GIO:
Eccomi, come sempre più in ritardo di mia sorella! XD Ma ormai è un classico,
sarete abituati... comunque, mi giustifico subito: gli impegni scolastici sono
stati esagerati, ed io sono mezzo morta... però devo aggiornare, zìzì, non mi
tiro certo indietro!
Ringraziandovi tutti per le molte letture e recensioni, passiamo al sodo!
Buona lettura!
Capitolo 4:
Traditori
Il
suo sguardo profondo, riflesso dell’intero universo, scava nel profondo della
tenebra, appena là dietro la colonna; la sua voce, tuonante ed autorevole:
-
Sei giunto - .
Il
suo arrivo è già stato annunciato, ma in Zeus sembra tentennare una scintilla
di stupore:
-
Così... presto? E’ questa la celerità di voi subordinati terreni? - .
-
Semplicemente, Divinissimo, eseguo gli ordini – Il movimento fluido di una
mantellina da viaggio s’indovina dietro all’ombra scura delle colonne. –
Divino, giungeranno velocemente anche loro - .
Un
sorriso compiaciuto si rispecchia nella lucente coppa d’ambrosia che il Padre
degli Dèi stringe nella mano destra. – Ho appurato che sono proprio gli esseri
umani ad essere veloci... - .
- Il vostro piano non ha fatto una piega – mormora l’interlocutore.
Zeus
ormai non lo sta più a sentire. Si alza, avvolto nei drappi sottili dei diversi
mantelli, mentre una nuvola rossastra ed un cosmo spropositato annunciano un
nuovo arrivo ai piedi della scalinata. – Apollo, figlio mio - .
-
Padre – gli fa riverenza l’altra divinità, eseguendo un leggero inchino col
busto. – Ordini? - .
-
Raduna l’armata e porta Ares da me. Subito – E così si siede ancora annunciando
poi, solenne: - Il tempo è giunto - .
Dohko
pare soddisfatto. A grandi falcate percorre la Sala del Trono, la sua Sala,
mentre dietro di lui Kanon non lo perde di vista.
Ad
attenderli, i cinque Cavalieri di Bronzo
ed Artemide.
Appena
li notano il primo a scattare è Shiryu, sollevato nel veder tornare il proprio
maestro.
-
Maestro! - .
Dohko
sorride, un sorriso che pare rilassato nonostante la pressante tensione
nell’aria. – Shiryu, quale foga - .
-
Maestro – ripete il Bronze, fermandosi davanti a lui e mantenendo una giusta
distanza per rispetto. – Siamo venuti a sapere dell’evolversi della situazione
e siamo corsi qui - .
-
Ottimo. Avevo richiesto proprio io la vostra presenza - .
-
O... onoratissimi, maestro - .
Kanon
intanto raggiunge Artemide, donandole un casto bacio sul capo. Sembra quasi
infastidito dalle occhiate degli altri Cavalieri di Bronzo, ma prima che possa
prendere la parola a precederlo è Seiya:
-
Come sempre, Kanon, neanche ci hai degnati di uno sguardo - .
Non
demorde, il Cavaliere dei Gemelli. La sua occhiata è a dir poco di sufficienza:
- Prima vengono gli dèi, non voi. Infatti adesso vi sto guardando - .
Non
fanno in tempo a ribattere, perché Dohko si avvicina a loro con un insolito
velo di serietà impresso nello sguardo.
-
Noto con grande gioia che ci sei anche tu, Ikki - .
Ikki
lancia un’occhiata ai suoi compagni, dopodiché si rivolge al Grande Sacerdote:
- Non potevo disobbedire ad un ordine di così rilevante importanza - .
-
Hai preso la faccenda con il giusto spirito. Bene. Kanon, amico mio - .
Il
Cavaliere ha un sussulto subito seguito dall’aggrottarsi della sopracciglia.
Forse ha colto qualcosa di strano nel suo tono, o semplicemente non si
aspettava una nota così confidenziale. – Sì? - .
- Ti
prego di andare pure a riposare, il viaggio ti avrà stancato - .
-
Ma... - .
-
Va’, non fare complimenti –, e Dohko si volta, mostrando un viso colorato da un
inconsueto sorriso. Rivolge un leggero inchino in direzione di Artemide. –
Divina, vi prego di seguire il vostro compagno. Non voglio parere scortese,
semplicemente riconosco il vostro impegno e voglio che riposiate anche voi alla
perfezione - .
Artemide
inclina leggermente il capo, sembra capire. Con un cenno della mano zittisce ciò
che la bocca di Kanon si sta lasciando sfuggire. – Grazie, Grande Sacerdote –
Nello stesso momento in cui si volta per raggiungere le sue stanze, i cinque
Cavalieri di Bronzo s’inginocchiano profondamente mentre Dohko si concede un
semplice inchino del busto.
La
dea, leggera nei passi, si allontana e così anche Kanon, dopo una veloce
occhiata a Dohko, decide di seguirla. Solo quando escono dalla Sala del Trono,
il Grande Sacerdote si siede al Trono e gli altri Cavalieri si alzano.
-
Dohko, perché...? - .
-
Hyoga, sei sempre troppo istintivo – ironizza l’altro, cambiando completamente
atteggiamento e ritornando il vecchio Dohko di un tempo. – Devono prendersi
cura della piccola Athena; e, oltre a questo, avverto troppa calma - .
Shun
annusa l’atmosfera e con la coda dell’occhio controlla la sua catena offensiva.
– Maestro, non avverto nulla - .
-
Vero. Non ci sono nemici nelle vicinanze, ma presto ci troveremo in una
situazione a dir poco... disperata - .
Disperata
-
Maestro...! - .
-
Shiryu, non perdere subito il controllo – dice Dohko ammonendolo con un
movimento della mano. – E’ solo una mia impressione - .
-
Uhm, come se le tue impressioni non valgano nulla! – sbotta Seiya. – Sei fin troppo
sapiente per sbagliarti! - .
- Cavalieri
di Bronzo – Una nuova voce echeggia all’interno della Sala del Trono, seguita
successivamente dal materializzarsi di un potente cosmo.
A
Dohko sfugge un tenue sorriso: - Divino Ermes... vi stavo aspettando - .
Come
sabbia portata da leggera brezza, la figura del dio appare alla destra del
Trono. Il suo sguardo cristallino, come sempre pungente, inquadra subito i
Cavalieri di Bronzo: – Ben ritrovati, giovani uomini - .
Subito,
tutti e cinque cadono in un pesante inchino, quasi colti impreparati dalla sua
presenza.
Dohko
invece si alza ed accetta di buon grado la mano tesa del dio. – Onorato della
vostra presenza - .
-
Sono venuto con piacere. Avevi qualcosa da chiedermi, giusto? - .
- ...Sì - .
Dopo
aver illustrato nel modo più preciso possibile tutto ciò che Sharandal gli ha
detto, e dopo essersi gustato gli sguardi spaesati dei cinque Cavalieri di
Bronzo, Dohko ritorna a sostenere l’occhiata del Divino Ermes: - Per
concludere, vi sto chiedendo informazioni su come posso tornare indietro nel
tempo. A detta di Sharandal è l’unico modo per liberare Shaka dagli influssi
malefici - .
Il
dio si tasta il mento, pensoso. Non pare affatto colpito dalle parole del
Grande Sacerdote, ma il suo sguardo tradisce un certo timore. Prima che
qualcuno possa chiedere qualcosa, alza gli occhi su Dohko incrociandoli quindi
con i suoi. – Sì, ci sarebbe un modo - .
- E... - .
- Ma
è estremamente pericoloso – Dicendo questo, Ermes va ad indicare un punto
indefinito sulla sua destra. – In quella direzione esiste un luogo da cui si
può raggiungere qualsiasi Era - .
-
Un... un luogo? – domanda Shun, leggermente intimorito dal severo tono del dio.
-
Sì. Il problema è che si trova sull’Olimpo - .
Ancora.
Quel. Maledetto. Posto.
A
Dohko gelano le vene: nonostante non ci sia mai stato, il ricordo di ciò che
avevano dovuto passare gli altri Cavalieri era ancora vivo nella sua mente.
-
Sull’Olimpo? – si fa avanti Seiya alzando stupito le sopracciglia. – E che
razza di posto è? - .
- Un
enorme lago nel quale si riflettono le splendenti galassie dell’intero Universo
- .
Dohko
perde qualche battito; un oscuro presentimento gli annebbia la mente. – State
parlando della dimora di... – La voce gli muore in gola.
Ermes
annuisce, abbassando un poco il capo: - La dimore di Chronos, luogo severamente
proibito agli umani e l’unico sull’Olimpo non subordinato alla giurisdizione
dei Dodici - .
Sulle
labbra di Shiryu freme un lungo respiro. – Ma... Divino Erm- - .
- E’
l’unico modo per raggiungere un’altra Era – lo ferma perentorio il dio, -
convincere Chronos e tuffarsi nell’infinità della galassie – Nessuno osa
prendere parola, quindi Ermes ne approfitta per continuare la sua lunga
descrizione: - Come detto prima gli umani non possono accedervi... o almeno,
non sono ben voluti da Chronos. L’unico modo per essere accettati al suo
cospetto è presentarsi con uno dei Dodici Olimpi – Fa silenzio, e questo
silenzio permette a Dohko di capire tutto:
- Divino
Ermes, per voi ritornare sull’Olimpo sarebbe troppo rischi-! - .
- Ho
detto che è l’unico modo – ripete il Divino, quasi non ammetta obiezioni, - e
poi, che dio sarei se avessi paura dei miei simili? Si sta per intraprendere
una nuova guerra, di certo non posso rimanere con le mani in mano - .
- Sì
ma- - .
-
Dohko – lo blocca di nuovo, invitandolo al silenzio. Il suo sguardo si posa poi
sui cinque Cavalieri di Bronzo. – Andare in troppi sarebbe ancora più
rischioso. Nasconderò il mio cosmo divino, e con me verrà il Grande Sacerdote
ed uno di voi - .
Seiya
lancia ai compagni un’occhiata disorientata: - Ma, Divino Ermes, più siamo
meglio riusciremo a- - .
-
Chronos detesta la presenza degli umani. Uomo avvisato, mezzo salvato: si dice
così, no? - .
-
Ma- - .
-
Chi è il più forte tra voi? Chi ha più ardore in battaglia? - .
Un
silenzio innaturale cade nella Sala del Trono. Dohko non pare intenzionato a
parlare, e così anche i cinque Cavalieri.
Solo
Hyoga ad un certo punto trova il coraggio di rispondere alla domanda acuta del
dio, ed indicando Ikki con un cenno del capo mormora: - Lui. La Fenice - .
Ikki,
chiamato in giudizio, non dice nulla. Sembra quasi pietrificato di fronte
all’occhiata severa del dio, non osa nemmeno muovere un muscolo.
Ermes
rimane ancora un poco a fissarlo, poi si volta e lentamente, senza fretta
alcuna, le sue fattezze incominciano a mutare: drappi di seta prendono il posto
dell’armatura ramata che prima lo ricopriva, la lunga ciocca di capelli
scompare e il color rosso autunno della sua chioma muta in un nero corvino. E,
quando si volta per assaporare le loro occhiate stupite, sfoggia due occhi
dello stesso colore della spuma del mare.
-
Bene, Fenice – annuncia, e poi si rivolge a Dohko con un sorriso compiaciuto a
fior di labbra: - Possiamo andare - .
Prima
di questo momento non ha mai potuto rendersi conto della sorprendente capacità
di Ermes di nascondere la propria natura divina. Ora che lo ha davanti in tutta
la sua umanità mai si immaginerebbe che dietro a quel ragazzo all’apparenza
innocente si nasconda la forza distruttrice di uno dei Dodici Olimpi. Perso in
questo pensieri, Dohko lo segue a distanza ravvicinata per assicurarsi di non
perderlo di vista, e di fianco a lui un passivo Ikki riesce a tenere il loro
passo.
-
Erm-? - .
L’occhiata
del dio gli ghiaccia all’istante la parola. Il tempo di superare con un balzo
un altro masso e il Grande Sacerdote ha già riformulato completamente ciò che
stava per dire: - Aléxandros, quanto manca? - .
L’altro
lo benedice con un tenue sorriso. – Poco. Mi dispiace farvi proseguire per
questa strada, ma è quella più sicura - .
- Ci
fidiamo – è la risposta di Ikki, che li ha appena raggiunti.
Ora
davanti a loro si snoda un ripido sentiero, che s’inerpica così sulle pendici
dell’Olimpo. Alla loro sinistra, un baratro senza abisso.
-
Attenti a non cadere – raccomanda atono il dio.
A
fare compagnia ai loro animi inquieti, man mano che proseguono e si alzano di
quota, ecco apparire una nebbia così fitta da non permettere loro di vedere
nemmeno dove poggiano i piedi.
-
Non perdetemi di vista – pronuncia quasi sillabando il dio, fermandosi ed
aspettando di essere raggiunto dai due uomini. – Ricordate, siamo in territorio
nemico - .
-
Questo è fin troppo evidente, Aléxandros – è la risposta di Dohko. Sta già per
riprendere la marcia quando una spiacevole sensazione gli irrigidisce i muscoli.
Anche Ermes non pare essere a proprio agio, anzi si guarda circospetto attorno
con l’aria di chi sa di essere seguito.
Ikki,
come previsto, ghiaccia sul posto: - Al-? - .
-
Dobbiamo essere veloci - .
Non può essere arrivato ora....
manca così poco...
-
Svelti! – La sua violenta presa di posizione scuote i due Cavalieri, che si ritrovano
senza averne piena consapevolezza a correre all’impazzata nel fitto della
nebbia.
-
A...Aléxandros, rallenta! – è ciò che sfugge a Dohko, ritrovatosi costretto a
saltare oltre alcuni massi.
Non rallentate... non
rallentate...
Giungono
in un piccolo spiazzo affacciato al burrone: la nebbia intorno a loro si dirada
un poco, e lascia intravedere attraverso il suo spesso velo un paesaggio
spettrale ed alieno. Gli astri splendono con meno vigore di prima, nonostante
la notte si stia infittendo.
Ermes,
leggermente accovacciato a terra, si sistema i mantelli alzandosi con un cipiglio
severo. – Credo ci abbiano scovati – .
-
Scovati? - .
-
Sì, Dohko - .
-
Qui siamo al sicuro, almeno? - .
Il
dio tace, non risponde subito. Annusa l’atmosfera e una capricciosa brezza
serale gli accarezza i capelli corvini. – Non esserne così certo - .
Il
suo secco tono di voce precede l’apparizione di una luce soffusa, dello stesso
colore del sangue. Dohko ed Ikki, colti impreparati, non fanno nemmeno in tempo
a difendersi dall’attacco indiretto che li raggiunge in pieno, scaraventandoli
così a molti metri di distanza.
La
polvere che si alza, silenziosa e leggiadra in una danza senza musica, copre le
dozzine di figure che ora si presentano davanti ai loro occhi.
Dohko
è il primo a rimettersi in piedi: leggermente barcollante alza gli occhi su
quelli che identifica come nemici mentre Ermes, poco lontano, studia la scena
in silenzio.
Ben
presto si ritrovano circondati.
-
Non sarà facile... giungere da Chronos – sospira Ikki, tirandosi in piedi
grazie ad un masso. – Grande Sacerdote, io... - .
-
Dobbiamo assolutamente presentarci al suo cospetto – lo ferma Dohko, risoluto,
- di certo semplici soldati non ci fermeranno - .
Il silenzio che viene dopo, a dir poco irreale, gli
gela il sangue...
-
...Semplici soldati? – Una voce cupa, potente ma tremendamente familiare spazza
via la sicurezza del Grande Sacerdote.
L’avvento
di un cosmo straordinariamente più energico annuncia l’arrivo di un nemico
forse troppo forte per loro. Avvolto da un’aura scarlatta, questi fa il suo
ingresso discendendo dal fitto della nebbia e poggiando i piedi per terra.
Quelli che paiono i suoi soldati, invece, si appostano tutt’attorno.
-
Ohi ohi... abbiamo visitatori, come previsto - .
Ancora
la sua voce; questa volta, però, Dohko viene scosso da un fremito di timore.
Non puoi essere tu... ma certo,
la voce è così diversa... eppure...
-
Dohko – lo richiama l’avversario, stringendo il pugno destro e facendone
sgorgare una grossa fiamma sanguigna, – sarai tu il primo a morire - .
Appare
finalmente dalla nebbia. La sua armatura ramata, tipica degli Olimpi, fa
risaltare i lunghi capelli rosso autunno che troneggiano al posto del biondo
dorato. Le due focose iridi invece non sembrano veder altro che i nemici.
Ermes,
quasi colto alla sprovvista, inarca le sopracciglia ma non pare farsi cogliere
dal nervosismo: il suo sembra un comportamento dettato dalla complessità della
situazione.
Ikki
e Dohko, completamente stupiti, si lasciano sfuggire un lungo respiro
affannato.
-
Io, Ares, farò di te, Grande Sacerdote, un semplice mucchio di ossa - .
Questa
è una dichiarazione di guerra. Sì, non c’è tempo per pensare.
Dohko
scuote leggermente il capo, sconvolto. – Tu... no, non può essere... - .
Dov’è finita la tua nobiltà,
Shaka? La tua calma, il tuo sguardo pacifico...
-
Sono stati spazzati via – gli risponde Ikki cogliendo i suoi pensieri. – Grande
Sacerdote, non abbiamo tempo per- - .
-
Non avete tempo per nulla! – lo ferma Ares. I suoi occhi non conoscono ragione:
- Non raggiungerete Chronos, sarete tutti morti prima - .
-
Frena la lingua, Ares! – lo zittisce in tono perentorio Ikki, ponendosi tra lui
e Dohko a braccia spalancate. – Sarò io il tuo avversario. Dohko, io- - .
-
Non avresti possibilità di vittoria, sei forse impazzito!? - .
- Ma
Maestro- - .
Ermes,
che se ne è rimasto in disparte a studiare la scena, trae a sé Dohko con un
lento movimento del braccio. – Andiamo, Dohko. Lasciamo tutto alla Fenice - .
Io... no, non posso
permetterlo...!
- Ce
la farà, dobbiamo solo avere fiducia - .
Ma...!
-
Ehi tu – Ares, quasi incuriosito dalla scena che si trova davanti, lancia una veloce
occhiata ad Aléxandros; sembra cogliere qualcosa. – Dopo la Fenice sarai tu
quello che verrà ridotto ad un mucchio d’ossa - .
Ikki
si volta di scatto verso i compagni. Il suo tono è sinonimo d’ira
incontrollata. – Muovetevi ad andarvene! Resterò qui io! - .
-
Ma- - .
-
Dohko, niente storie – Aléxandros, sfidata un’ultima volta l’occhiata di Ares,
lo forza a riprendere il cammino. – Proseguiamo! - .
-
Non andrete comunque molto lontano – ridacchia Ares, - e se preferite morire
più avanti non sarò di certo io a fermarvi - .
Lo
sguardo di Aléxandros è colto da un fremito di timore:
E’... troppo sicuro di sé, c’è
qualcosa di pericoloso più avanti... qualcuno ha passato loro informazioni
preziose, siamo in netto svantaggio...
- Ci
avete rinunciato? Non volete più proseguire? – li incita la voce di Ares. –
Scelta saggia - .
-
Taci, Ares! – lo ammonisce Aléxandros. Un sorriso beffardo nasce sul suo volto.
– Di certo non saranno i tuoi scagnozzi a fermarci. Andiamo, Dohko! –
Afferratolo per un braccio incomincia a correre, ed il Grande Sacerdote non può
far altro che seguirlo. Le figure di Ikki, dell’Olimpo e dei suoi subordinati
scompaiono lentamente nella nebbia.
Non fermiamoci, Dohko, a
qualunque costo...!
-
Aléxandros, ma!- - .
-
Taci! –
Dohko, Ares sa chi sono... non
sei più al sicuro, ora...
L’atmosfera,
già cupa e pesante, si fa ancora più insopportabile quando un altro cosmo
sopraggiunge davanti a loro: - Oh, quanta fretta... - .
Maledizione!
Ermes
è costretto a frenare di colpo, obbligando Dohko ad aggrapparsi alla parete
rocciosa per non cadere in avanti.
- Il
Grande Sacerdote e... il Divino Ermes, ho indovinato? – La nuova presenza prende
forma lentamente, facendosi spazio tra l’aura argentea che lo circonda.
Dohko
aguzza lo sguardo e, nello stesso istante in cui Ermes gli lascia libero il
polso, il suo cuore perde qualche battito.
Sbalorditivo... questo cosmo è
così...
-
Pericoloso – finisce per lui il Messaggero Divino. – Dohko, credo dovrai
continuare da solo - .
-
Ma- - .
-
Fallo – Il cosmo del dio ora è più riconoscibile. Le fantomatiche sembianze
umane vengono velocemente rimpiazzate da quelle divine, e il suo corpo viene
rivestito dalla spessa corazza ramata.
- Ma
Chronos- - .
-
Non avrà di che da dire... Dohko. Non c’è tempo – Avvicinandosi a lui e
premendogli un palmo alla base del collo, attorno a questo fa germogliare una
collana con appesa un lunga piuma d’angelo. – Con questa ti farà passare,
riconoscendoti come mio alleato - .
-
Ermes, voi- - .
-
Scansati – Con un potente scatto dell’altra mano lo obbliga a spostarsi,
facendolo cadere ai suoi piedi. – Cerca di portare a termine la missione
affidatati da Sharandal - .
Dohko
non ribatte. L’indole combattiva di Ermes non gli permette di opporsi alla sua
decisione.
Intanto
il nuovo avversario, ora a pochi metri da loro, sfodera un ghigno compiaciuto
mentre si scosta il mantello dal volto. – E’ un onore combattere contro di voi,
Divinissimo. Uno scontro tra traditori è eccitante - .
-
Traditori... – Ermes stringe i denti. Riconosce quegli occhi, riconosce anche
il tono di voce. – Sei stato tu a passare le informazioni agli Olimpi, quindi.
Ciò mi fa tremendamente infuriare... -
Dohko
non ha tempo per rendersi conto di chi ha davanti. Solo quando Ermes pronuncia
il suo nome dopo quella veloce pausa, solo quando un forte nodo alla gola lo
forza a tacere, le sue viscere vengono stritolate dall’amarezza e dalla paura:
-
Tu... Ethelred... - .
ANGOLO
DELLE AUTRICI:
Gio:
Uhm uhm, si prospettano due combattimenti interessanti... Ikki VS Ares e Ermes VS Ethelred… so che vi ho fatto prendere
parecchi infarti in questo capitolo, ma mi duole dirvi che non saranno gli ultimi...
XD Devo per forza seguire la trama ^^”
*Scarica
alla sorella la colpa della trama* XD
Spero
vi sia piaciuto come capitolo, e mi dispiace non aver avuto tempo di aggiornare
prima ç_ç Come sempre, alle recensioni risponderemo in forma privata, ergo via
mail ^^
A
presto,
Gio