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Autore: Eliessa    08/05/2011    0 recensioni
E se la storia fosse andata avanti, cosa sarebbe successo?
Questa continuazione l'ho voluta rendere un pò triste. Dopo averne scritte altre con un finale felice, questa l'ho voluta scrivere in modo diverso. Ma non è detto che con il tempo scriverò questa continuazione con un finale diverso, magari felice.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nove mesi dopo
 
Dopo due giorni in ospedale finalmente sono tornata a casa con mia figlia Alessandra.
Carlo è un amore, in questi mesi si è sempre preoccupato per me, che tutto andasse bene e fortunatamente così è stato.
Da qualche mese non sto neanche andando al lavoro, perché sono in maternità, ma è lì dove vorrei essere.
Pensavo che il tempo avrebbe guarito tutto e invece il mio pensiero va sempre a lui.
Forse quella notte è stato un errore, però mi ha regalato la cosa più bella, Alessandra.
Somiglia a Luca, ed ogni volta che la guardo sembra di specchiarmi nel suo volto.
In ospedale non è venuto a trovarmi, a differenza degli altri miei amici, ma lui non è un semplice amico.
Ma la vita ti riserva sempre delle sorprese. Luca è venuto a trovarmi a casa, quando Carlo era in ospedale e con se ha portato un mazzo di fiori e qualche regalo per Ale.
Addormento la bambina e poi ci sediamo a parlare. Lo guardo fisso negli occhi, adesso siamo soli e potevo dirgli la verità, ma non posso. Avrei dovuto pensarci bene prima di prendere una decisione del genere e poi non avevo la forza di dirgli come se niente fosse: Sai, Ale è tua figlia.
In questi mesi Carlo mi è stato molto vicino, è vero; ma Luca c’era anche quando non era presente.
Quando Carlo lavorava di notte, lui mi teneva sveglia al telefono, oppure veniva la sera a dormire da me, ed andava via prima che io mi svegliassi, lasciandomi la colazione pronta ed il suo solito biglietto.
E poi ho paura, perché la verità potrebbe allontanarlo da me una volta per sempre.
 
-Luca, tu mi vorrai sempre bene?- gli chiedo una volta seduti vicini.
-Anna, sicura di star bene? Che sono questi gli ormoni sballati?- mi chiese ridendo.
-No Luca, non sono gli ormoni.- gli rispondo con faccia seria. –E’ che il questo periodo sono un po’ confusa, ho molte incertezze e vorrei che tu fossi una certezza assoluta nella mia vita.-
-Io e te saremo sempre insieme, qualsiasi cosa accade.- mi risponde lui.
-Qualsiasi?-
-Se ti riferisci al passato…-
-No Luca, sto parlando del presente.-
-Io ci sono Anna, non mi perderai.-
-Quanto ti voglio bene! Te l’ho mai detto?- lui annuisce. In effetti gliel’ho sempre detto.
-Allora, cosa si prova ad entrare per la prima volta a casa con Alessandra?-
-È bellissimo! Sai, pensavo non saresti venuto.-
-So che in ospedale è venuta a trovarti molta gente, ma io volevo stare da solo con te. In mezzo agli altri è difficile parlarci con lo sguardo. Invece quando siamo da soli non c’è neanche bisogno di parlare.- È vero. Molte volte Luca ed io non abbiamo bisogno delle parole per capirci.
-Hai ragione. Ma al X?Riusciranno a stare senza di te?- chiedo ridendo, dato che senza Luca si sentono tutti un po’ persi.
-Beh è rimasta Elena, quindi se la cavano alla grande. Però sono qui anche per dirti una cosa che non riguarda la sfera privata, ma quella lavorativa.-
-Dimmi.-
-Sai bene che con il trasferimento di Raffaele non abbiamo più un Vice Questore, e quindi le alte sfere mi hanno chiesto di fare un nome, ed io ho fatto il tuo.-
-Come il mio? Io?!-
-Anna tu puoi fare una carriera stupenda, sei in gamba, lo hai dimostrato più volte, puoi arrivare molto lontano.-
-No, io non sono come te. Non sono forte come te. Ricordi? Quando sono arrivata al Decimo non potevo vedere il sangue. Una poliziotta che non può vedere il sangue…-
-Anna.- mi blocca lui. –Quella è un’altra storia, sappiamo il perché, ma ora è passata, ora tu puoi fare carriera.-
-E se accade di nuovo?-
-Di sentirti male alla vista del sangue?- mi chiede ridendo.
-No. Se succede che non sono all’altezza del mio lavoro?-
-Tu sei sempre stata all’altezza del tuo lavoro. Sempre. Quanti casi abbiamo risolto insieme grazie a te. Te ne sei dimenticata? Comunque puoi sempre rifiutare l’incarico.-
-Perché è effettivo?-
-No, ti avevo portato le carte per far diventare effettivo il tuo nuovo incarico.-
-Allora non rinuncio, voglio mettermi alla prova e dimostrerò di essere una buona moglie, madre e poliziotta, in grado di saper gestire tutto.-
-Brava Anna, così si parla. Ora però devo andare. Tra mezz’ora dovrebbe arrivare il PM al distretto.-
-D’accordo, vuoi tornare per cena?-
-No, questa sera è meglio di no. Dovete godermi questo momento in famiglia. Ci sentiamo, al massimo passo domani.-
-Luca!.- intuendo un po’ di tristezza nella mia voce, mi fa segno con il capo di non dire altro. –A domani Lù.-
-Ciao Anna.- mi dice Luca uscendo. Una volta andato via, mi avvicino alla mia piccola Alessandra e la guardo dormire tranquilla e beata.
-Come dormi tranquilla. Deve essere bello essere neonati, perché molte cose non si conoscono, e si evita di far del male alle persone. Quanto sei bella, sei tutta tuo padre, ma questo dobbiamo saperlo solo io e te. Piccola mia, chissà se un giorno riuscirò a dirti la verità.- e così, per questa mia incertezza, inizio a scriverle una lettera.
 
Cara Alessandra,
a scriverti è mamma e non so se sarò viva quando tu leggerai questa lettera. Tu hai solo due giorni ed io sento il bisogno di dirti una cosa che non ho e non avrò mai il coraggio di dirti a voce, per questo preferisco scriverti.
Ale, io ti vorrò sempre bene, sarai sempre mia figlia, la mia principessa.
Ma tu hai una storia particolare e voglio raccontartela e se un giorno ti farà soffrire, ti chiedo di perdonarmi fin d’ora.

Quello che devo dirti non è facile, una persona più forte sarebbe riuscita a tenersi questo segreto dentro, ma io non c’è la faccio.
La tua storia è particolare, ed io voglio raccontartela.
Te lo scrivo così come mi viene e scusami per non aver un modo diverso per dirtelo.
Ale, tuo padre non è Carlo, ma Luca, il mio capo sul lavoro, ed il mio migliore amico nella vita privata.
Tu sei il frutto di una notte d’amore con lui, il giorno prima del matrimonio con Carlo.
Non ti chiedo né di volergli bene, né di rinfacciargli di non aver mai fatto il padre,, lui non sa niente, non gliel’ho mai detto. Io e te siamo le uniche a condividere questo segreto.
Ho preferito lasciare tutto così. Forse quando leggerai la lettera potrai capire perché l’ho tenuto all’oscuro di tutto, altrimenti con il tempo capirai, ma ricordati che lui non ha nessuna colpa, sono io la colpevole.
Ho sempre amato Luca, ma non potevamo stare insieme.
Ti voglio bene figlia mia.
Mamma


Finita di scrivere la lettera, la ripongo nel cassetto del comò tra i miei vestiti, ma una voce mi distrae. È Carlo appena rientrato dal turno in ospedale.
-Sono tornato Anna, dove sei?-
-In camera da letto. Non gridare, Alessandra dorme.-
-Hai pianto?- mi chiede vedendo i miei occhi rossi e gonfi.-
-Si.-
-È successo qualcosa?-
-Mi hanno offerto di diventare il Vice Questore del Decimo.-
-Questa è una bella notizia.-
-Si, ho deciso di accettare l’incarico.-
-Complimenti amore, te lo meriti.- mi dice stringendomi a sé. Lui, così innamorato di me, ed io legata a lui da un sentimento chiamato affetto ma non amore. Non amo Carlo e forse mai lo saprà. Io amo quell’uomo con cui l’ho tradito la notte prima delle nozze. La notte del concepimento di Alessandra. Ma non posso dirglielo, non se lo merita.
Non posso dirglielo, oramai siamo marito e moglie, non posso spezzargli il cuore dicendogli questo segreto inconfessabile.
Due mesi dopo torno di nuovo a lavorare. Quando entro non sono più l’ispettore Gori, ma il vice Questore Gori, insomma la solita Anna di sempre, la solita amica delle persone che lavorano lì. Non sono cambiata, sono sempre la stessa.
Diventando Vice Questore automaticamente lavorerò fianco a fianco con Luca, il mio amico, il migliore, quello di sempre, che sa farmi ridere nei momenti tristi e sa farmi prendere la decisione giusta quando sono in difficoltà.
Sembra che io e lui siamo gli Anna e Luca di un tempo…
Ma alla fine chi volgiamo prendere in giro? Basterebbe tornare indietro di poco meno di 2 anni per essere gli Anna e Luca d’un tempo, ma è andata così e vivere con i rimpianti sembra essere l’unica soluzione.
 
 
16 ANNI DOPO
 
Carlo deve partire per un congresso di pediatri a Firenze, ed ho deciso di accompagnarlo. Saremo da soli, Alessandra non ha voluto sentire ragione. Lei che ama viaggiare ha deciso di non partire, piuttosto ha preferito prepararsi una borsa, e andare a stare da Luca due giorno.
Alessandra ha instaurato un rapporto con Luca migliore del mio. Riesce a confidarsi con lui e ovviamente Luca da buon amico non mi dice mai nulla. Infondo servono a questo i migliori amici, no?
Si parte di venerdì pomeriggio, Alessandra va da Luca appena uscita da scuola, oramai non c’è neanche bisogno delle solite raccomandazioni (anche se ha 16 anni non riesco a non fargliele). Luca e passato ieri sera a lasciarle le chiavi di casa così da poter tornare tranquillamente senza passare prima dal Decimo.
Ci mettiamo in viaggio venerdì pomeriggio, sabato una giornata di riunioni e domenica… Mentre stavamo prendendo l’autostrada per tornare a Roma, un auto ci taglia la strada…
Luca era appena uscito dalla doccia quando squilla il suo cellulare.
 
-Ale vedi chi è? Se chiamano dal distretto rispondi.-
-Non so chi è. Numero sconosciuto e non è neanche di Roma.-
-Eccomi sono arrivato.- dice Luca arrivando in salone con il suo accappatoio blu.
-Devo dire che in abito da sera stai benissimo.- risponde Alessandra.
-Dammi qua. Pronto.- dice Luca rispondendo al cellulare. –Si, sono io. Certo che conosco i signori Fiorentini. Come? Cosa? Non è possibile. Si, prendo il primo aereo disponibile. Arrivederci.-
-Luca cos’è successo?- ma lui no risponde. Piange silenziosamente e sbatte il telefonino sul divano. –Luca, cavolo è successo ai miei genitori?!-
-Ale, vedi, i tuoi hanno avuto un incidente.- Cerca di dire Luca.
-Come stanno?-
-Ale…- Luca abbraccia la ragazza continuando a piangere, ma questa volta singhiozzando. A quel punto Alessandra capisce che i suoi hanno avuto un destino crudele e inizia a piangere anche lei, scaricando il suo dolore sul torace dell’uomo che aveva davanti tirandogli dei pugni. Pugni deboli di forza, ma carichi di dolore. –Senti, dobbiamo andare, vuoi venire con me?-
-Certo.-
-Allora prepara una borsa, partiamo ora.-
 
DUE GIORNI DOPO
 
II funerali. Alessandra è sempre accanto a Luca, non si stacca mai da lui.
Insieme hanno deciso di andare a vivere a casa sua. Luca ha ottenuto l’affidamento. Non è stato difficile.
I colleghi di Anna e di Carlo, i loro amici, sono tutti al cimitero per salutarli un’ultima volta.
Alessandra è sempre con Luca. Non piange, ha finito che lacrime che aveva, ma aveva un vuoto dentro. Le due persone più importanti della sua vita non c’erano e non voleva abituarsi a questo. Non ancora perlomeno.
Dopo un paio d’ore, Luca accompagnò Alessandra a casa, in modo tale da poter prendere tutte le cose che le potessero servire per poter iniziare una nuova convivenza.
Poco prima di andare via, trovò una lettera nel comò della madre. La stessa lettere che Anna le aveva scritto 16 anni prima. Non l’aprì. La prese con sé e poi uscì da quella casa, forse per l’ultima volta.
Arrivati a casa, non aveva voglia di mangiare. Stava seduta sul divano del salone e Luca pensando di fare un bel gesto, le diede la coperta arancione della madre.
 
-Se vuoi stare sul divano almeno mettiti questa addosso. Era di Anna. Quando si è sposata l’ha lasciata qui, così riusciva a sentire questa casa ancora sua.-
-Grazie Lù.-
-Senti, ma quella lettera, perché non l’apri. Tenerla chiusa non ti aiuterà a scoprire il contenuto.-
-Hai ragione, la apro.-
-Ti lascio solo, per qualsiasi cosa sono in camera mia.-
-No, ti prego, rimani. Per favore.- Luca annuì. Mentre Alessandra leggeva la lettera non poteva credere a quelle parole che la madre le aveva lasciato “Sei figlia di Luca. Lui non sa niente. Non rimproverarlo.” No, non poteva essere.
-Luca, tu sei sempre stato così?-
-Così come?-
-Senza una donna accanto.-
-Si, sono sempre stato gay.-
-E allora perché io sono tua figlia.- Quella frase fu un pugno al cuore di Luca. Alessandra sua figlia. Di certo la ragazza nona avrebbe detto una menzogna in quel momento, ma gli risultava difficile crederlo. Crederlo in quel preciso istante.
-Cosa stai dicendo Ale?-
-Tieni, prendi questa, leggi cosa c’è scritto.-
-Ale…- dice Luca dopo aver letto con attenzione tutta la lettere. –Io ti giuro sul bene che volevo a tua mandre che non sapevo nulla. Solo una notte siamo stati insieme.-
-Ed è bastata per farti diventare padre.-
-Io amavo tua madre.- mi dice lui.
-Lo so e ti credo, però rispondi ad una domanda, hai mai amato mamma?-
-Si, l’ho amata e perdonami se quello che sto per dirti potrà ferirti, ma io la amo ancora. Sai cosa, io e le abbiamo avuto tempi diversi per dichiararci il nostro amore. Lei mi amava, cercava di dimostrarmelo, ed io facevo finta di niente, perché ero gay mi dicevo, perché io non posso amare una donna, perché… tanti perché che ancora ho in testa.-
-Luca… Tu sei mio padre.-
-No, tuo padre è Carlo, ti ha cresciuta e ti ha amata come una figlia.-
-Ma tu…-
-Io sono tuo padre biologico.-
-Stai scherzando? Tu mi hai cresciuto più di miei genitori. Quante volte di sera mi ritrovavo qui a casa tua perché litigavo con i miei e tu sei stato sempre gentile,  sei stato sempre un amico. Quante confidenze ti ho fatto e non sei mai andato a dirle a mamma? Tante, troppe.-
-Io rimango sempre il tuo migliore amico. Io non sono cambiato. Ti vorrò sempre bene.-
-Grazie papà.- disse la ragazza abbracciandolo.
-Ale, non devi sentirti obbligata. Sono tu padre è vero, ma sono prima di tutto Luca.-
-Sicuro?- chiede Ale a Luca.
-Certo.- le rispose Luca. Non poteva obbligarla a chiamarlo padre. D’altronde aveva una vita davanti e non sarebbe stata una semplice parola a cambiare l’affetto, la stima e l’amore che provavano.
-Ti voglio bene Luca!-
-Anche io piccola mia.- rispose Luca.
-Ti va di dormire con me? Non voglio stare da sola, non questa notte.-
-Perché, le altre?- mi chiese lui facendomi ricordare che tutte le volte che arrivavo improvvisamente a casa sua, dormivamo insieme. Gli rispondo ridendo e così mi prese tra le sue braccia possenti e muscolose, e mi portò sul suo letto. Lì finirono per addormentarsi, aspettando che facesse giorno per iniziare una vita insieme. Una vita padre-figlia, una vita Luca ed Alessandra.
Ora il desiderio della ragazza era quello di non perdere Luca, così all’improvviso proprio come aveva perso la madre...
 

Fine.
 

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Salve a tutti!
So che la storia è scritta male (o forse no! A decidere sarete voi!),  e vi chiedo perdono se ho iniziato la storia in prima persona, per poi usare la terza.
Spero che sia stata di vostro gradimento. Un bacione!

   
 
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