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Autore: AsfodeloSpirito17662    20/01/2006    7 recensioni
Una fan fic di due capitoletti comico-demenziale, dimostrazione pratica della mia precaria sanità mentale. Cosa succederebbe se per il fine settimana Ron e Hermione portassero i figli dagli zii per una meritata vacanza? E se gli zii fossero proprio Harry e Draco?
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La disgrazia dei week-end

 

 

 

La disgrazia dei week-end!

 

 

 

Ron chiuse lo sportello della macchina senza attivare l’allarme; aggirò il mezzo e si portò accanto a sua moglie, mentre lei gridava a due bambini di non correre così velocemente.

 

-Lasciali stare Herm, sono bambini, è normale che corrano e che inevitabilmente si facciano male…-

 

-Come ogni sacrosanta volta Ron! Sono stufa di incerottarli da capo a piedi alla fine di ogni giornata!-.

 

Ron sorrise dolcemente e circondò la vita della giovane con le sue forti braccia, andandole a baciare delicatamente una tempia; Hermione si rilassò contro il petto forte di lui, chiuse gli occhi ed emise un pesante sospiro.

 

-Dio, non vedo l’ora di partire!-.

 

Ron ridacchiò divertito e la mora sorrise; avevano organizzato tutto nei minimi particolari, sarebbe andato tutto nel migliore dei modi! Nessuno avrebbe potuto rovinare la sua vacanza con il marito.

 

Intanto i due bambini, tra spintarelle e tentati sgambetti, avevano percorso tutto il vialetto di ciottoli bianchi come neve e ansimando, si fermarono davanti ad una porta in legno di ciliegio; in alto, sulla scura e a tratti chiara superficie lignea, vi era una targhetta dorata con su scritto: “Harry Potter - Draco Malfoy”.

 

I due bambini si guardarono di sottecchi e poi contemporaneamente allungarono con uno scatto fulmineo un dito verso il campanello; a metà strada i diti appartenenti a mani diverse si scontrarono e i due riabbassarono velocemente la parte offesa.

 

-Suono io il campanello!-

 

-No, lo voglio suonare io!-

 

-No! Io sono più grande perciò lo suono io!-

 

-Io sono più piccolo e se non lo fai suonare a me lo dico a mamma così ti picchia!-

 

-No non mi picchia perché io scappo!-

 

-Tanto lei ti trova lo stesso! Fallo suonare a me!-

 

-Ho detto di no!-.

 

Il bambino più grande spinse di lato il fratellino, facendolo cadere per terra e premette il dito sul campanello più e più volte, come una litania.

 

L’altro bambino si alzò in piedi, guardò il fratello più grande con rabbia e con un ruggito incavolato gli saltò addosso, aggrappandosi a lui a mo’ di scimmia causando la perdita d’equilibrio dell’altro che lasciò la presa sul campanello.

 

-Lasciamiiiiiiiii- urlò il ragazzino cercando di scrollarsi di dosso il fratellino, che non ne voleva sapere e che anzi, strinse la presa su di lui.

 

Hermione a quell’urlo aprì di scatto gli occhi e guardò in direzione dell’entrata della piccola villetta di mattoni marroncini; ciò che vide la fece districare dalle braccia calde del marito e dirigersi a passi veloci verso i due bambini.

 

-WILLIAM!! Lascia immediatamente tuo fratello!!!!!!!!-

 

-Ma mamma!- tentò di ribattere lui; -Tim mi ha buttato per terra!-.

 

La donna assottigliò pericolosamente gli occhi e spostò lo sguardo sul figlio più grande; -Thimoty, è vero quel che dice tuo fratello?-.

 

Tim abbassò lo sguardo su Will e sussurrò malevolo –Spione!-; al che il fratellino gli rispose con un ghigno divertito.

 

Hermione scosse la testa, facendo ondeggiare gentilmente i boccoli castani e si avvicinò ai due; prese William per la vita e lo tirò via dolcemente dal fratello, accarezzandogli poi amorevolmente la testa dai capelli rosso fuoco.

 

Nel frattempo la porta della villetta era stata aperta e il ragazzo che ora sostava sulla soglia a braccia incrociate sorrise alla scena; Tim sbuffando aveva scostato lo sguardo dalla madre e lo aveva posato su…

 

-ZIO HARRYYY!!!!-; il bambino, felice come non mai, si avventò sul moro che allargando le braccia lo prese appena in tempo.

 

-Ehi piccoletto!- sorrise il ragazzo scompigliandogli i capelli castani.

 

Hermione alzò lo sguardo dal figlio e lo posò sul suo migliore amico; l’espressione le si addolcì immediatamente e sorrise contenta.

 

Ron, che era rimasto a guardare la lite dei figli da lontano, onde evitare ferite varie, aveva intanto scaricato dalla macchina i zaini dei ragazzi; poi, quando aveva visto l’amico aprire la porta si era avvicinato trasportando le borse e l’aveva salutato amichevolmente.

 

-Ciao Harry…-; il rosso lo studiò attentamente. –L’influenza di Draco ti sta facendo male… ma guardati, diventi sempre più effeminato!-.

 

Infatti il moro indossava un grembiule a fiori blu per le pulizie casalinghe e incastrato nel laccio dell’indumento vi era uno spolverino; in una mano, reggeva uno strofinaccio e un contenitore di candeggina.

 

-Pulizie estive amico… Draco è di sopra a pulire la soffitta… è dall’anno scorso che non ci mettiamo piede!-.

 

Harry ghignò divertito al pensiero del suo ragazzo alle prese con scatoloni e gingilli vari vecchi almeno quindici anni; mise giù suo “nipote” e avvicinandosi ad Hermione, la salutò con un bacio sulla guancia.

 

-Vorrei abbracciarti ma c’è il rischio che sporchi il tuo bel vestito- le ammiccò lui.

 

-Non fa niente Harry, va bene così- rispose la mora con un sorriso.

 

Will, che fino ad allora era rimasto in silenzio si avvicinò allo “zio” e gli si mise di fronte, con uno sguardo da cucciolo bastonato e con un ditino davanti alla bocca, poggiato sulle labbra; Harry lo guardò, inarcando un sopracciglio, restando in silenzio.

 

Il piccolo assottigliò lo sguardo e d’improvviso cominciò a frugare in tutte le tasche dei pantaloni del moro; Harry non resistette più e scoppiò a ridere, lasciandolo fare.

 

I genitori spalancarono gli occhi sorpresi e allo stesso tempo confusi, mentre Tim, guardava con aria di sufficienza il fratello; le mani di William si infilavano furtive dappertutto, con velocità sorprendente; l’espressione concentrata poi, fu sostituita da una trionfante.

 

-Evviva l’ho trovata!!!!!!!!!!!-; il bambino cominciò a saltellare allegramente per il pianerottolo, tenendo stretto tra le mani un lecca-lecca rossa.

 

-Tu guarda quante storie per una caramella!- sbottò Tim incrociando le braccia con fare superiore.

 

William si voltò verso di lui e con un sorrisetto furbo disse lentamente –È al sangue… -.

 

Il fratello maggiore sgranò gli occhi, perdendo la compostezza che aveva assunto poco prima e incominciò a rincorrere il fratellino per tutto il giardino, tentando di strappargli il lecca-lecca; Ron scosse la testa divertito ed Harry continuò a ridere come un matto.

 

-Piantatela tutti e due!- li sgridò Hermione alzando un dito e movendolo minacciosamente avanti e indietro; -Vedremo se riderai ancora quando io e Ron torneremo a prenderli, Harry!-

 

-Ma dai Herm! Sono due bambini, cosa vuoi che facciano?!- (Le ultime parole famose n.d.Kath *-*)

 

Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata veloce e poi guardarono Harry con compassione; il moro alzò un sopracciglio e li osservò come se fossero pazzi.

 

-Allora… noi andiamo eh- disse la mora incerta, torcendosi le mani.

 

-Salutaci Draco, mi raccomando…- continuò il rosso, posando sul pianerottolo gli zaini, prendendo per mano la moglie e voltandosi per dirigersi verso la macchina.

 

Il loro migliore amico annuì e li salutò ad alta voce, augurandogli un buon week-end; avrebbe badato bene ai suoi due nipoti, in fondo, se la intendeva alla grande con loro.

 

Guardò la macchina fare retromarcia ed uscire dal vialetto, sparendo poi nella svolta di un angolo; quindi, adocchiò gli zaini dei nipoti.

 

Su quello rosso vi era una T e su quello blu vi era una W; alle sommità degli zaini vi era attaccato con dello scotch un foglietto giallo ocra, sul quale probabilmente Hermione aveva scritto delle note.

 

Sorridendo Harry, appoggiò sul pianerottolo strofinaccio e bottiglia di candeggina; si chinò e afferrò le due borse, constatando che erano abbastanza pesanti.

 

Libri! Pensò il moro scotendo la testa divertito; Hermione non sarebbe mai cambiata, sempre la solita ragazzina precisa dai capelli crespi e dallo sguardo vigile.

 

Sospirò rivangando i bei vecchi tempi ed entrò in casa, lasciando la porta aperta; si diresse verso il soggiorno con mobili moderni e salì le scale che portavano al piano superiore.

 

-Dracooooooo, sono arrivati!- urlò aprendo una delle porte del corridoio, che ne aveva almeno sei, ed entrando in una stanza; la suddetta aveva due letti gemelli, pareti celestine, un armadio e una scrivania con accanto una libreria, il tutto poggiato alla parete opposta ai letti.

 

Una cosa semplice, adatta per gli ospiti e soprattutto per i suoi due nipoti sfascia-tutto; l’ultima volta che aveva messo un vaso di fiori nella stanza era finito sul pavimento dopo neanche cinque minuti il loro arrivo.

 

Si avvicinò all’armadio e vi posò accanto i due zaini; staccò i bigliettini gialli dalle sommità e si preparò psicologicamente a leggere una lunga lista riguardante i “cosa” e “non cosa” fare.

 

Ciao Harry, sono Herm; passo subito al punto perché ho poco spazio.

 

Per fortuna! Pensò il moro.

 

Dunque, a pranzo non far ingozzare come tuo solito i bambini per piacere, altrimenti poi gli viene il mal di pancia. Nel caso dovesse verificarsi quest’imprevisto, ho messo la medicina nella borsa di Tim; sopra vi ho attaccato un’etichetta con su scritto a cosa serve. Dopo pranzo, Tim deve fare i compiti della scuola babbana e Will deve dormire un po’, quindi non farli uscire a giocare come tuo solito! Fai studiare tuo nipote almeno fino alle quattro, poi, puoi dargli la merenda. Niente panino alla nutella come tuo solito che d’estate fa male! Lo stesso vale per Will naturalmente! Dopo la merenda possono uscire a giocare un po’, ma verso le cinque sarebbe meglio farli rientrare per una doccia. Dopo averli lavati mettigli subito il pigiama altrimenti tenteranno di uscire nuovamente a giocare in giardino. Durante la cena non provare a dargli burrobirra come tuo solito, sono ancora troppo piccoli! Dopo aver mangiato possono guardare un po’ di tv, ma alle nove e mezza a letto! E non farli stare alzati fino alle undici come tuo solito! Spero sia tutto chiaro.

 

Un bacio, Hermione.

 

p.s. Ehi Harry, sono Ron… sono riuscito a fregarmi il bigliettino! Ascoltami, ignorala, è esausta poverina, non sa quel che dice! Gestisci la situazione come ti pare! Dai retta a me che sono l’uomo di famigli, cavolo!!

 

p.p.s. Harry, sono Herm… ho visto quello che ha scritto quel cretino di mio marito! Non dare retta a lui! È un povero schizzato che ha bisogno di una vacanza! Ciao!

 

Harry ridacchiò divertito mettendosi il biglietto in tasca; alla faccia del poco spazio! Poi, si immaginò Hermione in divisa militare che dettava ordini a destra e a manca…Mh, però… Farebbe carriera! Si disse con un sorriso.

 

Due forti braccia serrate improvvisamente intorno alla sua vita lo riportarono alla realtà; il profumo forte del suo ragazzo gli fece andare la testa sulle nuove e inclinando il capo all’indietro, si appoggiò sulla sua spalla.

 

-Che dice il bigliettino?-

 

-Secondo te?-

 

-Granger… Sempre la solita castora!- concluse il biondino con tono divertito.

 

Restarono lì a cullarsi per un po’, beandosi di quella vicinanza; per un paio di giorni non avrebbero potuto coccolarsi più del dovuto, quindi, ne stavano approfittando.

 

-Hai finito su in soffitta?-

 

-Quasi… mi manca solo qualche altro scatolone-

 

-Trovato qualcosa di interessante?-

 

-Nah… A parte le cianfrusaglie di scuola-

 

-Per me sono più che cianfrusaglie-

 

-Lo so, è per questo che non le ho gettate-.

 

Harry sorrise e senza districarsi dall’abbraccio di Draco, si voltò e lo guardò negli occhi; -Da dove viene tutta questa bontà d’animo?- gli chiese a fior di labbra.

 

L’alito caldo del moro fece scorrere un brivido lungo la schiena di Draco, che rispose maliziosamente –Naturalmente io non faccio nulla gratis-.

 

L’altro ridacchiò e poggiò delicatamente le sue labbra rosse e carnose su quelle rosee e sottili del biondo; gli mordicchiò con estenuante lentezza il labbro inferiore, leccando ogni tanto.

 

Draco mugugnò insoddisfatto, voleva di più, lui lo sapeva, ma si divertiva a farlo patire così; in risposta, il biondino portò una mano diafana tra i fili neri del suo ragazzo e dolcemente gli spinse di più il capo contro il suo, costringendolo ad approfondire il bacio.

 

Le loro lingue si incontrarono, come già avevano fatto tante volte, solo che per loro era sempre una novità bellissima riscoprirsi; giocarono, sfiorandosi e studiando ogni singolo particolare interno della bocca del proprio amante, che ormai conoscevano a memoria.

 

Le mani, senza accorgersene cominciarono ad andare per conto proprio, sfiorando uno il corpo dell’altro; il respiro iniziò a farsi più accelerato e gli istinti a risvegliarsi…

 

CRASH…

 

Un rumore di vetri rotti riportò i due amanti alla realtà che si separarono di scatto; Harry corse per il corridoio velocemente e poi giù per le scale, fulmineo, seguito a ruota da Draco; dalla porta aperta del soggiorno, uscirono in giardino guardandosi intorno con aria preoccupata.

 

-WIIIILL!!- chiamò Harry.

 

-TIIIM!- lo imitò Draco.

 

I due restarono in silenzio per un po’, cercando di cogliere un qualche rumore; in giardino sembrava non esserci nessuno! Poi, il biondo notò una cosa…

 

-Hey Harry, guarda qui!- ed indicò il pianerottolo.

 

Il moro seguì la direzione del dito e vide delle impronte infangate di scarpe; con sguardo confuso, lui e Draco iniziarono a seguire le impronte, che li portarono in soggiorno, poi per il corridoio d’entrata e poi in cucina.

 

Lì, le impronte si fermavano davanti a due sedie; i due ragazzi alzarono lo sguardo e videro Tim e Will, in piedi sulle sedie, uno con le mani davanti alla bocca e l’altro che tentava di nascondere tre biscotti.

 

Accanto alle sedie, giacevano resti di un povero barattolo che non aveva fatto niente di male a parte essere un porta biscotti, con accanto sparsi proprio quest’ultimi.

 

-È stato lui!- dissero in coro i fratelli, indicandosi a vicenda.

 

-Un bel modo per dirmi “Ciao zio Draco”- ironizzò il biondo, uscendo dalla cucina e dirigendosi verso lo sgabuzzino.

 

Harry si avvicinò ai due nipoti e, uno per volta, li prese in braccio e li portò fuori dalla cucina, per evitare che calpestassero i vetri e i biscotti; il biondo intanto era tornato con scopa e paletta, pronto a far sparire le prove del reato.

 

Avrebbe usato volentieri la bacchetta ma la casa era protetta da vari incantesimi e barriere di sicurezza, quindi, era impossibile praticare la magia lì dentro; l’avevano fatto perché, essendo Harry un Auror molto in gamba, qualcuno dei pochi Mangiamorte rimasti avrebbe potuto fargli una sorpresa, casomai proprio mentre loro stavano dormendo o facendo altro

 

Mentre lui eseguiva l’ingrato compito di spazzare, il moro si mise di fronte ai due nipoti e fece passare diverse volte lo sguardo da uno all’altro; -Se volevate i biscotti, bastava chiedermelo…- disse poi lentamente.

 

I due bambini si guardarono con espressione colpevole e dispiaciuta; non volevano di certo rompere il barattolo ma…

 

-Ma noi abbiamo paura che se poi noi te lo dicevamo tu poi lo dicevi a mamma!- sussurrò Will abbassando lo sguardo.

 

-E perché avrei dovuto dirlo a vostra madre?- chiese confuso, alzando un sopracciglio, Harry.

 

-Perché siccome è quasi ora di pranzo e lei ci dice sempre di non mangiare prima di pranzo…- stavolta era stato Tim a parlare, che lasciò la frase in sospeso.

 

-Ragazzi, quante volte vi avrò detto che io non sono Hermione Granger?-

 

-Tante- risposero in coro.

 

-E quante volte vi ho ripetuto che  fosse per me potreste fare quel che cavolo vi pare?-

 

-Tante- ripeterono.

 

-Appunto! E siccome ora non c’è vostra madre fra i piedi…- si chinò in avanti per portare il volto davanti al loro –Faremo a modo nostro!-.

 

I fratelli guardarono lo zio spalancando gli occhi, prima che un sorriso birichino si fece spazio sulle loro labbra; -Zio sei mitico!!!!- disse Will allegramente.

 

-Lo so, lo so, modestamente… Ma gli autografi a dopo- scherzò lui scompigliandoli la chioma rosso fuoco.

 

Draco intanto, portata a termine la missione, uscì dalla cucina per andare a posare scopa e paletta; passò accanto al gruppetto e lanciò uno sguardo severo ai due bambini, prima di sparire dietro un angolo.

 

I fratelli, avendolo chiaramente notato, abbassarono gli occhi con fare drammatico; cominciarono a scuotere la testa lentamente e un sospiro uscì dalla loro bocca.

 

-Bè? Ora che c’è?- chiese il moro.

 

-Zio Draco…- iniziò Will.

 

-… Ce l’ha con noi ora…- terminò Tim.

 

-Ma no ragazzi, gli passerà, come sempre! Lo sapete che ogni volta che venite gli prende una crisi di nervi, è normale, è all’ordine del giorno! Ormai non dovreste neanche più farci caso no? Infondo lui non è molto paziente ed è abbastanza isterico, quindi…-

 

E mentre Harry continuava a parlare del comportamento che il suo ragazzo assumeva quando i nipoti gli facevano visita, questi due si guardarono di sottecchi e ghignarono divertiti; sapevano che lo zio avrebbe tirato fuori quel discorso se loro gli avessero detto che si sentivano in colpa… e avevano deciso di confessarglielo proprio in un bel momento…

 

La parlantina del moro fu bloccata da una cascata di acqua gelida, che gli inzuppò capelli, grembiule e canotta; il diretto interessato scosse forte la testa per scrollarsi l’acqua dai capelli e si voltò incredulo, trovandosi di fronte ad un Draco parecchio accigliato.

 

-E così sarei un isterico in crisi di nervi eh… - gli sibilò muovendo minacciosamente il secchio che aveva riempito per pulire il salone e l’ingresso dalle impronte infangate.

 

Harry lanciò un’occhiata infuocata ai nipoti che, ridendo sotto i baffi, li superarono, schizzarono via e rimarcarono altre impronte di sporco.

 

-TOGLIETEVI LE SCARPE!!!!!!!!- urlò il biondo voltandosi verso di loro, con le guance arrossate.

 

Il moro tentò di approfittare di quella distrazione per svignarsela, ma venne prontamente fermato da Draco che, afferrata da dietro la camicia del suo forse ex-ragazzo, lo tirò indietro con uno strattone; -Dove credi di andare- gli sibilò minaccioso avvicinando il volto al suo e assottigliando lo sguardo.

 

Me la pagheranno! Questa non la passano liscia! Pensò Harry prima di inghiottire faticosamente e cominciare a pensare ad una scusa decente.

 

Intanto i due fratelli, tolte le scarpe prima di salire le scale e arrivati nella loro camera, se la ridevano come pazzi rotolandosi sul letto, mentre dal piano inferiori giungevano gli urli isterici del loro caro zietto; d’accordo, forse avevano esagerato… Ma era stato troppo divertente vedere la faccia di zio Harry perdere improvvisamente colore.

 

-Ahahaha, è stato fortissimo!!!! Hai visto zio Draco come ha cambiato espressione quando ahahaha l’ha sentito parlare?- singhiozzò Tim tra le risate, la faccia tutta rossa.

 

-Si, ahahaha, è così facile prendere in giro zio Harry ahahaha-.

 

Entrambi avevano fatto parecchi tiri verso lo zio moro e puntualmente quest’ultimo c’era sempre cascato; ma in realtà, i due volevano un bene dell’anima al loro zio preferito, solo che ancora non se ne rendevano conto a causa della giovane età: Tim aveva otto anni e Will sei.

 

Calmate le risate, scesero dal letto e avvicinatisi ai loro zaini, cominciarono a sistemare le loro cose nei cassetti; rimanevano solo tre giorni, ma adoravano mettere tutto sottosopra anche lì! Tim finì per primo di sistemare, quindi, cominciò a occuparsi della libreria, quella accanto alla scrivania.

 

Prese tra le braccia cinque o sei libri e li sparse per la cameretta, alcuni aperti, altri chiusi; seguirono quella sorte altri sei libri e i rimanenti furono sistemati disordinatamente un po’ sulla scrivania e nella libreria.

 

Si avvicinò al fratellino che aveva appoggiato sul letto alcune magliette e un po’ di calzini; prese gli indumenti e con espressione solenne, alzò le braccia in alto e li gettò in giro alla rinfusa, come se stesse creando qualcosa di artistico.

 

Will lo guardò con rispetto e applaudì le mani soddisfatto alla fine dell’opera del fratello; anche lui avrebbe voluto saper fare disordine e caos in così poco tempo.

 

Entrambi poi, si avvicinarono alla porta e, data un’ultima occhiata alla loro opera, si diressero al piano inferiore, con un paio di scarpe pulite; lì, trovarono gli zii intenti a smacchiare il pavimento… Harry con un’espressione terrorizzata e Draco incavolata.

 

I fratelli si sorrisero e gli si avvicinarono, con espressioni angeliche; i due amanti alzarono lo guardo su di loro, concedendogli attenzione.

 

-Zii…È l’una! Noi abbiamo fame!- disse Tim con espressione fintamente sofferente, toccandosi lo stomaco.

 

-Si, è vero! Ho già brontogliato tante volte!- rincarò Will con fare da vittima innocente.

 

-Will… Prima di tutto si dice brontolare… E secondo non sei tu, ma il tuo stomaco che si lamenta!- lo rimbeccò il fratello, saccente; l’altro gli lanciò uno sguardo scocciato e scrollò le spalle.  

 

Harry sospirò e fece per alzarsi, quando il biondino freddò l’azione sul nascere; -Stai comodo a pulire il pavimento amore mio! Vado io a fare la spesa, visto che ieri non siamo potuti andare!- gli disse con tono mellifluo.

 

Draco si tolse il grembiule, gettandolo sul divano; guardò il moro sprezzante e senza distogliere lo sguardo dall’altro, si rivolse ai nipoti –Vado di sopra a prepararmi, scendo tra poco!-; detto questo, si voltò e salì le scale velocemente.

 

I due fratelli si sedettero comodamente sul davano, senza apparentemente accorgersi di star schiacciando il grembiule del biondino; Harry lanciò loro un’occhiataccia e ricominciò a strofinare le mattonelle, borbottando di tanto in tanto.

 

Dopo cinque minuti, Malfoy scese le scale, vestito molto semplicemente: jeans neri, camicia bianca e capelli legati in una coda bassa; il suo fidanzato lo guardò di sfuggita, costringendosi a non guardarlo nuovamente, cosa che però accadde.

 

Draco ghignò soddisfatto al suo indirizzo, avvicinandosi ad un comodino; aprì il cassetto del mobile e vi tirò fuori un portafoglio blu che mise nella tasca posteriore dei pantaloni; dopo, superando con passo sensuale Harry, si avvicinò al portachiavi e prese le chiavi di casa e della macchina.

 

-Andiamo ragazzi- disse a quel punto il biondo, aprendo la porta.

 

I due bambini scattarono in piedi e gli si avvicinarono, superandolo e cominciando a correre verso una macchina nera parcheggiata di fronte alla saracinesca chiusa di un garage; Draco, prima di uscire, si avvicinò al moro e gli si inginocchiò di fronte.

 

Harry alzò lo sguardo con espressione imbronciata, facendo sorridere l’altro, divertito; il biondo si sporse un po’ in avanti e posò un bacio sulla fronte del suo ragazzo, sussurrando con un sorriso –Ci vediamo dopo-.

 

Alzatosi, si diresse verso la porta e uscito sul pianerottolo, la chiuse dietro di se.

 

***

 

Draco chiuse lo sportello della macchina e attivò l’allarme antifurto; osservò ancora una volta attraverso il finestrino chiuso, il sedile posteriore, quasi completamente privato della pelle nera e ricacciò per l’ennesima volta un istinto omicida.

 

Quei dannati mocciosi! Di chi potevano esser figli se non di quel… quel… quel Lenticchia!  Pensò mentre voltandosi, cominciò a dirigersi verso l’entrata del piccolo centro commerciale; i bambini, intanto, dimenticato già l’incidente-sedile, correvano allegramente per tutto il parcheggio, rischiando cinque o sei volte di essere arrotati dalle macchine che cercavano un posto.

 

Malfoy, fregandosene altamente, li chiamò con tono svogliato, varcando l’entrata automatica; subito, l’aria fresca del luogo si fece sentire e il biondino mostrò un’espressione soddisfatta.

 

Alzò lo sguardo verso l’alto, leggendo sui vari cartelli appesi con un filo di nailon al soffitto i vari nomi dei reparti, divisi in scaffali, mentre i nipoti continuavano a girargli attorno; abbigliamento, elettrodomestici, elettronica (video&audio), giocattoli, scuola, utensili, intimo, arredo, dolciumi e finalmente alimenti&bevande.

 

-Voi due, vedete di non combinare niente, sono stato chiaro?- intimò Draco ai fratelli, prima di dirigersi a prendere un carrello lì vicino; Tim e Will annuirono sorridendo allegramente e, prima che lo zio cominciasse a dirigersi verso il reparto delle vivande, gli si avvicinarono e dissero –Noi andiamo a vedere i nuovi giocattoli!-.

 

E quando Malfoy stava per ribattere, si accorse che i bambini si erano già volatilizzati; un brutto presentimento gli fece annodare lo stomaco e con espressione preoccupata, s’avviò a prendere da mangiare.

 

***

 

-Eccoci, è questo qui!- disse Tim, avviandosi tra i due scaffali ricolmi di oggetti elettronici; dietro di lui, un Will trotterellante, studiava gli oggetti attentamente.

 

-Che ne dici di questi? Sono piccoli e non si notano! Ed in compenso vengono tanto!- continuò il fratello maggiore indicando delle scatole quadrate grandi poco più di una mano; il più piccolo si avvicinò, osservandoli con sguardo indeciso… prima di prenderne una colonna da dieci.

 

-Attento! Non farli cadere altrimenti finiamo nei guai! Sono i più costosi quindi occhi aperti!- lo avvisò Tim, prendendone anche lui una decina.

 

Cominciarono a camminare tranquillamente per i vari reparti, evitando accuratamente quello in cui si trovava lo zio; ogni volta che incrociavamo un dipendente del supermercato, cominciavano a chiacchierare tra loro, alludendo ad una quindicina di cugini a cui bisognava fare un regalo di compleanno; quella scusa, serviva a spiegare l’enorme quantità di lettori CD che stavano trasportando.

 

-Ehi Tim…- bisbigliò Will guardando fisso davanti a se; -Dove sono gli utensili… Guarda il carrello di quella signora… È abbastanza pieno non trovi?-

 

-Si…- rispose il fratello dopo un po’; -Facciamo così, appena la signora si volta, tu ti avvicini e dopo che hai fatto quello che devi fare, ti nascondi dietro quel coso rettangolare di plastica! Ma devi essere veloce ok? Intanto io ti aspetto nascosto dietro questo scaffale!-

 

-Ma perché devo andare io? Vacci tu no?- tentò di protestare Will, stanco di dover iniziare sempre lui le “missioni” più “pericolose”.

 

-No! Tu l’hai vista e tu ci vai! Muoviti!- gli rispose con tono minaccioso l’altro, andando a nascondersi dietro uno scaffale pieno di quaderni, penne e tutto ciò che concerne la scuola.

 

Will sbuffando cominciò ad avvicinarsi silenziosamente al carrello della signora che, dal canto suo, canticchiava a bassa voce un motivetto allegro, fermandosi poi di tanto in tanto a guardare gli utensili da cucina; uno di loro attirò particolarmente la sua attenzione, facendola allontanare dal carrello.

 

Il bambino, uscendo allo scoperto da dietro una colonna di grembiuli appesi a dei ganci verticalmente, approfittò subito della distrazione della donna; con passo felino s’avvicinò al carrello e ne fece scivolare “casualmente” all’interno, un lettore CD.

 

Fatto questo, si allontanò subito, nascondendosi dietro quel coso di plastica rettangolare; la signora, tornata al carrello, non si accorse di niente e continuò a girare per il mini-centro, ignara di avere con se una cosuccia da parecchie sterline.

 

Toccò la stessa identica sorte ad altri diciannove carrelli, tutti abbastanza pieni da far passare inosservata una piccola scatola grigia.

 

-Andiamo, alla cassa ce ne sono già cinque!- disse Tim, dopo essersi disfatto dell’ultima scatola di lettore CD; lui e il fratello si avviarono verso il reparto dolciumi, dal quale si potevano scorgere benissimo tutte le casse.

 

La prima vittima si avvicinò alla numero sei, cominciando a mettere sul bancone tutti i suoi acquisti, arrivando così inevitabilmente alla scatola di lettore CD; la commessa, ignara del fatto che la vittima non sapesse da dove fosse saltata fuori, afferrò anche quella e la mise sul conto; -Fanno 145 £- disse quindi la dipendente con un sorriso.

 

-Ehi no, aspetti un momento!- la bloccò la signora ancora un po’ incredula; -Io non ho comprato quel lettore CD!-

 

-Prego?- chiese la commessa con un’espressione confusa e al contempo scettica.

 

-Le ho detto che non ho messo io nel mio carrello quella scatola! Quindi la levi dal mio conto!- continuò la vittima, adirandosi un po’.

 

-Credo che non sia possibile… Vede?- la dipendente indicò un cartello attaccato su una colonna; -La merce acquistata non si cambia, né si rimborsa!-.

 

-Ma le sto dicendo che quel lettore CD non è mio!-

 

-Ma era nel suo carrello… Non vorrà davvero farmi credere che ci è entrato da solo, vero?-

 

-Cos’è, fa la sarcastica adesso? Pretendo di parlare con la direzione! Non intendo pagare una cosa che non voglio!-

 

-Se non la voleva poteva evitare di metterla nel carrello!-

 

-NON SONO STATA IO!-

 

-Non alzi la voce, è un luogo pubblico questo!- le disse arrabbiata la commessa, alzando la cornetta di un telefono posto vicino alla cassa; -Qui cassa numero sei, una cliente richiede la sua presenza direttore!-.

 

Intanto, alla cassa numero tre…

 

-Brutta arpia!!!! Il cliente ha sempre ragione!!!- ringhiò la ragazza tirando i capelli della commessa.

 

-Tu non sei una cliente, sei una vecchia befana!!!- le rispose la dipendente graffiandole il viso.

 

La seconda vittima scavalcò il bancone e cominciò a picchiarsi con la commessa.

 

-Qualcuno chiami il direttore!!!!- urlò un ragazzo che stava facendo la fila.

 

Cassa numero uno…

 

-Ma io veramente…-

 

-Le ho detto che non può escludere il lettore dal conto, mi dispiace!-

 

-Ma mia moglie si arrabbierà…-

 

-Bè, è la sua di moglie, non mia, veda di regolarsi lei!-

 

-Eh certo! È facile ignorare i problemi degli altri quando si è dietro una cassa vero? VERO?- urlò la terza vittima, con voce isterica.

 

-Si calmi!-

 

-No! Non mi calmo! Ecco! È una vita che sono agli ordini di mia moglie, ma ora basta! Non mi farò comandare più da nessuno! Chiaro? CHIARO?-

 

-È chiaro ma…-

 

-Niente ma! Tutto iniziò il giorno in cui la conobbi- cominciò la terza vittima, buttando per terra tutte le cose che aveva comprato e stendendosi sul bancone, incrociando le mani sulla pancia; -Lei era bellissima e io credevo di non avere possibilità! Capisce cosa intendo?-

 

-Si, capisco, però…

 

-No! Mi ascolti! Mi faccia finire! Dunque, un giorno mi si avvicina e mi dice…-

 

Cassa numero sette…

 

-Buttiamolegiù!-

 

-Ho vinto io! Quindi deve levarmi il lettore dal conto!-

 

-No, ho ancora una possibilità! Lei ha vinto solo due partite! E poi masso batte forbice quindi questa è mia!-

 

-No, è mia, perché un masso non può distruggere un oggetto di ferro!-

 

-E chi ha stabilito che le forbici sono di ferro?!-

 

-Andiamo, tutte le forbici sono di ferro!-

 

-No, ci sono anche quelle di plastica!-

 

-Sta tentando di imbrogliare!-

 

-Non è vero!!!!!!-

 

Cassa numero due…

 

-Dai su… non faccia il tirchio- disse mettendo un’altra banconota da venti sul bancone; -Levi quel lettore cd dal mio conto…-

 

-Ma si rende conto che sta superando di gran lunga il prezzo da pagare in questo modo?!- chiese il commesso sconcertato, verso l’uomo che gli stava di fronte; quest’ultimo sbuffò scocciato e tirò fuori dalla tasca una banconota da cinquanta.

 

-Questa è la mia ultima offerta!!!!!-.

 

Will e Tim ridevano a più non posso, rotolandosi sul pavimento e tenendosi la pancia che aveva cominciato a far male; le altre loro vittime, che si erano accorte della ragione delle liti alle casse, avevano frugato nel carrello e, trovato il lettore CD, erano andate di corsa a posarlo.

 

-Oh mio Dio…- singhiozzò a fatica Tim cercando di respirare.

 

-Ahahahaha aiutooo ahahaha- Will sembrava non voler smettere di ridere e il viso diventava sempre più rosso.

 

***

 

-Piano B… Hai capito cosa devi fare Will?-

 

-Si, io programmo tutte quelle là- ed indicò un qualcosa alla sua sinistra –E tu tutte le altre-

 

-Esatto! E se vedi un dipendente fai il vago!-

 

-Che significa?- gli chiese il fratellino con espressione interrogativa.

 

-Fa finta di niente!- spiegò l’altro sbuffando.

 

I due fratelli presero direzioni opposte, attuando il loro secondo piano; ci misero all’incirca un quarto d’ora, dopodichè, si incontrarono dietro uno scaffale bel lontano dal luogo in cui avevano attuato lo scherzo, appena in tempo.

 

Infatti, nel reparto utensili, una sveglia cominciò a trillare a più non posso; circa una ventina di secondi dopo la seguì un’altra e passato lo stesso periodo di tempo, un’altra ancora.

 

In breve, tutte le sveglie del reparto (quelle esposte sopra le scatole erano circa una sessantina), cominciarono a suonare, assordando tutti i clienti e facendo innervosire i bambini piccoli, che iniziarono tutti a piangere.

 

Il reparto utensili, fu invaso quindi da un coro di sveglie e marmocchi urlanti; i dipendenti, giunti di corsa, cominciarono a spegnere le sveglie e quando ci riuscivano, un’altra prendeva il posto di quella appena azzittita.

 

Tim e Will si guardarono, battendo il cinque; le aveva proprio programmate alla perfezione.

 

Ad un certo punto, un dipendente evidentemente poco paziente, uscito fuori di testa per colpa di tutto quel rumore e della continua presa di “posizione” di altre sveglie, si avvicinò agli utensili da garage, prese un martello e cominciò a distruggere tutte le sveglie che gli capitavano sotto tiro, con il viso che diveniva sempre più rosso; brandiva “l’arma” come se fosse stato un giocattolo ed una bavetta bianca presto cominciò a colare da un angolo della bocca, accompagnato da uno sguardo folle.

 

-Sveglie, sveglie TANTE SVEGLIE! BASTA! SMETTETELAAAAAA!! VI AMMAZZOOOOO!!!!- urlò quello cominciando a distruggere anche gli orologi ticchettanti.

 

Gli artefici sghignazzarono soprattutto alla vista di lui che veniva trascinato via dai suoi colleghi, legato da una lunga corda fatta di calze a rete, prese dal reparto dell’intimo, lì accanto; il “distruggi-sveglie” continuava ad urlare come un pazzo mentre frasi sconnesse gli uscivano ogni tanto dalla bocca.

 

-Poverino…- disse un dipendente, parlando con un altro, vicino allo scaffale dove i due bambini erano nascosti; -Aveva finito giusto la settimana scorsa di andare dallo psicologo… Sai, da quanto ho capito, ci andava per superare un trauma familiare…-

 

-E quale?- chiese quindi il collega.

 

-Sua madre è morta quando lui era piccolo. Fulminata dalla scarica elettrica di una presa. Stava regolando una sveglia digitale a corrente-.

 

-Aaahhh…-rispose l’altro, annuendo.

 

***

 

Draco, con una scatoletta di fagioli in mano, si guardò intorno, con un’espressione confusa; ma cosa erano quelle urla? Gli pareva anche di aver sentito un “ammazzo”…

 

Con tutto il cuore, sperò che i suoi due nipoti, non c’entrassero nulla; non aveva intenzione di ripagare i loro danni!!!!

 

***

 

-E ora che si fa? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh ? Eh?-

 

-Will! Basta!- sbottò Tim fermandosi improvvisamente.

 

-Ok, scusa- rispose il fratellino con una vocina piccola piccola.

 

-Piuttosto, mettiti qui! Ricorda quello che devi fare chiaro?-

 

-Si, uffa però, sempre io!-

 

-Certo che sempre tu! Sei più piccolo di me, quindi non ti vedranno! E nasconditi bene, così! E non provare a muoverti, altrimenti salta la copertura! Ricorda che devi solo parlare e che prima di farlo, devi succhiare l’aria che sta qui dentro!-.

 

Will lo guardò con espressione scettica; -Come si succhia l’aria?!-.

 

Tim sbuffò, mettendogli uno strano oggetto in mano; -Fallo e basta!-.

 

Detto questo, fece il giro dello scaffale e ci si nascose, pronto a godersi la scena.

 

Cinque minuti dopo, una vecchietta dall’aria gentile, si avventurò nel reparto abbigliamento con il carrello mezzo vuoto; evidentemente era giunta da poco.

 

Cominciò ad osservare con sguardo attento e critico i vari maglioni, cappelli di lana e cappotti; ne afferrava un lembo per tastarne la morbidezza e poi lo lasciva andare con sguardo dubbioso.

 

Avanzando lungo lo spazio dove vi erano appesi i cappotti, ne vide uno che attirò particolarmente la sua attenzione; lungo abbastanza da sfiorare i polpacci, era di colore nero con disegni fantasiosi sui lembi in basso e cosa più importante, aveva l’aspetto di essere molto caldo.

 

La nonnina si avvicinò all’indumento, afferrandone un lembo; all’improvviso, una voce acuta da cartone animato (stile Stich) e stupida si espanse nell’aria.

 

-Comprami!- disse il cappotto, restando immobile.

 

-Comprami comprami comprami comprami!- ripeté ancora a raffica, con quella vocina scema.

 

La vecchietta lasciò immediatamente il cappotto, afferrando lesta qualcosa dal carrello mezzo vuoto; con mira precisa e una forza inimmaginabile per una signora della sua età, cominciò a prendere a borsettate il povero giacchetto che dal canto uso, urlacchiava dolorante.

 

Will, con le lacrime agli occhi, scivolò via dall’interno del cappotto e a gatton gattoni passò tra le gambe della nonnina, tentando di scappare; quest’ultima, visto il bambino e compreso lo scherzo, si voltò e tirò con precisione pazzesca la borsetta sul capo del ragazzino, che si stava allontanando velocemente.

 

Fecero la stessa fine della borsa tutte le cianfrusaglie nel carrello: pacchi di biscotti, detersivi e bottiglie d’acqua; mentre la nonnina gli urlava dietro –Disgraziato!!! Delinquente!!! Come ti permetti di fare certi scherzi ad una povera signora anziana?! Mascalzone!!!-, Will sgusciò dietro lo scaffale dove si era nascosto il fratello, piangendo a fontana e massaggiandosi con una manina la testa, sulla quale faceva bella mostra una tumefazione.

 

Tim, vedendo il fratellino in quello stato, si alterò come non mai, deciso a vendicarsi.

 

-Aspettami qui Will!- disse rivolto verso l’altro, allontanandosi in fretta.

 

Attraversò diversi reparti, arrivando infine a quello riguardante i cibi e le bevande; si guardò intorno furtivo, mentre avanzava tra gli scaffali, stando ben attento a non farsi scovare dallo zio che sicuramente si trovava nelle vicinanze; afferro un po’ di roba tra succhi di frutta, bottiglie di maionese e farina.

 

Soddisfatto del bottino, tornò più velocemente possibile dal fratello, facendo il vago; non era cosa di tutti i giorni naturalmente, vedere un ragazzino andare in giro con tutta quella roba per un supermercato e addirittura da solo.

 

-Will!- disse con il fiatone; -Dov’è andata quella vecchiaccia?!-

 

Il fratellino, con gli occhi ancora gonfi di lacrime, indicò un reparto più addietro, quello degli elettrodomestici; l’altro, annuendo, vi si avviò, nascondendosi dietro ogni cosa per individuare la nonnina senza essere visto.

 

Notò che la signora s’era fermata ad osservare una lavatrice situata due posti più in la di quella dove si era nascosto lui;ghignando perfido, prese due succhi di frutta e li aprì, spargendo velocemente il liquido che vi era all’interno sul pavimento, creando una scia abbastanza lunga.

 

L’anziana, avanzò lentamente nella sua direzione, continuando ad osservare le varie lavatrici; mentre si avvicinava, Tim corse a gattoni dietro una lavastoviglie della fila accanto, appena in tempo per non essere visto dalla donna che, a causa delle scarpe dalle suole di cuoio, scivolò come una pattinatrice di ghiaccio “un po’ goffa” sul succo di frutta, prendendo velocità a più non posso.

 

Il suo urlò echeggiò gracchiante per mezzo supermercato e le persone presenti, distratte dalla sua folle scivolata verso il muro in fondo, la seguirono di corsa per tentare di aiutarla e frenarla in tempo; il carrello della vecchia fu così lasciato incustodito.

 

Tim quindi si avvicinò veloce come un felino al suo obiettivo e afferrò la borsa della vecchia, buttandovi dentro la farina e la maionese; chiudendo la cerniera poi, la sbatacchiò su e giù, per far sì che gli “ingredienti” si mescolassero bene.

 

E proprio quando la riposò nel carrello nella stessa identica posizione di prima, la nonnina si sfracellò sul muro, cadendo a terra dolorante.

 

***

 

Il pacco di cereali gli sfuggì dalle mani, cadendo a terra; un brivido percorse la schiena del biondo all’udire un urlo agghiacciante; che cazzo stava succedendo lì?!?!

 

***

 

-Ma cos’è?- chiese un dipendente ad un collega, indicando una lunga scia rossa sul pavimento; l’altro alzò le spalle, scotendo la testa.

 

-Vediamo dove porta allora- disse l’altro, cominciando a seguire la traccia; attraversarono vari reparti, chiedendo scusa di tanto in tanto ad i clienti, per eventuali “scontri”.

 

Sempre più confusi e curiosi, giunsero davanti la porta del bagno; lì si fermarono, guardandosi dubbiosi.

 

-Che si fa?- chiese uno.

 

-Boh no lo so… Forse dovremmo entrare…-

 

-Ma io non voglio entrare. Mi puzza alquanto ‘sta cosa!-

 

-Anche a me. Scusa, non sono riuscito a trattenermi, mi è scappata. Sai, i fagioli di mia madre…-.

 

L’altro, sgranando gli occhi, fece un’espressione disgustata, assestando uno scappellotto al collega; -Idiota mi riferivo alla scia rossa! E se c’è un morto?!-

 

-Ma va là!- rispose quindi l’altro, massaggiandosi il punto offeso.

 

Facendo un profondo respiro, entrambi entrarono nel bagno, accendendo la luce che stranamente era spenta; abbassando lo sguardo sul pavimento, videro che la traccia portava ad uno dei cubicoli.

 

-Vai tu-

 

-No, perché devo andarci io?!-

 

-Perché se no dico al capo che la scorsa settimana ti sei fregato un pacchetto di big bubble dalla cassa tre-

 

-Non vale! Sei uno spione!-

 

-In casi straordinari come questi sì! Ora vai! Su, forza!-

 

-Con calma eh!- rispose il poveraccio, avvicinandosi con cautela alla porta del cubicolo, seguito dall’altro che si teneva ad una debita distanza.

 

Aperta la porta…

 

-AAAAAHHHHH- urlò quello davanti.

 

-AAAAAHHHHH- gridò a ruota quello dietro.

 

Un ragazzino, ad occhi spalancati, stava riverso vicino al w.c. con la maglietta tinta di rosso, all’altezza del petto; un coltello macchiato dello stesso liquido, stretto nell’altra mano.

 

I due colleghi si abbracciarono, guardando shockati la scena; l’unica cosa che riuscivano a pensare era “voglio mamma”.

 

Uno dei due, facendosi coraggio e inghiottendo rumorosamente, si avvicinò al corpo senza vita del bambino e vi si accucciò accanto, tremante; mentre stava per allungare una mano verso il volto del cadavere, sporco anch’esso di quello che doveva essere sangue, quest’ultimo scattò in avanti, ringhiando forte e ricadendo poi indietro, inerme.

 

I due colleghi, spaventati a morte, scapparono a gambe levate, correndo dal direttore.

 

Dopo cinque minuti, i due tornarono, seguiti appunto dal loro capo che in volto aveva disegnata un’espressione scettica e molto scocciata, già dal fatto che per terra, non vi era nessuna traccia della scia  cui avevano accennato i suoi dipendenti; quello che aveva urlato per primo, aprì nuovamente la porta del cubicolo, trovandolo vuoto, lindo e pulito.

 

Il direttore batteva intanto impaziente il piede destro a terra, ripetutamente; avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti.

 

***

 

-Hai visto le loro facce?- squittì Will ridendo a crepapelle, mentre il fratello annuiva, fiero di se stesso; quando ci si metteva d’impegno, era davvero un genio.

 

-Che stupidi, ci sono cascati in pieno! Per fortuna che siamo riusciti a ripulire tutto in tempo!-.

 

Il fratellino annuì soddisfatto, mentre svoltavano un angolo; -Però ora che si fa? Io mi sto già annoiando!-

 

-Pazienza Will, pazienza! Ora qualcosa ci inventeremo!- rispose Tim, con tono divertito, occhieggiando nuovamente i bagni.

 

-Credo di aver avuto un’idea! Vieni, ora ti spiego!-

 

***

 

-Etciù!-

 

-Ssshhh fa silenzio altrimenti ci scopriranno!-

 

-Scusa, ma sono… sono… sono… Etciù! Bagnato fradicio!-

 

-Sta zitto!!!- gli intimò per l’ultima volta il maggiore.

 

La porta del bagno si aprì con un cigolio, richiudendosi poi con un tonfo sordo; dei passi rimbombarono nel bagno vuoto, seguiti poco dopo da un allegro fischiettare.

 

Il rumore di una cintura slacciata e di una zip abbassata, accompagnarono il tutto.

 

Non riuscirono a non sghignazzare.

 

Lo sciacquone sovrastò per un attimo il fischiettio dell’uomo, che, tutto allegro, si diresse verso i rubinetti per lavarsi le mani.

 

Un sbadiglio interruppe la sua “melodia”, mentre poggiava il piede sul pedale in basso e spingeva…

 

Un cascata d’acqua lo travolse a piena bocca spalancata, infradiciandolo da capo a piedi.

 

L’uomo cominciò a sputacchiare a destra e sinistra, tossendo violentemente e cadendo varie volte, goffamente, sul pavimento umido.

 

I due fratelli si dovettero far violenza per non scoppiare a ridere.

 

Il povero sfortunato si alzò da terra con il sedere dolorante e uscì dritto filato dal bagno, irato più che mai.

 

Di vittime disgraziate ne seguirono molte; di clienti sorpresi e spaventati, alla vista di persone che uscivano fuori di testa dal bagno, ce ne furono tanti.

 

Donne che urlavano come cornacchie con il trucco sbavato e i capelli ammosciati e che scivolavano continuamente sui tacchi, correndo lontane del “misterioso e diabolico” w.c.

 

Uomini completamente infradiciati, neanche a dire avessero partecipato ad una maratona.

 

Nonnette con l’artrosi e colpo della strega che bestemmiavano simili a turche, mentre brandivano il bastone (o borsetta, a seconda dei casi) da passeggio a mo di spada…

 

Il bagno, per quel giorno, fu messo in quarantena dal direttore; strane leggende sarebbero nate sul “w.c. maledetto del centro commerciale in fondo alla strada” più comunemente conosciuto come… supermercato.

 

***

 

-Vi ho trovati final…- le parole gli morirono in gola; se lo sentiva!!!! Se l’era sentito sin dentro l’osso!!!! Lo sapevo, cazzo, lo sapeva!!!! Mai una volta che non accadesse qualcosa di strano con loro, MAI! Cavolo, Dio come l’aveva saputo sin dall’inizio, anche se non sapeva bene ancora cosa!!!

 

-Che diavolo avete combinato stavolta eh?!?!- sbottò, cambiando tono e squadrandoli da capo a piedi come piccoli insetti svolazzanti; si mise a fare la fila alla cassa.

 

-Niente…- rispose vago Tim, guardandosi attorno con aria indifferente, mentre ai suoi piedi s’era formata una pozza d’acqua rosata, a causa dei vestiti macchiati di ketchup.

 

-Già, niente…- gli fece eco il fratellino, contribuendo ad ingigantire la pozza, con un ficozzo (bernoccolo) in testa che faceva bella mostra di se.

 

Lo zio li guardò attentamente, appuntandosi di fargli un discorsetto.

 

 

 

FINE PRIMO CAPITOLO.

 

 

KISS KATHY

   
 
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