La disgrazia dei week-end!
Ron chiuse lo sportello
della macchina senza attivare l’allarme; aggirò il mezzo e si portò accanto a
sua moglie, mentre lei gridava a due bambini di non correre così velocemente.
-Lasciali stare Herm, sono
bambini, è normale che corrano e che inevitabilmente si facciano male…-
-Come ogni sacrosanta
volta Ron! Sono stufa di incerottarli da capo a piedi
alla fine di ogni giornata!-.
Ron sorrise dolcemente e
circondò la vita della giovane con le sue forti braccia, andandole a baciare delicatamente
una tempia; Hermione si rilassò contro il petto forte di lui, chiuse gli occhi
ed emise un pesante sospiro.
-Dio, non vedo l’ora di
partire!-.
Ron ridacchiò divertito e
la mora sorrise; avevano organizzato tutto nei minimi particolari, sarebbe
andato tutto nel migliore dei modi! Nessuno avrebbe potuto rovinare la sua
vacanza con il marito.
Intanto i due bambini, tra
spintarelle e tentati sgambetti, avevano percorso tutto il vialetto di ciottoli
bianchi come neve e ansimando, si fermarono davanti ad una porta in legno di ciliegio; in alto, sulla scura e a tratti chiara
superficie lignea, vi era una targhetta dorata con su scritto: “Harry Potter - Draco Malfoy”.
I due bambini si
guardarono di sottecchi e poi contemporaneamente allungarono con uno scatto
fulmineo un dito verso il campanello; a metà strada i diti appartenenti a mani
diverse si scontrarono e i due riabbassarono velocemente la parte offesa.
-Suono io il campanello!-
-No, lo voglio suonare
io!-
-No! Io sono più grande
perciò lo suono io!-
-Io sono più piccolo e se
non lo fai suonare a me lo dico a mamma così ti picchia!-
-No non mi picchia perché
io scappo!-
-Tanto lei ti trova lo
stesso! Fallo suonare a me!-
-Ho detto di no!-.
Il bambino più grande
spinse di lato il fratellino, facendolo cadere per terra e premette il dito sul
campanello più e più volte, come una litania.
L’altro bambino si alzò in
piedi, guardò il fratello più grande con rabbia e con un ruggito incavolato gli
saltò addosso, aggrappandosi a lui a mo’ di scimmia causando la perdita
d’equilibrio dell’altro che lasciò la presa sul campanello.
-Lasciamiiiiiiiii- urlò il ragazzino cercando di scrollarsi di dosso
il fratellino, che non ne voleva sapere e che anzi, strinse la presa su di lui.
Hermione a quell’urlo aprì
di scatto gli occhi e guardò in direzione dell’entrata della piccola villetta di mattoni marroncini; ciò che vide la fece districare dalle
braccia calde del marito e dirigersi a passi veloci verso i due bambini.
-WILLIAM!! Lascia
immediatamente tuo fratello!!!!!!!!-
-Ma mamma!- tentò di ribattere lui; -Tim mi ha buttato
per terra!-.
La donna assottigliò
pericolosamente gli occhi e spostò lo sguardo sul figlio più grande; -Thimoty,
è vero quel che dice tuo fratello?-.
Tim abbassò lo sguardo su
Will e sussurrò malevolo –Spione!-; al che il fratellino gli rispose con un
ghigno divertito.
Hermione scosse la testa,
facendo ondeggiare gentilmente i boccoli castani e si avvicinò ai due; prese William per la vita e lo tirò via dolcemente dal
fratello, accarezzandogli poi amorevolmente la testa dai capelli rosso fuoco.
Nel frattempo la porta
della villetta era stata aperta e il ragazzo che ora sostava sulla soglia a
braccia incrociate sorrise alla scena; Tim sbuffando aveva scostato lo sguardo
dalla madre e lo aveva posato su…
-ZIO HARRYYY!!!!-; il bambino, felice come non mai, si avventò sul moro
che allargando le braccia lo prese appena in tempo.
-Ehi piccoletto!- sorrise
il ragazzo scompigliandogli i capelli castani.
Hermione alzò lo sguardo
dal figlio e lo posò sul suo migliore amico; l’espressione le
si addolcì immediatamente e sorrise contenta.
Ron, che era rimasto a
guardare la lite dei figli da lontano, onde evitare ferite varie, aveva intanto
scaricato dalla macchina i zaini dei ragazzi; poi,
quando aveva visto l’amico aprire la porta si era avvicinato trasportando le
borse e l’aveva salutato amichevolmente.
-Ciao Harry…-; il rosso lo
studiò attentamente. –L’influenza di Draco ti sta facendo male…
ma guardati, diventi sempre più effeminato!-.
Infatti il moro indossava un grembiule a fiori blu per le
pulizie casalinghe e incastrato nel laccio dell’indumento vi era uno
spolverino; in una mano, reggeva uno strofinaccio e un contenitore di
candeggina.
-Pulizie estive amico…
Draco è di sopra a pulire la soffitta… è dall’anno scorso che non ci mettiamo
piede!-.
Harry ghignò divertito al
pensiero del suo ragazzo alle prese con scatoloni e gingilli vari vecchi almeno
quindici anni; mise giù suo “nipote” e avvicinandosi ad
Hermione, la salutò con un bacio sulla guancia.
-Vorrei abbracciarti
ma c’è il rischio che sporchi il tuo bel vestito- le ammiccò lui.
-Non fa
niente Harry, va bene così- rispose la mora con un sorriso.
Will, che fino ad allora era rimasto in silenzio si avvicinò allo “zio” e
gli si mise di fronte, con uno sguardo da cucciolo bastonato e con un ditino
davanti alla bocca, poggiato sulle labbra; Harry lo guardò, inarcando un
sopracciglio, restando in silenzio.
Il piccolo assottigliò lo
sguardo e d’improvviso cominciò a frugare in tutte le tasche dei pantaloni del
moro; Harry non resistette più e scoppiò a ridere, lasciandolo fare.
I genitori spalancarono
gli occhi sorpresi e allo stesso tempo confusi, mentre Tim, guardava con aria
di sufficienza il fratello; le mani di William si infilavano
furtive dappertutto, con velocità sorprendente; l’espressione concentrata poi,
fu sostituita da una trionfante.
-Evviva l’ho trovata!!!!!!!!!!!-; il bambino cominciò a saltellare
allegramente per il pianerottolo, tenendo stretto tra le mani un lecca-lecca
rossa.
-Tu guarda quante storie
per una caramella!- sbottò Tim incrociando le braccia con fare superiore.
William si voltò verso di
lui e con un sorrisetto furbo disse lentamente –È al
sangue… -.
Il fratello maggiore
sgranò gli occhi, perdendo la compostezza che aveva assunto poco prima e
incominciò a rincorrere il fratellino per tutto il giardino, tentando di
strappargli il lecca-lecca; Ron scosse la testa divertito
ed Harry continuò a ridere come un matto.
-Piantatela tutti e due!- li sgridò Hermione alzando un dito e movendolo
minacciosamente avanti e indietro; -Vedremo se riderai ancora quando io e Ron
torneremo a prenderli, Harry!-
-Ma dai
Herm! Sono due bambini, cosa vuoi che facciano?!- (Le
ultime parole famose n.d.Kath *-*)
Ron e Hermione si
scambiarono un’occhiata veloce e poi guardarono Harry con compassione; il moro
alzò un sopracciglio e li osservò come se fossero pazzi.
-Allora… noi andiamo eh- disse la mora incerta, torcendosi le mani.
-Salutaci
Draco, mi raccomando…- continuò
il rosso, posando sul pianerottolo gli zaini, prendendo per mano la moglie e
voltandosi per dirigersi verso la macchina.
Il loro migliore amico
annuì e li salutò ad alta voce, augurandogli un buon week-end; avrebbe badato
bene ai suoi due nipoti, in fondo, se la intendeva alla grande con loro.
Guardò la macchina fare
retromarcia ed uscire dal vialetto, sparendo poi nella svolta di un angolo;
quindi, adocchiò gli zaini dei nipoti.
Su quello rosso vi era una
T e su quello blu vi era una W; alle sommità degli zaini vi era attaccato con
dello scotch un foglietto giallo ocra, sul quale probabilmente Hermione aveva
scritto delle note.
Sorridendo Harry, appoggiò
sul pianerottolo strofinaccio e bottiglia di candeggina; si chinò e afferrò le
due borse, constatando che erano abbastanza pesanti.
Libri!
Pensò il moro scotendo la testa divertito; Hermione
non sarebbe mai cambiata, sempre la solita ragazzina precisa dai capelli crespi
e dallo sguardo vigile.
Sospirò rivangando i bei
vecchi tempi ed entrò in casa, lasciando la porta aperta; si diresse verso il
soggiorno con mobili moderni e salì le scale che portavano al piano superiore.
-Dracooooooo, sono arrivati!-
urlò aprendo una delle porte del corridoio, che ne aveva
almeno sei, ed entrando in una stanza; la suddetta aveva due letti gemelli,
pareti celestine, un armadio e una scrivania con accanto una libreria, il tutto
poggiato alla parete opposta ai letti.
Una cosa semplice, adatta
per gli ospiti e soprattutto per i suoi due nipoti sfascia-tutto; l’ultima
volta che aveva messo un vaso di fiori nella stanza era finito sul pavimento
dopo neanche cinque minuti il loro arrivo.
Si avvicinò all’armadio e
vi posò accanto i due zaini; staccò i bigliettini
gialli dalle sommità e si preparò psicologicamente a leggere una lunga lista
riguardante i “cosa” e “non cosa” fare.
Ciao Harry, sono Herm; passo subito al punto perché
ho poco spazio.
Per fortuna! Pensò il moro.
Dunque, a pranzo non far ingozzare come tuo
solito i bambini per piacere, altrimenti poi gli viene il mal di pancia. Nel
caso dovesse verificarsi quest’imprevisto, ho messo la medicina nella borsa di
Tim; sopra vi ho attaccato un’etichetta con su scritto
a cosa serve. Dopo pranzo, Tim deve fare i compiti della scuola babbana e Will
deve dormire un po’, quindi non farli uscire a giocare come tuo solito! Fai studiare tuo nipote almeno fino alle quattro, poi, puoi
dargli la merenda. Niente panino alla nutella come tuo solito che d’estate fa
male! Lo stesso vale per Will naturalmente! Dopo la merenda possono
uscire a giocare un po’, ma verso le cinque sarebbe meglio farli rientrare per
una doccia. Dopo averli lavati mettigli subito il pigiama altrimenti tenteranno
di uscire nuovamente a giocare in giardino. Durante la cena non provare a
dargli burrobirra come tuo solito, sono ancora troppo piccoli!
Dopo aver mangiato possono guardare un po’ di tv, ma alle nove e mezza a letto!
E non farli stare alzati fino alle undici come tuo
solito! Spero sia tutto chiaro.
Un bacio, Hermione.
p.s. Ehi
Harry, sono Ron… sono riuscito a fregarmi il bigliettino! Ascoltami, ignorala,
è esausta poverina, non sa quel che dice! Gestisci la situazione come ti pare! Dai retta a me che sono l’uomo di famigli, cavolo!!
p.p.s. Harry,
sono Herm… ho visto quello che ha scritto quel cretino di mio marito! Non dare retta
a lui! È un povero schizzato che ha bisogno di una vacanza! Ciao!
Harry ridacchiò divertito
mettendosi il biglietto in tasca; alla faccia del poco spazio! Poi, si immaginò Hermione in divisa militare che dettava ordini a
destra e a manca…Mh, però… Farebbe
carriera! Si disse con un sorriso.
Due forti braccia serrate
improvvisamente intorno alla sua vita lo riportarono alla realtà; il profumo
forte del suo ragazzo gli fece andare la testa sulle nuove e inclinando il capo
all’indietro, si appoggiò sulla sua spalla.
-Che
dice il bigliettino?-
-Secondo te?-
-Granger… Sempre la solita
castora!- concluse il biondino con tono divertito.
Restarono lì a cullarsi
per un po’, beandosi di quella vicinanza; per un paio di giorni non avrebbero
potuto coccolarsi più del dovuto, quindi, ne stavano approfittando.
-Hai finito su in
soffitta?-
-Quasi… mi manca solo
qualche altro scatolone-
-Trovato qualcosa di interessante?-
-Nah… A parte le cianfrusaglie di scuola-
-Per me sono più che
cianfrusaglie-
-Lo so, è
per questo che non le ho gettate-.
Harry sorrise e senza
districarsi dall’abbraccio di Draco, si voltò e lo guardò negli occhi; -Da dove
viene tutta questa bontà d’animo?- gli chiese a fior di labbra.
L’alito caldo del moro
fece scorrere un brivido lungo la schiena di Draco, che rispose maliziosamente
–Naturalmente io non faccio nulla gratis-.
L’altro ridacchiò e poggiò
delicatamente le sue labbra rosse e carnose su quelle rosee e sottili del
biondo; gli mordicchiò con estenuante lentezza il labbro inferiore, leccando
ogni tanto.
Draco mugugnò
insoddisfatto, voleva di più, lui lo sapeva, ma si divertiva a farlo patire
così; in risposta, il biondino portò una mano diafana
tra i fili neri del suo ragazzo e dolcemente gli spinse di più il capo contro
il suo, costringendolo ad approfondire il bacio.
Le loro lingue si incontrarono, come già avevano fatto tante volte, solo
che per loro era sempre una novità bellissima riscoprirsi; giocarono,
sfiorandosi e studiando ogni singolo particolare interno della bocca del
proprio amante, che ormai conoscevano a memoria.
Le mani, senza
accorgersene cominciarono ad andare per conto proprio, sfiorando uno il corpo
dell’altro; il respiro iniziò a farsi più accelerato e gli istinti a
risvegliarsi…
CRASH…
Un
rumore di vetri rotti riportò i due amanti alla realtà che si separarono di
scatto; Harry corse per il corridoio velocemente e poi giù per le scale,
fulmineo, seguito a ruota da Draco; dalla porta aperta del soggiorno, uscirono
in giardino guardandosi intorno con aria preoccupata.
-WIIIILL!!-
chiamò Harry.
-TIIIM!- lo imitò Draco.
I due restarono in
silenzio per un po’, cercando di cogliere un qualche rumore; in giardino
sembrava non esserci nessuno! Poi, il biondo notò una cosa…
-Hey Harry, guarda qui!- ed indicò
il pianerottolo.
Il moro seguì la direzione
del dito e vide delle impronte infangate di scarpe; con sguardo confuso, lui e
Draco iniziarono a seguire le impronte, che li
portarono in soggiorno, poi per il corridoio d’entrata e poi in cucina.
Lì, le impronte si
fermavano davanti a due sedie; i due ragazzi alzarono
lo sguardo e videro Tim e Will, in piedi sulle sedie, uno con le mani davanti
alla bocca e l’altro che tentava di nascondere tre biscotti.
Accanto alle sedie,
giacevano resti di un povero barattolo che non aveva
fatto niente di male a parte essere un porta biscotti, con accanto sparsi
proprio quest’ultimi.
-È stato lui!- dissero in
coro i fratelli, indicandosi a vicenda.
-Un bel modo per dirmi
“Ciao zio Draco”- ironizzò il biondo, uscendo dalla cucina e dirigendosi verso
lo sgabuzzino.
Harry si avvicinò ai due
nipoti e, uno per volta, li prese in braccio e li portò fuori
dalla cucina, per evitare che calpestassero i vetri e i biscotti; il
biondo intanto era tornato con scopa e paletta, pronto a far sparire le prove
del reato.
Avrebbe usato volentieri
la bacchetta ma la casa era protetta da vari
incantesimi e barriere di sicurezza, quindi, era impossibile praticare la magia
lì dentro; l’avevano fatto perché, essendo Harry un Auror molto in gamba,
qualcuno dei pochi Mangiamorte rimasti avrebbe potuto fargli una sorpresa,
casomai proprio mentre loro stavano dormendo o facendo altro…
Mentre lui eseguiva l’ingrato compito di spazzare, il
moro si mise di fronte ai due nipoti e fece passare diverse volte lo sguardo da
uno all’altro; -Se volevate i biscotti, bastava chiedermelo…- disse poi
lentamente.
I due bambini si
guardarono con espressione colpevole e dispiaciuta; non volevano di certo
rompere il barattolo ma…
-Ma noi abbiamo paura che se poi noi te lo dicevamo tu
poi lo dicevi a mamma!- sussurrò Will abbassando lo sguardo.
-E perché avrei dovuto dirlo a vostra madre?- chiese
confuso, alzando un sopracciglio, Harry.
-Perché siccome è quasi
ora di pranzo e lei ci dice sempre di non mangiare prima di pranzo…- stavolta
era stato Tim a parlare, che lasciò la frase in
sospeso.
-Ragazzi, quante volte vi
avrò detto che io non sono Hermione Granger?-
-Tante- risposero in coro.
-E quante volte vi ho ripetuto che fosse
per me potreste fare quel che cavolo vi pare?-
-Tante- ripeterono.
-Appunto! E siccome ora non c’è vostra madre fra i piedi…- si chinò in
avanti per portare il volto davanti al loro –Faremo a modo nostro!-.
I fratelli guardarono lo
zio spalancando gli occhi, prima che un sorriso birichino si fece
spazio sulle loro labbra; -Zio sei mitico!!!!- disse Will allegramente.
-Lo so, lo so, modestamente… Ma gli autografi a dopo- scherzò lui
scompigliandoli la chioma rosso fuoco.
Draco intanto, portata a
termine la missione, uscì dalla cucina per andare a posare scopa e paletta;
passò accanto al gruppetto e lanciò uno sguardo severo ai due bambini, prima di
sparire dietro un angolo.
I fratelli, avendolo
chiaramente notato, abbassarono gli occhi con fare drammatico; cominciarono a
scuotere la testa lentamente e un sospiro uscì dalla loro bocca.
-Bè? Ora che c’è?- chiese il moro.
-Zio Draco…- iniziò Will.
-… Ce l’ha
con noi ora…- terminò Tim.
-Ma no ragazzi, gli passerà, come sempre! Lo sapete
che ogni volta che venite gli prende una crisi di nervi, è
normale, è all’ordine del giorno! Ormai non dovreste neanche più farci
caso no? Infondo lui non è molto paziente ed è abbastanza isterico, quindi…-
E mentre Harry continuava
a parlare del comportamento che il suo ragazzo assumeva
quando i nipoti gli facevano visita, questi due si guardarono di
sottecchi e ghignarono divertiti; sapevano che lo zio avrebbe tirato fuori quel
discorso se loro gli avessero detto che si sentivano in colpa… e avevano deciso
di confessarglielo proprio in un bel momento…
La parlantina del moro fu
bloccata da una cascata di acqua gelida, che gli
inzuppò capelli, grembiule e canotta; il diretto interessato scosse forte la
testa per scrollarsi l’acqua dai capelli e si voltò incredulo, trovandosi di
fronte ad un Draco parecchio accigliato.
-E così sarei un isterico in crisi di nervi eh… - gli
sibilò muovendo minacciosamente il secchio che aveva riempito per pulire il
salone e l’ingresso dalle impronte infangate.
Harry lanciò un’occhiata
infuocata ai nipoti che, ridendo sotto i baffi, li superarono, schizzarono via e rimarcarono altre impronte di sporco.
-TOGLIETEVI LE SCARPE!!!!!!!!- urlò il biondo voltandosi verso di loro, con le
guance arrossate.
Il moro tentò di
approfittare di quella distrazione per svignarsela, ma venne
prontamente fermato da Draco che, afferrata da dietro la camicia del suo forse
ex-ragazzo, lo tirò indietro con uno strattone; -Dove credi di andare- gli
sibilò minaccioso avvicinando il volto al suo e assottigliando lo sguardo.
Me la pagheranno! Questa non la passano
liscia! Pensò Harry prima di
inghiottire faticosamente e cominciare a pensare ad una scusa decente.
Intanto i due fratelli,
tolte le scarpe prima di salire le scale e arrivati nella loro camera, se la
ridevano come pazzi rotolandosi sul letto, mentre dal piano inferiori
giungevano gli urli isterici del loro
caro zietto; d’accordo, forse avevano esagerato… Ma era stato troppo divertente vedere la faccia
di zio Harry perdere improvvisamente colore.
-Ahahaha, è stato
fortissimo!!!! Hai visto zio Draco come ha cambiato espressione quando ahahaha l’ha sentito parlare?- singhiozzò
Tim tra le risate, la faccia tutta rossa.
-Si, ahahaha, è così
facile prendere in giro zio Harry ahahaha-.
Entrambi avevano fatto parecchi tiri verso lo zio moro e puntualmente
quest’ultimo c’era sempre cascato; ma in realtà, i due volevano un bene
dell’anima al loro zio preferito, solo che ancora non se ne rendevano conto a
causa della giovane età: Tim aveva otto anni e Will sei.
Calmate le risate, scesero
dal letto e avvicinatisi ai loro zaini, cominciarono a
sistemare le loro cose nei cassetti; rimanevano solo tre giorni, ma adoravano
mettere tutto sottosopra anche lì! Tim finì per primo di sistemare, quindi,
cominciò a occuparsi della libreria, quella accanto
alla scrivania.
Prese tra le braccia
cinque o sei libri e li sparse per la cameretta, alcuni aperti, altri chiusi;
seguirono quella sorte altri sei libri e i rimanenti
furono sistemati disordinatamente un po’ sulla scrivania e nella libreria.
Si avvicinò al fratellino
che aveva appoggiato sul letto alcune magliette e un po’ di calzini; prese gli
indumenti e con espressione solenne, alzò le braccia in alto e li gettò in giro
alla rinfusa, come se stesse creando qualcosa di artistico.
Will lo guardò con
rispetto e applaudì le mani soddisfatto alla fine
dell’opera del fratello; anche lui avrebbe voluto saper fare disordine e caos
in così poco tempo.
Entrambi poi, si
avvicinarono alla porta e, data un’ultima occhiata alla loro opera, si
diressero al piano inferiore, con un paio di scarpe pulite; lì, trovarono gli
zii intenti a smacchiare il pavimento… Harry con un’espressione terrorizzata e
Draco incavolata.
I fratelli si sorrisero e
gli si avvicinarono, con espressioni angeliche; i due amanti alzarono lo guardo
su di loro, concedendogli attenzione.
-Zii…È l’una! Noi abbiamo fame!- disse Tim con espressione fintamente
sofferente, toccandosi lo stomaco.
-Si, è vero! Ho già brontogliato tante volte!- rincarò
Will con fare da vittima innocente.
-Will… Prima di tutto si
dice brontolare… E secondo non sei tu, ma il tuo stomaco che si lamenta!- lo rimbeccò il fratello, saccente; l’altro gli lanciò uno
sguardo scocciato e scrollò le spalle.
Harry sospirò e fece per
alzarsi, quando il biondino freddò l’azione sul nascere; -Stai comodo a pulire
il pavimento amore mio! Vado io a fare la spesa, visto che ieri non siamo
potuti andare!- gli disse con tono mellifluo.
Draco si
tolse il grembiule, gettandolo sul divano; guardò il moro sprezzante e senza
distogliere lo sguardo dall’altro, si rivolse ai nipoti –Vado di sopra a
prepararmi, scendo tra poco!-; detto questo, si voltò e salì le scale
velocemente.
I due fratelli si
sedettero comodamente sul davano, senza apparentemente accorgersi di star
schiacciando il grembiule del biondino; Harry lanciò loro un’occhiataccia e
ricominciò a strofinare le mattonelle, borbottando di tanto in tanto.
Dopo cinque minuti, Malfoy
scese le scale, vestito molto semplicemente: jeans neri, camicia bianca e
capelli legati in una coda bassa; il suo fidanzato lo guardò di sfuggita,
costringendosi a non guardarlo nuovamente, cosa che però
accadde.
Draco
ghignò soddisfatto al suo indirizzo, avvicinandosi ad un comodino; aprì il
cassetto del mobile e vi tirò fuori un portafoglio blu che mise nella tasca
posteriore dei pantaloni; dopo, superando con passo sensuale Harry, si avvicinò
al portachiavi e prese le chiavi di casa e della macchina.
-Andiamo ragazzi- disse a quel punto il biondo, aprendo la porta.
I due bambini scattarono
in piedi e gli si avvicinarono, superandolo e cominciando a correre verso una
macchina nera parcheggiata di fronte alla saracinesca chiusa di un garage;
Draco, prima di uscire, si avvicinò al moro e gli si inginocchiò
di fronte.
Harry alzò lo sguardo con
espressione imbronciata, facendo sorridere l’altro, divertito; il biondo si
sporse un po’ in avanti e posò un bacio sulla fronte del suo ragazzo,
sussurrando con un sorriso –Ci vediamo dopo-.
Alzatosi, si diresse verso
la porta e uscito sul pianerottolo, la chiuse dietro di se.
***
Draco chiuse lo sportello
della macchina e attivò l’allarme antifurto; osservò ancora una volta
attraverso il finestrino chiuso, il sedile posteriore, quasi completamente
privato della pelle nera e ricacciò per l’ennesima volta un istinto omicida.
Quei dannati mocciosi! Di chi potevano esser figli
se non di quel… quel… quel Lenticchia! Pensò mentre
voltandosi, cominciò a dirigersi verso l’entrata del piccolo centro
commerciale; i bambini, intanto, dimenticato già l’incidente-sedile, correvano
allegramente per tutto il parcheggio, rischiando cinque o sei volte di essere
arrotati dalle macchine che cercavano un posto.
Malfoy, fregandosene
altamente, li chiamò con tono svogliato, varcando l’entrata automatica; subito,
l’aria fresca del luogo si fece sentire e il biondino mostrò un’espressione
soddisfatta.
Alzò lo sguardo verso
l’alto, leggendo sui vari cartelli appesi con un filo di nailon al soffitto i
vari nomi dei reparti, divisi in scaffali, mentre i nipoti continuavano a
girargli attorno; abbigliamento,
elettrodomestici, elettronica (video&audio),
giocattoli, scuola, utensili, intimo, arredo, dolciumi e finalmente alimenti&bevande.
-Voi due, vedete di non
combinare niente, sono stato chiaro?- intimò Draco ai
fratelli, prima di dirigersi a prendere un carrello lì vicino; Tim e Will
annuirono sorridendo allegramente e, prima che lo zio cominciasse a dirigersi
verso il reparto delle vivande, gli si avvicinarono e dissero –Noi andiamo a
vedere i nuovi giocattoli!-.
E quando Malfoy stava per ribattere, si accorse che
i bambini si erano già volatilizzati; un brutto presentimento gli fece annodare
lo stomaco e con espressione preoccupata, s’avviò a prendere da mangiare.
***
-Eccoci, è questo qui!- disse Tim, avviandosi tra i due
scaffali ricolmi di oggetti elettronici; dietro di
lui, un Will trotterellante, studiava gli oggetti attentamente.
-Che ne dici di questi? Sono piccoli e non si notano! Ed in compenso vengono tanto!- continuò il fratello maggiore
indicando delle scatole quadrate grandi poco più di una mano; il più piccolo si
avvicinò, osservandoli con sguardo indeciso… prima di prenderne una colonna da
dieci.
-Attento! Non farli cadere
altrimenti finiamo nei guai! Sono i più costosi quindi occhi aperti!- lo avvisò Tim, prendendone anche lui una decina.
Cominciarono
a camminare tranquillamente per i vari reparti, evitando accuratamente quello
in cui si trovava lo zio; ogni volta che incrociavamo un dipendente del
supermercato, cominciavano a chiacchierare tra loro, alludendo ad una quindicina
di cugini a cui bisognava fare un regalo di compleanno; quella scusa, serviva a
spiegare l’enorme quantità di lettori CD che stavano trasportando.
-Ehi Tim…- bisbigliò Will
guardando fisso davanti a se; -Dove sono gli utensili… Guarda il carrello di
quella signora… È abbastanza pieno non trovi?-
-Si…- rispose il fratello
dopo un po’; -Facciamo così, appena la signora si volta, tu ti avvicini e dopo
che hai fatto quello che devi fare, ti nascondi dietro
quel coso rettangolare di plastica! Ma devi essere veloce
ok? Intanto io ti aspetto nascosto dietro questo scaffale!-
-Ma perché devo andare io? Vacci tu no?- tentò di protestare Will, stanco di dover iniziare sempre
lui le “missioni” più “pericolose”.
-No! Tu l’hai vista e tu
ci vai! Muoviti!- gli rispose con tono minaccioso
l’altro, andando a nascondersi dietro uno scaffale pieno di quaderni, penne e
tutto ciò che concerne la scuola.
Will sbuffando cominciò ad
avvicinarsi silenziosamente al carrello della signora che, dal canto suo,
canticchiava a bassa voce un motivetto allegro, fermandosi poi di tanto in
tanto a guardare gli utensili da cucina; uno di loro attirò particolarmente la
sua attenzione, facendola allontanare dal carrello.
Il bambino, uscendo allo
scoperto da dietro una colonna di grembiuli appesi a dei ganci verticalmente,
approfittò subito della distrazione della donna; con passo felino s’avvicinò al
carrello e ne fece scivolare “casualmente” all’interno, un lettore CD.
Fatto questo, si allontanò
subito, nascondendosi dietro quel coso di
plastica rettangolare; la signora, tornata al carrello, non si accorse di
niente e continuò a girare per il mini-centro, ignara di avere con se una
cosuccia da parecchie sterline.
Toccò la stessa identica
sorte ad altri diciannove carrelli, tutti abbastanza pieni da far passare
inosservata una piccola scatola grigia.
-Andiamo, alla cassa ce ne
sono già cinque!- disse Tim, dopo essersi disfatto
dell’ultima scatola di lettore CD; lui e il fratello si avviarono verso il
reparto dolciumi, dal quale si potevano scorgere benissimo tutte le casse.
La prima vittima si
avvicinò alla numero sei, cominciando a mettere sul
bancone tutti i suoi acquisti, arrivando così inevitabilmente alla
scatola di lettore CD; la commessa, ignara del fatto che la vittima non sapesse
da dove fosse saltata fuori, afferrò anche quella e la mise sul conto; -Fanno
145 £- disse quindi la dipendente con un sorriso.
-Ehi no, aspetti un
momento!- la bloccò la signora ancora un po’ incredula; -Io non ho comprato
quel lettore CD!-
-Prego?- chiese la
commessa con un’espressione confusa e al contempo scettica.
-Le ho detto che non ho
messo io nel mio carrello quella scatola! Quindi la
levi dal mio conto!- continuò la vittima, adirandosi un po’.
-Credo che non sia
possibile… Vede?- la dipendente indicò un cartello
attaccato su una colonna; -La merce acquistata non si cambia, né si rimborsa!-.
-Ma le sto dicendo che
quel lettore CD non è mio!-
-Ma era nel suo carrello…
Non vorrà davvero farmi credere che ci è entrato da
solo, vero?-
-Cos’è,
fa la sarcastica adesso? Pretendo di parlare con la direzione! Non
intendo pagare una cosa che non voglio!-
-Se non la voleva poteva
evitare di metterla nel carrello!-
-NON SONO STATA IO!-
-Non alzi la voce, è un
luogo pubblico questo!- le disse arrabbiata la commessa, alzando la cornetta di
un telefono posto vicino alla cassa; -Qui cassa numero sei, una cliente
richiede la sua presenza direttore!-.
Intanto, alla cassa
numero tre…
-Brutta arpia!!!! Il cliente ha sempre ragione!!!-
ringhiò la ragazza tirando i capelli della commessa.
-Tu non sei una cliente,
sei una vecchia befana!!!- le rispose la dipendente
graffiandole il viso.
La seconda vittima
scavalcò il bancone e cominciò a picchiarsi con la commessa.
-Qualcuno chiami il
direttore!!!!- urlò un ragazzo che stava facendo la
fila.
Cassa numero uno…
-Ma io veramente…-
-Le ho detto che non può
escludere il lettore dal conto, mi dispiace!-
-Ma mia moglie si arrabbierà…-
-Bè, è la sua di moglie,
non mia, veda di regolarsi lei!-
-Eh certo! È facile
ignorare i problemi degli altri quando si è dietro una
cassa vero? VERO?- urlò la terza vittima, con voce isterica.
-Si calmi!-
-No! Non mi calmo! Ecco! È
una vita che sono agli ordini di mia moglie, ma ora
basta! Non mi farò comandare più da nessuno! Chiaro? CHIARO?-
-È chiaro ma…-
-Niente ma! Tutto iniziò
il giorno in cui la conobbi- cominciò la terza vittima, buttando per terra tutte le cose che aveva comprato e stendendosi sul
bancone, incrociando le mani sulla pancia; -Lei era bellissima e io credevo di
non avere possibilità! Capisce cosa intendo?-
-Si, capisco, però…
-No! Mi ascolti! Mi faccia
finire! Dunque, un giorno mi si avvicina e mi dice…-
Cassa numero sette…
-Buttiamolegiù!-
-Ho vinto io! Quindi deve
levarmi il lettore dal conto!-
-No, ho ancora una
possibilità! Lei ha vinto solo due partite! E poi masso batte forbice quindi
questa è mia!-
-No, è mia, perché un
masso non può distruggere un oggetto di ferro!-
-E chi ha stabilito che le
forbici sono di ferro?!-
-Andiamo, tutte le forbici
sono di ferro!-
-No, ci sono anche quelle
di plastica!-
-Sta tentando di
imbrogliare!-
-Non è vero!!!!!!-
Cassa numero due…
-Dai su… non faccia il
tirchio- disse mettendo un’altra banconota da venti sul bancone; -Levi quel
lettore cd dal mio conto…-
-Ma si rende conto che sta
superando di gran lunga il prezzo da pagare in questo
modo?!- chiese il commesso sconcertato, verso l’uomo che gli stava di fronte;
quest’ultimo sbuffò scocciato e tirò fuori dalla tasca una banconota da
cinquanta.
-Questa è la mia ultima
offerta!!!!!-.
Will e Tim ridevano a più
non posso, rotolandosi sul pavimento e tenendosi la
pancia che aveva cominciato a far male; le altre loro vittime, che si erano
accorte della ragione delle liti alle casse, avevano frugato nel carrello e,
trovato il lettore CD, erano andate di corsa a posarlo.
-Oh mio Dio…- singhiozzò a
fatica Tim cercando di respirare.
-Ahahahaha aiutooo
ahahaha- Will sembrava non voler smettere di ridere e il viso diventava sempre
più rosso.
***
-Piano B… Hai capito cosa
devi fare Will?-
-Si, io programmo tutte
quelle là- ed indicò un qualcosa alla sua sinistra –E tu tutte le altre-
-Esatto! E se vedi un
dipendente fai il vago!-
-Che significa?-
gli chiese il fratellino con espressione interrogativa.
-Fa finta
di niente!- spiegò l’altro
sbuffando.
I due fratelli presero
direzioni opposte, attuando il loro secondo piano; ci misero all’incirca un
quarto d’ora, dopodichè, si incontrarono dietro uno
scaffale bel lontano dal luogo in cui avevano attuato lo scherzo, appena in
tempo.
Infatti, nel reparto utensili, una sveglia cominciò a trillare a più
non posso; circa una ventina di secondi dopo la seguì un’altra e passato lo
stesso periodo di tempo, un’altra ancora.
In
breve, tutte le sveglie del
reparto (quelle esposte sopra le scatole erano circa una sessantina),
cominciarono a suonare, assordando tutti i clienti e facendo innervosire i
bambini piccoli, che iniziarono tutti a piangere.
Il
reparto utensili, fu invaso
quindi da un coro di sveglie e marmocchi urlanti; i dipendenti, giunti di
corsa, cominciarono a spegnere le sveglie e quando ci riuscivano, un’altra
prendeva il posto di quella appena azzittita.
Tim e Will si guardarono,
battendo il cinque; le aveva proprio programmate alla
perfezione.
Ad un certo punto, un
dipendente evidentemente poco paziente, uscito fuori di testa
per colpa di tutto quel rumore e della continua presa di “posizione” di altre
sveglie, si avvicinò agli utensili da garage, prese un martello e cominciò a
distruggere tutte le sveglie che gli capitavano sotto tiro, con il viso che
diveniva sempre più rosso; brandiva “l’arma” come se fosse stato un giocattolo
ed una bavetta bianca presto cominciò a colare da un angolo della bocca,
accompagnato da uno sguardo folle.
-Sveglie, sveglie TANTE SVEGLIE! BASTA! SMETTETELAAAAAA!! VI AMMAZZOOOOO!!!!- urlò quello cominciando a distruggere anche gli
orologi ticchettanti.
Gli artefici
sghignazzarono soprattutto alla vista di lui che
veniva trascinato via dai suoi colleghi, legato da una lunga corda fatta di
calze a rete, prese dal reparto dell’intimo, lì accanto; il “distruggi-sveglie”
continuava ad urlare come un pazzo mentre frasi sconnesse gli uscivano ogni
tanto dalla bocca.
-Poverino…- disse un
dipendente, parlando con un altro, vicino allo scaffale dove i due bambini
erano nascosti; -Aveva finito giusto la settimana scorsa di andare dallo
psicologo… Sai, da quanto ho capito, ci andava per superare un trauma
familiare…-
-E quale?- chiese quindi il collega.
-Sua madre è morta quando lui era piccolo. Fulminata dalla scarica
elettrica di una presa. Stava regolando una sveglia digitale a corrente-.
-Aaahhh…-rispose l’altro,
annuendo.
***
Draco, con una scatoletta
di fagioli in mano, si guardò intorno, con un’espressione confusa; ma cosa
erano quelle urla? Gli pareva anche di aver sentito un “ammazzo”…
Con tutto il cuore, sperò
che i suoi due nipoti, non c’entrassero nulla; non aveva intenzione di ripagare
i loro danni!!!!
***
-E ora che si fa? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh ? Eh?-
-Will! Basta!- sbottò Tim
fermandosi improvvisamente.
-Ok, scusa- rispose il
fratellino con una vocina piccola piccola.
-Piuttosto, mettiti qui!
Ricorda quello che devi fare chiaro?-
-Si, uffa però, sempre
io!-
-Certo che sempre tu! Sei più piccolo di me, quindi non ti vedranno! E nasconditi bene, così! E non
provare a muoverti, altrimenti salta la copertura! Ricorda
che devi solo parlare e che prima di farlo, devi succhiare l’aria che sta qui
dentro!-.
Will lo guardò con
espressione scettica; -Come si succhia l’aria?!-.
Tim sbuffò, mettendogli
uno strano oggetto in mano; -Fallo e basta!-.
Detto questo, fece il giro
dello scaffale e ci si nascose, pronto a godersi la scena.
Cinque minuti dopo, una
vecchietta dall’aria gentile, si avventurò nel reparto abbigliamento con il
carrello mezzo vuoto; evidentemente era giunta da poco.
Cominciò ad osservare con
sguardo attento e critico i vari maglioni, cappelli di lana e cappotti; ne afferrava un lembo per tastarne la morbidezza e poi lo
lasciva andare con sguardo dubbioso.
Avanzando lungo lo spazio
dove vi erano appesi i cappotti, ne vide uno che attirò particolarmente la sua
attenzione; lungo abbastanza da sfiorare i polpacci, era di colore nero con
disegni fantasiosi sui lembi in basso e cosa più importante, aveva l’aspetto di essere molto caldo.
La nonnina si avvicinò
all’indumento, afferrandone un lembo; all’improvviso, una voce acuta da cartone
animato (stile Stich) e stupida si espanse nell’aria.
-Comprami!-
disse il cappotto, restando
immobile.
-Comprami comprami comprami comprami!- ripeté ancora a raffica, con quella vocina
scema.
La vecchietta lasciò immediatamente il cappotto, afferrando lesta qualcosa dal
carrello mezzo vuoto; con mira precisa e una forza inimmaginabile per una
signora della sua età, cominciò a prendere a borsettate il povero
giacchetto che dal canto uso, urlacchiava dolorante.
Will, con le lacrime agli
occhi, scivolò via dall’interno del cappotto e a gatton
gattoni passò tra le gambe della nonnina, tentando di scappare; quest’ultima,
visto il bambino e compreso lo scherzo, si voltò e tirò con precisione pazzesca
la borsetta sul capo del ragazzino, che si stava allontanando velocemente.
Fecero la stessa fine
della borsa tutte le cianfrusaglie nel carrello: pacchi di biscotti, detersivi
e bottiglie d’acqua; mentre la nonnina gli urlava dietro –Disgraziato!!! Delinquente!!! Come ti permetti di fare certi scherzi ad
una povera signora anziana?! Mascalzone!!!-, Will
sgusciò dietro lo scaffale dove si era nascosto il fratello, piangendo a
fontana e massaggiandosi con una manina la testa, sulla quale faceva bella
mostra una tumefazione.
Tim, vedendo il fratellino
in quello stato, si alterò come non mai, deciso a vendicarsi.
-Aspettami
qui Will!- disse rivolto verso
l’altro, allontanandosi in fretta.
Attraversò diversi
reparti, arrivando infine a quello riguardante i cibi
e le bevande; si guardò intorno furtivo, mentre avanzava tra gli scaffali,
stando ben attento a non farsi scovare dallo zio che sicuramente si trovava
nelle vicinanze; afferro un po’ di roba tra succhi di frutta, bottiglie di
maionese e farina.
Soddisfatto del bottino,
tornò più velocemente possibile dal fratello, facendo il vago; non era cosa di
tutti i giorni naturalmente, vedere un ragazzino andare in giro con tutta
quella roba per un supermercato e addirittura da solo.
-Will!- disse con il
fiatone; -Dov’è andata quella vecchiaccia?!-
Il fratellino, con gli
occhi ancora gonfi di lacrime, indicò un reparto più addietro, quello degli elettrodomestici; l’altro, annuendo, vi si avviò,
nascondendosi dietro ogni cosa per individuare la nonnina senza essere visto.
Notò che la signora s’era
fermata ad osservare una lavatrice situata due posti più in la di quella dove
si era nascosto lui;ghignando perfido, prese due
succhi di frutta e li aprì, spargendo velocemente il liquido che vi era
all’interno sul pavimento, creando una scia abbastanza lunga.
L’anziana, avanzò
lentamente nella sua direzione, continuando ad osservare le varie lavatrici;
mentre si avvicinava, Tim corse a gattoni dietro una
lavastoviglie della fila accanto, appena in tempo per non essere visto dalla
donna che, a causa delle scarpe dalle suole di cuoio, scivolò come una
pattinatrice di ghiaccio “un po’ goffa” sul succo di frutta, prendendo velocità
a più non posso.
Il suo urlò echeggiò gracchiante
per mezzo supermercato e le persone presenti, distratte dalla sua folle
scivolata verso il muro in fondo, la seguirono di corsa per tentare di aiutarla
e frenarla in tempo; il carrello della vecchia fu così lasciato incustodito.
Tim quindi si avvicinò
veloce come un felino al suo obiettivo e afferrò la borsa della vecchia,
buttandovi dentro la farina e la maionese; chiudendo la cerniera poi, la
sbatacchiò su e giù, per far sì che gli “ingredienti” si mescolassero bene.
E proprio quando la riposò nel carrello nella stessa
identica posizione di prima, la nonnina si sfracellò sul muro, cadendo a terra
dolorante.
***
Il pacco di cereali gli
sfuggì dalle mani, cadendo a terra; un brivido percorse la schiena del biondo
all’udire un urlo agghiacciante; che cazzo stava succedendo lì?!?!
***
-Ma cos’è?- chiese un dipendente ad un collega,
indicando una lunga scia rossa sul pavimento; l’altro alzò le spalle, scotendo
la testa.
-Vediamo dove porta
allora- disse l’altro, cominciando a seguire la traccia; attraversarono vari
reparti, chiedendo scusa di tanto in tanto ad i clienti, per eventuali
“scontri”.
Sempre più confusi e
curiosi, giunsero davanti la porta del bagno; lì si fermarono, guardandosi
dubbiosi.
-Che si fa?- chiese uno.
-Boh no lo so… Forse dovremmo entrare…-
-Ma io non voglio entrare. Mi puzza
alquanto ‘sta cosa!-
-Anche a me. Scusa, non sono riuscito a trattenermi, mi è
scappata. Sai, i fagioli di mia madre…-.
L’altro, sgranando gli
occhi, fece un’espressione disgustata, assestando uno scappellotto al collega;
-Idiota mi riferivo alla scia rossa! E se c’è un morto?!-
-Ma va là!- rispose quindi l’altro, massaggiandosi il
punto offeso.
Facendo un profondo
respiro, entrambi entrarono nel bagno, accendendo la
luce che stranamente era spenta; abbassando lo sguardo sul pavimento, videro
che la traccia portava ad uno dei cubicoli.
-Vai tu-
-No, perché devo andarci
io?!-
-Perché se no dico al capo che la scorsa settimana ti sei fregato un
pacchetto di big bubble dalla cassa tre-
-Non vale! Sei uno
spione!-
-In casi straordinari come
questi sì! Ora vai! Su, forza!-
-Con calma eh!- rispose il
poveraccio, avvicinandosi con cautela alla porta del cubicolo, seguito
dall’altro che si teneva ad una debita distanza.
Aperta la porta…
-AAAAAHHHHH- urlò quello davanti.
-AAAAAHHHHH- gridò a ruota quello dietro.
Un ragazzino, ad occhi
spalancati, stava riverso vicino al w.c. con la maglietta tinta di rosso,
all’altezza del petto; un coltello macchiato dello stesso liquido, stretto
nell’altra mano.
I due colleghi si
abbracciarono, guardando shockati la scena; l’unica cosa che riuscivano
a pensare era “voglio mamma”.
Uno dei due, facendosi
coraggio e inghiottendo rumorosamente, si avvicinò al corpo senza vita del
bambino e vi si accucciò accanto, tremante; mentre stava per allungare una mano
verso il volto del cadavere, sporco anch’esso di quello che doveva essere
sangue, quest’ultimo scattò in avanti, ringhiando forte e ricadendo poi
indietro, inerme.
I due colleghi, spaventati
a morte, scapparono a gambe levate, correndo dal direttore.
Dopo cinque minuti, i due
tornarono, seguiti appunto dal loro capo che in volto aveva disegnata
un’espressione scettica e molto scocciata, già dal fatto che per terra, non vi
era nessuna traccia della scia cui
avevano accennato i suoi dipendenti; quello che aveva urlato per primo, aprì
nuovamente la porta del cubicolo, trovandolo vuoto, lindo e pulito.
Il direttore batteva
intanto impaziente il piede destro a terra, ripetutamente; avrebbe dovuto
prendere dei provvedimenti.
***
-Hai visto le loro facce?-
squittì Will ridendo a crepapelle, mentre il fratello
annuiva, fiero di se stesso; quando ci si metteva d’impegno, era davvero un
genio.
-Che stupidi, ci sono cascati in pieno! Per fortuna che siamo riusciti a ripulire tutto in tempo!-.
Il fratellino annuì
soddisfatto, mentre svoltavano un angolo; -Però ora che si fa? Io mi sto già
annoiando!-
-Pazienza Will, pazienza! Ora qualcosa ci inventeremo!-
rispose Tim, con tono divertito, occhieggiando nuovamente i bagni.
-Credo di aver avuto
un’idea! Vieni, ora ti spiego!-
***
-Etciù!-
-Ssshhh fa silenzio altrimenti ci scopriranno!-
-Scusa, ma sono… sono…
sono… Etciù! Bagnato fradicio!-
-Sta zitto!!!- gli intimò per l’ultima volta il maggiore.
La porta del bagno si aprì
con un cigolio, richiudendosi poi con un tonfo sordo; dei passi rimbombarono
nel bagno vuoto, seguiti poco dopo da un allegro fischiettare.
Il rumore di una cintura slacciata e di una zip abbassata, accompagnarono
il tutto.
Non riuscirono a non
sghignazzare.
Lo sciacquone sovrastò per un attimo il fischiettio dell’uomo, che, tutto
allegro, si diresse verso i rubinetti per lavarsi le mani.
Un sbadiglio interruppe la sua “melodia”, mentre
poggiava il piede sul pedale in basso e spingeva…
Un
cascata d’acqua lo travolse a
piena bocca spalancata, infradiciandolo da capo a piedi.
L’uomo cominciò a
sputacchiare a destra e sinistra, tossendo violentemente e cadendo varie volte,
goffamente, sul pavimento umido.
I due fratelli si dovettero
far violenza per non scoppiare a ridere.
Il povero sfortunato si
alzò da terra con il sedere dolorante e uscì dritto filato dal bagno, irato più
che mai.
Di vittime disgraziate ne
seguirono molte; di clienti sorpresi e spaventati, alla vista di persone che
uscivano fuori di testa dal bagno, ce ne furono tanti.
Donne che urlavano come
cornacchie con il trucco sbavato e i capelli ammosciati e che scivolavano
continuamente sui tacchi, correndo lontane del “misterioso e diabolico” w.c.
Uomini completamente
infradiciati, neanche a dire avessero partecipato ad una maratona.
Nonnette con l’artrosi e colpo della strega che
bestemmiavano simili a turche, mentre brandivano il bastone (o borsetta, a seconda dei casi) da passeggio a mo di spada…
Il bagno, per quel giorno,
fu messo in quarantena dal direttore; strane leggende sarebbero nate sul “w.c.
maledetto del centro commerciale in fondo alla strada” più comunemente
conosciuto come… supermercato.
***
-Vi ho trovati
final…- le parole gli morirono in gola; se lo sentiva!!!! Se l’era sentito sin
dentro l’osso!!!! Lo sapevo, cazzo, lo sapeva!!!! Mai una volta che non accadesse qualcosa di strano con
loro, MAI! Cavolo, Dio come l’aveva saputo sin dall’inizio, anche se non sapeva
bene ancora cosa!!!
-Che diavolo avete combinato stavolta eh?!?!- sbottò, cambiando tono e
squadrandoli da capo a piedi come piccoli insetti svolazzanti; si mise a fare
la fila alla cassa.
-Niente…- rispose vago
Tim, guardandosi attorno con aria indifferente, mentre ai suoi piedi s’era
formata una pozza d’acqua rosata, a causa dei vestiti macchiati di ketchup.
-Già, niente…- gli fece
eco il fratellino, contribuendo ad ingigantire la pozza, con un ficozzo (bernoccolo) in testa che faceva bella mostra di
se.
Lo zio li guardò
attentamente, appuntandosi di fargli un discorsetto.
FINE PRIMO CAPITOLO.
KISS KATHY