Mi stavo scordando. v.v Avevo questa
chicchina (che è un'elegante metafora per dire "roba insignifiante"
*annuisce*) da postare. Niente di speciale, solo un giochino curioso che mi andava
di fare come sfida a me stessa e che potrebbe essere ripetuto in un non lontano
futuro.x3
Se vi interessa, le istruzioni sono
semplici. { Innanzitutto scegliere una
coppia/un personaggio su cui scrivere. Poi prendere l'i-pod,
selezionare l'intero elenco delle canzoni e mettere la riproduzione casuale.
Per i primi tre titoli che escono, scrivere un flash ciascuno, estrapolando un
verso o una parte. Non vale skippare o cambiare
brani. }
E' divertente ed è una sfida come
autrice, a tirare fuori una storia da qualsiasi cosa capiti.♥
Eeee, niente. Sarà breve, ma buona lettura.♥ Aspetto
commenti.*w*
Ah, PS: io ho scelto un tema comune. Un elemento che ho ripreso
in tutte e tre le flash perchè mi piaceva così.♥
Sono circa 500 parole - una più una meno - per ciascuna. Enjoy.
~ Faithfully, Glee Cast.
They say that the road ain't no place to start a family...
Right down the line, it's been you and me.
And lovin'
a music man ain't always what it's supposed to be.
Oh, girl, you stand by me. I'm forever yours.
Faithfully.
- Ne sei sicuro, Joe...? -
Il bus prese
un buco nell'asfalto umido. Sbandò e spedì la mia testa a cozzare sul
finestrino. Nicholas continuò impassibile a pizzicare le corde della sua chitarra,
lo sguardo scuro fisso su di me.
- Tre anni.
- Risposi. - E pensi che non dovrei impegnarmi sul serio? -
- Non ho
detto questo. - Strimpellò un accordo, le gambe allungate sul tavolino di
linoleum. Mamma l'aveva lucidato sino a renderlo asettico. - Ma pensaci...! -
- E a cosa
dovrei pensare, sentiamo? - Un pugno alla parete. - Se è quella giusta? Se la
amo? Se la voglio per tutta la vita? Cazzo,
sì. -
- Giriamo il
mondo su questo affare duecento giorni l'anno,
i restanti li passiamo davanti alle telecamere. Sarebbe un grande
sacrificio per te... E per lei. -
Presi a
mordermi il labbro, il sapore metallico del sangue sulla lingua. Pioveva, sulla
Route 66 e la California era un ricordo
lontano. Non saremmo tornati prima di due mesi: dormire poco, riposarsi mai.
Cantare, esibirsi, rilasciare interviste. Di tempo per Mar non ne sarebbe
rimasto molto, vero. Possibile che Nicky si fosse dimostrato per l'ennesima
volta più saggio di me? Più maturo del suo stupido fratello ventiseienne,
proprio come da bambini. Affondai il viso fra le braccia e premetti la guancia
sulla superficie fredda, sperando in qualche modo di svegliarmi e trovare la
risposta a tutti i miei dubbi.
- Mar è l'unica. - Borbottai.
- Me lo
auguro, fratello. - Lo sentii alzarsi e poggiare la Gibson sul suo supporto. -
Se la lasci, ora, t'ammazzo...! -
- Razza di stronzetto...! - Ghignai, senza
muovermi: instillarmi il dubbio per
mettere alla prova il mio equilibrio era calcolato. Tanto perversamente, da
essere del tutto tipico di lui.
°°°
- Ehi. - Mi
si accoccolò fra le braccia, la testa bionda perfettamente incastrata
nell'incavo della mia spalla. - Tra poco vai in onda...! -
- Mmmh, lo so. - Sorrisi. - Ma il cantante famoso vuole stare
con la sua bella, adesso. -
Agitò appena
il capo e mi strattonò delicatamente per il braccio. Finii in piedi di fronte a
lei, che si sistemava la camicia bianca leggermente tirata sui fianchi sottili.
Rubai un bacio al suo collo scoperto e sorrisi, ancora: tempo qualche mese e
non le sarebbe più andata.
- Vai. Ci
sono milioni di fan che ti aspettano... - Mormorò. Dopo tutto quel tempo,
ancora arrossiva quando la toccavo. Meravigliosa.
- Ma io sono
fedele a te. - Spinsi sulle sue
labbra, socchiudendole di più.
Mi staccai solo
quando Nick cacciò la testa in camerino e mi chiamò per la quarta volta. Le
accarezzai il ventre, immaginandolo già leggermente gonfio sotto le mie mani e
la lasciai che bloccava un riccio dorato dietro l'orecchio, rideva.
~ Everywhere, Michelle Branch.
You always light my way, I hope there never comes a day...
no matter where I go, I always feel you so.
Cause you're everywhere to me.
And when I close my eyes, it's you I see.
You're everything I know that makes me believe I'm not alone.
Non avevo visto l'alba più che una manciata di volte,
in vita mia: il sole stava ancora pallido oltre i grattacieli, - in un cielo
d'ovatta rosa - finiva per infrangersi contro i vetri del caseggiato di fronte.
Mi rigirai nel letto ed aggrovigliai le cuffie bianche del'i-phone,
le lanciai in un angolo stropicciato fra
il comodino ed una custodia per occhiali, vuota.
«Non può essere
già mattino.»
Tuffai il viso nel cuscino e cercai di ignorare le fastidiose
fitte alla base della schiena. Mi sarebbe mancato, presto, poter dormire a
pancia in sotto. Sempre ammesso di riuscire a prendere sonno in un letto vuoto,
perchè - ormai - occupare da sola una piazza come le
persone normali, non era più da me. Io avevo bisogno di sentire il contatto
ruvido della sua barba ancora non fatta sulla mia fronte, o la mia guancia...
il mio collo. Il peso del suo braccio: secondo lui, impediva che mi alzassi per
prima. Sorrisi.
- Scemo... - Presi il telefono e scrutai l'ora sul
display. In California erano quasi le tre del mattino: non potevo chiamarlo.
Sospirai e tornai ad affondare nelle coperte
scomposte. Pazienza, ancora un po'.
Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi, tornando veloce all'ultima mattina di
gennaio. Prima che partisse per un altro tour.
-Tu non esci, con questa neve...!
Richiuse le tende, deciso.
-Sono di sei settimane, Joe, non sei mesi. Che rischi
vuoi che ci siano?
Sospirai e mi strinsi meglio la sciarpa attorno al
collo.
-So solo che parto domani, amore. E quando tornerò,
voglio trovare tutto a posto...!
- Lo sarà. Potrai vederlo da te, per allora.
Tre mesi e cinque giorni erano tanto tempo.
-Voglio solo che non combini sciocchezze.
Le sue labbra rubarono tutto il fiato che mi era
rimasto.
Sorrisi, di nuovo. Ero quasi in stato di dormiveglia:
mi era bastato pensarlo ed ora stava sdraiato al suo posto - accanto a me - i capelli scomposti e il respiro
regolare. Mi sentivo tranquilla come una bambina, se solo Joe era con me e lui
lo era sempre, ovunque. Comunque. Mi
aveva giurato che non sarei mai stata sola: io gli credevo senza riserve, con
tutta me stessa. Sentii il campanello almeno al terzo squillo, la luce entrava
già per metà nella stanza quando scivolai a piedi nudi dal letto, sul
pavimento.
- Sono in anticipo di qualche settimana...! - Il sole era sorto e aveva bussato alla mia
porta.
~ Snow White Queen, Evanescence.
You belong to me, my snow white queen.
There's nowhere to run, so lets just get it over...
Soon I know you'll see you're just like me,
don't scream anymore, my love, cause all I want is you.
Mi alzai di scatto e mandai la sedia a sbattere contro
il muro. Cinque paia d'occhi si alzarono simultaneamente su di me e fissarono
sgomenti il bicchiere di plastica blu - che poco prima stringevo fra le mani -
rotolare sul pavimento. Arrivai in fondo al corridoio ed afferrai la borsa
dalla cuccetta, mi infilai le scarpe senza nemmeno accendere la luce.
- Aspetta! -
Lo scansai a testa bassa e mi feci largo nel piccolo
spazio che separava la branda di Nicholas dalle ante lucide dell'armadio.
Sentivo i miei passi rimbombare contro le pareti ed i tentativi goffi di Joe di
scivolare altrettanto velocemente lungo il bus: se non più agile, ero almeno
più sottile di lui. Mi buttai di peso
contro il portellone e quello - appena accostato - cedette quasi di schianto. Ruzzolai sui gradini
ghiacciati e finii carponi nella neve fresca. Stava ancora scendendo dal cielo
nero, mi inzuppava la sottile maglia a righe blu e penetrava gelida fin nelle
ossa.
- Mar, cazzo...!
- Lo vidi impallidire e scendere a razzo dal pullman, prima di buttarsi in
ginocchio al mio fianco. - E' tutto a posto? Senti male da qualche parte? - Me
lo scrollai di dosso, prima di rimettermi in piedi. I fiocchi scendevano
impietosi dal cielo livido e si incastravano nel nero dei suoi capelli.
- Torno indietro e cerco un biglietto, un pullman. Ci
sarà una corsa per New York, da qui a domattina...! -
- Sei pazza? - Annaspò. - Guardati: tremi talmente
tanto che fatichi a reggerti in piedi. Vuoi camminare nella neve con solo
quella maglia fradicia addosso? -
- Sempre meglio che stare qui ad ascoltare discorsi
insensati sul nostro futuro...! - Mi strinsi nelle spalle, per tentare
goffamente di reprimere i brividi. - E' evidente che la mia presenza qui è un
problema, perciò- -
- Tu non sei un problema. SMETTILA...! -
- SMETTILA TU! - Urlai. Una fitta all'altezza dello
stomaco mi impedì di spostarmi e finii intrappolata fra le sue braccia. -
LASCIAMI! -
- Non puoi agitarti così, ti sta facendo male...!
Porca miseria, che tu ci badi o meno, SEI INCINTA. -
- E' incinta...?
-
Denise ci fissava, ferma sotto la neve: vidi le sue
nocche sbiancare, mentre stringeva convulsamente il bordo della portiera che
aveva appena aperto. Gli occhi le si fecero umidi, non appena inquadrarono me ed il senso di colpa arrivò
improvviso, violento come un proiettile appena esploso. Di tutti i modi in cui
avrebbe potuto venire a saperlo, quello era il peggiore. Avremmo dovuto
dirglielo, prima.
- Come è successo? - Furono tutti lì in un lampo, a
fronteggiarci.
- Devo raccontarti la storiella dell'ape con il fiore,
Nicholas? - Ringhiò Joe, teso. Sentii la sua mano cercare la mia e stringerla,
quasi volesse aggrapparcisi. - Come vuoi che sia successo...! -
- Credo che la domanda più appropriata, ora, sia
"da quando". - Paul raggiunse la moglie e l'abbracciò, compito.
Sembrava una surreale fotografia di famiglia, con la neve che infuriava
tutt'intorno.
- Se vuoi punirmi perchè ho
rotto il voto, papà, coraggio: è quasi un anno che faccio l'amore con lei. -
Dichiarò, deciso. Gli accarezzai il braccio e mi stupii nel vederlo arrossire.
Quanto si stava esponendo, per me? - Ma questa cosa è... capitata. Abbiamo
sempre preso delle precauzioni. -
Restammo in silenzio, come in attesa di una condanna
che prevedevamo ci sarebbe piovuta addosso da un momento all'altro. In fondo,
sapevamo benissimo di essere noi quelli che avevano commesso un errore e
tradito la fiducia altrui. Inesorabilmente alla
parte del torto. Il signor Jonas ci osservava, al
di sopra delle lenti tonde, come a soppesare la questione. Mi lasciai
abbracciare e smisi di tremare solo quando Joe prese a sussurrarmi all'orecchio
di stare tranquilla, che ci avrebbe pensato lui. Mi avrebbe protetta. Scappare
non serviva.
- Credo che diventare nonni scombinerà un po' i nostri
piani. Avremo bisogno di voi due per parlarne. - Ciò che nessuno dei due si aspettava,
era che Paul tendesse la mano e ci sorridesse a quel modo.
Il profumo di Denise era fresco e leggermente
aranciato, le pelle stessa sapeva di buono. I capelli riccioluti erano soffici
e le sue guancie umide di lacrime. Arrossii e sprofondai nel suo abbraccio,
improvvisamente ebbi una surreale certezza. Piuttosto che odiarmi, si sarebbe occupata di me.
- Tesoro, congratulazioni...!
-