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Autore: Marziolin    25/03/2011    8 recensioni
Il sole era accecante, ma a lui non importava. Voleva volare, voleva sentirsi di nuovo un campione.
Soprattutto adesso, dopo quella litigata con Sirius a cui tutti i Grifondoro in Sala Comune avevano assistito. Conoscendo i presenti, la notizia doveva aver già fatto il giro della scuola.
“Quell’idiota.” Pensò il ragazzo, inforcando il manico di scopa “è così fortunato ad avere un fratello e lo ignora completamente. E poi ha anche il coraggio di lamentarsi se glielo faccio notare.”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dedico questa piccola storia a Catta
 –Con il permesso di Sua illustrissima Piccionità, ovviamente-.
In fin dei conti, tempo fa te l’avevo promesso che avrei scritto qualcosa del genere.


 

In fondo abbiamo lo stesso sangue


Il cielo risplendeva di un chiarore quasi accecante, mentre il sole illuminava con inaspettata pigrizia il paesaggio circostante da dietro le nuvole.
Un ragazzo camminava a passo veloce, quasi correndo, in direzione del campo di Quidditch.
Aveva bisogno di rilassarsi un po’, restare almeno qualche ora per conto suo, lontano dalla confusione della Sala Comune.
E quale posto migliore, se non lo stadio?
In fin dei conti, era lì che dava il meglio di sé, dimostrando a tutti quanto valesse davvero.
Prese la sua scopa tra le mani e la strinse saldamente, mettendosi poi una mano sulla fronte, socchiudendo gli occhi.
Il sole era accecante, ma a lui non importava. Voleva volare, voleva sentirsi di nuovo un campione.
Soprattutto adesso, dopo quella litigata con Sirius a cui tutti i Grifondoro in Sala Comune avevano assistito. Conoscendo i presenti, la notizia doveva aver già fatto il giro della scuola.
“Quell’idiota” pensò il ragazzo, inforcando il manico di scopa “è così fortunato ad avere un fratello e lo ignora completamente. E poi ha anche il coraggio di lamentarsi se glielo faccio notare.”
L’aria calda di maggio lo colpì in pieno volto mentre con una spinta si librava in cielo.
A Sirius avrebbe pensato più tardi, adesso era il suo momento.
Finalmente era a casa.

-Potter! Potter! Si può sapere cosa diamine stai facendo lassù?- gridò una voce da lontano.
James alzò gli occhi, riconoscendo i tratti inconfutabili dei Black. Scosse il capo, cominciando a planare.
-Non si vede Black? Mi sto allenando.- rispose James, piegando la scopa e poggiando i piedi sul terreno arido.
-Questo lo vedo, razza d’idiota. Ma perché? Adesso non dovrebbero allenarsi i Corvonero?- domandò il giovane, scrutando con sospetto il suo volto, stanco e stressato.
-Si, ma ho parlato con il loro capitano: avevo bisogno del campo libero, oggi.
-Oh, d’accordo.- rispose il giovane, girandosi verso il castello. A quanto pareva, non era proprio aria.
-Comunque, cosa ci fai tu qui?- domandò James sistemandosi i capelli.
-Veramente, avevo avuto la tua stessa idea, ma a quanto pare è impossibile, visto che ci sei tu. Quindi credo sia meglio che vada…ciao Potter.
-Potremmo allenarci insieme, ti va?- esordì James.
Il giovane Black si arrestò, voltandosi verso il ragazzo, fissandolo dubbioso.
-Non so Potter, sicuro di reggere il confronto?- domandò il giovane dagli occhi chiari, con un sorriso sarcastico sulle labbra, afferrando con una presa salda la scopa che James Potter gli porgeva.
-Ovvio… piuttosto, credi davvero di riuscire a starmi dietro?
-Vedremo Potter, vedremo…

Il cielo cominciava a tingersi di un arancio intenso, mentre l’orizzonte cominciava a calare.
James sospirò pesantemente, mentre planava sul terreno.
-Niente male, Black.
-Niente male? Niente male?- rispose quello, guardandolo stupefatto –Ho fatto più punti di te!- protestò.
-Non dire sciocchezze, ti ho stracciato- rispose James, cominciando a camminare verso il capanno delle scope.
Il giovane dagli occhi chiari sbuffò, camminando a fianco dell’altro. -Credo che dovremmo andare…si è fatto tardi- esordì il ragazzo.
-Hai ragione, meglio andare- concordò James, avviandosi con il giovane in direzione del castello.
-Sai Potter, non dovresti preoccuparti così tanto della relazione tra me e mio fratello…è un’idiota- disse il ragazzo, guardando davanti a sé e continuando a camminare, facendo attenzione a evitare lo sguardo indagatore di James.
-Forse hai ragione, ma non posso farne a meno. Il fatto è che io sono figlio unico, e darei di tutto per non esserlo. Vedere che chi ha la possibilità di avere un fratello non la sfrutta come dovrebbe, mi fa infuriare. Avete lo stesso sangue, diamine!- rispose James, seguendo l’esempio dell’altro.
-Il sangue è irrilevante, se sono le idee a essere diverse, Potter.
-Che pensiero profondo, Black- rispose James, cercando di sdrammatizzare la situazione.
Non era mai stato bravo con i sentimentalismi.
Seguirono attimi di silenzio, durante i quali i ragazzi raggiunsero il portone.
-Detto tra noi- iniziò James –Non fai proprio così schifo sul manico da scopa, dovresti provare a fare l’audizione per entrare in squadra.
-Ovvio che non faccio schifo, Potter. Hai presente chi hai davanti?- rispose il ragazzo.
James sorrise –Quando fai così, sembri la perfetta imitazione di tuo fratello.
Il giovane sorrise di rimando –Qualche cosa in comune dovremmo pur avercela, no? Come hai detto tu, in fondo abbiamo lo stesso sangue.- disse, prima di voltarsi. –Ci si vede in giro, Potter.
-Certo Regulus, quando vuoi.

 

 

 

 

 

 

 

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Ho sempre desiderato scrivere su loro due, James e Regulus *pausa di venerazione*, e finalmente l’ho fatto.
Non so bene cosa ne sia venuto fuori, ma sinceramente mi soddisfa abbastanza.

Spero davvero che piaccia anche a voi!
Fatemi sapere!
Alla prossima, Marzia

   
 
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