Buon papà
*
“Potrebbe nascere blu
con i capelli e una testa gigantesca o rosa e pelato!”
Pensò a Metroman,
ricostruendone la folta chioma con scrupolosa dovizia di onde e si disse che mai e poi mai suo figlio avrebbe dovuto provare
su pelle il cocente affronto del vedersene sprovvisto.
Si massaggiò la fronte
imprimendovi i polpastrelli e stirandola come creta azzurra, spianando le rughe
e spingendo le guance verso il basso, il mento cadente. “E se…” boccheggiò, le
mani ai lati del volto, aperte quanto bastava per rendere visibili tra gli
spiragli creati dalle falangi frammenti verdi di occhi strabuzzati all’inverosimile.
Altri ricordi, passato a piombare funesto per rendere vicine paure vecchie di
anni, compagne, ragioni di vita. Le risate crudeli nell’indifferenza che le colorava
a fargli pulsare le orecchie del loro rimbombo cupo. Solo in un angolo ad
osservare ciò che avrebbe voluto vivere e sentire in prima persona.
“E se i suoi compagni
lo prendessero in giro? Insomma perché è strano! Se gli dessero del mostro solo
perché è diverso e se-”.
“Qual è il vero problema?”
Incrociò lo sguardo
sereno di Roxanne, fissò le braccia di lei piegate con dolcezza amorevole e
distratta attorno alla curva morbida del pancione e smise di percorrere nervosamente
la stanza lasciandosi cadere al suo fianco. Intrecciò le dita lunghe, socchiudendo
gli occhi.
“Se arrivasse un momento
in cui non mi volesse?” svelò colpevole. “Capisse che avermi come padre è la
cosa peggiore che potesse capitargli? Se mi… odiasse o si vergognasse di me?”
“Hai finito di
sproloquiare?” chiese infine e lui, indeciso tra l’offendersi per il tono d’accusa
o meno, annuì stancamente.
“E’ normale che tu sia
preoccupato” iniziò conciliante. “Anch’io lo sono”.
Le lanciò un’occhiata
incredula e scettica, pronto a ribattere. “Non sembra prop-”-
Roxanne gli tappò la
bocca con pollice e indice senza tenerezza, l’aria condiscendente con cui l’aveva
ascoltato ora scomparsa del tutto. “Sarai un buon padre, come l’eroe che hai
imparato ad essere. Non perfetto, ma il migliore che tu possa essere e chiunque
possa sperare di avere”.
“Andrà bene” assicurò con voce ferma e un’espressione
agguerrita nel caso si fosse verificato il contrario. “Andrà bene perché è
nostro figlio e nessuno oserà mai dire qualcosa che non ci piaccia e aspettarsi
di rimanere in piedi” osservò orgogliosamente, foriera di promesse minacciose oltre
le sopracciglia scure corrugate, quasi invitandolo a negare. “Andrà bene perché
noi lo ameremo comunque sia –colorito extraterrestre incluso e aria saccente
ereditata da te o tono petulante da me- e perché so che come suo padre anche
lui un giorno saprà rendermi fiera” sorrise addolcendo i tratti del viso, fino
a quel momento contratti e proseguì con un sospiro lieve. “Andrà bene perché tu
ora ti calmerai, farai un bel respiro e manderai qui Minion per accompagnarmi
in ospedale” concluse con cipiglio inflessibile e avendo cura di indirizzarlo
alla porta.
Attonito Megamind fissò
con crescente perplessità il sorriso imperturbabile della moglie, sorpresa che
si tramutò in orrore e in un crescente terrore che lo fece sgolare in un grido
disperato mano a mano che la comprensione si faceva strada tra i crocicchi
tortuosi della sua mente.
Si catapultò giù dal
divano e prese a raccogliere cianfrusaglie di vario genere e a buttarle senza
il minimo garbo in un borsone comparso da chissà dove mentre alle sue spalle Roxanne
scoteva il capo noncurante, un pigro accenno di divertimento nelle labbra
arcuate. Quando ebbe finito di svuotare ogni cassetto e superficie piana
presente nella stanza ed ebbe la premura di voltarsi verso l’angolo in cui
ricordava distrattamente di averla lasciata, trovò uno spiacevole e angosciante
particolare a bloccarlo sul posto nuovamente.
Un post-it azzurro
cielo poggiato con cura sul comodo e panciuto cuscino ora vuoto e un messaggio
vergato da una scrittura decisa anche nella fretta.
“Ci trovi in macchina, papà.
Ti aspettiamo, sbrigati.”
*
“E se nascesse viola?
Insomma azzurro e rosa sono entrambe sottosfumature di due colori primari, blu
e rosso, che insieme danno-”
Il rombo della macchina
invisibile a sfrecciare tra le strade incrociate e super trafficate non riuscì
a coprire il verso contrariato della donna stesa sui sedili posteriori. “Argh!”
Finestrini abbassati e
un diavolo per capello, Roxanne buttò la testa all’indietro scrutando con
malevolenza il guidatore ed incenerendo chi gli sedeva accanto.
“Signore penso che per la
signora non sia il momento più adatto per-”
Minion la osservò di
soppiatto e da bravo pesce le branchie gli tremolarono come in un deglutire
impaurito.
Megamind non le prestò
la dovuta attenzione, tutto concentrato nel mettere a confronto campioni di
foglietti colorati presi dal cruscotto, ma rivolse all’altro uno sguardo stupefatto
e insieme ferito gesticolando con furia. “Minion si parla del futuro aspetto di
mio figlio! Cosa può esserci di più importa-”
“MEGAMIND!”
N/A:
Ok, una sciocchezza
carina e tenera per scherzare un po’ e immaginarsi gli occhi dolci di Megamind
e l’espressione grata rivolta a Roxanne nel venire rassicurato a quel modo. Non
so perché, ma mi sembrava plausibile come situazione. Lui che si fa mille
paranoie al riguardo e lei che col pugno di ferro interviene a calmarlo. La
scena clou in macchina poi xD!
Desidero dedicarla a
tutti i papà del mondo, in particolare al mio che adoro, anche se so per certo
non avrò mai il coraggio di fargliela leggere. Ti voglio bene papà e ogni giorno,
questo in particolare, spero di poterti rendere orgoglioso di me quanto io lo
sono di te. Grazie <3
Un abbraccio a tutti
voi e ai vostri corrispettivi patriarchi, un saluto calorosissimo :)!