Dragon
Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi
sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction
è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna
violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….
_ LE RAGIONI DEL CUORE __
“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”
Prologo
By Aresian.
Trunks. Un paffuto bimbetto di un anno e mezzo. Da pochi mesi aveva imparato a camminare con quell’andatura buffa e caracollante tipica di tutti i bambini. Era la gioia incondizionata della madre e dei nonni. Un ciuffetto irriverente di capelli color lavanda e occhi di un azzurro intenso e profondo. All’apparenza un bambino normale e particolarmente vivace ma la realtà nascondeva una forza straordinaria che solo col tempo si sarebbe manifestata. Nelle sue vene scorreva un sangue speciale, il sangue dei guerrieri saiyan. Un popolo guerriero che non lasciava spazio alle emozioni e a nessuna forma d’amore ancor meno quello figliale o paterno. Ma quel frugoletto avrebbe stravolto un credo millenario e avrebbe abbattuto tutte le difese del più fiero dei saiyan in questa e in un’altra dimensione . . . .
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Cap. 1 - Rimpianti
Una
tranquilla giornata di primavera. Le piante, nel giardino della Capsule
Corporation, risplendevano di miriadi di fiori colorati. Era il periodo
dell’anno che preferiva. Con un sospiro di beatitudine Bulma si volse ad
osservare il figlio intento a demolire l’ennesimo giocattolo. Le sfuggì un
sorriso. Quel monello. Era il quarto robottino meccanico che sfasciava in una
settimana. Pareva divertirsi un mondo a demolirli. Avrebbe dovuto pensare a un
tipo di gioco più resistente, pensò.
Un
improvviso boato attirò la sua attenzione. Vegeta quel giorno si stava dando
particolarmente da fare. Se andava avanti di quel passo a fine giornata avrebbe
dovuto ripristinare l’intera Gravity Room. Scosse la testa tale padre, tale
figlio. A quanto pareva non potevano fare a meno di distruggere qualcosa.
Con
un sospiro la donna si rilassò contro lo schienale della sedia sdraio. In soli
tre anni e mezzo aveva vissuto più intensamente che nel resto della sua vita. L’avventura
su Nameck. L’incontro con Vegeta, tutt’altro che edificante. La forte
attrazione nei suoi confronti. La loro disastrosa relazione sfociata nella
nascita di quel marmocchietto indisponente. Il suo abbandono. Lo scontro con i
cyborg e contro Cell. Un brivido gelido l’attraversò al ricordo che quel mostro
verde si era preso la vita del suo adorato Trunks. Non del fagottino
imbronciato di sei mesi ma di quell’adorabile ragazzo di vent’anni venuto dal
futuro con l’intento preciso di salvare la sua gente, la sua famiglia, il suo
mondo. Lei lo sapeva, doveva moltissimo a quel giovane coraggioso. Più di
quanto non avrebbe mai pensato. Non solo gli aveva dimostrato che suo figlio
era un essere buono e gentile nonostante il suo focoso sangue guerriero. Ma di
più gli aveva ridato Vegeta, gli aveva riconsegnato un compagno che credeva
perso per sempre. Ora stava a lei riuscire a placare il suo animo tormentato e
scontroso. E ci sarebbe riuscita, anche per lui.
L’ennesimo
boato riscosse la giovane donna.
“Sentito,
Trunks. Tuo padre ha deciso di fare sul serio” disse ironica prendendo in
braccio il piccolo. Era ora di rientrare in casa. Tra poco il famelico saiyan
sarebbe uscito dalla Gravity Room pretendendo a gran voce la cena.
Dopo cena, come suo solito, il saiyan si eclissò. Aveva preso l’abitudine di recarsi
su un promontorio naturale a nord della città, lontano dalle luci e dalla
confusione. Era passato un anno da quando Kaharoth era morto e quell’impiastro
del suo moccioso aveva sconfitto Cell. Ogni volta che pensava a quella
battaglia il suo animo s’infervorava furioso e frustrato. Ricordava bene quel
giorno. Il giorno in cui Mirai no Trunks era morto facendo provare al saiyan,
per la prima volta nella sua vita, il vuoto angoscioso della perdita di
qualcosa di caro e di prezioso, della perdita di un figlio. Se qualcuno gli
avesse detto, un paio di settimane prima, che avrebbe sofferto così tanto a
vedere morire quel ragazzo gli avrebbe dato del pazzo. Lui il fiero e
indomabile principe dei guerrieri saiyan non teneva a niente e a nessuno forse
nemmeno a se stesso. Quanto si sbagliava...
“Trunks...”.
Ogni volta che pensava a lui il suo cuore sussultava. Non era ancora riuscito a
capire esattamente cosa lo avesse scosso tanto alla vista del figlio morente ma
era certo di non avere mai provato prima niente di simile. Si era chiesto più
volte se fosse quello l’”amore paterno” di cui blaterava spesso Bulma ma non
era sicuro della risposta. I saiyan non amano, non sanno amare. Era anche vero però che quell’idiota di Kaharoth
sembrava stravedere per Gohan e sembrava sinceramente legato alla moglie. Bha!
Più ci pensava e più il suo animo ne usciva confuso.
FUTURO:
“E’
tutto finito, mamma. Anche Cell non rappresenta più una minaccia” disse Trunks
entrando in casa.
Gli
occhi di Bulma erano imperlati di lacrime.
“Tesoro,
ero così in pensiero. Sei sicuro?” chiese ancora scossa. Dopo la distruzione
dei due cyborg C-18 e C-17, il figlio si era messo subito alla ricerca del
misterioso mostro verde. Sapendo quanto li avesse fatti penare nel passato, la
donna aveva temuto molto per la vita dell’unico figlio.
“Tranquilla.
Non c’è più niente che minacci la pace adesso” le disse sorridendo il ragazzo.
Così
dicendo il giovane si avviò verso la cucina, aveva perso energia nel
fronteggiare l’androide e adesso aveva bisogno di mettere qualcosa di nutriente
sotto i denti.
PRESENTE:
Un
cigolio e l’abbassarsi del materasso. Confusa Bulma lanciò un’occhiata alla
sveglia sul comodino. Le due.
“Qualcosa
ti preoccupa, Vegeta?” chiese dolcemente voltandosi a guardarlo incrociando i
suoi occhi d’ebano.
“Ma
non stavi dormendo?” borbottò irritato l’uomo.
La
donna sorrise. Come sempre quando lo coglieva in flagrante, attaccava per
difendersi.
“Sì,
ma poi un saiyan delicato quanto un elefante in un negozio di porcellane mi ha
svegliata” disse ironica.
Vegeta
inarcò un sopracciglio, unica reazione manifesta alla sua provocazione.
“Non
mi pareva che mi considerassi così bifolco quando ti strusciavi contro di me in
cerca di piacere” disse maligno.
Bulma
incassò l’offesa piuttosto confusa. Era da diverso tempo oramai che aveva
smesso di offenderla premeditatamente. Cosa gli stava succedendo? Adesso si
stava realmente preoccupando.
“Non
è offendendo la sottoscritta che risolverai i tuoi problemi, saiyan. Si può
sapere cosa ti rode?” gli chiese decisa.
Un
lampo attraversò gli occhi dell’uomo quando, senza preavviso, rotolò sopra la
donna schiacciandola con il suo peso contro i cuscini.
“Vegeta…!!!!!”
esclamò sgomenta la donna non riuscendo a comprendere le sue intenzioni.
“Mi
sono stancato di discutere, ti voglio donna” disse il saiyan con tono roco
impossessandosi delle sue labbra con un bacio carico di passione.
Confusa
la giovane donna impiegò qualche istante a reagire. Raccogliendo tutte le sue
forze fece pressione con la mani contro il suo petto nel tentativo di
allontanarlo da sé. Sapeva per esperienza che non possedeva forza sufficiente
per farlo ma anche che Vegeta aveva sempre saputo interpretare i suoi gesti e comportarsi
di conseguenza. Anche questa volta non fece eccezione. Dopo un attimo l’uomo
smise di baciarla e si sollevò leggermente in modo da poterla vedere in viso.
“Che
c’è?” le chiese calmo.
“Prima
m’insulti e poi pretendi che faccia l’amore con te? Insomma, Vegeta. Non puoi
risolvere ogni discussione portandomi a letto. Il fatto che non riesca a
resistere alle tue avances non significa che non sia irritata con te. Se c’è
qualcosa che non va. Se hai un problema dimmelo, ti prego. Non desidero altro
che dividere con te ogni cosa. Io ti amo, testone, perché non riesci a capirlo”
disse iniziando a piangere. A volte le sembrava di combattere contro i mulini a
vento.
Il saiyan restò in silenzio per qualche minuto poi disse semplicemente “Tu dici di
amarmi ma io non so cosa significa. Chiedimi cos’è l’odio e te lo saprò
descrivere in tutte le sue forme ma “amore” per me è un termine senza senso.
Non so associarlo a niente e a nessuno perché non lo conosco”.
Bulma
fissò il suo volto corrucciato e più cupo del solito. Le si strinse il cuore.
“Ascolta,
proverò a descrivertelo. Vedi ci sono tanti tipi di amore. L’amore che un
figlio ha verso i propri genitori, quello che si prova per un caro amico,
quello di un padre o di una madre verso i propri figli, quella per il compagno
della tua vita...” disse carezzandogli il viso. I suoi occhi erano diventati
attenti, anche se non commentava sapeva che la stava seguendo con attenzione.
“L’amore
che provo per te e quello che si prova per il proprio compagno. Io soffro se tu
soffri, io gioisco se tu gioisci. Se ti dovesse accadere qualcosa mi sentirei
morire dentro” sussurrò la donna “E’ come se perdessi una parte della mia
anima. Quando te ne sei andato, dopo la nascita di Trunks, ho sofferto molto.
Mi sentivo dilaniare. Una parte di me voleva odiarti e l’altra invece agognava
il tuo ritorno. Questo è amore” concluse, mentre una furtiva lacrima scendeva
sulle sue gote arrossate d’emozione. Non era stato facile aprire in quel modo
il suo cuore. Lui era sempre stato capace di darle l’estasi ma anche il
tormento.
Vegeta non disse niente si limitò a voltarsi e scendere dal letto ponendosi innanzi
alla finestra con le spalle rivolte alla compagna. Ecco, al solito si chiudeva
in se stesso. Quella confessione accorata pareva essere scivolata sopra di lui
come l’acqua sulle pietre di un fiume.
“E l’amore di un padre, cos’è?” chiese dopo qualche istante.
Bulma
sussultò. Allora era questo che lo tormentava. Mise da parte la delusione
personale e cercò di rispondere nel modo più semplice ed esauriente possibile.
“Non
saprei dirti. Io posso solo spiegarti cosa prova una madre. Suppongo che siano
simili”.
Vegeta annuì sempre senza voltarsi.
“I
primi mesi vivevo nel terrore che potesse morire nel sonno. Lo so. Dirai che
sono le fisime di una stupida terrestre ma forse non sai che la mortalità
infantile è molto alta proprio nel primo periodo. Mi ripetevo che era un saiyan
e che come suo padre sarebbe stato forte e robusto ma la paura non mi lasciava.
Poi sono arrivati i cyborg e i miei timori sono diventati incubi che mi
tormentavano. Avrei voluto essere un guerriero anch’io per poterlo proteggere.
Io so solo che darei la mia vita per lui non c’è niente, niente che non farei
pur di proteggerlo” disse con foga “E se dovessi perderlo ... io”.
“Ti
sentiresti come se ti dividessero il petto in due” concluse per lei Vegeta
voltandosi.
Bulma lo fissò attonita, aveva trovato il paragone giusto per descrivere quello che
aveva provato.
“Sì”.
Uno
strano silenzio calò tra i due. Bulma osservava la schiena curva del compagno e
lo sguardo profondamente addolorato dei suoi occhi con annichilita sorpresa.
Non si era mai mostrato così vulnerabile, neanche a lei.
“Vegeta...”
sussurrò avvicinandosi a lui.
“Maledizione”
sbottò l’uomo fracassando con un pugno il vetro della finestra. “Sono un
saiyan. Non posso provare dei sentimenti, sono sintomo di debolezza e io non
posso permettermela”.
“Ma che stai dicendo. Goku ha sempre provato amore e amicizia e non è per nulla
debole, anzi sono la sua forza” disse Bulma spaventata dal corso dei suoi
pensieri.
Il saiyan si voltò di scatto stringendo le spalle della compagna in una stretta
dolorosa “Non capisci. Mio padre mi ha venduto . . . venduto è questo l’”amore
paterno” per un saiyan. Non c’è posto per altro” urlò rabbioso.
Gli
occhi di Bulma si sgranarono per l’orrore celato dietro quelle parole. Suo
padre aveva avuto il coraggio di vendere il proprio figlio... la cosa le
sembrava talmente mostruosa da stentare ad accettarla.
“Vegeta,
ma non capisci. Se veramente credessi in quello che dici il fatto che tuo padre
ti ha ...” non riusciva a dire quella parola “Insomma la cosa non ti ferirebbe.
E’ naturale che tu sia ferito, chiunque lo sarebbe al tuo posto. Ma non
commettere lo stesso errore di tuo padre. Hai un figlio che ti adora. Ti rendi
conto Vegeta, la prima parola che ha imparato non è stata “mamma” come naturale
sarebbe visto che sono sempre io che mi prendo cura di lui, no lui ti ha
indicato e ha detto “papà”. Tu hai sempre provato dei sentimenti Vegeta solo
che hai passato la tua vita a reprimerli. Dimmi cos’hai provato quando Cell ha
ucciso Trunks?” gli chiese a bruciapelo.
Vegeta
sbiancò in viso. Davanti agli occhi quella scena che ogni volta aveva il potere
di farlo sentire vile e in colpa. Non era stato capace di difenderlo e neanche
di vendicarlo. Lentamente lasciò la presa liberando la donna dalla sua stretta
dolorosa.
“Amore. Hai rimpianti per quello che non hai detto o fatto con l’altro Trunks, non
permettere che il tuo orgoglio ti porti a rifare lo stesso errore. Il nostro
bambino ha bisogno di te. Non “venderlo” anche tu” disse la donna prima di
allontanarsi e lasciandolo solo con i suoi tormentati pensieri.
- continua -
N.D.A: Attendo, speranzosa, vostri commenti al riguardo di questa storia. E’ un po’ vecchia, nel senso che l’ho scritta più di un anno fa ma sono ad essa particolarmente legata. Spero che vi piaccia.