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Autore: xlairef    06/05/2011    2 recensioni
Brema è sotto assedio (un’altra volta), gli Amadan incombono (di nuovo), la regina è sull’orlo di una crisi di nervi (ancora)…. Un momento! Cosa ci fanno un cavaliere con fin troppo onore, un ninja che ne ha fin troppo poco, una jinn super-partes (a quanto dice lei) e una principessa vestita da uomo sulla strada per Brema? Forse dopo secoli è giunto il momento di rompere questo assedio, se l’imminente solstizio non scombinerà le carte in tavola….
Seconda classificata The Last One Fantasy contest by Schwarzlight
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Onorabile Sir Robert, quando ci fermeremo per riposare? Fa così caldo che sento le mie ossa sciogliersi… Oh grande paladino, soccorritore dei deboli e degli oppressi…Insomma, cavaliere senza macchia, mi stai ascoltando?”
 
 
Nei deserti delle Terre Incantate il sole estivo è talmente caldo che bisogna essere pazzi per tentare di attraversare le sabbie ardenti per la calura di mezzogiorno.
O pazzi o umani, questo è il detto degli abitanti dei deserti roventi.
Quel giorno quattro figure, immerse tra le dune, arrancavano faticosamente verso la fine del mare di sabbia: un biondo cavaliere in cotta d’acciaio splendente che camminava a fianco del suo immacolato destriero, un ninja (senza occhi a mandorla) a torso nudo steso sulla groppa di un grifone, una creatura spettinata che pareva librarsi al di sopra del terreno cullata dal vento, e, in chiusura, una ragazza corrucciata in sella ad un roano nero, pure lui corrucciato.
 
“Sto cercando di orientarmi in questo deserto, …Chiedi a Cristanna un po’ di vento, se non sei in grado di procedere senza lamentarti…” sillabò con freddezza il cavaliere, Sir Robert, all’indirizzo del ninja, accasciato languidamente sul suo bizzarro mezzo di trasporto, e che per tutta risposta gemette ulteriormente.
“Secondo la norma 28456 del Codice Incantato, paragrafo 10, comma 45, ogni abitante delle Terre Incantate ha il divieto di intervenire, con l’ausilio di qualsivoglia mezzo, abilità, potere, allo scopo di agevolare e/o facilitare il cammino di esterni sulla superficie del territorio, pena il giudizio della somma Regina. Dovreste saperlo, no?” sciorinò al suo posto la jinn, allegramente impegnata a svolazzare tra le aure del suo amato (e gelido) Mistral, senza curarsi minimamente del resto della compagnia.
Con una lieve emicrania, Sir Robert riportò gli occhi all’orizzonte, impegnandosi a fondo per scorgere quella maledetta linea di nebbie che, gli avevano assicurato gli abitanti delle sabbie, segnava il confine con l’umido impero di ChengDu: nell’Alta Biblioteca di Brema, la capitale, era conservata l’unica copia valida ed esistente della mappa delle Terre Incantate, necessaria al loro viaggio.
“Ehi, non vale, Cris! Perché verso Fala soffi il tuo vento e a me no? Guarda il povero Lancillotto” e il ninja si girò ad indicare il suo grifone, che procedeva allegramente tra le sabbie, perfettamente a suo agio tra gli ardori del solleone “ guardalo, è quasi moribondo…Come puoi essere così crudele?”.
“Se non se ne rende conto non è un aiuto… E, nel suo caso, non credo si sia nemmeno accorta di dove siamo…” argomentò flemmatica Cristanna, indicando la principessa di Erd con un cenno del capo.
In effetti la ragazza sarebbe potuta tranquillamente piombare tra un’orda di Khan a cavallo o tra le fauci di una Sfinge senza notare nulla, impegnata com’era nel suo monologo preferito: l’elenco dei suoi diritti calpestati.
“…Impara la strategia, dice lui, impara a ragionare da regina…Ma io sono la regina! Se non fosse per quella schifosissima legge maschilista, voglio dire…Insomma, io sono la primogenita, chi se ne frega se non sono un maledetto maschio! Se quegli idioti di consiglieri mi ascoltassero, Jun…Ma no, perché sono una femmina, per questo sono stupida, debole e indifesa…Gliela dò io l’indifesa, a loro e a quell’idiota di principe scemo, con i suoi fott*** scacchi e le sue fot***issime strategie…” mugugnava tra sé la regale principessa, mulinando a tratti la spada contro il nulla: fortunatamente Jun, il cavallo, ci era abituato, e sapeva come fare per non trovarsi con il muso a fettine.
Spossato, e con i nervi al limite, Sir Robert si sforzava con tutti i suoi sensi di tenere gli occhi aperti contro il riverbero dorato del deserto: e finalmente la sua tenacia fu premiata. Una sottile striscia opaca, una nebbiolina leggerissima contro il profilo azzurrino delle catene montuose sullo sfondo, apparve all’improvviso, e si fece sempre più vicina ad ogni passo.
“Ci siamo”.
“Come, dove?” il ninja, dimenticato il caldo, saltò in piedi sulla groppa del grifone: appena vide la nebbia, “Forza Lancillotto!” si lanciò verso il confine alla massima velocità permessa dalle ali dell’animale.
“Julian!!! Razza di..., torna subito qui, non puoi lasciarci indietro!” urlò un indignato cavaliere madido di sudore (e sprovvisto di cavalcature alate).
Per tutta risposta anche Cristanna, abbandonato il suo Mistral, chiamò a sé il Simun e si mise alle calcagna di Julian: “Facciamo a chi arriva per primoooo!”
 La sua voce si perse nei granelli di sabbia che turbinavano alle sue spalle, dritti negli occhi di Sir Robert.
Il paladino, persa la sua leggendaria calma, montò in sella al suo destriero e a sua volta si buttò sulle tracce dei suoi scriteriati compagni. Fala senza notare alcunché continuò il suo monologo.
Inseguire il vento comporta un notevole sforzo: tuttavia il fido cavallo di Sir Robert, benché affaticato, non era mai stato considerato una cavalcatura comune, e così in poco tempo riuscì a portarsi, se non proprio alle spalle di Julian e Cristanna, almeno a una distanza non considerevole.
Intanto i due contendenti erano del tutto concentrati sul loro traguardo: “Non sperare che quel grifone fuori forma possa battere il mio vento!” ululò Cristanna, i capelli ancor più spettinati del solito.
“Vento? Quella brezza sarebbe vento? Mangia un po’ di polvere di piume di Lancillotto!”
 “Guarda, è arrivato il valoroso Sir Robert!”
 “Prode paladino, cosa pensi di fare con quel ronzino?”
 “Separarsi e lasciare indietro i propri compagni in un deserto ostile non rientra nel Codice! Non avete alcun senso dell’onore?”
“Mai sentito, è una nuova malattia?” si informò cortesemente Julian.
Così nessuno dei tre si accorse dell’accampamento fino a che non ci sbatterono contro.
 
Dall’altra parte del deserto, nel regno di ChengDu, era in corso un nuovo assedio della capitale: il cento sessantacinque millesimo, secondo le cronache. Le tende degli Amadan brulicavano di vita, di soldati, di cavalli, di armaioli, di spie travestite da mendicanti, di mendicanti travestiti da spie, e di pidocchi, ovviamente. Come negli ultimi dieci assedi si era deciso di adottare lo schema numero 89, il circonda-le-mura-e-schiera-le-catapulte, dato che Eliadan, il re, trovava poetico il paesaggio con il sole del meriggio a picco sul legno dei macchinari. Essendo oramai in tarda mattinata, come sempre era giunto il momento dell’invito ad arrendersi: secondo la routine, i fanti erano già allineati in righe ordinate davanti alla tenda del re, aspettando la sua comparsa.
Nessuno di loro si aspettava di veder piombare sulle loro teste un mini-ciclone e un grifone senza fiato; di conseguenza, mentre Cristanna e Julian si rialzavano dal suolo con fatica, lo stupore generale consentì ai due di non essere fatti a brandelli dall’orda armata tutt’intorno a loro.
“La mia povera schiena…Ti ho battuto Cris: cedimi il titolo, contessa del vento…”
“Non ci provare, ninja, ho superato il tuo pennuto secoli fa…”
I soldati si scambiarono sguardi interrogativi, mentre i due intrusi continuavano a litigare senza fare caso al resto.
“Ehm, scusate…” Un caporale, più coraggioso degli altri, avanzò di un passo.
“Oh, ecco, di sicuro costui saprà chi è il vincitore: forza, buon uomo, chi di noi è arrivato per primo?” lo interrogò Julian.
Il povero caporale fu esonerato dalla risposta: tre squilli di tromba indicarono la regale uscita dalla sua tenda di Eliadan, re degli Amadan, in tutto il suo metro e novanta di verde splendore.
Immediatamente tutte le truppe si inchinarono al suo cospetto, lasciando Cristanna e Julian alle prese con i loro problemi. Eliadan non parve averli notati: “Uomini! Quest’oggi è il gran giorno!” declamò il sovrano, indicando le torri e i ponti di Brema, alla destra dell’accampamento. Un buon inizio, come sempre.
“Oggi, finalmente fiaccheremo la tempra delle nostre nemiche, ed irromperemo nella città di Brema!”.
Un boato d’approvazione uscì dall’intero corpo militare.
“Troppe volte abbiamo morso la polvere: i piedi dei bastioni di difesa sono tinti del sangue versato dai nostri eroi!”
Seguì un breve silenzio, per commemorare i cari estinti (sebbene l’unica perdita rilevante fino ad allora fosse rappresentata dalla morte di un sergente maggiore, colto da un attacco d’asma mentre scalava le mura).
“Le nostre anime desiderano la vittoria da troppo: oggi è tempo di dare loro soddisfazione. Sono già schierate le armi con le quali abbatteremo immantinente…immediatamente…le pietre di volta della città di Brema, nelle cui strade, io vi prometto, stasera tutti voi festeggerete!”
Il ruggito degli uomini concluse l’orazione. Eliadan, soddisfatto, con un gesto della mano si ravviò i lunghi capelli dorati. Con un cenno fece di nuovo piombare il silenzio tra la folla, compresi Julian e Cristanna, improvvisamente consapevoli del gran numero di spade che sferragliava attorno a loro.
Il sovrano assoluto degli Amadan tese la mano, e subito uno scudiero gli porse uno strano strumento, simile ad un imbuto. Il monarca si aprì un varco tra il suo esercito, fino a raggiungere un innalzamento del terreno volto verso le porte argentee di Brema. Giunto sulla cima, inspirò profondamente e portò l’imbuto alla bocca. I soldati si coprirono le orecchie con le mani.
“XiWangMu! Regina di Brema, formalmente ti ordino di arrenderti!” L’urlo rimbombò fuori dall’imbuto ad un  volume esageratamente centuplicato, assordando gli incauti, e raggiungendo a tutta velocità le guglie della capitale assediata.
La conseguenza fu che, oltre le tende dell’accampamento, oltre le anse dei molti fiumi che fungevano da fossato, gli archi della città al di là dei bastioni di basalto si spostarono, cigolando dolcemente, alcuni di essi si piegarono a formare ponti acuti, altri si mossero dalle loro fondamenta fino a che la torre più alta di Brema non venne portata appena dietro alle porte delle mura. Una larga finestra si aprì, rivelando una sagoma femminile avvolta in vari metri di tessuto argentato.
“Eliadan, signore degli Amadan, formalmente respingo la tua richiesta!” ruggì altrettanto smisuratamente la figura indistinta dall’alto della sua postazione.
“Non sei nelle condizioni di dettar ordini, Xi, dolcezza! Ammira le nuove armi che i miei genieri hanno costruito per radere al suolo le tue mura di cartapesta!”
“Quei ruderi? Non sembrano in grado di distruggere nemmeno un castello di sabbia! Non reggeranno al fuoco delle mie truppe!”
“Non osare schernire le mie catapulte, strega, altrimenti…”
“Non osate continuare,sire.” Intimò una voce alle spalle di Eliadan.
Il sovrano si girò: di fronte a lui, in sella ad un bianco destriero, Sir Robert lo fissava con inequivocabile sguardo omicida.
“Scusate, voi sareste…”
“Nessun monarca degno di tal nome potrebbe mai minacciare in questo modo una donna, per qualsivoglia motivo. Nessun cavaliere degno di tal nome potrebbe mai permettere che questo insulto resti invendicato.” Sir Robert smontò da cavallo, impugnando la Durlindana. “Vi sfido, sire, per l’onore della sovrana di Brema!”
“Non di nuovo!”Julian emise un gemito di sconforto, mentre Cristanna, scuotendo il suo groviglio di capelli rosso fuoco, si preparava a godersi lo spettacolo. La platea si aprì a ventaglio, creando una perfetta arena di combattimento. Da Brema la voce di XiWangMu si innalzò tra le nubi: “Cavaliere, il vostro coraggio vi fa onore. Le porte di Brema si apriranno per voi e per ogni vostro amico, se vincerete!”
Eliadan appariva un tantino confuso: “Non ho idea di chi voi siate, cavaliere, ma accetto la vostra sfida! Xi!” esclamò girandosi nuovamente verso la città “Non credere di cavartela così! Appena avrò finito con costui porrò termine alla tua resistenza!”
“In guardia, sire!”
Lo scintillio della Durlindana sguainata nel silenzio generale dette inizio allo scontro. Con una mossa rapida del polso Eliadan estrasse dalla fodera che portava sulla schiena una lunga scimitarra con la quale parò senza difficoltà l’affondo di Sir Robert.
Per un attimo gli occhi dei due avversari, a pochi centimetri l’uno dall’altro, si incontrarono, valutandosi: l’uno impassibile e determinato, l’altro incuriosito e lievemente infastidito da quell’insolita novità in una routine lunga secoli.
I colpi iniziarono a susseguirsi rapidi, la spada di Sir Robert, accesa da una propria anima, riusciva a sventare i più subdoli attacchi della lama di Eliadan, che come ogni Amadan che si rispetti non si esentava dal giocar sporco tutte le volte che poteva, a dispetto del granitico onore di Sir Robert.
“Di questo passo faremo notte…” Osservò Cristanna, applaudendo una mossa particolarmente audace di Eliadan librandosi leggermente più in alto della marea costituita dalle spalle dei soldati.
Dietro di lei, Julian, appollaiato su di una pila di massi,  non prestava molta attenzione al duello in corso.
“Il problema principale è un altro: se vince lui, gli Amadan ci ammazzano; se vince l’altro, si limiteranno a sopprimerci…” commentò cupo.
“…Forse…”
Con un gesto nascosto delle mani, la jinn scrisse qualcosa nell’aria, starnutendo per coprire un sussurrio veloce.
“…Ma forse no.”
Dal deserto alle loro spalle, un’ombra lunga e conica cominciò ad allungarsi perpendicolarmente alla linea dell’orizzonte, avvicinandosi lentamente e inesorabilmente alla landa fertile che circondava Brema.
Il suono sordo che l’accompagnava non poteva sfuggire alle orecchie allenate del ninja, che, voltatosi e comprendendo al volo la situazione, immediatamente mise piede a terra.
“E questo come lo chiami, Cris?” Urlò correndo verso le porte di Brema.
“Questo cosa?”
Ignaro della sciagura che stava per abbattersi sul campo, l’esercito di Eliadan seguiva con trepidazione la sorte del suo signore, il quale non si era ancora sbarazzato del molesto avversario.
Una finta di Eliadan sembrò penetrare la difesa di Sir Robert, ma il cavaliere mulinò la Durlindana in modo tale da rendere vano ogni trucco del monarca, portandosi poi a distanza maggiore, completamente immerso nella lotta. Eliadan, gettata indietro la lunga chioma, portò la scimitarra all’altezza degli occhi.
“Non male, forestiero, niente male davvero…”
“Vi ringrazio, sire” rispose imperturbabile Sir Robert.
“…Sarà un piacere infilare la mia lama nel tuo…” Il monarca si interruppe.
Sir Robert si bloccò.
L’esercito trattenne il respiro.
Le iridi verdi di Eliadan si volsero dall’acciaio della sua arma al cielo alle sue spalle che essa rifletteva: le teste di tutto l’esercito si girarono con lui.
La lama cadde a terra.
“Uomini, al riparo!” Non ci fu bisogno dell’imbuto per udire la sua voce.
Il tornado avanzava verso le tende con la furia di una Sfinge, fagocitando nelle sue spire qualunque cosa, essere o creatura che incontrava sul suo cammino. Le milizie degli Amadan si dispersero per l’accampamento, cercando di salvare il salvabile, fissando con solide funi le catapulte e le armi più importanti e aprendo i varchi dei rifugi sotterranei, predisposti in previsione di attacchi aerei.
Eliadan, raccolta la scimitarra, la rinfoderò e con un cenno del capo salutò Sir Robert, il quale, guardando il disastro nel cielo, aveva fatto due più due, per cui ardeva dalla rabbia di non poter concludere lo scontro.
“Vi ucciderò un’altra volta, cavaliere…Se sopravvivrete alla collera del vento...” e scomparve nel caos e nella bolgia.
Sir Robert d’istinto cercò di seguirlo, ma una folata di Maestrale lo sospinse indietro, verso un paio di calzari azzurri a punta sospesi nell’aria.
“Non è il momento di eroismi, Sir Robert.”
“Tu! Come hai osato interrompere…”
“La retorica a dopo” Tagliò corto la jinn, e si innalzò nell’aria, seguita da un riluttante Sir Robert, sospinto a sua volta dal vento. In pochi minuti raggiunsero le porte di Brema, dove Julian e il suo grifone stavano contrattando l’accesso.
“…Vi ho detto che viaggio con lui, insomma guardatemi, assomiglio forse ad un nemico?Ma eccolo che arriva! Forza, paladino, fatti riconoscere, prima di farci travolgere tutti dall’ultima trovata di Cris!”
“Che c’entro io?”
“Dove è finito l’articolo 28etc…?”
“Siete voi il cavaliere che ha difeso l’onore della nostra regina?” Una voce dolce scese dalle mura.
“Così è, mia signora.” Sir Robert si portò sotto le grandi porte d’argento. “E questi sono i miei compagni.” Indicò Julian e Cristanna, accorgendosi in quel momento della mancanza di Fala.
“Dov’è la principessa?” domandò Julian, colto dal medesimo pensiero.
Come rispondendo al richiamo, il roano della ragazza caracollando giunse alle spalle della comitiva, proprio mentre le porte si aprivano, apparentemente senza che né lui né la sua padrona avessero notato nulla di strano nel loro tragitto.
Sir Robert si inchinò: “State bene, principessa?”
“…E quando sarò regina, allora farò mangiare ai vecchi bacucchi le loro leggi di…”
“ Tutto a posto, è sana e salva.” constatò Julian “Forza, muoviamoci, non c’è più tempo!”
E proprio mentre un mulinello fuori controllo stava per ghermirli, le porte d’argento si chiusero alle loro spalle, traendoli in salvo: l’uragano si infranse contro le lastre d’argento incantato, lasciando intatta la città.
 
  

 

  
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