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Autore: aresian    15/01/2006    6 recensioni
Un anno e mezzo dopo il Cell Game. Vegeta attraversa un profondo periodo di crisi, il suo credo saiyan è messo in discussione da sentimenti nuovi e contrastanti che lo confondono. In un altra dimensione Mirai no Trunks è tormentato dai dubbi, suo padre lo ha mai davvero amato? Un incontro chiaritore tra i due rivelerà a entrambi le … ragioni del cuore…
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ragioni del cuore

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Prologo

By Aresian.

Trunks. Un paffuto bimbetto di un anno e mezzo. Da pochi mesi aveva imparato a camminare con quell’andatura buffa e caracollante tipica di tutti i bambini. Era la gioia incondizionata della madre e dei nonni. Un ciuffetto irriverente di capelli color lavanda e occhi di un azzurro intenso e profondo. All’apparenza un bambino normale e particolarmente vivace ma la realtà nascondeva una forza straordinaria che solo col tempo si sarebbe manifestata. Nelle sue vene scorreva un sangue speciale, il sangue dei guerrieri saiyan. Un popolo guerriero che non lasciava spazio alle emozioni e a nessuna forma d’amore ancor meno quello figliale o paterno. Ma quel frugoletto avrebbe stravolto un credo millenario e avrebbe abbattuto tutte le difese del più fiero dei saiyan in questa e in un’altra dimensione . . . .

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Cap. 1 - Rimpianti

Una tranquilla giornata di primavera. Le piante, nel giardino della Capsule Corporation, risplendevano di miriadi di fiori colorati. Era il periodo dell’anno che preferiva. Con un sospiro di beatitudine Bulma si volse ad osservare il figlio intento a demolire l’ennesimo giocattolo. Le sfuggì un sorriso. Quel monello. Era il quarto robottino meccanico che sfasciava in una settimana. Pareva divertirsi un mondo a demolirli. Avrebbe dovuto pensare a un tipo di gioco più resistente, pensò.
Un improvviso boato attirò la sua attenzione. Vegeta quel giorno si stava dando particolarmente da fare. Se andava avanti di quel passo a fine giornata avrebbe dovuto ripristinare l’intera Gravity Room. Scosse la testa tale padre, tale figlio. A quanto pareva non potevano fare a meno di distruggere qualcosa.
Con un sospiro la donna si rilassò contro lo schienale della sedia sdraio. In soli tre anni e mezzo aveva vissuto più intensamente che nel resto della sua vita. L’avventura su Nameck. L’incontro con Vegeta, tutt’altro che edificante. La forte attrazione nei suoi confronti. La loro disastrosa relazione sfociata nella nascita di quel marmocchietto indisponente. Il suo abbandono. Lo scontro con i cyborg e contro Cell. Un brivido gelido l’attraversò al ricordo che quel mostro verde si era preso la vita del suo adorato Trunks. Non del fagottino imbronciato di sei mesi ma di quell’adorabile ragazzo di vent’anni venuto dal futuro con l’intento preciso di salvare la sua gente, la sua famiglia, il suo mondo. Lei lo sapeva, doveva moltissimo a quel giovane coraggioso. Più di quanto non avrebbe mai pensato. Non solo gli aveva dimostrato che suo figlio era un essere buono e gentile nonostante il suo focoso sangue guerriero. Ma di più gli aveva ridato Vegeta, gli aveva riconsegnato un compagno che credeva perso per sempre. Ora stava a lei riuscire a placare il suo animo tormentato e scontroso. E ci sarebbe riuscita, anche per lui.
L’ennesimo boato riscosse la giovane donna.
“Sentito, Trunks. Tuo padre ha deciso di fare sul serio” disse ironica prendendo in braccio il piccolo. Era ora di rientrare in casa. Tra poco il famelico saiyan sarebbe uscito dalla Gravity Room pretendendo a gran voce la cena.

Dopo cena, come suo solito, il saiyan si eclissò. Aveva preso l’abitudine di recarsi su un promontorio naturale a nord della città, lontano dalle luci e dalla confusione. Era passato un anno da quando Kaharoth era morto e quell’impiastro del suo moccioso aveva sconfitto Cell. Ogni volta che pensava a quella battaglia il suo animo s’infervorava furioso e frustrato. Ricordava bene quel giorno. Il giorno in cui Mirai no Trunks era morto facendo provare al saiyan, per la prima volta nella sua vita, il vuoto angoscioso della perdita di qualcosa di caro e di prezioso, della perdita di un figlio. Se qualcuno gli avesse detto, un paio di settimane prima, che avrebbe sofferto così tanto a vedere morire quel ragazzo gli avrebbe dato del pazzo. Lui il fiero e indomabile principe dei guerrieri saiyan non teneva a niente e a nessuno forse nemmeno a se stesso. Quanto si sbagliava...
“Trunks...”. Ogni volta che pensava a lui il suo cuore sussultava. Non era ancora riuscito a capire esattamente cosa lo avesse scosso tanto alla vista del figlio morente ma era certo di non avere mai provato prima niente di simile. Si era chiesto più volte se fosse quello l’”amore paterno” di cui blaterava spesso Bulma ma non era sicuro della risposta. I saiyan non amano, non sanno amare. Era anche vero però che quell’idiota di Kaharoth sembrava stravedere per Gohan e sembrava sinceramente legato alla moglie. Bha! Più ci pensava e più il suo animo ne usciva confuso.

FUTURO:
“E’ tutto finito, mamma. Anche Cell non rappresenta più una minaccia” disse Trunks entrando in casa.
Gli occhi di Bulma erano imperlati di lacrime.
“Tesoro, ero così in pensiero. Sei sicuro?” chiese ancora scossa. Dopo la distruzione dei due cyborg C-18 e C-17, il figlio si era messo subito alla ricerca del misterioso mostro verde. Sapendo quanto li avesse fatti penare nel passato, la donna aveva temuto molto per la vita dell’unico figlio.
“Tranquilla. Non c’è più niente che minacci la pace adesso” le disse sorridendo il ragazzo.
Così dicendo il giovane si avviò verso la cucina, aveva perso energia nel fronteggiare l’androide e adesso aveva bisogno di mettere qualcosa di nutriente sotto i denti.

PRESENTE:
Un cigolio e l’abbassarsi del materasso. Confusa Bulma lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino. Le due.
“Qualcosa ti preoccupa, Vegeta?” chiese dolcemente voltandosi a guardarlo incrociando i suoi occhi d’ebano.
“Ma non stavi dormendo?” borbottò irritato l’uomo.
La donna sorrise. Come sempre quando lo coglieva in flagrante, attaccava per difendersi.
“Sì, ma poi un saiyan delicato quanto un elefante in un negozio di porcellane mi ha svegliata” disse ironica.
Vegeta inarcò un sopracciglio, unica reazione manifesta alla sua provocazione.
“Non mi pareva che mi considerassi così bifolco quando ti strusciavi contro di me in cerca di piacere” disse maligno.
Bulma incassò l’offesa piuttosto confusa. Era da diverso tempo oramai che aveva smesso di offenderla premeditatamente. Cosa gli stava succedendo? Adesso si stava realmente preoccupando.
“Non è offendendo la sottoscritta che risolverai i tuoi problemi, saiyan. Si può sapere cosa ti rode?” gli chiese decisa.
Un lampo attraversò gli occhi dell’uomo quando, senza preavviso, rotolò sopra la donna schiacciandola con il suo peso contro i cuscini.
“Vegeta…!!!!!” esclamò sgomenta la donna non riuscendo a comprendere le sue intenzioni.
“Mi sono stancato di discutere, ti voglio donna” disse il saiyan con tono roco impossessandosi delle sue labbra con un bacio carico di passione.
Confusa la giovane donna impiegò qualche istante a reagire. Raccogliendo tutte le sue forze fece pressione con la mani contro il suo petto nel tentativo di allontanarlo da sé. Sapeva per esperienza che non possedeva forza sufficiente per farlo ma anche che Vegeta aveva sempre saputo interpretare i suoi gesti e comportarsi di conseguenza. Anche questa volta non fece eccezione. Dopo un attimo l’uomo smise di baciarla e si sollevò leggermente in modo da poterla vedere in viso.
“Che c’è?” le chiese calmo.
“Prima m’insulti e poi pretendi che faccia l’amore con te? Insomma, Vegeta. Non puoi risolvere ogni discussione portandomi a letto. Il fatto che non riesca a resistere alle tue avances non significa che non sia irritata con te. Se c’è qualcosa che non va. Se hai un problema dimmelo, ti prego. Non desidero altro che dividere con te ogni cosa. Io ti amo, testone, perché non riesci a capirlo” disse iniziando a piangere. A volte le sembrava di combattere contro i mulini a vento.
Il saiyan restò in silenzio per qualche minuto poi disse semplicemente “Tu dici di amarmi ma io non so cosa significa. Chiedimi cos’è l’odio e te lo saprò descrivere in tutte le sue forme ma “amore” per me è un termine senza senso. Non so associarlo a niente e a nessuno perché non lo conosco”.
Bulma fissò il suo volto corrucciato e più cupo del solito. Le si strinse il cuore.
“Ascolta, proverò a descrivertelo. Vedi ci sono tanti tipi di amore. L’amore che un figlio ha verso i propri genitori, quello che si prova per un caro amico, quello di un padre o di una madre verso i propri figli, quella per il compagno della tua vita...” disse carezzandogli il viso. I suoi occhi erano diventati attenti, anche se non commentava sapeva che la stava seguendo con attenzione.
“L’amore che provo per te e quello che si prova per il proprio compagno. Io soffro se tu soffri, io gioisco se tu gioisci. Se ti dovesse accadere qualcosa mi sentirei morire dentro” sussurrò la donna “E’ come se perdessi una parte della mia anima. Quando te ne sei andato, dopo la nascita di Trunks, ho sofferto molto. Mi sentivo dilaniare. Una parte di me voleva odiarti e l’altra invece agognava il tuo ritorno. Questo è amore” concluse, mentre una furtiva lacrima scendeva sulle sue gote arrossate d’emozione. Non era stato facile aprire in quel modo il suo cuore. Lui era sempre stato capace di darle l’estasi ma anche il tormento.
Vegeta non disse niente si limitò a voltarsi e scendere dal letto ponendosi innanzi alla finestra con le spalle rivolte alla compagna. Ecco, al solito si chiudeva in se stesso. Quella confessione accorata pareva essere scivolata sopra di lui come l’acqua sulle pietre di un fiume.
“E l’amore di un padre, cos’è?” chiese dopo qualche istante.
Bulma sussultò. Allora era questo che lo tormentava. Mise da parte la delusione personale e cercò di rispondere nel modo più semplice ed esauriente possibile.
“Non saprei dirti. Io posso solo spiegarti cosa prova una madre. Suppongo che siano simili”.
Vegeta annuì sempre senza voltarsi.
“I primi mesi vivevo nel terrore che potesse morire nel sonno. Lo so. Dirai che sono le fisime di una stupida terrestre ma forse non sai che la mortalità infantile è molto alta proprio nel primo periodo. Mi ripetevo che era un saiyan e che come suo padre sarebbe stato forte e robusto ma la paura non mi lasciava. Poi sono arrivati i cyborg e i miei timori sono diventati incubi che mi tormentavano. Avrei voluto essere un guerriero anch’io per poterlo proteggere. Io so solo che darei la mia vita per lui non c’è niente, niente che non farei pur di proteggerlo” disse con foga “E se dovessi perderlo ... io”.
“Ti sentiresti come se ti dividessero il petto in due” concluse per lei Vegeta voltandosi.
Bulma lo fissò attonita, aveva trovato il paragone giusto per descrivere quello che aveva provato.
“Sì”.
Uno strano silenzio calò tra i due. Bulma osservava la schiena curva del compagno e lo sguardo profondamente addolorato dei suoi occhi con annichilita sorpresa. Non si era mai mostrato così vulnerabile, neanche a lei.
“Vegeta...” sussurrò avvicinandosi a lui.
“Maledizione” sbottò l’uomo fracassando con un pugno il vetro della finestra. “Sono un saiyan. Non posso provare dei sentimenti, sono sintomo di debolezza e io non posso permettermela”.
“Ma che stai dicendo. Goku ha sempre provato amore e amicizia e non è per nulla debole, anzi sono la sua forza” disse Bulma spaventata dal corso dei suoi pensieri.
Il saiyan si voltò di scatto stringendo le spalle della compagna in una stretta dolorosa “Non capisci. Mio padre mi ha venduto . . . venduto è questo l’”amore paterno” per un saiyan. Non c’è posto per altro” urlò rabbioso.
Gli occhi di Bulma si sgranarono per l’orrore celato dietro quelle parole. Suo padre aveva avuto il coraggio di vendere il proprio figlio... la cosa le sembrava talmente mostruosa da stentare ad accettarla.
“Vegeta, ma non capisci. Se veramente credessi in quello che dici il fatto che tuo padre ti ha ...” non riusciva a dire quella parola “Insomma la cosa non ti ferirebbe. E’ naturale che tu sia ferito, chiunque lo sarebbe al tuo posto. Ma non commettere lo stesso errore di tuo padre. Hai un figlio che ti adora. Ti rendi conto Vegeta, la prima parola che ha imparato non è stata “mamma” come naturale sarebbe visto che sono sempre io che mi prendo cura di lui, no lui ti ha indicato e ha detto “papà”. Tu hai sempre provato dei sentimenti Vegeta solo che hai passato la tua vita a reprimerli. Dimmi cos’hai provato quando Cell ha ucciso Trunks?” gli chiese a bruciapelo.
Vegeta sbiancò in viso. Davanti agli occhi quella scena che ogni volta aveva il potere di farlo sentire vile e in colpa. Non era stato capace di difenderlo e neanche di vendicarlo. Lentamente lasciò la presa liberando la donna dalla sua stretta dolorosa.
“Amore. Hai rimpianti per quello che non hai detto o fatto con l’altro Trunks, non permettere che il tuo orgoglio ti porti a rifare lo stesso errore. Il nostro bambino ha bisogno di te. Non “venderlo” anche tu” disse la donna prima di allontanarsi e lasciandolo solo con i suoi tormentati pensieri.

- continua -

N.D.A: Attendo, speranzosa, vostri commenti al riguardo di questa storia. E’ un po’ vecchia, nel senso che l’ho scritta più di un anno fa ma sono ad essa particolarmente legata. Spero che vi piaccia.

  
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