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Autore: IoNarrante    24/04/2011    5 recensioni
Cosa vi aspettereste da una vacanza in un villaggio? Sole, mare, magari qualche flirt estivo.. niente di più! Questo è ciò cui pensava Francesco, quando, con i suoi amici dell'università, è partito per la Puglia, per una vacanza post-laurea. Ma è bene fare attenzione a scegliersi le compagnie con cui passare quattordici giorni della propria vita.. altrimenti si può incappare in una scommessuccia, dapprima innocente, ma che costringe il nostro povero protagonista, sciupafemmine e perennemente single, ad imbarcarsi in un'avventura con una ragazza.. come dire.. non proprio della sua 'taglia'..
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

  ~Scommessa~     

betato da Pepita

Non avrei mai pensato che una vacanza di due settimane in Puglia avrebbe potuto cambiarmi così radicalmente. Di solito, nei villaggi si va per divertirsi, per sperare in una tresca con l’animatrice gnocca di turno, o magari, semplicemente, per rilassarsi. Invece, per me, quei quattordici giorni furono come un giro sulle montagne russe di Mirabilandia: pieni di alti e di bassi, quasi da vomitare.
L’idea di partire era venuta in mente a Giorgio, qualche mese prima di laurearci. Era un po’ tardi per prenotare, ma con una o due telefonate all’agenzia di viaggi gemellata con il gruppo assicurativo che gestiva la madre, avevamo già bloccato quattro doppie superior, tutto incluso, al villaggio Julia di Peschici, in provincia di Foggia.
Saremmo partiti di sabato mattina, ovviamente non prima delle nove, altrimenti Stefano non si sarebbe neppure presentato, e avremmo preso la mia Audi e l’Alfa di Giò. L’idea che Alessandro e Giacomo portassero pure quelle sanguisughe delle loro ragazze non è che mi rendesse pazzo di gioia, ma Giorgio mi aveva fatto notare che un gruppo misto sarebbe stato l’ideale per la nostra vacanza. Ovviamente entrambi sapevamo che anche Sara, la migliore amica di Claudia e Ginevra, si sarebbe unita alla banda e ormai anche i sassi erano a conoscenza della storica cotta che il mio caro amico nutriva per la dolce fanciulla, perciò i suoi consigli erano tutt’altro che privi d’interesse.
Fatto sta che eravamo in otto: due coppie e quattro scoppiati.
Ma non preoccupatevi, la mia storia non parla certo di come io, Francesco Russo, neolaureato in Economia alla Luiss, mi sia preso una sbandata per Sara e abbia litigato con il mio migliore amico dei tempi del liceo.. sarebbe troppo scontato!
No, la storia che vi voglio raccontare ha tutt’altra protagonista. Forse non si tratta della solita ‘principessa’ in pericolo delle favole Disney e neppure di qualche povera spiantata ballerina di salsa che diventa ricca sposando un giovane rampollo di un’importante famiglia, alla Dirty Dancing. Sarebbe troppo sciocco e superficiale, persino per un tipo come me.
Posso solo dirvi che tutto cominciò con una stupida e alquanto immatura scommessa che io e i miei amici facemmo la prima sera di arrivare al villaggio.
 
Eravamo giunti a Peschici nemmeno da un’ora ed eravamo già un po’ alticci. Le ragazze si erano rinchiuse nella camera, sistemando le valige, mentre io e Giorgio avevamo gettato i vestiti alla rinfusa e ci eravamo fiondati al bar per ‘ricaricare’ le batterie.
«Hai visto com’è particolarmente sexy la mia Sara oggi?» mi domandò il mio amico, sorseggiando la sua birra doppio malto.
«È come tutti gli altri giorni, amico» gli risposi, stufo dei suoi continui piagnistei su quella ragazza che nemmeno fra un milione di anni gliel’avrebbe data.
Giorgio mi guardò con gli occhi arrossati dall’alcool e l’espressione inebetita.
«Parli te, che nemmeno riesci a tenerti una ragazza per più di una settimana..» sbottò, svuotando il boccale e chiedendo al barman di portargliene un altro.
Sorrisi, più a me stesso che a Giorgio. «La mia è una scelta di vita, non puoi capire» gli risposi, gonfiando il petto e sentendomi orgoglioso e fiero come un gallo in un pollaio.
«Potresti avere ogni ragazza ai tuoi piedi, persino Sara ci starebbe», e in quel momento ci fu un silenzio imbarazzante. «Però sei sempre stato da solo».
Diciamo che il mio stile di vita non era certo esemplare, ma soltanto Giorgio era contrario a ciò che facevo per divertirmi. Gli altri miei amici mi invidiavano, almeno a parole, perché nessuno di loro riusciva a fare ciò che io facevo. La regola più importante era ‘non più di una settimana’, e valeva per qualsiasi ragazza. Una volta Stefano mi aveva quasi implorato di fare un’eccezione per Carmela, insegnante di danza del ventre, scura di carnagione e con gli occhi di una cerbiatta, ma io non avevo ceduto. Ciò che valeva per una, valeva per tutte.
«Eccolo, il mio scapolo d’oro!» gridò Ale passandomi un braccio intorno alle spalle e facendomi quasi cadere la birra di mano.
«Esagerato! Ha ventitré anni, mica quarantasei!» puntualizzò Ginevra, la sua ragazza.
«Certo il suo modo di comportarsi non ha nulla da invidiare a quel vecchio maniaco di Playboy..» si aggiunse Claudia, mano nella mano con Giacomo.
«Ma siete impazzite voi due?» intervenne Stefano, quasi idolatrandomi. «Quest’uomo dovrebbe scrivere libri, dovrebbe fare comizi e condividere i suoi segreti con noi poveri mortali!».
«Sei patetico!» bofonchiò Sara.
«Hai ragione!» si aggiunse subito Giorgio, scodinzolando come uno Yorkshire ammaestrato.
Stefano li guardò entrambi con sufficienza, poi tornò a rivolgersi a tutto il gruppo, rimanendo al centro dell’attenzione come adorava fare.
«Qualsiasi ragazzo pagherebbe oro per passare, anche solo una settimana, con una delle sventole che si è portato a letto questo qui!» esultò esaltato.
«Ho un nome» puntualizzai un po’ offeso.
Stefano, ovviamente, non mi degnò nemmeno di uno sguardo tant’era impegnato a mantenere l’attenzione di tutti su di lui.
«Pensate, so per certo che ha un’agendina con tutti i numeri delle ragazze che ha avuto e che, disperate, sperano che un giorno lui le richiami. Non è vero, amico?».
«Falla finita, ti stai inventando tutto. Non dategli retta» mormorai stufo, ma lui continuò.
«Una volta ha avuto un’avventura con una delle vallette di un programma tv, qual era, Fra?».
«Vaffanculo» gli risposi, poi scolai la mia birra e feci per andarmene.
Fu a quel punto che la sfera perfetta che racchiudeva il mio mondo, altrettanto perfetto, cominciò ad incrinarsi.
«Visto che dobbiamo passare quattordici giorni insieme» mormorò Sara, «stando sdraiati al sole e oziando tutto il giorno.. perché non rendere più interessante questa vacanza?».
Mi voltai appena per guardare quei suoi vispi occhi verdi, illuminati dai primi lampioni accesi al crepuscolo, e non seppi che quello sguardo significava soltanto l’inizio della fine.
«Cosa proponi?» le domandò Giacomo, evidentemente interessato.
Anche gli altri pendevano dalle labbra della ragazza, in trepida attesa di ciò che avrebbe detto.
In fondo, un gruppo di ragazzi ricchi e viziati come noi, si sarebbe annoiato quattordici giorni interi lontano dalle comodità della vita cittadina, col solo passatempo delle attrezzature di cui il villaggio disponeva.
Sara non staccava lo sguardo dal mio viso ed io mi sentii stranamente coinvolto in quella bizzarra proposta, quando ancora non sapevo nemmeno di cosa si trattasse.
«Perché non facciamo una scommessa?» se ne uscì infine, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
«Cioè?» chiese preoccupato Giorgio, pensando sempre che la sua adorata Sara potesse, in qualche modo, essere attratta dal sottoscritto.
«Diciamo che ognuno di noi sceglie una ragazza di questo villaggio, che sia un’animatrice o un’ospite, non importa, ma la cosa fondamentale è che non deve corrispondere affatto con il tipo di ‘sventole’ cui di solito è abituato il nostro latin lover».
«Uno scorfano, insomma» intervenne Stefano, facendo sorridere la comitiva.
«E poi?» domandarono le altre due ragazze in coro, sempre più interessate.
Sara ci guardò uno per uno, con un bagliore di malizia nello sguardo che non prometteva nulla di buono.
«Poi il nostro caro Francesco dovrà adescare la prescelta, quella che fra tutte corrisponderà ad ogni requisito, e dovrà infrangere la sua prima regola».
«Cioè?» domandò Ale, ed io deglutii sonoramente.
«Dovrà passarci insieme tutti i quattordici giorni di vacanza, non un giorno in più, né uno in meno, a cominciare da stasera».
«Ma è troppo facile così..» si lamentò Stefano. «Se le gnocche fanno la fila per lui, gli scorfani dovrebbero stendergli il tappeto rosso davanti ai piedi quando passa».
«Infatti, so già quale ragazza fa al caso nostro» sogghignò, indicando la passeggiata che dalla spiaggia conduceva al bar dov’eravamo noi.
C’erano tre ragazze in vista, ma io già sapevo quella che Sara aveva scelto per me. Una era alta, mora, dalla pelle diafana, ma parecchio dinoccolata. L’altra era piuttosto carina, se come modello avete in mente Hilary Duff, ma la terza avrebbe fatto indietreggiare perfino quel nerd di Clark Kent.
Indossava un paio di short molto larghi, taglia 48 direi, che le lasciavano scoperti due cosciotti piuttosto ingombranti. Inoltre, una canottiera gialla, di due taglie più grande, la faceva sembrare ancora più grassa di quello che poteva essere, nascondendole l’unico punto a suo favore: un bel seno prosperoso. Infine, i capelli a ‘cespuglio’ finivano il quadretto di quanto ho appena descritto e mi fecero rabbrividire al solo pensiero di sfiorarla.
«Oh, mio Dio! È Moby Dick!» se ne uscì Stefano, delicato come una pentola a pressione.
«Si chiama Sole, andavamo allo stesso liceo e non è cambiata di una virgola da allora» ci spiegò Sara, continuando a sorridere.
«Cessa era e cessa è rimasta» aggiunse Ale, provocando una risatina della sua Ginevra.
«Ovviamente c’è un piccolo extra per quanto riguarda Moby» aggiunse la diabolica Sara, fissandomi di traverso.
Non sapevo se avesse architettato tutto questo per farmela pagare da quando, a Capodanno, mi aveva confessato di voler fare sesso con me ed io avevo rifiutato. Non avevo mai avuto il coraggio di confessarlo a Giorgio, ne andava della nostra amicizia. Ero un pezzo di merda, lo sapevo, ma non fino al punto di tradire un amico.
Fatto sta che quella scommessa stava prendendo una piega che non mi piaceva affatto. Più andava avanti e più mi sentivo con l’acqua alla gola.
«Quale extra?» chiese Claudia, incuriosita.
«So per certo che è ancora vergine» se ne uscì, lasciandoci spiazzati.
«Ma avrà la nostra età!» sbottò Ginevra.
«Mica sono tutte facili come te» scherzò Giorgio, ma per poco non rischiò di ricevere un dritto in faccia da Ale.
«Riassumendo» disse Sara, alzando la voce. «Per vincere la scommessa devi ammaliarla, superare le due settimane di rapporto e, infine, portarci la sua purezza. Capito? Poi, ovviamente, devi sbarazzartene».
Odiavo rimanere così in silenzio davanti a lei, senza sapere cosa dire. Sapevo di essere uno stronzo, anzi, più di una ragazza me lo aveva urlato dietro, ma non me la sentivo di imbarcarmi in una storia del genere, nemmeno per scherzo.
«Perché dovrei farlo, cosa ci guadagno?» le domandai, con ovvietà.
Gli altri cominciarono a lagnarsi quando capirono che non avrei mai accettato una cosa del genere, eppure non me ne importava un fico secco di guastare le feste a tutti.
Sara, però, non si scompose. Si limitò ad avvicinarsi a me e, in punta di piedi, mi confessò una cosa sottovoce.
Se non accetti dirò al tuo caro amico Giorgio che abbiamo fatto sesso la notte di Capodanno.. vedrai che non ti rivolgerà mai più la parola.
Mi sentii in trappola, come un volgare topo di fogna.
Quella stronza mi teneva per le palle e non avevo niente in mano per sfatare quello che lei avrebbe raccontato in giro. Anche volendo, Giorgio non mi avrebbe mai creduto. Troppe volte mi aveva visto provarci con le ragazze che gli interessavano, ma non mi aveva mai detto nulla.
Sara era l’unica a cui teneva, la sola che mi aveva proibito di conquistare.
«Accetti?» disse con un sorrisetto sulle labbra.
Deglutii a fatica e guardai dritto negli occhi marroni del mio migliore amico.
«Accetto», sospirai e un boato di approvazione si levò dall’intera comitiva, lasciandomi atterrito come dopo che la Roma aveva perso la Champions.


***

Spazietto autrice:

Grazissime per l'attenzione che avete dedicato alla mia, seppur insignificante, storiella domenicale. Bah! In questo momento sono un vulcano di idee e potrei far capitare qualunque cosa al nostro aitante protagonista, chissà che non accada qualcosa di davvero inaspettato! A chi vuole intendere, intenda... tutti gli altri in camper! (Okay, è vecchia come il cucco questa... vado a sotterrarmi!).

Alla prossima, un bacio!

Marty




   
 
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