Andrew stava appoggiato al
muro della caverna dei diavoli pensieroso, giocherellava con la manica della
maglietta nera facendo finta che fosse un becco di un’anatra. Quando sentì
dei passi avvicinarsi si mise in allerta, solo i demoni e i diavoli come lui
passeggiavano tranquilli nella caverna che portava all’Inferno e quelli non
gli facevano presagire niente di buono, come se gli ricordassero qualcuno che
ora non riusciva a focalizzare bene. Si girò verso destra aggrottando le
sopracciglia e socchiudendo gli occhi verde mare, sentì un brivido percorrergli
la schiena, sapeva che chiunque stesse arrivando avrebbe portato dei guai.
«Salve Andrew, come stai?»
esattamente dalla parte opposta a dove il ragazzo si sarebbe aspettato che
comparisse l’intruso, una figura umana, alta e snella, dai lunghi capelli
bianchi e dalla pelle pallida lo guardò sorridendo.
«Dhea?!» il ragazzo spalancò
gli occhi e saltò all’indietro per la sorpresa «Cosa vuoi da me?»
«Non ti hanno insegnato
l’educazione? Dovresti portare più rispetto per i tuoi superiori…» lo
rimproverò portando le mani sui fianchi e inclinando la testa di lato.
«Non sei una mia superiore!»
La donna sbuffò socchiudendo
i sottili occhi color ghiaccio e muovendo piano le labbra viola rispose «Burocrazia…
Si tratta solo di burocrazia. Ti va di andare a bere qualcosa con me?»
«No!» si affrettò a
rispondere il ragazzo visibilmente in ansia «Non voglio avere niente a che fare
con te!»
«Neanche se si tratta di
Axel?»
«NO!» fece per andarsene
quando il ragazzino pipistrello gli comparve davanti bloccandogli la strada.
Dhea si avvicinò al ragazzo
«Facciamo così, io ti prometto di non farti niente e tu ascolti ciò che ho da
dirti. Non credo che in questo momento tu abbia altra possibilità…» fece
cenno con la testa indicando il ragazzino e gli porse la fredda mano aspettando
una sua reazione.
Andrew la guardò stizzito e
le strinse la mano «Come vuoi, ma non aspettarti troppo da me»
Con una sonora risata i tre
scomparvero giusto un attimo prima che Pedos comparisse in fondo al corridoio «Andrew?
Andrew?! Gli avevo detto di aspettarmi qui…»
«Non ho molto tempo a
disposizione…» iniziò a parlare il ragazzo guardando il bicchiere che il
cameriere di un lussuoso ristorante gli aveva portato «Se vuoi qualcosa in
particolare, chiedimelo subito così posso dire di no e andare»
Dhea si guardò in giro,
notando come quasi tutti i presenti di sesso maschile fossero intenti a guardare
quella strana creatura femminile dalla bellezza inquietante «Mio caro, dovresti
fare di più il galante con me, non si sa mai che ti prenda in antipatia…»
«Non scherzare!» Andrew alzò
la voce più di quel che avesse voluto, portando su di se gli occhi indagatori
dei presenti «Mi hai portato in questo ristorante da ricchi solo per fare
battute?»
«Ok, ok ma calmati! Caro
Andrew, tu sei un bravo ragazzo, quasi troppo per essere un diavolo» sospirò
prendendo in mano il coltello accanto al piatto e specchiandosi nella lama
d’argento continuò «so che per il tuo caro amichetto Axel faresti di tutto e
che saresti disposto a… Come dire, sacrificarti? Sì, sacrificarti anche per
la bella Anthea…»
Al suono di quel nome il
giovane si rabbui e in tono fermo e amaro la interruppe di scatto «Anthea? Cosa
centra ora? Non mi dire che tutto d’un tratto ti preoccupi per lei?!»
«Perché, non dovrei?»
«No! Cazzo sei stata tu a
farla diventare quel che è ora! Ti sei divertita quanto hai voluto e l’hai
torturata per anni, le hai inflitto una punizione crudele e infine l’hai
buttata via come un sacco di merda!»
La donna che era rimasta a
sentirlo imperturbabile, alzò gli angoli della bocca in un sorriso ed esclamò
«Grazie caro, ma non serve che mi elenchi tutte le mie prodezze…»
«Vaffanculo Dhea!» il
ragazzo si alzò e sbatté la mano sul tavolo facendo cadere i bicchieri col
vino «Non avrei mai dovuto seguirti, sei una stronza e non m’importa niente
di quale sia il tuo rango, sei stata allontanata da tutti e nonostante questo
continui a darci noia, ma con me non attacca!» si girò per andarsene, ma la
donna fu più svelta di lui e gli piantò il coltello nel dorso della mano
conficcandolo nel tavolo.
Andrew voltò il viso
sconcertato verso Dhea, che lo guardava seria senza però rinunciare al suo
sorriso amaro, poi sui suoi occhi color smeraldo passò l’immagine della
chiazza rosso vivo che si espandeva nella tovaglia bianca sotto la sua mano e si
mescolava al rosso spento del vino. Senza batter ciglio si assicurò che nessuno
dei presenti si fosse accorto di qualcosa, ma naturalmente Dhea aveva già
manipolato i loro pensieri facendo passare inosservato quello che stava
succedendo.
«Ah caro ragazzo, forse
dovresti portare più rispetto per gli anziani…» e gli fece cenno con la mano
di sedersi sulla sedia.
Il ragazzo ubbidì e si mosse
lentamente, facendo attenzione a muovere il meno possibile l’arto bloccato.
«Ok, ti ascolterò se è
questo che vuoi» sibilò cercando di non fare trasparire nessun’emozione.
Dhea si appoggiò con i
gomiti al tavolo e posò la mano sul manico del coltello, muovendolo leggermente
e facendo comparire una smorfia di dolore sul viso di Andrew «Così mi piaci.
Ma veniamo al dunque, sai non ho tempo da perdere io. So che Pedos conosce
quell’umana che ha fatto il patto con Axel e so che tu puoi aiutarmi nel mio
piano. Voglio rompere il loro patto»
«Tu non puoi rompere il
patto, solo Axel lo può fare» Andrew iniziava a capire dove la donna volesse
arrivare.
«Su questo hai ragione, ma
non fare il finto tonto con me, tu sai molte più cose di quel che vuoi far
vedere. Parla o ti farò parlare io» e con questo fece oscillare il coltello
che aprì ancora di più la ferita facendo uscire il sangue che già iniziava a
gocciolare giù dal tavolo.
Il viso del ragazzo si
contrasse e le labbra si serrarono «Cosa vuoi sapere di preciso?»
«Tutto» rispose Dhea
accomodandosi sulla sedia «E non dilagare, potrebbe essere Anthea a pagare per
il tuo silenzio»
«Sven in questi giorni ha
fatto pressione sugli altri Superiori per imporre ad Axel di sciogliere il patto
e Pedos si è sempre schierato dalla parte di quest’ultimo, affermando che
sarebbe inutile perché una decisione così drastica lo porterebbe solo a
disobbedire e magari a scappare»
«Il Consiglio dei Superiori
senza di me fa proprio schifo… Non sanno neanche tenere il polso fermo con un
semplice diavolo…»
«Axel non è un semplice
diavolo! Lo sai bene che lui è candidato a diventare un regnante e-»
«E a qualcuno questo non va
giù, vero?» Dhea sembrava divertita dalla situazione.
Il ragazzo abbassò gli
occhi, cercando di evitare lo sguardo della donna «Già…»
«Tanto che qualcuno ha
assunto un cacciatore di demoni per ucciderlo… Un cacciatore maldestro, visto
che è riuscito solo a ferirlo superficialmente e a non ucciderlo…» aggiunse
dando un pizzicotto al manico del coltello.
«Vedo che sei informata.
Naturalmente stanno cercando ancora il colpevole» le rispose fermando il
coltello che ondeggiava.
Dhea diventò seria e
sottovoce disse «Guarda che loro sanno già chi è stato ad assumere il
cacciatore e a dargli il sangue di un diavolo più forte, che è l’unico mezzo
per uccidere un diavolo minore… Anche tu ora lo sai, ce l’hai davanti!» una
sonora risata esplose fragorosa dalle labbra spalancate.
«Ma che… Come hai potuto,
Dhea?!»
«Non rompere Andrew, io lo
voglio morto Axel. Ho offerto il mio sangue al migliore cacciatore in
circolazione e questo si è fatto uccidere da Axel dopo averlo solo ferito
leggermente… Uffa, poi la mia squadra di servi non è riuscita a finire il
lavoro visto che l’umana si è intromessa… Ma vai avanti, non voglio
interromperti. E non fare quella faccia, guarda che Pedos sa che sono stata io,
ma non può fare niente…»
Andrew non riusciva a credere
alle proprie orecchie, sapeva che Dhea era un diavolo molto potente, che aveva
cercato di uccidere il regnante che in questo momento deteneva il potere più
alto subito dopo il Male Primordiale e per questo era stata esiliata
dall’Inferno, ma non riusciva a mettere a fuoco bene il perché volesse Axel
morto. Anche se lui non fosse passato a regnante lei non avrebbe mai potuto
aspirare a salire sul trono dopo essere stata esiliata. Dopo un sospiro continuò
a parlare «Axel è tenuto molto in considerazione da tutti perché è forte,
potente. Ora che il suo sangue si è mischiato a quello di un’umana il suo
potere è cambiato. È sempre un diavolo, ma a quanto pare più passa il tempo
più il suo spirito viene corrotto dai sentimenti umani. I diavoli sono
destinati a restare soli, di certo non si possono creare una famiglia, sono
creature malvagie e la loro convivenza con gli umani è impossibile. Il male non
può… Amare» disse quest’ultima parola con un tono malinconico «Se dovesse
innamorarsi di quella ragazza e decidere di seguirla, cioè di abbandonare la
sua natura, allora saremmo costretti a ucciderli. Sarebbe un tradimento forse più
grave del tuo, anche perché tu hai seguito la tua natura malvagia per fare una
cosa malvagia, invece lui seguirebbe una natura… Umana. Io so che Elie può
essere pericolosa per Axel, lo può cambiare, ma so anche che Axel è talmente
forte da essersi spinto a volerti uccidere, è per questo che hai assunto il
cacciatore di demoni, vero?»
Dhea si limitò ad annuire al
ragazzo, senza proferire parola.
«Axel si prende sempre ciò
che vuole. Lui è il mio migliore amico e so per certo che potrei io stesso
separarlo da Elie se questo volesse dire salvarlo. Il loro patto… Bè, lui non
sa neanche che per rompere il patto dovrà ucciderla e riprendersi il suo
sangue. Credo che neanche se lo immagini…»
«Senti, ma non ti sei mai
chiesto in che modo Pedos è legato a quest’umana? Cosa centra con lui?» la
donna sembrava veramente presa dalla discussione e appoggiò il mento sulle
manie esili.
Il ragazzo la guardò per un
istante, come se quella domanda gli avesse risvegliato un qualcosa dentro «Non
lo so. Lui mi ha chiesto cosa ne pensassi di Elie, ma credevo fosse solo
curioso. Più che altro mi ha detto di stare attento ad Anthea… Lei è gelosa
di loro»
«E tu sei geloso di lei,
vero? Ti piace Anthea…» disse maliziosamente.
Lui distolse lo sguardo
sperando di nascondere il rossore sulle guance «Questo non centra. Volevi
sapere tutto ciò che so su Axel, no? Adesso posso andare?»
«Con calma! Io voglio sapere
perché Pedos tiene tanto alla ragazza, è andato addirittura da lei!»
«Non posso aiutarti, questo
non lo so!» disse esasperato il ragazzo che ormai non sentiva più il braccio.
Dhea si alzò in piedi ed
appoggiò la mano sul coltello «Va bene, non mi resta altro che chiederlo
direttamente a Pedos. Tu naturalmente non dovrai fare parola con nessuno del
nostro amichevole colloquio. Sai che io ho ancora un certo ascendente su Anthea…
Caro Andrew, hai fatto bene i compiti oggi, per cui ti lascio andare a giocare»
sorridendo portò tutto il peso sulla mano facendo piegare il coltello verso il
basso e tagliando di netto la mano del diavolo dal dorso alle dita.
Il demone si morse il labbro
per non urlare e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì le pupille
si assottigliarono, come quelle di un gatto esposto alla luce dei fari della
notte, per la visione che gli si presentò davanti: tutti i presenti al
ristorante giacevano sulle loro sedie scomposti, alcuni con il collo rotto,
taluni con la gola squarciata e altri ancora con il petto lacerato.
Andrew si alzò in piedi ed
estrasse a forza il coltello che si era conficcato del tutto nel tavolo,
trapassando la carne. Sollevò la mano e la fasciò con un tovagliolo. Si
appoggiò al tavolo e passò la mano sana tra i capelli biondi, scosse
leggermente la testa e stette qualche minuto a guardare il paesaggio di
distruzione che aveva davanti.
Poi sparì prima che una
donna che passava davanti alla vetrina notasse i corpi. Un urlo si estese per
tutte le vie circostanti.