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Autore: SunlitDays    21/05/2011    18 recensioni
Ad una settimana dal suo matrimonio, Harry era pronto a caricarsi Ginny sulle spalle e scappare.
Prima classificata al contest "Il Matrimonio di Harry e Ginny" di SunnySideOfTheStreet e namae
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Why Don't We Just Elope? 
Genere: Fluff, Romantico, Comico
Rating: Giallo
Word Count: 4356
Avvertimenti: nessuno
Note dell'Autrice: questa one-shot è stata scritta per il contest "Il Matrimonio di Harry e Ginny" indetto da SunnySideOfTheStreet e namae, aggiudicandosi il primo posto e vincendo il Premio Giuria e il Premio Isteria di Hermione.
EDIT 29/01/2014: inserito capitolo bonus

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A una settimana dal suo matrimonio, Harry era pronto a caricarsi Ginny sulle spalle e scappare. Non gliene fregava proprio niente del tipo di fiore da scegliere, né se il vestito delle damigelle fosse rosa incarnato o rosa perlato. Qual era la differenza, comunque?

Quando più di un anno prima, Harry e Ginny avevano annunciato il loro fidanzamento ufficiale, erano stati accolti con esclamazioni di gioia, lacrime di felicità e pacche sulla schiena. Quando poi avevano espresso il loro desiderio di sposarsi da lì ad un paio di mesi, l'atmosfera era cambiata radicalmente. Hermione aveva cominciato a iperventilare e a elencare tutte le cose da fare, mentre agitava la bacchetta per appellare a sé piuma e pergamena; Fleur, Angelina e Audrey si erano unite a lei nel giro di pochi secondi.

La signora Weasley li aveva guardati come se avessero appena proclamato la loro intenzione a entrare nelle arti oscure e aveva detto con voce tremula e occhi acquosi, che loro erano così fortunati, che lei e Arthur avevano dovuto sposarsi velocemente e in segreto, erano tempi oscuri, e al matrimonio di Bill erano stati attaccati dai Mangiamorte, oh povera Fleur, e Charlie non aveva alcuna intenzione di sposarsi, caro, conosci Ambra Cormac? E' una tale brava ragazza, a quello di Percy George si era ubriacato e aveva vomitando sul vestito della sposa, oh davvero, George, credevo di averti cresciuto meglio di così, mentre quello di George era andato bene, forse un po' troppo chiassoso, ma ho sempre immaginato che lui e Fred si sarebbero sposati insieme, oh, il mio bambino, e Ron, oh, beh, un giorno Ron riuscirà a trovare il coraggio di chiedere a Hermione di sposarlo, oh smettila di arrossire caro.

A Harry non era mai piaciuto deludere la signora Weasley. 

Fu così che lui e Ginny avevano acconsentito ad attendere almeno un anno prima del fatidico giorno, ma nulla di esagerato, solo una festicciola tra amici.

Ma se allora avesse saputo dello stress che gli avrebbe causato l'organizzazione di un matrimonio, avrebbe preso Ginny per mano e si sarebbe Materializzato con lei a Las Vegas seduta stante, o avrebbe fatto qualche altro gesto estremo tipo cruciarli tutti e gridare non me ne frega proprio niente del servizio di catering e, Merlino! non voglio invitare i colleghi di lavoro di Percy!

Mentre se ne stava stravaccato nella cucina della Tana, fingendo interesse nella stoffa che Fleur gli mostrava e ascoltando distrattamente i mugugni di Hermione che assegnava i posti ai 500 invitati, cambiandone la disposizione ogni 2 minuti esatti, si chiese dove fosse Ginny. Doveva essere scappata di nascosto lasciando Harry da solo in balia delle arpie, la traditrice.

«Oh mio Dio!» Esclamò Hermione, uno sguardo di intenso panico sul volto. «Ho dimenticato i Perkiss! Dovrò ricominciare tutto da capo!»

Harry sbadigliò sonoramente, non avendo capito qual era il motivo di tanto trambusto e convinto che Hermione avrebbe ricominciato da capo in ogni caso. 

«Chi sono i Perkiss?» chiese, tanto ormai aveva rinunciato a cercare di convincerle a invitare solo pochi amici scelti.

«Il collega di Arthur e la sua famiglia. Oh, cara, dobbiamo rimediare subito!» replico la signora Weasley agitando una rivista matrimoniale - pubblicata dal demonio, di sicuro.

Vedendole indaffarate nella loro missione di importanza nazionale, Harry cerco di svignarsela con tutta la cautela e la discrezione che anni di carriera da Auror gli avevano insegnato. Davvero, Harry adorava i Weasley e chiunque fosse a loro associato - tranne forse zia Muriel. Adorava la loro natura rumorosa e allegra, aveva massimo rispetto per il signor e la signora Weasley e i pranzi della domenica erano i suoi periodi della settimana preferiti. Ma avere una famiglia così numerosa equivaleva ad avere zero privacy e poca voce in capitolo.

Trovò Ginny che degnomizzava il giardino. Si fermò a guardarla, attento a non far rumore, apprezzando la sua figura piccola e graziosa, la luce del sole che si rifletteva nei suoi capelli rossi donandole sfumature dorate, l'agilità con cui lanciava i piccoli, terrorizzati gnomi oltre il frutteto. Sapeva che se avesse nascosto il viso tra i suoi capelli, avrebbe sentito l'odore di fiori che da sempre associava a lei.

«Scarica la tensione, signora quasi-Potter?» la sua voce spaventò Ginny che si voltò di scatto, lo gnomo penzolante puntato contro di lui come fosse una bacchetta.

«Hey,» disse, rilassandosi. «Sì, qualcosa del genere. Queste grosse, brutte patate sono perfette quando vuoi sfogare la tua frustrazione» continuò, agitando l'esserino in questione. Harry le si avvicinò, chinandosi per afferrarne uno anche lui. Stettero in silenzio per parecchi minuti, l'unico rumore le vocette degli gnomi e il tonfo del loro atterraggio.

Poi Ginny ruppe il silenzio. «Perché non scappiamo?»

Harry sospirò. «Sai che non possiamo. Immagina il putiferio che creerebbe tua madre, o lo sguardo di delusione di tuo padre, o le fatture che ci lancerebbe Hermione e - oh Merlino - la stampa... non ci lascerebbero più in pace e... no, proprio non possiamo».

«Non lo sopporto! E' il nostro matrimonio, perché devono fare le cose a modo loro?» sbottò lei, dando un calcio a uno gnomo di passaggio. Harry provò pena per la ridicola creatura.

«Lo so» disse lui, abbracciandola. «Dobbiamo solo resistere pochi giorni, però. Poi saremo in luna di miele, io e te, da soli per un mese intero».

Ginny sorrise e lo baciò dolcemente. «Devi ancora dirmi dove andremo» disse, gli occhi accesi da una luce curiosa.

«Quando sarà il momento» le rispose. La luna di miele era l'unica cosa che aveva deciso da solo, dopo aver battuto il piede a terra come un bambino.

«E se ti ricattassi?»

«Allora forse te lo dirò, però poi dovrò ucciderti» e la strinse a se per baciarla, affondando le mani nei suoi capelli e avvolgendo il braccio attorno alla sua vita. Se si fossero spostati solo di pochi metri, sarebbero usciti dai confini delle protezioni della Tana e avrebbero potuto Smaterializzarsi direttamente nella sua camera da letto e...

«Ginny, cara, vieni a vedere questa splendida sfumatura di viola».

Si staccarono con riluttanza e, sbuffando, Ginny marciò verso casa. Harry la sentì borbottare qualcosa a proposito di madri ficcanaso e dispotiche.
Harry strinse gli occhi in concentrazione, focalizzandosi sul naso di Dolohov, prese con cura la mira, lanciò l'arma e... colpì la fronte di Ron.
«Oh! Hey, avrei potuto essere Robards, sai. Non dovresti fare cose tipo andare a caccia di maghi oscuri e salvare il mondo?»

«L'ho già fatto una volta. Diventa noioso a lungo andare. E la prossima volta bussa prima di entrare, se vuoi evitare di accecarti con i miei aeroplanini di carta».

Ron ghignò e si accomodò sulla sedia, incrociando i piedi sulla scrivania di Harry. Prese un aeroplanino e cominciò a farlo volare per l'ufficio, volteggiando la bacchetta come un maestro d'orchestra. Harry sbuffò e con un colpo di mano spostò i piedi dell'amico, facendo cadere una catasta di pergamene.

«Allora sei qui per un motivo particolare o solo per rovinare la mia missione Quando-Ti-Annoi-Da-Morire-Trafiggi-I-Poster-Dei-Maghi-Oscuri-Con-Aeroplanini-Di-Carta?» chiese, raccogliendo le pergamene. Il volto arcigno di Selwin lo guardò con odio dal file. Harry rispose al suo sguardo con uno di soddisfazione. Non sarebbe uscito da Azkaban per molto, molto tempo.

«Guarda, gli faccio il solletico» disse Ron. Il volto di Dolohov affisso alla porta dell'ufficio di Harry si contorceva continuamente, mentre cercava di allontanare il suo lungo naso dall'aeroplanino. 

«Ron» lo chiamò Harry, mentre il Mangiamorte starnutiva silenziosamente.

«Cosa?» rispose Ron, distratto, «Oh, sì, sono qui per dirti che stasera verrai con me al Paiolo Magico».

«Ron,» sospirò Harry. «Nel caso in cui le crisi isteriche di Hermione, o le infinite prove degli abiti, o tutti gli inviti che abbiamo spedito, o i migliaia di fiori che adornano la Tana non te lo abbiano fatto notare... domani mi sposo! Non posso andare al Paiolo. Pensa ai fans o - che Merlino lo proibisca - pensa se domani non mi svegliassi in tempo per la Capillus-Strega. Non che servi a qualcosa» aggiunse, strofinandosi la zazzera spettinata. Ron scosse la testa con espressione di sufficienza.

«Harry, Harry,» disse, con la sua migliore imitazione di Allock. «Non è una semplice uscita con amici. E' la tua festa di addio al celibato. E non ci sarà alcun fan. Festa privata, per gentile concessione di Neville» disse, molto fiero di se stesso.

«Addio al celibato» ripeté Harry a bassa voce, come assaggiando le parole.

«Aspetta! Chi l'ha organizzata?»

«E chi se non il tuo testimone? Io, naturalmente» rispose. «E George» aggiunse velocemente, come sperando che Harry non lo sentisse.

«Tu e George» sospirò Harry, avvertendo guai imminenti. «Ron,» disse. «Niente umiliazioni, e niente scherzi e - per le mutande di Merlino! - niente cubiste o roba del genere» avvisò.

«Cubi-chè» chiese Ron, perplesso.

«Lascia perdere» gli rispose, rincuorato dal fatto che nel mondo magico non esistessero donne di questo tipo.

«D'accordo» concesse. «Basta che sia qualcosa di tranquillo».

«Tranquillo, tranquillo» ripeté Ron distrattamente, mentre giocherellava con uno dei Detector Oscuri di Harry.

«Dovrebbe essere il giorno più bello della mia vita, ma non vedo l'ora di togliermelo dalle scatole. Così magari Hermione si rilasserà un po'. Di', sta prendendo la Pozione Rilassante che le è stata prescritta? Ho scoperto Hannah Abbott in lacrime ieri mattina. A quanto pare la tua metà ha mandato in crisi tutto il Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche».

«Ah, già» disse Ron, tetro. «È diventata un inferno. Manco fosse lei la sposa».

Harry sbuffò. «Questo perché crede che non sarà mai una sposa. Quando ti deciderai a darle quell'anello che oh così astutamente hai nascosto nel cassetto della biancheria?»

Le punte delle orecchie di Ron si arrossirono. «Tu che ne sai? Beh, ci sto lavorando. Adesso è meglio che vada » aggiunse frettolosamente. « Io a differenza di te, ho un lavoro importante da svolgere. Sono una sfia segreta».

«Spia, Ron, spia» lo corresse Harry, maledicendo il giorno in cui gli aveva fatto vedere quel film Babbano.

«Sì, sì, ci vediamo, amico» disse, chiudendosi la porta alla spalle. Harry ridacchiò, abbassando lo sguardo sulla Gazzetta del Profeta. I volti sorridenti di se stesso e Ginny lo osservavano. Sopra la scritta recitava: La Prescelta del Prescelto. L'Evento dell'Anno E' alle Porte. Quanto Durerà La Coppia D'Oro? Indiscrezioni, Foto Inedite e Altro Ancora.

Disgustato, lanciò il giornale nel camino. Mentre guardava la loro foto annerirsi e diventare cenere pensò che, sì, Ginny aveva ragione, dovrebbero scappare.
Harry avrebbe ucciso Ron. Lo avrebbe trucidato, lentamente e dolorosamente. Oh, Harry aveva imparato molte fatture interessanti da quando era Auror.
«Quale parte di "niente cubiste" non hai capito?» sbottò, rivolto verso quello che ora considerava il suo ex-migliore amico.

«Ehm... la parte cubiste?» rispose Ron perplesso, mentre guardava con apprezzamento le tre ragazze semi nude che ballavano sui tavoli al ritmo di una canzone delle Sorelle Stravagarie.
«Quelle sono cubiste!» gridò Harry, puntando il dito.

«Oh, le Incanta-Maghi. Non ho mai detto che non ci sarebbero state» e Harry prese nota di dire a Hermione del modo in cui i suoi occhi seguivano il profilo di quella bionda laggiù. Magari gli avrebbe aizzato contro qualche canarino carnivoro. Si guardò intorno registrando il numero di gente presente. Erano tutti vecchi compagni di Hogwarts e con la maggior parte di loro non aveva mai scambiato una parola. Tutti bevevano, ballavano e ammiravano le Incanta-Maghi, con l'aria di persone che non avevano mai passato una serata migliore. Dei cartelloni erano stati incantati così che restassero a mezz'aria. Tutti recitavano cose come Il-Ragazzo-Che-È-Stato-Incastrato o Questa Notte Come Un Leone, Domani Notte Come Un Coniglio. Ammirandoli da vicino, Harry riconobbe lo stile come quello di Dean.

Un braccio si posò improvvisamente sulle sue spalle. «Harry, amico mio, che ne dici della festa? Vieni, andiamo a bere qualcosa».

«Niente che abbia preparato tu, George. Non ci tengo a tornare a casa con le orecchie di un asino, grazie» ma permise all'amico di guidarlo al banco. Un bicchiere di Whiskey Incendiario era proprio quello di cui aveva bisogno.

Un'ora dopo, Harry si ritrovò stravaccato su una sedia e circondato da vecchi compagni di scuola e colleghi Auror. Tutti troppo ubriachi anche solo per ricordare i propri nomi.

«Allora... c'è una bambino con una sola gamba. Un giorno va da suo padre e dice “papà, papà, ad Halloween posso vestirmi da pirata?” e il papà risponde, “perché figliolo, non ti piace più il vestito da ghiacciolo?”» stava dicendo George, gesticolando come un pazzo. 

Non era male come festa, decise Harry, mentre rideva insieme agli altri, se non fosse per le due Incanta-Maghi che lo guardavano come pronte a sbranarlo vivo. Si assicurò di avere la bacchetta a portata di mano.
Brindisi in suo onore furono fatti e battute sulla sua da-tempo-persa virtù furono dette e Harry si sentì rilassato e felice, mentre guardava Lee flirtare con una delle spogliarelliste.

Molto fiero di se stesso per essere riuscito a Smaterializzarsi senza spaccarsi in tanti pezzetti ubriachi e senza vomitare, Harry quasi cadde dallo spavento di trovare un figura seduta sul portico di casa sua.

«Serata da leone, Potter?» un sorriso lento e pigro si formò agli angoli della sua bocca.

«Da uccello. Ci sono cascato di nuovo. Ho mangiato un'altra Crostatina Canarina di George».

«Non imparerai mai, Potter. Chi te l'ha data la licenza da Auror, eh?» la sua risata echeggiò nel silenzio della notte come tante piccole campane. Harry chiuse gli occhi d'istinto, per godere di quel suono.

«Credo abbia qualcosa a che fare con l'aver sconfitto il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi, non ricordo. Davvero, assumono gente di ogni genere oggi giorno. È una vergogna!» Ginny rise e Harry avrebbe continuato a prendersi in giro da solo per l'eternità.

«Ma lei che ci fa qui, signora Quasi-Potter?»

«Mi è stato detto che secondo la tradizione la sposa e lo sposo non devono vedersi né parlarsi il giorno precedente al matrimonio. Così... tadà... eccomi qui» era così Ginnyesco che Harry la baciò nel bel mezzo della risata.

«Siamo ancora in tempo, sai?» disse lei tra i baci.

«In tempo per cosa? Hai finalmente ritrovato le rotelle e hai capito che è stato da sciocchi accettare di sposarmi?» replicò lui, un po' per scherzo e un po' pensandolo davvero, mentre le accarezzava la schiena.

Ginny ridacchiò. «No, scemo. Siamo ancora in tempo per scappare».

«Come hai fatto a superare la guardia di tua madre, comunque?» le chiese, mentre cercava di riprendere fiato.

«È stata un'operazione difficile che ha richiesto tempo e pianificazioni. Ma una madre non può resistere al pianto e alle paure di sua figlia - oh, e se il mio adorato sposo non si presenterà all'altare? oh, povera me - così mi ha preparato una pozione Soporifera, ma deve essersi distratta perché chissà come, la pozione è finita nel suo tè» disse lei, sorridendo maliziosa.

«Tu piccola, furba, manipolatrice Serpeverde» le soffiò sulle labbra.
«Lo penderò come un complimento. Allora, come è andata la festa? La mia festa d'addio al nubilato è stata una vera pizza» disse sul suo collo. Harry si bloccò.
«Aspetta. Festa d'addio al nubilato? Non lo sapevo! Chi l'ha organizzata? Chi c'era? Oh per il cappello a punta di Merlino, c'erano degli Incanta-Streghe?»

« Cos...? Incanta-Streghe? Tipo versione maschile delle Incanta-Maghi? No, come ti viene in mente? Non esiste niente del genere. Aspetta? Perché lo chiedi? C'erano delle Incanta-Maghi alla tua festa al celibato?»

«Ma, no, no, era solo... solo per chiedere... io... fa un po' caldo stasera, vero?» Ginny lo guardò per diversi, agonizzanti, stai-cominciando-a-farmi-paura secondi, poi annuì come se fosse giunta a una conclusione.

«Bene. Adesso è meglio che vada. Non era rimasta abbastanza Pozione Soporifera per Hermione e ho paura che possa svegliarsi ed entrare in camera mia per controllarmi. Per qualche strana ragione, non si fidano di me. Sembrano pensare che io voglia scappare».

E con un ultimo bacio, si Smaterializzò. Harry entrò in casa brillo e di buon umore e si lasciò cadere sul divano. Di fronte a lui, sul camino, c'erano le foto di tutte le persone più importanti della sua vita. I suoi genitori sembravano guardarlo con orgoglio e Harry decise che gli stavano dando la loro benedizione.

Sarò un marito e un padre degno di te, papà.
«Raddrizza la cravatta, caro, e per Circe, fa qualcosa per quei capelli».
«Sta zitto, stupido specchio!» Harry si passò le mani tra i capelli nel vano tentativo di appiattirli. Aveva i nervi a fior di pelle e ciò non aveva nulla a che fare con lo specchio che non la finiva di criticarlo. Ma aveva tutto a che fare con l'esser stato svegliato da una Hermione agitata e dall'esser stato oggetto degli esperimenti della Capillus-Strega. Un vecchia ottantenne con un debole per ragazzi più giovani di lei, con l'alito che puzzava di cavoli di Bruxelles e un rugoso sorriso lascivo. 

Harry odiava i cavoli di Bruxelles.

Quando era finalmente riuscito a liberarsi di lei, aveva dovuto passare un'ora sotto la doccia per eliminare tutte quelle pozioni viscide che la vecchia strega aveva applicato sui suoi capelli e che avevano, per qualche motivo, lo stesso odore del suo alito. A Hermione era quasi venuta una crisi di panico.
Harry stava cercando di fare un nodo decente alla cravatta quando entrò Ron. Indossava una veste nera molto semplice.

«Niente merletti?» lo prese in giro.

« Ah, ah! Ho deciso che per il tuo matrimonio non indosserò il vestito della mia prozia Tessie ».

«Scelta saggia.» Ron lo guardò per un lungo istante, come analizzandolo. Poi gli si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle, un'espressione di intensa serietà sul volto.

«Ehm... Ron...»

«Stai bene, amico? Sai che se stai avendo dei ripensamenti... se sei agitato... puoi parlarmene, vero?»

Harry batté le palpebre. «Perché dovrei avere dei ripensamenti?»

Ron sembrò spiazzato. «Beh,» disse perplesso. «Hermione dice che è normale che poche ore prima del matrimonio lo sposo abbia paura, lo ha chiamata ansia prema- com'è che l'ha chiamata?»

«Ron, non ho alcun ripensamento, sono anni che aspetto questo momento».

«Ah!» esclamò Ron sollevato. «Bene, perché Hermione mi ha detto che era compito mio farti un discorso di incoraggiamento o qualcosa del genere. E... bene».

Harry rise, voltandosi di nuovo verso le specchio. No, decise, non aveva ripensamenti, né paure. Ripensò a baci che duravano tanti giorni di sole, una mano piccola e calda nella sua nel momento di peggior sconforto, partite di Quidditch, imitazioni buffe, due occhi color nocciola... decisamente no, alcun ripensamento. Un ragazzo con gli occhiali e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte gli sorrise come un ebete. Ron si schiarì la gola.

«Ehm... già, vedo.» La porta si aprì di botto e una furia scatenata, comunemente nota come Hermione Granger, entrò.

«Siete pronti? Ho ricontrollato la lista degli invitati e sembra sia tutto in ordine. Ho dovuto minacciare con una fattura il fioraio perché la smettesse di flirtare con Gabrielle e facesse il suo lavoro. E poi ho dovuto minacciare anche George, così la smette di lasciare liberi i Frisbee Zannuti. Stavano per distruggere la torta! E...»

«Ok» la interruppe Ron, mettendole le mani sulle spalle e guardandola con la stesse espressione con cui aveva guardato Harry poco prima.

«Fa un respiro profondo, ecco così, guardami negli occhi e ripeti insieme a me: andrà tutto bene. Sono stata bravissima. La festa sarà un successo e stasera cinquecento persone andranno a casa con la pancia piena e il sorriso sul volto.» Harry nascose un sorriso dietro la mano. Aveva i migliori amici del mondo. Un po' pazzi, ma i migliori.

«Oh, eccovi qua» disse il signor Weasley, appena entrato. «Gli ospiti sono arrivati, manchi solo tu Harry».

«Bene. Arrivo».

«Potrei avere un attimo solo con lui, ragazzi?» chiese il signor Weasley.

Ron e Hermione uscirono in silenzio e Harry guardò con apprensione suo suocero. 

«Sediamoci, sì?» Harry annuì, con la sensazione di essere un ragazzo che sta per avere il discorso sulle api e i fiori.

«Tu sei come un figlio per me, ma immagino che tu lo sappia» aspettò un cenno d'assenso da parte di Harry prima di continuare. «E Ginny è la mia bambina. Non ti farò alcun discorso su come dovrai trattarla, non preoccuparti» aggiunse frettolosamente. «Voglio solo dirti che se fosse spettata a me la scelta, avrei scelto te tra mille altri per mia figlia». Harry sorrise grato e imbarazzato. 

«Ma... vorrei darti solo un piccolo consiglio: abbi tanta pazienza e trovati un buco dove nasconderti».

«Un... un buco, sign-Arthur?» chiese Harry, completamente spiazzato.

«Perché credi mi sia costruito il capanno? Amo molto la mia Molly, ma ha un temperamento ehm... forte. E Ginny non è da meno» aggiunse, con un sorriso che dicevacapisco cosa ti tocca passare.

Harry rise. «Grazie Arthur, lo terrò a mente».
Harry ebbe la prima crisi di panico quando uscì nell'enorme giardino affiancato da Ron e vide un'infinità di posti a sedere e teste che si voltavano verso di lui. Si avviò a testa bassa e con gambe tremanti verso l'altare, sentendosi un undicenne terrorizzato all'idea di essere smistato nella casa sbagliata, o di non venir smistato affatto. Mormorii eccitati gli facevano da scia. Con la coda dell'occhio, vide molti volti conosciuti e altrettanti sconosciuti. Luci fatate e fiori dai molteplici colori gli davano la sensazione di trovarsi in un sogno. Ci vollero quarantacinque minuti perché Ginny arrivasse e Harry aveva già immaginato i peggiori scenari possibili.
La folla sospirò, Harry si voltò e sentì il respiro mozzarsi in gola. La musica partì e Ginny, accompagnata da suo padre, percorse i pochi passi che la separavano dal suo futuro. Tante fate la circondavano donandole una luce eterea e petali incantati si alzavano dal tappeto rosso al suo passaggio. Quando finalmente il signor Weasley gli cedette la mano di sua figlia, Harry sentì ti poter evocare mille Patronus.

«Ciao» disse senza fiato.

«Ciao» rispose Ginny, raggiante. 

Da vicino, poté osservarla meglio. Il vestito era semplice, bianco, tutto pizzi e tulle. Un'aureola di luce la circondava, facendo splendere i suoi capelli rossi. Distrattamente sentì la signora Weasley piangere e un suono di forti singhiozzi simili a una tromba gli segnalò la presenza di Hagrid. Non ascoltò una parola del vecchio mago calvo, ma dovette dire le cose giuste al momento giusto, perché a un certo punto ci fu un forte applauso e tanti coriandoli dorati caddero sulle loro teste.
Si erano sposati.
Le sedie si sollevarono in aria per magia e tanti tavoli comparvero dal nulla. Harry strinse forte la mano di Ginny per non perderla nel tumulto di congratulazioni. Poi, improvvisamente, si sentì spingere e si ritrovò sulla pista da ballo. Batté le palpebre e, come se un velo fosse stato sollevato dal suo cervello, tornò in sé.

«Dobbiamo aprire le danze» disse Ginny, come se l'idea la divertisse un mondo. Gli sistemò le mani sulla vita e cominciò a volteggiare. Era lei a condurre. A Harry non interessava. Si ritrovarono a ballare sconnessamente e fuori tempo, le loro risate felici che si fondevano nella musica e, poco dopo, avvertì molte persone intorno a loro ballare. Quando finalmente si fermarono per riprendere fiato, Harry si decise a guardarsi intorno. C'era più gente di quanta avesse immaginato, flash di macchine fotografiche seguivano ogni loro movimento, ma Harry si sentiva appagato e felice. Si sedettero al tavolo a loro assegnato, che si trovava al centro del giardino e in bella vista. Vassoi incantati volteggiavano tra i tavoli offrendo champagne, e camerieri vestiti di un bianco candido portavano loro i pasti. Harry osservò Luna nel suo vestito giallo sole ballare da sola, e Ron, poverino, costretto a ballare con zia Muriel. Anni dopo, Harry non seppe dire quanto durò la festa né raccontare di eventi particolari. Era tutto surreale, era... come la vita di qualcun altro.

Quando il sole tramontò e l'unica luce a illuminarli proveniva dalle fate svolazzanti, Ron si alzò in piedi e richiamò l'attenzione della folla battendo il cucchiaio sul bicchiere di cristallo, con l'aria di un uomo importante.

«Un attimo di attenzione, per favore» disse e il silenzio fu così improvviso che a Harry vennero le vertigini. «Come testimone dello sposo, mi è stato detto che devo fare un discorso. George mi ha detto di dover raccontare qualcosa di imbarazzante. Beh, io voglio dire solo poche parole. Io e Harry siamo amici da quando avevamo undici anni e ci conoscemmo sull'Espresso di Hogwarts. Non sapevo, allora, cosa avrebbe significato essere suo amico. Non sapevo che avrei affrontato troll, Mangiamorte, draghi, ma se dovessi rifarlo, per lui, per il mio migliore amico, non ci penserei due volte. Beh, forse, potrei far a meno dei ragni. Ne abbiamo passate tante insieme, e lui, più di chiunque altro, merita la felicità che può dargli la mia sorellina. E il fatto che lei e la sua Fattura Orco Volante sono le uniche cose che riescono a metterlo in linea quando si comporta come un cretino, non guasta. Signori, propongo un brindisi a Harry e Ginny».

«A Harry e Ginny» ripeterono in coro gli ospiti.

«E» continuò Ron, voltandosi verso Hermione. «Hermione, vuoi sposarmi?». La gente ululò d'eccitazione, e Hermione, con uno squittio, si alzò e lo baciò. Harry non si era mai sentito più felice in tutta la sua vita.

Verso mezzanotte sembrava che nessuno fosse deciso ad andarsene. Ron e Hermione erano spariti misteriosamente, i signori Weasley, Bill e Fleur e Percy e Audrey ballavano abbracciati e con gli occhi chiusi. George e Angelina intrattenevano alcuni amici di Hogwarts. Harry non vedeva l'ora di arrivare sulla piccola isola deserta che aveva affittato solo per lui e sua moglie. Ginny alzò la testa dalla sua spalla e guardò intensamente verso Madame Maxime che parlava con Hagrid. Aveva lo sguardo che ricordò Harry di quella volta in biblioteca, un uovo di cioccolata fra di loro e la prospettiva di parlare con Sirius una realtà.

«Che stai pianificando?» le chiese.

Ginny gli prese la mano. «Andiamo, presto».

Harry si lasciò condurre, finché non si fermarono di fronte ai giganti cavalli alati di Madame Maxime.

«Ehm... Ginny».

« Liberiamone uno ». Non sapeva da quando Ginny fosse diventato membro del Movimento Cavalli Alati Liberi, ma non fece domande. Con non poco sforzo sciolsero le briglie. Agilmente Ginny salì in groppa e guardò Harry con aspettativa.

«Su, avanti, prima che ci scoprano».

Harry sorrise e si arrampicò. Circondò sua moglie tra le sue braccia e partirono verso il cielo stellato e un futuro che prometteva anni di felicità.

Decisamente la vita di qualcun altro.
   
 
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