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Autore: mercutia    31/03/2011    1 recensioni
Questa fanfiction narra ciò che nelle ultime puntate della serie muta i cuori di Rei e Fukiko e il precario equilibrio tra l'odio e l'amore che le lega.
Nel totale silenzio di quella notte di luna piena, la voce malferma di Rei giunse chiaramente da fuori.
Fukiko uscì veloce sul terrazzino di camera sua, sbattendo le mani sul parapetto in marmo con fare che riconobbe collerico. Prima di guardare giù, si impose di calmarsi: incrociando le braccia sotto il petto, si rimise dritta e composta e prese un profondo respiro. Rei stava barcollando in strada, probabilmente imbottita di quei calmanti di cui abusava. Nel vedere Fukiko si bloccò e cadde in ginocchio. La consueta soddisfazione che le dava vederla in quello stato era frenata da inopportune emozioni che si insinuavano con la stessa ostinazione con cui lei le rifiutava. Era furiosa per il comportamento di Rei e ancor più per la fastidiosa morsa di inquietudine da cui non riusciva a liberarsi da quando le aveva ceduto, da quando qualcosa dentro di lei si era spezzato, ammise. Non voleva pensarci, doveva continuare a tenere lontani quei ricordi per poter essere padrona di sé stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Riferimento all'episodio 32 - dal minuto 0:35]

L'indomani alla fine delle lezioni Rei si attardò in classe con Kaoru, Nanako e le altre ragazze che avevano organizzato la raccolta firme: mancava poco alla realizzazione del loro obiettivo, ma dalle voci che correvano sulle bocche delle studentesse pareva che il destino della Sorority fosse già segnato a prescindere dall'esito di quella petizione. Proprio in quel momento alla Sorority House Fukiko stava ultimando i preparativi per il Tea Party che gli ormai ex membri anziani avevano boicottato: nessuno avrebbe partecipato, sarebbe stato il suo colpo di grazia. Rei si era costretta a non intervenire in alcun modo a quello che già alcune definivano il canto del cigno di Lady Miya, anzi ormai era entrata a far parte della fazione che le si opponeva, con che faccia avrebbe potuto sostenerla? Ma quello che l'aveva spinta, quello da cui era mossa la petizione stessa proposta da Kaoru non aveva niente a che vedere con quanto stavano tramando ora i vecchi membri di quella maledetta istituzione: a loro non importava affatto abolire le stupide disparità tra le studentesse, volevano solo annientare Fukiko, la sua autorità e il suo orgoglio. Sentì addosso gli occhi di Kaoru mentre espirava una nuvola di fumo guardando il giardino fuori dalla finestra: la sua amica sapeva benissimo che sforzo le costasse stare lì in quel momento, ma Rei questa volta aveva deciso non correre a salvare sua sorella, consapevole del fatto che ogni suo intervento a quel punto l'avrebbe offesa.
Il sole stava tramontando quando seguì le compagne fuori dalla scuola. In cortile alcuni ex membri della Sorority stavano dando l'ennesimo becero esempio della loro riprovevole mancanza di principi: liti anche furibonde erano ormai all'ordine del giorno, ogni occasione si trasformava in un pretesto per scambi velenosi carichi di vecchi rancori e invidie. Erano semplicemente patetiche. Nel vedere passare Kaoru, riuscirono a coinvolgere anche lei nella loro faida.
Dille che l'era di Lady Miya è tramontata. Si esatto, questa sarà quella di Orihara, la più probabile candidata a prendere il posto di Lady Miya come presidente del consiglio studentesco...
Ecco quello a cui mirava il cinismo di bassa leva di quelle squallide leccapiedi: estorcere il potere a una per consegnarlo nelle mani di un'altra studentessa da ingraziarsi, era solo quello il subdolo scopo delle loro trame. Che fossero tutte quante maledette! Mentre Kaoru ribatteva alle loro meschinità, Rei non riuscì a trattenersi ulteriormente: Fukiko era stata abbandonata da tutte, non poteva sopportare di lasciarla affondare da sola.
La sera ormai prossima aveva inondato di una pesante luce arancione l'ampio salone della Sorority House addobbato a festa. I tavoli vuoti, con le loro candide tovaglie e gli splendidi vasi colmi di rose rosse erano la misera platea di Fukiko, seduta là davanti completamente sola. Accendendo la luce Rei mise in scena lo spettacolo che sua sorella avrebbe voluto.
Fukiko, mi dispiace di averti fatto aspettare tanto, ma ora l'attesa è finita, guarda qui: ci siamo tutte. Prego, adesso puoi cominciare finalmente
Mentre anche Kaoru e le altre raggiungevano la sala, Fukiko diede il meglio di sé.
Rei ascoltò rapita il suo discorso sul suo incrollabile orgoglio, amandone ogni parola, ogni gesto, ogni espressione. Come faceva ad essere tanto padrona di sé? Come riusciva una creatura dall'aspetto tanto soave e delicato ad essere tenace come acciaio? Manteneva la sua superba espressione ferma, senza dare alcun segno di incertezza o di inquietudine pur sapendo che stava assistendo all'inesorabile inabissarsi della nave che con tanta dedizione aveva condotto per anni. I suoi profondi occhi altezzosi gridavano che sarebbe rimasta comunque a galla, che nulla di tutto ciò che avrebbe potuto distruggere chiunque altro avrebbe minimamente scalfito lei. In quel momento Rei finalmente ritrovava quella bambina che aveva conosciuto anni prima nel giardino di casa Ichinomiya, quella bambina che pur così piccola era già tanto orgogliosa da nascondere le lacrime, versate con disperazione fino ad un attimo prima, di fronte a chi riteneva suo inferiore.
Il discorso finì e Fukiko tornò a sedere su quello che aveva tutta l'aria di essere un trono quando lei vi stava sopra. Guardandola, un brivido corse violento lungo la schiena di Rei: la sua stupenda regina indomita e fiera aveva trionfato anche nella più amara sconfitta e avrebbe continuato a guardare il mondo a testa alta. Quanto l'amava...
Fece un cenno a Kaoru e le altre perchè le lasciassero sole, ma l'amica non obbedì immediatamente, anzi indugiò cercando con lo sguardo di persuadere anche Rei ad andarsene, preoccupandosi come suo solito quando c'era di mezzo Fukiko. Ma dovette rendersi conto della sua risolutezza, perchè dopo poco lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Fukiko si accorse d'un tratto di essere sola con Rei, la fissò a lungo poi le chiese
“Rei, saresti tanto gentile da portarmi una tazza di tè?”
Rei si alzò solerte ed eseguì quanto le era stato chiesto. Quindi la raggiunse e le porse la tazza
“Forte e amaro, come piace a te”
Fukiko sorrise prendendo la tazza e, mentre l'appoggiava lentamente sul tavolino accanto per lasciare il tè a raffreddare, disse
“Se pensavi che avessi bisogno del tuo aiuto per affrontare tutto questo, ti sbagli. Non mi serve la pietà di nessuno, la tua soprattutto.”
“Non sono affatto qui per pietà, sono qui per ammirarti. Sono qui per custodire il tuo meraviglioso orgoglio e assicurarmi che nulla possa intaccarlo. Sono qui per vederti fiera e sicura come devi sempre essere. Sono qui perchè questo è il mio ruolo, sono qui ora e sempre ci sarò.”
La mente di Fukiko tornò indietro nel tempo a quel pomeriggio d'estate di tanti anni prima, quando l'aveva conosciuta: l'innocenza di sua sorella era la stessa di allora, il suo animo cristallino non era cambiato, così come l'ammirazione che brillava nei suoi occhi quando la guardava. Fukiko odiava ammettere quanta importanza avessero per lei quello sguardo e quell'affetto tanto intenso da essersi trasformato in un sentimento morboso, ma era la verità. Sapeva fin troppo bene quanto le fosse necessario avere l'attenzione e la devozione di sua sorella per lei, soltanto per lei.
Riprese la tazza di tè. Stupendosi nel sentire il tintinnio della ceramica causato dal proprio tremore, la posò nuovamente e si guardò le mani. Cosa le stava accadendo? Rei gliele afferrò e la tirò in piedi verso di lei, abbracciandola. Fukiko dovette sforzarsi per recuperare velocemente il sufficiente autocontrollo per respingerla: non le avrebbe dato la soddisfazione di farle capire quanto la sua presenza lì in quel momento fosse fondamentale per farla sentire superiore a qualsiasi angheria le avessero inferto, non le avrebbe dato motivo di credere di avere un così grande potere emotivo su di lei. No, Fukiko non avrebbe mai ammesso di aver bisogno di Rei, mai!
“Non è necessario che dimostri a me il tuo orgoglio, io lo conosco. Non è necessario che tu nasconda a me la rabbia e le lacrime, sai che non le giudicherei una debolezza.” disse Rei, prendendole il viso tra le mani.
Ma non erano lacrime quelle di cui Fukiko aveva bisogno in quel momento: gli ex membri della Sorority si erano dimostrate persone di così scarso valore da non meritare nemmeno un suo cruccio, non avrebbe sprecato una sola lacrima, neppure di rabbia, per quanto le avevano fatto. Non era quello a turbarla, affatto, bensì l'ardente desiderio che Rei la baciasse. Non riusciva a pensare ad altro, mentre si sforzava di sostenere il suo sguardo, così penetrante, così puro. Cosa le stava accadendo? Non doveva essere lei a desiderare sua sorella! Incapace di controllare i propri occhi che fissavano desiderosi le labbra di Rei, li abbassò rapidamente, si liberò delle sue mani e si avviò verso la porta, cercando di apparire serena, ma dubitando seriamente di riuscirci.
La voce di Rei echeggiò poco dopo nell'ampia sala semideserta
“Fukiko, non è da te fuggire.”
Fukiko si bloccò a pochi passi dall'uscita, si girò di scatto a guardare sua sorella, ancora ferma come l'aveva lasciata.
“Cosa stai insinuando Rei? Da cosa starei scappando? Sentiamo.”
“Da me e da quello che è successo ieri mattina” dicendolo, Rei si girò a guardarla, segno che si sentiva sicura della propria posizione. Fukiko inspirò profondamente, incrociando le braccia sotto il petto. Il ricordo di quanto avevano fatto la turbava in modo incontrollato, una sensazione a cui non era abituata e che la spaventava. Per questo dalla mattina prima aveva evitato ostinatamente di ripensarci, incapace di farlo senza venirne scossa nel profondo ogni volta. Ma non poteva permettere che Rei notasse quella debolezza, era assolutamente necessario che si mostrasse sicura a suoi occhi e che le facesse credere che quello che era accaduto altro non era per lei che l'ennesimo capriccio con cui torturarla.
Sorrise, poi si lasciò andare anche ad una lieve risata di scherno. Lenta si riavvicinò a Rei, facendosi forza nel vedere il suo sguardo, dapprima sicuro, farsi vacuo e spaventato.
“Non essere ridicola, Rei. Credi davvero che io stia fuggendo da te? Ti sei illusa di aver guadagnato un tale potere su di me da mettermi nella condizione di non saper affrontare la situazione?” L'aveva raggiunta, guardandola negli occhi sfidava lei e anche sé stessa. Non avrebbe ceduto alle emozioni.
“Pensi di avermi conquistata Rei? E' questo che pensi? Credi forse che io sia tua?” rise di nuovo, poi tornò seria.
“Tu sei mia, Rei. Il tuo cuore, i tuoi pensieri, i tuoi stessi desideri mi appartengono. Il contrario non avverrà mai, mi sono spiegata?”
Rei abbassò la testa e fu una fortuna perchè Fukiko dubitava che avrebbe potuto dominarsi ancora a lungo. La rabbia che provava nel constatare la propria mancanza di autocontrollo era come benzina sul fuoco. Strinse forte le mani ai gomiti, era inconcepibile che le tremassero tanto.
“Dimentica quanto è accaduto ieri mattina, Rei, perchè non significa niente”
“Non è vero” la voce di Rei era quasi un sussurro, ma trovò la forza di alzare di nuovo lo sguardo.
“Come osi?”
“Tu stai mentendo! Ieri anche tu...”
La mano di Fukiko sembrò agire di volontà propria, imprimendo uno schiaffo sul volto di sua sorella, tanto forte e inatteso da farla cadere a terra.
Massaggiandosi la guancia, Rei le puntò addosso uno sguardo pieno d'astio.
“Tu mi ami! Tu mi vuoi come io voglio te! Ammettilo Fukiko!” le sue parole divennero un ruggito.
“Puoi picchiarmi e continuare a torturarmi in eterno, ma lo fai perchè non sopporti l'idea di amarmi! Ammettilo maledetta, ammettilo!” era in ginocchio ai suoi piedi, col volto rigato dalle lacrime e deformato da ira e disperazione.
“Smettila Rei! Non tollero comportamenti simili!”
“Dimmi che mi ami. Dimmelo!” urlò stringendo le mani sulla sua gonna.
Fukiko si liberò della presa con uno strattone violento e si allontanò lasciando la sorella accasciata sul pavimento. Cercando disperatamente di mantenere il proprio contegno, procedette risoluta verso l'uscita, i suoi passi e i singhiozzi di Rei assordavano nel profondo silenzio in cui era immersa la Sorority House, mentre fuori la quiete della sera aveva ammantato di un blu intenso gli scorci dei giardini della scuola che si vedevano dalle ampie vetrate.
Sulla porta si fermò, la maniglia stretta nella mano.
“Domani sera... davanti a casa mia... ” con la coda dell'occhio vide Rei alzare di scatto la testa “Aspettami senza farti vedere da nessuno.”
Quindi uscì.

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Alcune parti sono volutamente prese dalla serie animata Oniisama e... (Caro Fratello) per esigenze di trama.
Sono indicate in corsivo
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