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Autore: Lucenera88    21/04/2011    3 recensioni
Amanti di Max goofy, il figlio di Pippo? Intenditori dei film "In viaggio con Pippo" ed "Estremamente Pippo"?
Questa one-shot è dedicata a Max, e racconta della sua rottura con Roxanne.
Grazie mille a MrCherryCola per l’ispirazione. :-)
ps. non sapevo dove postare la storia, quindi scusatemi se ho sbagliato sezione.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot è dedicata ad un personaggio Disney che forse si potrebbe dire "di serie B", ma che secondo me riscuote più successo proprio per il suo carattere che, nei film di cui è stato protagonista, lo ha reso molto realistico. Sto parlando di Maximilian Goof, il figlio di Pippo (Goofy, per l'appunto). Quando ero piccola avevo una vera e propria adorazione per Max, e per il suo lungometraggio "In viaggio con Pippo" (“A Goofy Movie”, 1995). Adorazione salita con "Estremamente Pippo" (An Extremely Goofy Movie, 2000). Max è stato inoltre protagonista di una serie famosa negli anni '90 che guardavo ogni pomeriggio,e di un paio di special di Natale targati Disney.
Guardavo nostalgicamente video su youtube inerenti al secondo film (se non l'avete visto vedetelo, ne vale la pena), e sotto ho letto un paio di commenti in merito al fatto che Roxanne (la ragazza per cui Max aveva fatto pazzie nel primo film, e dalla quale alla fine riesce a strappare un appuntamento) non esistesse nel sequel. Ecco la risposta di un utente: “Probabilmente hanno finito per prendere strade diverse. Sai com’è quando finisci il liceo ed inizi l’università”.
Per tutto il mio periodo di elementari ed anche dopo non facevo che disegnare un’ipotetica famiglia Goofy della quale Max e Roxanne erano i genitori, ma quando vidi il sequel nel 2004 – era il 31 dicembre e avevo 16 anni – non rimasi amareggiata della rottura tra i due, piuttosto avvertii che le cose cambiano e che anche il fatto che non tutto dovesse necessariamente arrivare ad i “fiori d’arancio” rendeva in qualche modo Max più reale, e più vicino a me (non a caso, da piccola mi immedesimavo in lui totalmente). Ovviamente, anche Pippo è caratterizzato in un modo che personalmente mi piace molto, e assieme a Paperino sono i personaggi classici Disney che apprezzo di più perché molto meno anacronistici degli altri e non sempre vincitori. Il che non è necessariamente un lato negativo.
Quindi, grazie mille all’utente youtube MrCherryCola per l’ispirazione. :-)

 

 

 

Luce del tramonto

 
“Mi dispiace”.
E’ tutto quello che mi sai dire?
La luce pomeridiana tinteggiava l’isolato di arancione. Eravamo l’uno di fronte all’altra, distanti un metro. Distanti, come forse non lo eravamo mai stati.
Volevo dirti un sacco di cose, eppure non me ne usciva nemmeno una dalla bocca. E nemmeno tu dicevi una parola.
So che era fuori luogo, ma in quel momento ti guardai per un attimo e pensai che eri splendida. I capelli castani tagliati un po’ al di sopra delle spalle erano rigonfi, non erano mai stati lisci per natura. E quella luce… Dio, com’eri bella con quella luce sulla faccia. Malinconica, ma bella.
“E’… è…”
Perdio, non mi usciva una sola parola. Cercai di usare le mani inguantate al posto della bocca, e le portai davanti a me nel tentativo malriuscito di chiudere le dita, che si mossero solo brevemente.
“… E’ tutto?”
Non riuscivo a crederci. Non poteva essere così semplice, non poteva ridursi a un “mi dispiace”.
Alzasti la testa e mi guardasti. I tuoi occhi tristi mi colpirono al cuore… forse sarebbe stato meglio un cazzotto nello stomaco.
“… Chi è?”
La tua faccia mutò in un lampo, apristi la bocca dallo sconcerto.
“Che cosa?”
“Chi è?!” strillai, e realizzai amaramente di aver perso l’autocontrollo. Diamine, non lo intendevo, non lo intendevo! Eppure mi era uscito… ma non lo intendevo!
“Chi è chi?” Aggrottasti le sopracciglia, offesa. Le cose stavano prendendo una brutta piega, lo so. E lo so, tesoro, è stata colpa mia.
“Non ci credo, Roxanne!” strillai. “Devi avere un altro, lo so che ce l’hai, almeno dimmi chi è!”
Non mi ero accorto, no, mi non mi ero accorto che mi ero avvicinato a te, invece mi resi conto subito che indietreggiasti terrorizzata. Ed io mi arrestai, inorridito.
Da quando in qua ti eri mai allontanata?
“Come fai ad essere così egocentrico?” ribattesti in un sibilo, ed io sapevo bene che era quello il tuo modo di reagire. Quando le cose non andavano bene, io lo sapevo. Tu eri silenziosa, non dicevi una parola. Io lo sapevo. Eri silenziosa, non urlavi.
Al limite, sibilavi.
Ma ormai la mia testa pensava in un modo ed io facevo in un altro: “allora dimmelo, perché?”
No, non volevo sentire le tue ragioni – non mi importava che cercavi di dire qualcosa - piuttosto preferivo gridare per non starti a sentire, “perché? Spiegamelo! Perché? Cosa ho fatto, stavolta?”
“Non hai fatto niente” ripetevi tu, scuotendo la testa.
“E allora perché? Perché noi due non possiamo risolvere la cosa?”
“Perché non c’è più un noi due, Max…”
“Allora c’è un terzo!”
“No, Max!”
“Io ho fatto di tutto per te, di tutto! E tu mi hai tradito!”
“Non ti ho tradito, Max!”
Avevi alzato la voce… insolito per te - più che gridato, avevi guaito.
Di colpo facemmo silenzio. Ci fissammo negli occhi.
Quella luce… non me la dimenticherò finché campo. E tu che mi guardavi.
Io, la verità la conoscevo già, bastava guardarti per capirla. Ma in quel momento, volevo vedere nei tuoi occhi solo il riflesso di quello che brillava nei miei.
“Ma certo…” sbuffai. “Ma certo. Fra poco si va al college, no?” ad ogni parola diventavo sempre più odiosamente sarcastico – mi odiavo persino da solo! - e tu ad ogni parola abbassavi sempre più lo sguardo verso il marciapiedi. “Io resto qua vicino casa mentre tu te ne vai in un altro Stato, ma certo, e allora avere il fidanzato diventa solo un inutile impiccio, no? E così ti liberi di me, no?” Feci un giro su me stesso, strofinandomi una mano tra i capelli.
“Già, no?”
In quella giravolta rivissi in un vortice due anni e mezzo, ben due anni e mezzo di appuntamenti, risate, tu a casa mia , io a casa tua, conosci i genitori, sforzati in tutti i modi per risultare il migliore per la loro figlia, due anni e mezzo, tra regali di compleanno, Natale e ricorrenze…
Ti guardai, e forse ero ancora più disperato di quello che sembravo essere ai miei stessi occhi. Tu continuavi a fissare il marciapiedi senza dire una parola.
“Di’ qualcosa per lo meno, Dio!”
“E’ inutile che continuiamo a prenderci in giro, Max” dicesti, e quelle furono le uniche cose che riuscisti a dire. E maledetto me, che volevo aprirti in due per cavarti fuori tutte le parole che volevo sentire, anche per puro masochismo.
“Ro…Roxa…”
Tentai di avanzare, ma non mi mossi nemmeno che già tu avevi indietreggiato.
Ancora silenzio. Per un secondo,  mi sentii te. Immaginai come doveva essere difficile, farlo senza spezzarmi il cuore. Stare là in piedi, e affrontare tutta la tempesta invece che alzare i tacchi ed andartene.
Un tarlo mi assilla adesso: che tu stessi aspettando una mia mossa? Una mia qualunque mossa?
No, non era così. Lo vedevo dai tuoi occhi, quasi estranei alla faccenda… quasi provassero solo pena per me.
“Adesso devo andare” annunciasti alla fine. Dopo un silenzio interminabile.
Ma non ti girasti subito.
Continuasti a guardarmi, ancora con quella tristezza sulla faccia che non era per te, ma tutta per me.
“Aspetta” dissi, quando stavi per voltarti.
Tu ti fermasti, esausta.
Sarei corso con tutte le mie forze… avrei superato quella barriera di un metro e ti avrei baciato, finalmente. Uno solo sarebbe bastato; uno tenero, un po’ disperato - come me, del resto.
Ma non riuscivo a muovermi. La barriera era più forte di me.
Quei due anni e mezzo mi giravano nella testa come se fossi stato in una giostra. La mia Roxanne, la mia ragazza, la mia fidanzata. La mia Valentina. La mia Roxanne, la mia unica… la mia prima… La nostra prima volta insieme… mi faceva un male come se mi stessero strappando le viscere. La mia Roxanne. La mia Roxanne.
“Allora è finita così? Ci… la-la…”
Non potevo crederci. Un groppo in gola, grosso come se fosse stato un sasso, mi impediva di dirlo. Il naso mi pizzicava, sentivo di avere gli occhi fuori dalle orbite.
Mi guardasti, con un’aria colpevole. Quel neo proprio sopra la guancia, lo adoravo.
La mia Roxanne.
“Sì”.
Gli occhi bruciavano, ti vidi sfuocata, sbattei le palpebre un paio di volte… e quando potei vedere meglio, tu mi avevi già voltato le spalle e stavi camminando verso casa, la borsetta-zainetto sulla spalla destra, il top a bretelle larghe d’un rosa tenue indossato morbidamente.
E quella luce del tramonto che rendeva ogni cosa, te compresa, ancora più lontana.
Forse avevi ragione tu, Roxanne. Forse, eravamo tutti e due dei ragazzini, e le cose sono andate come dovevano andare. In cuor mio sapevo che sarebbe andata così, il tuo sguardo mi parlava oramai da mesi prima di allora. Solo che io volevo ignorarlo.
Penso a tutte le volte che mi ero allenato sullo skate. Era stato per te, Roxanne. Volevo impressionarti. Volevo dimostrare al mondo, e anche a te, che non avevi uno smidollato, un goofy qualunque, al tuo fianco. Che ero capace di salire fino al sole e di portartene un raggio, se necessario. Forse, anche in questa mia determinazione ci ho messo troppo, può darsi.
A dire il vero ti penso ancora, Roxanne. Anche se sono passati molti mesi. Anche se tu ormai sei lontana miglia e miglia da me, e chissà che starai facendo. Sicuramente sarai la più brava del tuo corso, lo sei sempre stata. Brava, bella, modesta e volenterosa.
Io? Bè, se mi vedessi adesso rideresti di me. Già, ho ancora mio padre alle calcagna. Sì, ancora, anche se ho diciotto anni – quasi diciannove – e sono al college, ho ancora il papà che mi cambia il pannolino. Dio, che fallito, che fallito!
Chissà se riuscirò ad andare avanti. Dimenticarti no, quello mai. Ora come ora penso che non potrei dimenticarti nemmeno fra un milione di anni. Per ora non mi va nemmeno di vedere altre ragazze, qui ce ne sono eccome. Faccio tanto lo scemo, ma alla fine non ci combino niente. Che fallito, che perdente! E ho anche la faccia tosta di dare la colpa a mio padre… ma se sono io lo sfigato in prima linea.
La differenza tra me e te era che io ti amavo ancora… mi correggo, ti amo ancora. Darei l’anima al diavolo per vederti piombare nell’aula magna, radiosa come io ti ricordo. Ma non accadrà mai, i tuoi occhi mi hanno detto perché.
Né tantomeno verrò a cercarti, te l’ho promesso.
“Bah, ne posso trovare a centomila qui dentro…” sbuffo, prendendo rabbiosamente il casco di protezione dal letto e dirigendomi verso la porta mentre mi sistemo le ginocchiere.
“… Anche con papà in giro…”
Detto questo, mi scrollo di dosso i pensieri, e cerco di fare mente locale di dove devo incontrare P-J e Bobby.

 

Fine.
20 Aprile 2011

 

 
Ps. Nello special di Natale “Cristmas Maximus”, Max è laureato, e fa conoscere a Pippo la sua nuova ragazza, Mona. Sarà questa quella giusta? Forse sì, ma non starò io a spiegarvi il perché! ;-)

Spero che vi sia piaciuta, a presto!

   
 
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