Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: THE DECEPTIVE LIFE OF LOVE :*: __
By Aresian.
Il cinguettio allegro e spensierato degli uccelli, il
lento sciabordio dell’acqua sulla riva, tutto era magnifico, tutto era così…
rilassante e giusto. Anakin guardò, per l’ennesima volta, il paesaggio
incantato di quel lago che era stato testimone silente del suo nascente e travolgente
amore per Padmé. Il ricordo della notte appena trascorsa, dell’unione delle
loro anime oltre che dei loro corpi, consumata con la stessa ingenuità di due
fanciulli che scoprono la vita, la felicità d’esistere e d’essere l’uno parte
dell’altro in un gioco bellissimo, chiamato… amore. Al ricordo di lei, tra le
sue braccia, un brivido di desiderio attraversò il suo corpo forte e nervoso.
Sarebbe voluto tornare nella loro alcova, risvegliarla con baci ardenti e
rifare l’amore con lei, per l’ennesima volta, come a sincerarsi che tutto
quanto era accaduto non fosse solo un sogno. Padmé ora era sua, completamente.
La sua confidente, la sua amica, amante e compagna… eppure qualcosa s’insinuava
a disturbare l’assolutezza della sua felicità. Un pensiero prepotente e
fastidioso. Doveva partire. Non aveva ragione alcuna, innanzi agli occhi del
Consiglio, per intrattenersi oltre su Naboo. Se non erano ancora giunti ad
imporgli, in tono perentorio, il rientro era con tutta probabilità opera di
Obi-Wan. Ricordava le parole con le quali si era accomiatato da loro, alla
partenza della nave.
*Anakin, conduci la Senatrice Amidala su Naboo e prenditi
un paio di giorni di riposo. Dopo quello che è successo su Geonosis credo che
ti spettino. Ci rivediamo al Tempio, al tuo ritorno.*
Gli era stato grato per quell’insolita delicatezza,
premura, che gli aveva riservato. A dire il vero non era la prima volta che
succedeva, anche in passato, dopo una faticosa e perigliosa avventura su
Gandalis (n.d.a. – Sia il pianeta che l’avventura sono pura invenzione della
sottoscritta e potrebbero essere oggetto di una fanfiction futura), quando
entrambi avevano rischiato la vita durante una difficile scalata, irta di
ostacoli naturali e … meccanici, gli aveva concesso un periodo di riposo, di
allontanamento dai suoi doveri Jedi, per ritemprare lo spirito e il fisico
dalle fatiche subite.
“Obi-Wan…”.
Con un sospiro chiuse gli occhi, cercando di concentrare
il proprio spirito nei suoi quotidiani esercizi di meditazione. Rimembrava
ancora l’astio che lo aveva pervaso, il giorno che aveva ricondotto il cadavere
della madre alla tenuta dei Lars. Sì, aveva riversato su di lui, sul suo
maestro, la rabbia impotente per quanto era accaduto, per la morte della madre
che amava e che non aveva saputo e potuto proteggere, come invece avrebbe
voluto. Aveva sempre desiderato diventare uno Jedi, sin da piccolissimo. Quando
Qui-Gon Jinn gliene aveva offerto la possibilità non aveva esitato ma solo lui
sapeva quanto gli era costato lasciare sua madre…. Al pensiero di lei, il
dolore tornava ad assalirlo, a tradimento, mentre il senso di impotenza provato
in sua presenza, mentre la fiammella della vita si estingueva in lei
inesorabilmente, non riusciva né a dimenticarlo né tanto meno ad accettarlo.
Aveva incolpato Obi-Wan, ma forse non era giusto. Era stata la sua scelta di
diventare uno Jedi che lo aveva allontanato da lei, il suo maestro si era
limitato a tenerlo vincolato alla “Regola” la stessa che solo il giorno prima
aveva, bellamente, violato unendosi in matrimonio segreto con la donna che
amava. Era assurdo, ma sentiva in qualche modo che tutto ciò non fosse
sbagliato, che fosse una forma di compensazione, indesiderata ma giusta, per
quanto gli Jedi gli avevano tolto. L’Ordine degli Jedi si era preso, in un certo
qual modo, la vita di sua madre, lui si era preso la donna che amava. Cosa
poteva esserci di sbagliato nell’amare? In fondo, la compassione è la massima
espressione dell’amore ed uno Jedi fonda il suo credo su di essa. Sì, non c’era
nulla di sbagliato, solo che il Consiglio non lo avrebbe capito e pertanto
neanche Obi-Wan sarebbe dovuto essere messo a conoscenza del loro segreto, suo
e di Padmé.
“Ani?”
Con un lieve sussulto, il giovane si volse verso la porta
finestra, dove le delicate tende bianche damascate dondolavano morbidamente
alla brezza mattutina. La sua sposa si era svegliata, considerò sorridendo
divertito, prima di ritornare nella stanza, ancora avvolta da una tenue
penombra, ed incontrare il volto assonnato di Padmé, così bella e delicata, le
guance ancora rosate dai baci ardenti di quella notte di passione. La vellutata
pelle di pesca del delicato collo e delle sinuose spalle, a mostrarsi impudente
al suo sguardo ammirato. Il resto del corpo, pudicamente celato dalle candide
lenzuola d’avorio dorato.
“Mi sono svegliata e tu non c’eri. Qualcosa non va?”.
Chiese la giovane, studiando gli occhi azzurri del
compagno, lievemente imbarazzata. In quel momento Anakin sembrava distante
mille miglia, così diverso dal ragazzo appassionato di poche ore prima, o
dall’impulsivo Jedi che aveva visto combattere su Geonosis. Sembrava… diverso.
Anakin sorrise lievemente, e quel sorriso rassereno i
tratti del suo volto, restituendo a Padmé l’immagine del ragazzo scanzonato di
sempre.
“No, amore. Semplicemente sono abituato a svegliarmi
all’alba. Tu piuttosto, dovresti riposare. Non hai dormito molto, stanotte”
soggiunse poi, in tono lievemente malizioso.
Padmé arrossì debolmente, cosa che lui trovo assolutamente
adorabile.
“Spiritoso, e di chi è la colpa? No, lascia stare”
soggiunse poi, notando che il giovane era pronto a replicare. Stava per
scostare le lenzuola quando Anakin si sedette al suo fianco, bloccandola, di
fatto, tra la spalliera del letto e il suo corpo, mentre con un mano prendeva a
giocare con i suoi lunghi riccioli castani.
“Non mi stancherei mai di guardarti, Padmé. Sei così
bella…”.
Il tono era carezzevole e suadente al contempo, mentre le
labbra del giovane scendevano a reclamare le sue. Con un sospiro beato, Padmé
si lasciò andare a quella sensazione travolgente e dolcissima che la pervadeva.
Amava Anakin con tutta l’anima e in quell’abbraccio voleva annegare i mille
ripensamenti che l’avevano travolta da quando aveva deciso di dare seguito al
richiamo del suo cuore, anziché della ragione.
“Ani…”un sospiro deliziato, mentre si lasciava distendere
nuovamente tra le coltri, accogliendo, di buon grado, il peso del suo corpo
forte e nervoso.
“Ti amo da impazzire…” un bisbiglio arrochito dalla
passione, un sussurro dell’anima mentre le calde mani del giovane percorrevano,
instancabili, il profilo del suo esile e aggraziato corpo, incendiandola
nuovamente di passione. Niente dubbi, niente riflessioni, quando stavano
insieme c’era solo gioia e felicità…
Un sospiro sfuggì dalle labbra della giovane donna, mentre
la mano carezzava distrattamente il petto del compagno.
“Devi andartene, vero?”.
Avvertì il suo braccio serrare maggiormente la stretta
sulla sua vita, dove solo un istante prima riposava quasi indolente.
“Mi dispiace, Padmé. Ma non posso restare. Devo tornare a
Coruscant. Presto tutti gli Jedi saranno chiamati a combattere. Lo scontro con
il Conte Dooku e la Federazione dei Mercanti è solo all’inizio, temo”.
Disse il giovane, sospirando. Le percezioni che avvertiva,
attraverso la Forza, erano cupe e negative come mai prima d’ora. Non avevano
vinto la guerra, solo una battaglia, purtroppo.
“Ho paura, Ani”.
Il giovane volse la testa, in modo da poter vedere in viso
la donna.
“Di cosa?” chiese preoccupato. Era difficile che Padmé
manifestasse simili debolezze. Un dubbio gli attraversò la mente, ferendolo.
Che si fosse pentita, che rimpiangesse di avere accettato di diventare sua
moglie, nonostante tutto?
“Questa guerra mi preoccupa. Sono in pensiero per te. Per
quanto Jedi non sei invulnerabile” disse la giovane, gli occhi castani seri e
inquieti.
Anakin si rilassò. Non erano allora i ripensamenti ad
angustiarla, e questo fu, per contro un sollievo inaspettato per lui. Aveva
temuto, al suo risveglio, che la giovane rinnegasse quanto avevano deciso di
fare, invece non era così. Un sollievo indicibile lo pervase. Se Padmé era con
lui, lo amava, nulla avrebbe potuto ferirlo, niente avrebbe potuto scalfirlo.
La battaglia, la guerra, era ora l’ultimo suo pensiero. Non doveva temere per
lui.
“Andrà tutto bene. Stai tranquilla. Ho appreso la lezione
di Dooku. Non ripeterò gli stessi errori” affermò in tono calmo e sicuro. Ci
aveva riflettuto, durante i giorni presso il centro medico, e si era reso conto
che la sua impulsività aveva messo in pericolo più di una persona. La sua
avventatezza aveva esposto Obi-Wan ad un duello che già in partenza si era
detto certo di non poter vincere, e lui questo lo sapeva. La sua inesperienza
gli era costata la perdita di un braccio. Non avrebbe più lasciato che
l’impulsività mettesse a repentaglio il risultato di una missione o la vita di
entrambi.
Padmé gli accarezzò il viso, studiando i vividi occhi
azzurri ove regnava una profonda convinzione interiore. Anakin era cambiato da
quando erano partiti per Geonosis. C’era una velata rudezza, ora, nel suo
animo, una maturità improvvisa e insondabile che lo rendeva, ai suoi occhi,
ancora più affascinante.
“Promettimi che sarai prudente”.
Gli disse, affondando il viso nell’incavo della sua
spalla, come a cercare un’ulteriore rassicurazione. Averlo avuto per sé per
sole poche ore per vederlo poi partire per una guerra incerta…
“Te lo prometto”. Un sussurro tra i suoi capelli ed un
abbraccio caldo e forte come se quel semplice gesto potesse bastare a
rassicurare l’animo preoccupato di una donna innamorata.
Sotto il tiepido sole di Naboo, Anakin si chinò innanzi
alla regina Jamillia, rendendole omaggio, mentre uno sguardo fuggevole
accarezzava il volto serio e contrito di Padmé. Il loro saluto era stato
consumato in privato, ora il rigore dell’etichetta e della segretezza, alla
quale si erano votati, gli imponeva ben altro atteggiamento.
“Vi ringraziamo ancora per quanto avete fatto per la
nostra Senatrice, giovane Skywalker. Il Regno di Naboo vi è debitore” diceva
intanto Jamillia, anche se Anakin stentava a concentrarsi sul suo elogio in
parte sincero e in parte artificioso come tutta la politica in sé.
“Ho fatto solo il mio dovere, Altezza. Vi ringrazio per la
squisita ospitalità e porterò i vostri omaggi al Consiglio degli Jedi ed in
Senato” disse poi, forse con una frazione di ritardo rispetto al dovuto,
chinandosi nuovamente prima di salire sul Trasporto che lo avrebbe ricondotto a
Coruscant, da Obi-Wan, dagli Jedi che erano divenuti la sua famiglia, una
famiglia con la quale non avrebbe potuto condividere la gioia dell’amore che
aveva scoperto in sé. Ma soprattutto, una Coruscant che per ora lo avrebbe
allontanato da lei. Un piccolo prezzo da pagare per un felicità futura, si
convinse, e pertanto non si soffermò a pensare alla strana sensazione di dolore
e mestizia che quella separazione gli imprimeva nell’animo. Era, in fondo, un
giovane uomo innamorato che partiva per la guerra e, si disse, ciò che provava
non doveva essere dissimile da quello provato da molti altri soldati. Prima la
Guerra dei Cloni avesse visto il suo tramonto, prima lui avrebbe visto fiorire
l’alba del suo futuro con Padmé, un futuro che non poteva essere d’altro che
amore, una fantastica e sublime… illusione di una vita d’amore.
FINE
N.d.A.: Spero che questa fanfictions possa piacerVi. Per favore, commentate anche se non vi è piaciuta, le critiche sono sempre costruttive ed aiutano a migliorare. Grazie!!!