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Autore: Neko    23/03/2011    2 recensioni
Vidi una forte luce che sembrava chiamarmi. Feci qualche passo per oltrepassarla. Finalmente avrei visto i miei genitori e riabbracciato Ero-sennin, ma mi accorsi che qualcosa mi bloccava. I miei piedi non avevano più intenzione di muoversi e lentamente quella luce così accecante che mi riscaldava il cuore, si ridusse sempre di più fino a spegnersi completamente.Come la maggior parte delle persone, non sapevo cosa aspettarmi dopo la morte, ma avvertivo che c'era qualcosa che non andava. Mi sentivo in trappola, prigioniero, fuori posto, come se non dovessi trovarmi lì.
Genere: Generale, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo 2: Imprigionato

 

Nonostante fossi morto, mi trovavo ancora lì, in mezzo alle persone che mi erano più care.

Come la maggior parte delle persone, non sapevo cosa accadeva dopo la morte, ma sapevo che qualcosa non andava. Mi sentivo in trappola, prigioniero, fuori posto, come se non dovessi trovarmi lì.

Era passata ormai una settimana dal mio funerale e a me sembrava passato solo un minuto. Non avevo fame, non avevo sete, né alcuna necessità umana. Sentivo solo il bisogno di sentirmi libero.

Andavo spesso in giro per le vie di Konoha, ma di tanto intanto, mi ritrovavo sempre allo stesso punto, davanti alla mia lapide.

I cimiteri non mi erano mai piaciuti e invece ora mi ritrovavo costantemente in quel luogo contro la mia volontà. Forse ero in qualche modo ancora legato al mio corpo. Eppure non capivo.

Non avevo alcun rimpianto, nessuna faccenda da concludere, quindi tecnicamente non vi era niente che mi potesse trattenere in quel mondo.

Pensai a lungo a una spiegazione plausibile, ma mi venne in mente una spiegazione solo quando vidi Tsunade fare visita alla mia tomba e quella di Jiraya.

Nonostante non fossi nelle vicinanze della mia lapide, sentii quello che disse e la sua profonda tristezza.

Essa parlava con entrambi e diceva quanto le mancassimo, ma comunque al di là di quando era successo, avrebbe mantenuto vivo il nostro ricordo e i nostri credo ninja.

Fu in quel momento che ebbi un’idea.

Se ero ancora prigioniero in quel mondo, era per causa di qualche persona che amavo, che non aveva intenzione di lasciarmi andare.

Feci visita uno alla volta ai miei amici e tutti sembravano andare avanti con le loro vite, come era giusto che fosse.

Mi mancavano solo Kakashi, Sakura e Sasuke.

Andai dal mio compagno ritrovato. Grazie alla mia richiesta non era stato imprigionato e lasciato tornare al villaggio e ora viveva nuovamente nella sua vecchia casa nel quartiere Uchiha.

Lo vidi seduto a terra nella sua stanza con il volto rivolto al giardino. Il suo sguardo era piuttosto assente e pensieroso.

Mi accorsi poco dopo di un’altra presenza in casa.

In piedi davanti a lui si trovava Kakashi, il quale provava a conversare con Sasuke.

“Grazie a Naruto, hai avuto la grazia di non essere imprigionato e di rifarti una nuova vita. Dovresti uscire, ti farebbe bene!” disse.

Sasuke lo guardò seccato “Non voglio uscire da qui. Non voglio vedere gli sguardi accusatori degli altri!”

“Nessuno ti accusa di quanto successo. Lui poteva difendersi dal tuo colpo, ma non ha voluto. Nessuno ti giudica per questo!” sospirò “È stato l’ultimo desiderio di Naruto quello che non ti venisse data la colpa per la sua morte e per quanto sia stato difficile, soprattutto per i suoi amici, stiamo cercando di esaudire al meglio possibile questo suo desiderio. Dovresti contribuire anche tu, facendoti una nuova vita, è quello che lui vorrebbe!”

Kakashi aveva riferito agli abitanti del villaggio il mio volere, cioè che Sasuke tornasse a vivere a Konoha come suo abitante, senza che venisse giudicato male per quanto successo.

Infondo era quello che sentivo. Io non attribuivo nessuna colpa a Sasuke della mia fine. Ero felice di come erano andate le cose. Sasuke era salvo, si era pentito delle cattiverie fatte. Morire era un sacrificio che ero stato disposto a fare, purchè esso non si perdesse ulteriormente in quel baratro in cui era caduto.

“Come potete non accusarmi?” urlò Sasuke, alzandosi di scatto in piedi “Indipendentemente da quello che dite, sono un assassino. Ho ucciso io Naruto. Non mi importa che lui abbia deciso di non difendersi e di morire. Io l’ho colpito a morte. Era quello che volevo, ma solo ora capisco quanto sia stato uno stupido in tutti questi anni. Naruto non doveva sacrificarsi per uno come me, non lo merito!” disse e quelle parole mi fecero arrabbiare, stava vanificando il mio sacrificio. Avrei voluto colpirlo, ma sapevo che non avrei potuto e involontariamente diedi un colpo alla scrivania accanto a me, facendo cadere il bicchiere d’acqua che era sopra appoggiato.

Rimasi stupito di quanto avessi fatto. Non pensavo di poter interagire col mondo circostante.

I miei amici si girarono stupiti, ma li vidi non dare troppo peso alla cosa.

Kakashi si avvicinò a Sasuke e fece quello che avrei voluto fare io, gli diede uno schiaffo.

Sasuke rimase col volto piegato verso destra per qualche secondo.

“Non ti permetterò di parlare in questo modo e di rendere la morte di Naruto un sacrificio vano!” disse Kakashi arrabbiato. “Ora smetti di piangerti addosso, esci e se ti senti in colpa vai a trovare Naruto. Sono convinto che lui possa vederti e che sarà felice di una tua visita, al contrario lo renderai triste e arrabbiato se continua a vederti qui a deprimerti. È questo che vuoi?”

A volte mi sorprendevo di quanto Kakashi-sensei mi conoscesse bene.

 

In un batter d’occhio mi trovai in un altro luogo. Era vuoto e la persona che cercavo non era li presente. Provai a recarmi all’ospedale, ma niente nemmeno lì. Sembrava essere scomparsa nel nulla e non sapevo dove altro recarmi per trovare Sakura.

Poi sentii la sua voce. Era debole e lontana ed era tremendamente triste. Sentii il mio cuore stringersi a quella tristezza. Mi concentrai sulla voce e mi ritrovai in un luogo a me conosciuto e non mi piacque quello che vidi.

Nel mio appartamento, seduta sul mio letto con il mio copri fronte stretto al petto, vi era Sakura che piangeva disperatamente e che sussurrava il mio nome. Si domandava il perché le cose fossero andate in quel modo e perché avessi compiuto un tale gesto.

Avrei voluto rincuorarla e dirle che ero lì. Ma non mi avrebbe sentito. Provai a muovere qualcosa, come era successo a casa di Sasuke, ma non ci riuscii. Forse da una parte era meglio così, l’avrei terrorizzata ed era l’ultima cosa che volevo.

Sospirando e, abbassando la testa, scomparii.

Eccomi di nuovo lì, seduto su una lapide che si trovava davanti alla mia, a fissare la mia foto. Ero sorridente in quell’immagine. Ricordo ancora quando era stata scattata. Era il giorno del mio diciassettesimo compleanno, che era avvenuto tre mesi prima. Era la prima volta che lo festeggiavo e i miei amici mi avevano preparato una gran bella festa a sorpresa.

Poche volte mi ero sentito felice come quel giorno. Per la prima volta da quando era successo il fattaccio, cominciai a sentire un po’ di tristezza per essere caduto in battaglia. Avrei tanto voluto che ci fossero stati altri compleanni, diventare un uomo e provare a sapere cosa significa diventare genitori, ma nonostante tutto non mi pentii di quanto avevo fatto.

 

Era ormai il tramonto e il cielo era tinto di un bel rosso e guardandolo improvvisamente mi ritrovai a piangere.

Avevo capito il perché mi trovavo in quel mondo. Sasuke con il suo senso di colpa e Sakura con il suo piangere, chiamarmi e non accettare la mia morte, mi tenevano in quel mondo a loro insaputa.

 

Sentii dei passi avvicinarsi e alzando lo sguardo, lo vidi.

Vidi Sasuke a pochi metri di distanza. Fermo, incapace di fare un altro passo verso di me…o di quel che ne rimaneva.

Lo vidi titubante, come se non avesse il coraggio di avvicinarsi.

Mi sentii nuovamente arrabbiato con lui e provai a spingerlo. Gli passai attraverso e rassegnato tornai a sedermi, aspettando  nemmeno io so che cosa.

Non potevo fare niente, solo attendere. Attendere che Sasuke e Sakura si dimenticassero di me, per poter procedere oltre.

Conoscendoli ci avrebbero messo parecchi anni, se non tutta la vita. L’attesa si prospettava alquanto lunga. E per l’ennesima volta sospirai pesantemente.

Con la coda dell’occhio vidi Sasuke irrigidirsi e guardarsi intorno.

Forse il mio sospiro era stato in qualche modo captato.

Finalmente lo vidi raggiungere la mia lapide e lo vidi inginocchiarsi e fissarla.

Non disse niente, continuava a guardarla, tanto che mi sentivo osservato, nonostante io fossi dietro di lui.

Lo vidi stringere i pugni a terra con violenza, strappando con rabbia l’erba e quell’atteggiamento mi rattristo nuovamente e nuove lacrime scesero dal mio volto. Non riuscii a trattenere un singhiozzo, ma mi sentii sollevato dal fatto che Sasuke non fosse in grado di vedermi.

Sentii nuovamente il mio nome e alzai la testa.

Sasuke era nuovamente in piedi e accarezzava la pietra fredda della mia tomba. Non disse una parola, non che me lo aspettassi, ma nemmeno un misero ciao prima di andare via.

Lo vidi andarsene proprio come era tornato e sapevo che la sua destinazione era nuovamente la sua camera. Le parole di Kakashi non erano servite a niente e altre lacrime continuavano a scendere dai miei occhi.

Non capivo cosa stesse succedendo. Poche volte in vita mi ero messo a piangere, mentre ora da morto mi ritrovavo a versare lacrime a ogni sentimento negativo che avvertivo e purtroppo avvertivo quella dei miei amici, andando ad aggravare la mia situazione.

Passò un’altra settimana e cominciavo a sentirmi alquanto nervoso

per quella prigionia.

I miei amici venivano spesso a farmi visita. Shikamaru mi insultava per il mio comportamento avventato e proprio come faceva sulla tomba di Asuma, si metteva a fumare una sigaretta. Sapevo che quello era una un istinto che gli veniva quando era nervoso. Speravo vivamente che non mi raggiungesse presto a causa di tutto il fumo che immetteva nei polmoni.

Hinata veniva a bagnare la mia tomba e a riempire il mio vaso di fiori, senza mai battere però Sakura.

Mi dispiaceva per lei, non le avevo nemmeno detto grazie per avermi aiutato nello scontro con Pain, ma sembrava affrontare abbastanza bene la mia scomparsa e di questo ne fui sollevato.

Kakashi invece veniva e per un tempo che interminabile rimaneva in silenzio a fissare la mia foto, dopo di chè iniziava a parlarmi e a riferirmi di essere preoccupato per Sasuke e Sakura e di come le cose potessero andare tra di loro.

Non capii a cosa si riferisse, finchè non vidi Sakura inginocchiata alla mia tomba e Sasuke raggiungerla dopo qualche minuto.

La mia compagna appena vide Sasuke avvicinarsi, si alzò di scatto pronta ad andarsene, ma il venne fermata per un braccio.

“Sakura, aspetta!” disse Sasuke, il quale venne fulminato da uno sguardo della mia compagna.

“Non toccarmi! Non ti osare! Non dovresti essere nemmeno qui! Con che coraggio ti presenti davanti alla tomba di Naruto, dopo che tu lo hai ucciso!” disse accusandolo pesantemente.

Sussultai a quelle parole, sentivo tutto il suo rancore, che mi agitavano come non mai.

Sasuke abbassò la testa “Lo so, non dovrei essere qui. Probabilmente lui non vuole nemmeno vedermi, ma sento la necessità di venire qui a trovarlo!”

“Io invece sento la necessità di ucciderti con le mie mani! Ti odio, se avessi immaginato cosa avrebbe comportato farti tornare a Konoha, avrei preferito lasciarti marcire nella tua vendetta. Hai rovinato la mia vita, quelle di molte persone e soprattutto quella di Naruto e quel che è peggio e che non sei nemmeno stato punito. Puoi liberamente scorazzare per il villaggio come se niente fosse!”

“è stato un desiderio di Naruto, io non centro su questo!” le ricordò Sasuke.

Infatti era quello che volevo, che Sasuke non venisse gettato in un lurido carcere e la sua vita non potesse cambiare. A mio parere quel ragazzo poteva fare grandi cose se solo gli fosse concesso la possibilità.

Era vero che doveva pagare per i suoi errori, ma per come la vedevo io, il suo senso di colpa sarebbe bastato a punirlo e ora si ci metteva anche l’odio di Sakura, l’unica ragazza che lo aveva amato davvero.

Sakura continuò a insultarlo e a dirgli quanto sarebbe stato meglio che non fosse tornato al villaggio o che al mio posto ci fosse stato lui. Diceva tutto questo tirando in ballo me, una parola si e due no e questo non mi piaceva.

Era stato un mio volere far tornare Sasuke a casa e al di là della promessa era quello che volevo e non capivo perché questa cosa dovesse pesare così tanto su Sasuke e su di me.

Cercai di calmare Sakura facendole sentire la mia presenza, mettendole una mano sulla spalla, ma non mi percepii. Con gli altri aveva funzionato, ma lei era troppo concentrata a esprimere il suo disgusto verso Sasuke e fu allora che capii la vera motivazione della mia presenza sulla terra.

Era l’odio, l’odio che Sakura provava nei confronti di Sasuke per avermi ucciso.

Avevo un conto in sospeso, far sì che tutti, Sakura compresa accettassero il mio ultimo desiderio.

 

  
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