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Autore: Neko    25/03/2011    2 recensioni
Vidi una forte luce che sembrava chiamarmi. Feci qualche passo per oltrepassarla. Finalmente avrei visto i miei genitori e riabbracciato Ero-sennin, ma mi accorsi che qualcosa mi bloccava. I miei piedi non avevano più intenzione di muoversi e lentamente quella luce così accecante che mi riscaldava il cuore, si ridusse sempre di più fino a spegnersi completamente.Come la maggior parte delle persone, non sapevo cosa aspettarmi dopo la morte, ma avvertivo che c'era qualcosa che non andava. Mi sentivo in trappola, prigioniero, fuori posto, come se non dovessi trovarmi lì.
Genere: Generale, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo 3: Presenze

 

Pov Sasuke

 

Sakura aveva ragione ad odiarmi e non potevo di certo dargli torto.

Ma il suo odio nei miei confronti era secondo a quello che provavo io verso il sottoscritto. Non riuscivo a perdonarmi per quanto avessi fatto e per quanto potessi lavarmi, continuavo a sentire il sangue di Naruto scorrere sulle mie mani.

Nemmeno le innumerevoli docce che mi facevo ogni giorno, riuscivano a lavarmi via quella sensazione di sporco che mi sentivo addosso.

Sbattei un pugno sulla parete del bagno, appoggiandovi poi la testa, mentre l’acqua calda, mi scorreva addosso nel tentativo di purificarmi.  Non vi era momento in cui non pensassi a lui.

Era stato solo uno stupido.  La scelta di andarmene dal villaggio era stata  mia, la decisione di diventare un criminale era mia, la volontà di vendicarmi di mio fratello e successivamente di Konoha era mia e infine la sua morte era qualcosa che io avevo desiderato a lungo.

Come aveva potuto pagare lui per tutti gli errori che avevo commesso? Non riuscivo ad accettarlo. Mi sentii un idiota a provare quei sentimenti, infondo per anni avevo desiderato di vedere il mio compagno morire trafitto dalla mia spada. La sensazione che provavo allora al solo pensiero, mi procurava un senso di soddisfazione, completamente di verso da quello che provavo ora.

Colpa, ribrezzo, vergogna.

Non mi sarei mai aspettato di sentirmi così, non dopo aver posto fine alla vita di molte altre persone.

Mi sentivo a pezzi, il mio cuore era in frantumi e non riuscivo a desiderare altro, che di trovarmi al suo posto, ma Naruto aveva impedito che ciò avvenisse perché a me ci teneva e io avevo ricambiato il suo amore con odio. Non mi ero mai reso conto di avere dei amici che tenessero così tanto a me, proprio come non mi ero mai accorto di quello che Itachi aveva fatto perché io potessi continuare a vivere in un paese dove la tranquillità regnava, perché lui aveva fatto in modo di impedire che un colpo di stato per mano degli Uchiha, comportasse una nuova guerra a Konoha.

La mia vita era stata un continuo errore e sapevo che mai avrei potuto porre rimedio alle cattiverie commesse. Mi avrebbero perseguitato per tutta la vita, ma Itachi, attraverso Naruto e Naruto stesso, erano riusciti  a liberarmi da quel circolo vizioso, che era la vendetta, in cui ero caduto, impedendomi così di farmi ulteriormente del male. Itachi comparendomi durante l’ultimo scontro con quel dobe, Naruto facendosi uccidere per evitare che fosse lui a uccidere me.

Avrei dovuto ringraziarlo per avermi concesso una seconda possibilità, ma non riuscivo.

Ce l’avevo con lui, perché io non meritavo di vivere al contrario di lui. Era lui che era disposto ad aiutare tutti, lui che si faceva in quattro per vederti sorridere, lui che era in grado di trasformare le persone ed era sempre lui che lottava per un mondo migliore.

Il mondo aveva bisogno di una persona come Naruto, invece faceva a meno di un altro assassino come me.

Da quando era morto non facevo altro che andare alla sua tomba, per insultarlo e domandargli il perché avesse compiuto quella stupidaggine, e tornare a casa a deprimermi, domandandomi che senso avesse la mia vita.

Non pensai nemmeno di riscattarmi e di farmi perdonare. Per come la pensavo non meritavo il perdono di nessuno, né nessuno me lo avrebbe concesso. Avrei marcito ai confini del villaggio di Konoha finchè anche io avrei cessato di vivere.

Le parole di Kakashi e di Tsunade di lottare mi entravano e uscivano dalle orecchie. Non volevo saperne di quello che avevano da dire e non mi importava tornare a fare il ninja di un paese che per anni avevo progettato di distruggere. Non ne ero degno e mai più lo sarei stato.

 

Mi addormentavo con questi pensieri e ogni notte facevo sempre lo stesso sogno. Sognavo quel dobe e lo vedevo come mai lo avevo visto. Deluso, amareggiato, triste, con lacrime che gli rigavano il volto e la cosa più strana era la presenza di catene intorno al suo corpo.

Dopo quel sogno, che mi svegliava tutte le mattine in un bagno di sudore per le spiacevoli sensazioni che mi dava, sentivo il bisogno di andare al cimitero da Naruto per chiedergli scusa.

Ero convinto che quel sogno era sinonimo della tristezza che Naruto provava ovunque si trovasse ed era colpa mia se era in quello stato. Ma più passavano i giorni, più i sogni continuavano ad andare avanti a volte diventavano più tremendi tanto da farmi temere la mia stessa ombra nelle notti più buie. Le mie scuse e le mie visite non portarono a niente, il sogno non scompariva e cominciai a convincermi che fosse il mio senso di colpa a mostrarmi un Naruto in quelle condizioni. Cercai di convincermi che esso fosse in un posto magnifico e felice, insieme al suo maestro e ai suoi genitori, che aveva finalmente potuto abbracciare, ma quando quel pensiero mi colpiva la mente, accadeva sempre qualcosa di strano. Sentivo sempre un respiro affannato, a volte alitarmi sul collo.

Era solo una mia sensazione, continuavo a dirmi, ma un giorno un evento inspiegabile si verificò.

La porta a scorrimento della mia stanza si aprì da sola.

Mi alzai di scatto con un kunai alla mano, pronto a scoprire quale intruso si nascondesse a casa mia. Inizialmente non trovai niente e pensai che chiunque fosse stato ad aprire la porta, se ne fosse andato, ma sentii dei rumori in lontananza e correndo mi precipitai in cucina, dove appena entrato vidi vari oggetti per terra sparsi qua e là.

“Chi c’è?” urlai “Se ne hai il coraggio fatti vedere!”

Ero convinto fosse qualcuno che voleva farmi pagare le mie azioni, prima con piccoli avvertimenti, successivamente con metodi più drastici.

Improvvisamente vidi alcuni degli oggetti cominciare a volare per la stanza da solk. Pensai a dei fili di chakra invisibili o a un’illusione creata da qualcuno, ma attivando lo sharingan mi accorsi che nessuna delle due ipotesi era veritiera.

Non c’era nessun tipo di chakra nelle vicinanze, ma qualcosa di insolito colpì i miei occhi.

Un’aura debole di colore bianco trasparente, si trovava lì davanti a me. Non aveva una forma precisa e non sembrava muoversi, ma capii che era opera sua quanto stava accadendo.

Capii che si trattava di una persona, ma nessun uomo poteva non avere in corpo nemmeno una goccia di chakra. La soluzione mi venne subito in mente e bisbigliando, con i cuore in gola, dissi “Naruto!”

 

Pov Sakura

 

Era passata poco più di una settimana e Naruto continuava a mancarmi immensamente.

Ricordo che inizialmente lo trovavo un ragazzo insopportabile, poi poco alla volta, capii quanto importante fosse per me. Era un amico vero e sincero che avrebbe fatto di tutto pur di farmi felice.

Non riuscivo a farmi una ragione della sua morte e speravo di vedere quella sua testa bionda e il suo sorriso spuntare fuori da qualche parte a Konoha, ma non accadde mai. Lui era sempre li, sotto quella massa di terra che costituiva la sua nuova casa.

Avrei tanto voluto che quello che stavo vivendo fosse solo un orribile incubo, il quale, una volta finito, avrebbe lasciato posto alla realtà, una realtà dove Naruto era ancora vivo e mi assillava con le sue sciocchezze e i suoi inviti a mangiare ramen.

Lo “odiavo” per essersi fatto uccidere, ma odiavo ancora di più Sasuke. Per me non era più niente, solo un essere immondo, uno spietato assassino impunito per le sue malefatte.

Cercavo di non pensare a lui, ma appena il volto di Naruto compariva nei miei pensieri, quella di Sasuke la ricopriva, facendomi salire una tale rabbia, che  mi faceva lanciare all’aria qualsiasi cosa mi capitasse a mano.

Non uscivo più di casa, se non per andare a portare dei fiori a Naruto. In qualche modo volevo parlare con lui, sfogarmi e ricevere consigli, perché ovunque esso fosse, sapevo che poteva sentirmi, ma alle mie orecchie non giunse mai alcuna sua risposta.

Tornare al lavoro non ci pensavo neanche, nonostante le richieste di Tsunade.

Sapeva che avevo bisogno ancora di tempo per elaborare il lutto, ma allo stesso tempo mi spronava a tornare in pista, per aiutarmi a continuare la mia vita e a non lasciarmi cadere nel baratro dei ricordi che mi facevano stare male.

Era passata solo mezza giornata dall’ultimo mio rifiuto e dopo essermi chiusa in camera e aver fissato il soffitto per diverso tempo, mi misi seduta sul letto a guardare fuori dalla finestra. Era sera e la luna piena splendeva in un cielo ricoperto di stelle.

Era uno spettacolo bellissimo, ma non riuscivo a godermelo, pensavo che Naruto non avrebbe più potuto vedere un cielo così splendido.

Abbassai la testa e notai che la luce della luna si rifletteva su un oggetto.

Era la foto del mio team, quella che scattammo all’età di 12 anni.

Quante volte l’avevo osservato, versando fiumi di lacrime e anche in quel momento quelle gocce salate, cadevano sul vetro della foto.

Per un motivo o per un altro, quell’immagine che avrebbe dovuto essere un bel ricordo, portava solo dolore e in quel frangente la causa del dolore che mi attanagliava il cuore, era raffigurato accanto a Naruto.

Aprii il cassetto e presi delle forbici e aprendo la cornice, estrassi la foto per tagliare via Sasuke. Aveva voluto distruggere il nostro team andandosene e l’aveva disintegrato completamente tornando e uccidendo Naruto. Non meritava di essere raffigurato in quella foto. Non mi importava se rimaneva un vuoto, per me Sasuke era morto, proprio come Naruto, ma a differenza di quest’ultimo, non mi sarebbe mancato.

Presi un piattino che era sulla mia scrivania e togliendo le cianfrusaglie che vi erano all’interno, vi misi la foto di Sasuke e con un accendino gli diedi fuoco.

Appena l’angolo si infiammò, un forte vento si alzò e spense il fuoco. Mi girai per chiudere la finestra, quando mi accorsi che era chiusa. In effetti io non l’avevo precedentemente aperta.

Ebbi una brutta sensazione in quel momento. Un brivido di freddo percorse la mia schiena e mi sentii osservata, ma non vedevo nessuno. La mia stanza era come sempre tranquilla e quindi provai a convincermi che quel vento gelido che mi aveva fatto venire i brividi fosse uno scherzo della mia mente, dovuto alla stanchezza a al dolore della perdita del mio amico.

Questo pensiero però non durò a lungo, perché sentii un vetro rompersi lentamente senza che nessuno lo toccasse. Era il vetro della foto del team, che si stava crepando all’altezza di Naruto. Successivamente essa cadde e assistendo di nuovo qualcosa di strano nella stanza, urlai.

 

 

Pov Tsunade

 

Ero stata chiamata d’urgenza dalla famiglia Haruno.

La madre mi spiegò di aver trovato Sakura in stato di shock , rannicchiata in un angolo della sua camera.

La visitai. Vidi il pallore sul suo volto e sentii le forti pulsazioni del polso. Qualsiasi cosa fosse accaduta, doveva averla spaventata molto. Le domandai cosa fosse successo e dopo pochi minuti di silenzio, mi raccontò quanto accaduto.

Non sapevo a cosa credere, ma vedendo il caos che era presente in quella stanza, capii che qualcosa di sovrannaturale era accaduto.

Sakura non si sarebbe fatta sorprendere o spaventare così tanto da qualcosa di umano. Era una ragazza determinata e coraggiosa e per quanto ora fosse amareggiata e confusa, non si sarebbe lasciare sopraffare da un attacco nemico.

Mi disse di aver sentito una presenza, un vento gelido che le aveva attraversato il corpo e aveva sentito anche il tocco di qualcosa o qualcuno, finchè vari oggetti, cominciando a muoversi, avevano cercato ripetutamente di colpirla. Poi tutto a un tratto, la calma tornò a regnare nella stanza, lasciando però il devasto.

Le medicai un taglio che aveva alla testa, per fortuna era poco profondo, ma la cosa assurda fu il fatto che niente l’aveva minimamente sfiorata.

“è un fantasma” continuava a ripetermi Sakura, nonostante faticasse a credere a quanto dicesse, in quanto scettica che certe cose potessero esistere, ma era l’unica spiegazione che potesse darsi.

 Non riusciva a spiegarsi chi potesse essere, né perché le facesse questo. L’unica persona morta di recente era Naruto, ma oltre al fatto che non riuscivamo a capire il perché per manifestarsi ci avesse impiegato così tanto, esso non era mai stato capace di far del male alle persone che non conosceva, figuriamoci a una persona che amava.

Mentre cercavo di calmare Sakura, notai un piattino con la foto di Sasuke, in parte bruciata, per terra. Il mio sguardo si fissò su di esso cercando di formulare qualche sorta di pensiero, quando Sakura mi disse “Volevo bruciare la foto di Sasuke. Voglio cancellarlo dalla mia vita, non voglio più vederlo, io…io lo detesto, non posso perdonarlo!”

Non dissi niente a quelle parole, in parte me lo aspettavo,  ma non potevo immaginarmi quello che avrei visto dopo. Sentii dei passi pesanti avvicinarsi, come se la persona che stava camminando fosse ferita. Avevo lo sguardo a terra quando vidi due piedi affiancarsi a me, con delle gocce di sangue che colavano e macchiavano il pavimento. Ebbi un brivido lungo la schiena, sentivo che c’era qualcosa e per istinto alzai lentamente gli occhi.

Non vidi niente e i piedi apparsi qualche momento prima scomparvero. Qualcosa o qualcuno c’era e ci stava osservando.

 

  
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