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Autore: Jerry93    23/05/2011    8 recensioni
Così, Lucifero precipitò nell'Oblio.
Il racconto di come l'angelo più amato divenne il mostro che tutti temono.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Do you remember, Father?

Ricordi ancora, Padre? Qui, nello oscuro oblio in cui mi hai rinchiuso, dimenticare è difficile. Ci ho provato molte volte, credimi, ma il mio volto sfregiato, che un tempo scolpisti affinché fosse il più bello del Paradiso, mi impedisce di farlo. Sfioro appena la cicatrice che la lama infuocata di mio fratello Michael, a cui ordinasti di punirmi e che ora ha preso il mio posto e i miei onori, lasciò sulla mia pelle e una di quelle sensazioni crudeli con cui hai appesantito il mio animo corrode il mio spirito, rendendomi incapace di pensare. Perché, Padre? Non sarebbe stata sufficiente la cacciata dal tuo regno e l’esilio lontano dalla tua luce? Anche la dolce Uriel implorò pietà per me e persino il saggio Gabriel voltò lo sguardo dinnanzi alla mia bellezza deturpata. Eppure, mi condannasti anche a questo vessillo e, ora, tutti i tormenti che creasti, cosicché il mio martirio, nelle profondità dell’arida terra, toccasse apici mai provati prima, mi rendono folle.

Da quando le catene dell’odio stringono i miei polsi, Padre, il rancore, come le splendide piante con cui ornavo il mio capo, cresce nel mio petto, nutrendosi della gioia di cui mi facesti dono quando mi generasti e che ora, lentamente, mi viene strappata. So a quale destino la mia anima va incontro, tu stesso me lo dicesti poco prima che il fragile Raphael, che da sempre presiede le arti mediche, fosse costretto a recidermi le ali.

Le gelide pietre su cui le mie membra martoriate poggiano, mi aiuteranno a dimenticare. I miei ricordi sbiadiranno, consumandosi piano e cancellando le espressioni amorevoli dei miei fratelli. La solitudine mi temprerà, incidendo nuove memorie, dove tu, Padre, sarai grande ed io misero ed invidioso.

Stabilisti che il mio comportamento, le mie innocenti domande sul perché delle cose e il mio seguirti per carpire il segreto della tua magnifica potenza fosse “superbia” e che, per questo motivo, dovessi abbandonare la tua splendida reggia.

Non volli farlo e, adesso, profondi segni sulla mia schiena mi ricordano la mia impudenza.

Io, che ero il tuo preferito e che come nessun altro ti amavo, non avrei mai potuto spodestarti. Tu, padre, che io credevo così perfetto, per primo fosti corrotto dalle oscure sensazione che la tua mente mi ha donato. Vorrei poterti dire che ti ho perdonato, che nonostante le mie inguaribili ferite non nutro alcun astio nei tuoi riguardi. Ma non posso farlo e la causa di tutto questo sei tu. Tu che mi obbligasti ad ingozzarmi dell’acredine nonostante il mio animo puro ne fosse sazio già dopo il primo assaggio e coscio del dolore che questa mi avrebbe arrecato!

Quanto tempo è trascorso da quando, per la prima volta, mi svegliai tra le tue braccia? Il tuo splendore, quella volta, quasi mi rese cieco. Poi, percepii il calore del tuo amore e gli sguardi estasiati dei miei fratelli. Fui la tua ultima creazione, quella che tu riconoscesti come la più perfetta. Pareggiavo la gentile Uriel per bellezza, gareggiavo con l’intelligentissimo Gabriel e sfidavo senza paura il mio amato Michael, che tra tutti noi primeggiava per coraggio e forza. Dei miei bellissimi occhi, ora, non restano che iridi bianche, private della vista dalla lama di un mio consanguineo, e il mio intelletto, un tempo vispo, è annebbiato dalla sofferenza.

Tu che mi creasti a tua immagine e somiglianza, tu infinitamente buono, come hai potuto pensare che nella mia anima, la quale da sempre ti appartiene, vi fosse l’ardente desiderio di superarti? Così radicato era nel tuo spirito l’infimo germe della paura, tanto da spingerti a liberarti rinchiudendolo in me?

Padre, tu che sei creatore di ogni cosa, come hai potuto dubitare della mia natura benigna? Dalle tue idee io fui creato, dalle tue mani realizzato e dal tuo respiro vitale animato. Infine, dopo avermi fatto provare l’illusione di un’esistenza perfetta, dalla codardia di un essere supremo spaurito dalla propria natura fui mutato, degenerato in un essere piegato dalla sofferenza e colpevole solo della propria volontà di sapere. Non eri al corrente, essere onnisciente ed esistente prima che il Tutto venisse ideato, del Male, aspetto stesso della tua perfezione? Non sapevi, quando mi hai così severamente punito, quanto è logorante il desiderio della Morte per un immortale che vuole perire?

Perché io e non un mio fratello, Padre?

Senti? Capisci la maledizione che hai lanciato sul mio capo? Io, cresciuto dagli abbracci dei miei consanguinei, ora sono disposto ad augurare loro la mia sorte pur di liberarmene!

Immagina, Padre, gli splendidi occhi azzurri di Gabriel attraversati da una cicatrice o le maestose ali di Michael strappate dalla sua carne e le ferite sul suo corpo gorgoglianti il suo sangue purissimo o la tenera Uriel inginocchiata al suolo e devastata da una sofferenza che non le permette di avere pace. Immagina, Padre, il dolore da cui sei scappato e che io, quotidianamente, sono costretto a rivivere.

Immagina, Padre, la spada infuocata che donasti a mio fratello che ti trapassa il petto da parte a parte, perché questa scena abominevole mi ossessiona ogni giorno.

Perché, Padre?

Perché, se avevi deciso di condividere con me il tuo fardello, non ti sei accontentato di questo? Perché mi hai tolto la vista e le ali? Perché mi hai incatenato nella più oscura grotta di quest’arida terra?

Se me lo avessi chiesto, ti avrei aiutato. Tutti noi, tuoi figli, lo avremmo fatto.

E avrei sopportato anche se tu avessi deciso di lasciare a me solo questo onere. Le carezze e gli abbracci dei miei amati fratelli mi avrebbero curato e il tuo amore e la tua comprensione mi sarebbero bastati per combattere questa guerra impari.

Ma così non fu. Temesti forse che, circuito dai tuoi fantasmi, avrei creato scompiglio e portato alla distruzione del Paradiso? È per questo motivo che mi hai ingabbiato qui, dove nulla cresce e vive? È per questo che hai mutilato il mio corpo e squarciato il mio animo?

Perché non rispondi? Perché tu, che tutto puoi, non senti le mie preghiere e non mi consoli?

Scalda le mie membra che, lontane dal contatto del sole, tremano infreddolite e, con calma paterna, ricorda al tuo figlio sventurato la bellezza dei colori! Ritorna sui tuoi passi, perdona l’ingiustizia che non ho compiuto e riassumi l’aspetto che di te ho sempre amato! Sii mio padre, non un monarca ingiusto e corrotto …

 

Ricordi ancora, Padre? Ti sovviene alla memoria il mio viso e la mia voce? Se si, dimentica.

Nuove ali sono cresciute sulle mie scapole, nere come il buio in cui mi hai imprigionato. L’Odio le ha rigenerate.

Nuovi occhi, strappati dalle orbite di creature dal cuore ancora pulsante nel petto, mi hanno ricordato la realtà in cui vivo. E la odio.

Le tue catene non stringono più i miei polsi, Padre.

Il mio nome è Lucifero e sono il Male che tu stesso hai voluto e creato.

Note dell’Autore

Sfuggo dai confini della mia long (You and Me) per cimentarmi nella sezione “Sovrannaturale”. Quello che avete letto (e vi ringrazio per averlo fatto e per aver deciso di ascoltare cosa ho da dire) è uno stravolgimento dell’episodio della Caduta di Lucifero. Nella mia versione apocrifa, le cose sono un po’ stravolte e colui che poi diverrà Satana viene dipinto come una persona buona costretta a divenire cattiva. Lungi da, e ci tengo a sottolineare, urtare la sensibilità altrui, quindi, se l’ho fatto, vi chiedo di scusarmi.

Spero vogliate dirmi cosa pensate di questa one-shot!

A presto, Jerry93

P.S.: ho da poco aperto una pagina Facebook, quindi, se mi cercate o se volete pormi delle domande, io sono a vostra completa disposizione qui!

   
 
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