di perdere. Mosse piano le dita, una alla volta, stupita quasi di non provare alcun dolore, poi sfiorò con la mano sinistra la lunga cicatrice che, dalla spalla, si insinuava fino a qualche centimetro sotto il gomito, con i polpastrelli brucianti per il timore e la speranza di scoprire come avrebbe reagito la pelle al suo tocco.
Respirando a fondo mosse il braccio con cautela, lo piegò per saggiare i muscoli indolenziti dalla lunga immobilità, mentre una nuova speranza rifioriva in lei, non appena si rese conto di non provare alcuna sofferenza.
Improvvisamente afferrò una delle sue spade gemelle, cominciando a rotearla in quei movimenti tanto familiari che pure adesso le parevano stranamente lenti e goffi. Quasi subito il dolore esplose come fuoco liquido, percorrendo i suoi nervi simile ad una scossa devastante di magia.
Sky continuò a maneggiare la spada, sfidando quelle fitte sempre più intense che si espandevano dalla spalla al gomito, con la determinazione nata dalla paura di accettare i propri limiti e rassegnarsi ad un destino che le aveva risparmiato una morte tanto prematura, ma le precludeva una guarigione completa.
Nonostante tutti i suoi sforzi il dolore ebbe la meglio e l'arma cadde a terra con fragore, nei frantumi delle sue ultime speranze. Una sola lacrima le scese tra le guance, a sigillare una disperazione che non sarebbe riuscita a mitigare i suoi propositi di salvare Viridian, ma in quel momento le stava brutalmente straziando il cuore. Lentamente si chinò fino a raccogliere la spada con la mano destra, tenendo la sinistra stretta al braccio ferito.
Perfino sollevare quell'arma leggera la fece tremare per la sofferenza.
Si morse un labbro fino a sentire nella propria bocca il sapore del sangue, reprimendo il pianto che le bruciava la gola.
Attirata dal rumore, la guaritrice entrò all’improvviso nella sua camera, stringendo tra le mani l’ennesima medicina con cui avrebbe cercato di compiere un miracolo che questa volta non le sarebbe stato concesso. Il suo sguardo corse subito verso le bende che giacevano abbandonate a terra, per poi passare sul braccio destro della guerriera e soffermarsi sul suo volto contratto per la sofferenza.
Rimase in silenzio, senza osare chiederle nulla, perché conosceva già la risposta.
Sky vide la preoccupazione nei suoi occhi velati dagli anni e si costrinse a sorridere.
- Alista. - mormorò, stringendo l’elsa della spada con la mano sinistra - Sono guarita.

Quello stesso giorno, qualche ora più tardi, Rafi e Kilik giunsero infine in vista di Northlear.
Coperti quasi interamente dai lunghi mantelli e con la stessa fredda espressione del volto, parevano due ombre gemelle generate dal silenzio e dall'oscurità, che solo per un bizzarro errore del fato potevano camminare alla luce del sole.
Senza voltarsi, la ragazza si fermò un istante, attendendo che il compagno la raggiungesse.
- Siamo quasi arrivati.
Nonostante la sorpresa per averla sentita parlare per prima, Kilik accolse quel commento con uno sguardo di pietra.
Dopo il suo scontro con la guerriera non aveva più aperto bocca, ricercando deliberatamente la solitudine per alimentare l'odio ed il rancore che provava nei suoi confronti. Aveva trascorso le restanti ore di viaggio a qualche metro di distanza da lei, chiuso in un silenzio di cupi pensieri e sanguinosi desideri di vendetta di cui si era quasi stupito, come se nemmeno lui stesso conoscesse la profondità più oscure del proprio animo, in cui sentimenti tanto negativi stavano rinforzando le loro radici, pronti ad una nera fioritura.
Più volte si era dovuto imporre di calmarsi e non agire in maniera avventata, reprimendo il calore confortante ed incollerito della magia che gli bruciava il petto con il desiderio di esplodere e finalmente castigare quell'agile figura a pochi passi da lui. Ormai aveva scelto le sue mosse per il futuro, ma non era tanto vigliacco da attaccarla alle spalle, senza lasciarle la minima possibilità di scampo. Una volta sconfitti gli Oscuri, se fosse riuscito a sopravvivere, avrebbe affrontato Rafi a viso aperto, e allora si sarebbe preso la sua vendetta.
Sempre senza parlare la seguì all'interno di Northlear, zigzagando tra le vie con il volto coperto dal cappuccio e lo sguardo basso, per rendere i suoi occhi invisibili agli sporadici abitanti con cui incrociavano il cammino.
- Dove stiamo andando? - domandò, una volta compreso che la ragazza aveva una meta precisa.
- Devo vedere una persona. - rispose lei, stranamente senza alcuna provocazione - E’ fidata. - aggiunse poi, forse in risposta al forte sospetto misto ad avversione presente nella voce dell'Etereo.
Dopo pochi minuti giunsero davanti ad una casa leggermente discosta dalle altre.
La ragazza bussò due volte, poi rimase in attesa.
Quasi subito la porta si aprì, rivelando un’anziana donna dai capelli grigi che li squadrò con un'espressione sorpresa in cui si poteva leggere anche una certa apprensione.
- Chi siete? - domandò in tono brusco.
La guerriera si fece avanti, abbassandosi il cappuccio.
- Non mi riconosci, Alista?
- Rafi! - esclamò la donna, mentre si scostava per farli passare, per poi chiudere la porta dietro di sé – Credevo fossi morta!
- Non prima di aver compiuto la mia missione. - replicò la ragazza.
Lo sguardo della guaritrice s’adombrò leggermente, mentre con occhi esperti studiava il volto della guerriera bionda.
- E come stai?
- Bene.
Come se solo in quel momento si fosse accorta di avere due ospiti, Alista si voltò a guardare l'Etereo che era rimasto in silenzio, diviso tra il disagio di doversi mostrare ad una sconosciuta e la sorpresa di vedere qualcuno interessato all'incolumità della sua compagna. Non gli era sfuggita, infatti, l'espressione preoccupata e affettuosa al tempo stesso con cui l'anziana donna aveva riconosciuto la spietata guerriera.
La guaritrice lo studiò per qualche secondo, pur continuando a parlare con lei.
- Mi sorprende di trovarti in compagnia. Una compagnia speciale. - aggiunse, soffermandosi sugli occhi viola del ragazzo.
Kilik insinuò le mani sotto il mantello, pronto ad utilizzare i pugnali che stringeva con tanta forza da sbiancarsi le nocche, mentre si chiedeva se il salvataggio ad opera di Rafi e la loro precaria alleanza non facessero parte di un contorto piano per consegnarlo ai suoi nemici.
Come se avesse intuito i pensieri del giovane, la donna sorrise, mettendo in mostra un calore che raramente l’Etereo si era visto rivolgere da un umano, molto diverso dalla falsa sollecitudine e la preoccupazione esagerata della vecchia che poi l'aveva tradito.
- Non ti preoccupare, io sono contro gli Oscuri. Mi chiamo Alista. - aggiunse, tendendogli la mano.
Il ragazzo la strinse con ancora un'ombra di diffidenza nello sguardo.
- Kilik.
- E' strano vedere uno della tua razza su Sylune, in tempi come questi. Come hai fatto a sfuggire all'Esilio?
L'Etereo sussultò, sorpreso che quell'umana sembrasse sapere esattamente cos'era successo alla sua gente, poi indurì l'espressione.
- E' una storia lunga, che preferirei tenere per me.
Alista annuì.
- Ti chiedo scusa per la mia curiosità.
Lanciò uno sguardo alla finestra, cercando il sole alto nel cielo.
- Ormai è quasi ora di pranzo. Volete rimanere come miei ospiti?
- Siamo di fretta. - declinò seccamente Rafi, senza nemmeno interpellare il compagno.
Incurante di chiedere il permesso alla guaritrice, entrò nel piccolo salotto alla sua sinistra, invitandola a seguirla con un gesto simile ad un tacito ordine, poi si voltò verso l'Etereo e, per la prima volta dopo il loro scontro, incrociò i suoi occhi.
- Ho bisogno di parlarle da sola. Tu vai pure a farti un giro. - gli disse, chiudendogli la porta in faccia.
La donna aveva osservato la scena con un leggero sorriso, in cui tuttavia si poteva scorgere una lieve sfumatura malinconica.
- Noto che le tue maniere non sono affatto cambiate. - mormorò con un sospiro - Certo che non ti avrei mai immaginata in compagnia di un Etereo.
Rafi scosse le spalle con indifferenza.
- Per ora abbiamo lo stesso obiettivo, tutto qui.
- Ancora non hai rinunciato alla tua vendetta? - mormorò la guaritrice dopo qualche secondo di silenzio, con una voce rassegnata in cui trapelava una profonda tristezza.
- Non finchè sarò viva.
Nell'espressione cupa della donna comparve per una attimo una smorfia amara, che non sfuggì alla ragazza bionda.
- Non dovresti biasimarmi, Alista. Anche tu desideri la caduta dei Cinque Re.
- Ma non approvo la tua guerra personale contro un popolo intero.
- Intanto rallegrati del fatto che, se riuscirò nel mio intento, gli Oscuri spariranno per sempre da Sylune.
- E dopo cosa farai, Rafi? Cercherai di distruggere coloro che hai liberato? Ucciderai anche l'Etereo che adesso lotta al tuo fianco?
La guerriera le diede le spalle senza replicare.
- Devi darmi un altro sacchetto di quelle erbe. - disse poi, nascondendo ogni sua emozione dietro il tono duro ed impersonale con cui aveva impartito quell'ordine.
Lo sguardo di Alista si fece preoccupato.
- E quello che ti ho dato durante il nostro ultimo incontro? Dovrebbe durarti ancora per parecchi giorni.
Rafi parve irrigidirsi all'improvviso.
- L’ho finito. - mormorò, con una voce stranamente incolore e quasi soffocata.
Sollevò la testa verso la più vicina delle ampie finestre che illuminavano la stanza, perdendosi per qualche secondo a fissare l’orizzonte, prima di tornare a abbassare lo sguardo sulle proprie mani, strette inconsciamente all'elsa della sua spada. Contrasse le dita con tanta forza da far sbiancare le nocche, mentre sentiva che i rilievi delle decorazioni sull'impugnatura si incidevano momentaneamente sul suo palmo.
- Il loro effetto comincia a diminuire.
- L’effetto di cosa? - chiese una voce a pochi metri da lei.
Rafi alzò nuovamente lo sguardo verso la finestra aperta, riconoscendo con una smorfia incredula e rabbiosa il volto del suo compagno di viaggio.
- Ti avevo detto di levarti dai piedi! - ringhiò, mentre realizzava che in tutta probabilità Kilik aveva ascoltato tutto il dialogo seduto comodamente sotto il davanzale.
- Sei stata proprio tu a schernirmi per essermi fidato troppo degli umani. Non sei contenta che io abbia imparato la lezione?
Dal luccichio furioso negli occhi verdi della ragazza, l'Etereo capì che si stava trattenendo a stento e probabilmente era solo la presenza della guaritrice ad impedirle di attaccarlo.
Con un balzò entrò nella stanza, ritrovandosi a meno di un metro di distanza da lei.
- Allora? - domandò, più per il gusto di irritarla che per vera curiosità.
La conversazione appena ascoltata gli aveva aperto numerosi interrogativi, di cui quello relativo alle erbe rappresentava solamente uno dei tanti misteri che si annidavano dietro i gelidi occhi di giada della guerriera; tuttavia, ancora non riusciva a capacitarsi del tono spento con cui lei aveva parlato. La scoperta di quella debolezza si agitava dentro di lui con esiti contrastanti, era giunta troppo inaspettata per non causargli un impercettibile senso di disagio, accanto alla soddisfazione di aver infine trovato una breccia in quell'immagine di spietata assassina che pareva fatta di ghiaccio.
La mano destra di Rafi corse rapida verso l'elsa della spada, ma, questa volta, il movimento non sfuggì agli occhi viola dell'Etereo, che continuò a fissare la compagna, pronto a difendersi qualora lei avesse cercato di attaccarlo. Si sfidarono con lo sguardo in un silenzio minaccioso, prima che la voce pacata della guaritrice squarciasse la tensione che si era creata nella stanza.
- Ho una proposta da farvi.
   
 
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