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Autore: ClaireTheSnitch    03/04/2011    11 recensioni
Regulus Arcturus Black.
Tre parole - le più importanti.
Dal primo capitolo, Lampade.
Orion si allungò sulla poltrona e accese la lampada. -Portami del vino elfico. Festeggio un nuovo Black, che ci porterà onore.
Genere: Drammatico, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black, Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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3.
 

Diversità
 

 
 

1 settembre 1971
 
Grimmauld Place numero 12, Londra
 
 

 

Regulus osservava con invidia il baule di suo fratello negligentemente lasciato accanto ad una poltrona, in attesa che tutta la famiglia fosse pronta per il viaggio verso la stazione di King’s Cross; un vaso argenteo scintillava sulla mensola del camino, dentro il quale le fiamme scoppiettavano allegramente, e Sirius giocherellava con l’oggetto che Regulus desiderava di più.
Una bacchetta. Una bacchetta soltanto per lui.
-Sai già fare degli incantesimi, Sirius?- gli domandò, cercando di trattenere le proprie mani golose, che avrebbero voluto afferrarla e compiere ciò per cui era nato.
-Alcuni.
Regulus sorrise. Gli aveva posto la stessa domanda, almeno due volte al giorno, da due settimane a quella parte; la risposta di Sirius era sempre la solita, anche se la sua laconicità era aumentata con il passare del tempo.
Se durante i primi giorni gli aveva lasciato per qualche secondo la bacchetta, con un sorriso un po’ altero ma gentile, aveva ben presto cominciato a mostrare segni d’irritazione, rispondendogli con aria annoiata e ignorandolo se gli domandava qualcos’altro.
-Mi passi la bacchetta, per un attimo? Per piacere?
Sirius roteò gli occhi. -No. L’hai già tenuta ieri.- sbottò, facendola roteare tra le dita.
-Non è giusto!
-Sì che lo è, invece. Non è tua.
Regulus mise il broncio e attese con pazienza che Walburga terminasse di sistemarsi il cappotto, per poi aggrapparsi al suo braccio e seguirla diligentemente fuori casa, ansioso di raggiungere la stazione.

 
Stazione di King’s Cross, Londra
 
 

Regulus non pianse, né chiese a sua madre perché non potesse partire anche lui, dato che non era uno sciocco. Non sarebbe servito a nulla dibattersi; la sua lettera sarebbe arrivata una volta compiuti undici anni, e anche a lui sarebbe toccato il giro a Diagon Alley e la partenza sull’Espresso di Hogwarts.
Non poté fare comunque a meno di sentire una stretta al cuore alla vista di quell’enorme treno che sbuffava e sferragliava, quasi fosse una creatura vivente, e di tutti i ragazzi che sciamavano al binario nove e tre quarti, ignorando che decine di fratellini più piccoli, in quel preciso istante, si stavano consumando d’invidia.
Sirius gli si avvicinò. -Ho caricato il baule.
-Quindi adesso vai?
-Sì.
Regulus annuì, grave. -E mi scriverai, stasera? Così mi dici dello Smistamento e di Hogwarts?
-Certo, Reg, non preoccuparti. Ti scriverò appena sarà finita la cena, e sarà una lettera lunghissima.
-Chissà che bello, quando il Cappello griderà ‘Serpeverde’!
Sirius rise senza ritegno. -Sarà ancora più bello quando griderà ‘Grifondoro’!- Batté una mano sulla spalla del fratello e rise ancora. -Dai, Reg, non fare quella faccia. Non è una tragedia.
L’altro pestò i piedi. -Sì, invece. Se è uno scherzo, non è divertente! La mamma…
-Dai, sta’ zitto. Non è uno scherzo. E poi decido io, ho sempre deciso io.
Regulus scosse la testa e corrugò le sopracciglia. -Uffa. Vedremo, Sirius. Tutti i Black veri sono finiti a Serpeverde. E se tu non lo farai, non potrai più essere mio fratello.
Sirius si mise in piedi sulla predella del treno e gli donò uno dei suoi sorrisi più belli. -Non preoccuparti, Regulus. Sarà tuo fratello sempre e comunque, il Cappello Parlante può dire quello che vuole.
 
 

 

Grimmauld Place numero 12, Londra
 

 

Finalmente, un gufo dalle ali nere come la pece planò nella camera di Regulus, frullando e stridendo. Legato alla sua zampa, un rotolo di pergamena piuttosto maltrattato, dai bordi sfilacciati, quasi fosse stato strappato.
-Doveva essere una lettera lunga...- sussurrò Regulus, deluso, guardando le dimensioni del foglietto con aria critica e cominciando a leggere quelle poche righe.
 
Regulus,
scusa se non scrivo molto, ma è tardi e ho conosciuto i miei compagni di Casa. Sono simpatici, penso che andrò d’accordo con loro.
Giusto perché tu lo sappia, sono stato Smistato a Grifondoro.
Ho mandato un biglietto un po’ più serio a mamma e papà, ma sinceramente non può importarmene di meno. Io sto bene, qui.
Tutti i Serpeverde hanno la puzza sotto il naso e non mi piace che insultino i nati Babbani.
Domani comincerò le lezioni; la prima ora è di Incantesimi!
Non vedo l’ora di tornare per Natale, anche se mamma e papà non saranno molto contenti.
Ti scrivo appena posso,
 
Sirius.
 
Grifondoro.
A Regulus sembrava una parolaccia, un insulto. Ed era quello che sarebbe stato per la sua famiglia.
Pochi minuti dopo, Walburga gridò ‘Scellerato!’ con una voce che riempì e quasi malmenò le orecchie di Regulus; capì che avevano saputo ascoltando i discorsi quasi urlati tra i suoi genitori, e sentì nell’aria tutte le pesanti conseguenze che lui aveva soltanto lontanamente immaginato.
-Ma io pensavo che non sarebbe successo...- sussurrò, dando involontariamente voce ai propri pensieri.
In realtà Sirius non gli era mai sembrato serio: forse perché aveva sempre avuto un gusto particolare per gli scherzi e le prese in giro fino all’ultimo, o forse per via di quel sorriso beffardo che gli increspava continuamente le labbra, ma Regulus non era mai riuscito a credere che quei vaneggiamenti sui Grifondoro non fossero semplicemente un dispetto ai loro genitori.
Eppure, per la prima volta, Sirius si era dimostrato diverso e aveva compiuto la sua scelta, distaccandosi parzialmente dalla sua famiglia.
Regulus poteva sentire la delusione nella voce di sua madre, ma anche una certa tristezza che, probabilmente, era il rimasuglio di quegli infiniti e quasi affettuosi privilegi da primogenito che gli aveva sempre riservato.
Con aria mesta e responsabile, sentendosi quasi il fratello maggiore, scosse la testa e ripose la pergamena in un cassetto, mentre il gufo riprendeva il volo con il becco pieno di mangime.
Sirius,pensò, te l’avevo detto che non sarebbe stato bello. Per fortuna ci sono io con mamma e papà.
 
 

 

Anno 1972, 2 settembre
Dormitorio di Serpeverde, Hogwarts
 

 

Le coperte avvolgevano Regulus in un tepore che l’avrebbe fatto ricadere presto tra le braccia di Morfeo, e i tendaggi verdi del letto a baldacchino gli davano l’impressione di trovarsi in una tiepida caverna ricoperta di muschio, in cui rimanere solo, beatamente solo.
Il sole brillava attraverso la stoffa, mentre i ricordi solleticavano piacevolmente i pensieri di Regulus.
Serpeverde.
Aveva scritto una lettera entusiasta e l’aveva spedita a Grimmauld Place con il suo gufo, trattenendosi a malapena dall’esultare ad alta voce, e ora ripensava con un sorriso che minacciava di diventare una risata al modo con cui il Cappello Parlante gli era calato sulle orecchie, senza coprirgli ridicolmente gli occhi come aveva fatto con tutti gli altri.
Non c’era stata nessuna esitazione. Lo strappo sopra la tesa si era aperto e la voce del Cappello aveva gridato: -Serpeverde!
Regulus aveva raggiunto i suoi compagni, non senza lanciare uno sguardo in tralice a Sirius, che lo aveva fissato a lungo con aria un po’ compassionevole e un po’ rassegnata; aveva visto come si era ambientato bene tra i Grifondoro, come rideva sguaiatamente con tre ragazzini dall’aria complice, come evitava accuratamente di guardare verso il tavolo dei Serpeverde.
E poi il banchetto era cominciato. Regulus ricordava soltanto di aver mangiato fino a sentirsi sonnolento e pesante, di essere stato riportato alla lucidità quando avevano i sotterranei e la parola d’ordine aveva fatto scivolare la pietra.
La Sala Comune dei Serpeverde era inondata da una luce spettrale che dava ad ogni cosa un’aria regale, preziosa e superba. Regulus l’adorava, perché sapeva di essere tra i migliori e perché era terribilmente simile all’atmosfera che regnava a Grimmauld Place.
Senza sapere bene come, si era ritrovato a letto e aveva dormito beatamente finché non era stato svegliato dai movimenti attorno a lui e dalla luce penetrante.
Si alzò e si stiracchiò, soddisfatto.
Regulus Arcturus Black, Serpeverde.
Suonava così bene che avrebbe potuto ripeterlo all’infinito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tornata dopo tanto tempo di assenza.
Risponderò al più presto alle recensioni, abbiate pazienza, ma non è un gran momento. ._.
Un abbraccio a tutti quelli che hanno commentato, perché mi hanno davvero resa felice.
Spero davvero che questo capitolo sia degno di Regulus. *___*

 
Chiara
 
 

 

   
 
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