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Autore: Gufo_Tave    30/05/2011    4 recensioni
Una storia celata dietro una maschera… che si riveli più di quel che sembri?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: il creatore di maschere

Allora, prima di partire, vi avviso subito: il 99% dei personaggi non sono di mia proprietà (oddio, due o tre sì, ma il resto è targato Kurumada), non scrivo questa storiella a scopo di lucro, ma solo con lo scopo di mettere su carta un’idea.

Vi anticipo inoltre che “farò finta” di non sapere della reincarnazione dei cavalieri dopo ogni guerra sacra. Spero siate d’accordo con me che sia un particolare che ha poco senso. Tra l’altro pare che Kurumada stesso tenda a seguire poco le regole che si è autoimposto (uno dei motivi per cui ho scelto di non seguire Next Dimension), per cui, se non lo fa lui, perché dovrei farlo io?

Ah, dimenticavo: se avete qualcosa da dire recensite pure, non vi mangio.

Se avete ancora il fegato di continuare, allora dateci dentro!

Uscher

Capitolo 1: il creatore di maschere

Una nuova era.

Niente più guerre divine.

Niente più giovani cuori straziati in assurde lotte di potere.

Questo sperava Atena, in un silenzioso soliloquio notturno alle porte del tredicesimo tempio.

Quel sanguinoso conflitto, da cui erano passati dei mesi, ebbe conseguenze piuttosto particolari.

Il fatto più sorprendente fu la ricomparsa dei custodi dorati, materializzatisi alla tredicesima casa assieme alla loro dea.

Ovviamente il passato non si può cancellare, e nessuno si sorprese nel non vedere Saga in giro, dopo il “perdono” di Aiolos.

Anche perché, più che un cavaliere, era diventato un panda in armatura d’oro.

Lo stesso Sagittario si doveva abituare alla strana inversione di ruoli con quello che un tempo era il suo fratellino, il leone dorato. Cose che capitano quando si è assenti dal mondo dei vivi per tredici anni.

Per quanto riguardava i bronze, questi si stavano riprendendo dalla campagna contro Hades, mentre i cavalieri sconfitti nella guerra galattica riscattavano il loro onore nelle missioni loro assegnate.

 

In quella notte, dentro un capanno non troppo distante dalle dodici case, un uomo lavorava febbrilmente, senza curarsi delle urla lanciate dal suo corpo, ormai allo stremo, dopo giorni interi passati sul banco da lavoro.

Sul suo fisico scultoreo, insolitamente immacolato, spiccava una capigliatura argentea, non molto curata.

L’artigiano era a pochi passi dal traguardo, quando entrò un ospite inatteso.

Silenzioso come un gatto, costui indicò, con un cenno del capo, una parete del locale:

-È indecorosa la tua perseveranza nel vizio, arrivando per giunta a nasconderlo in un luogo sperduto come questo- affermò, incapace di trattenere un lieve cenno di disgusto.

L’artigiano, ansimante per la febbre e la fatica, non perse tempo con le buone maniere:

-Fottiti-

E così facendo, posò gli attrezzi da lavoro.

L’altro, facendo appena oscillare i lunghi capelli biondi, aprì gli occhi celesti.

Dalla sua posizione ci mise qualche minuto per osservare l’opera dell’altro, ansimante dalla fatica.

Una maschera.

Negli ultimi giorni costui aveva forgiato, modellato ed inciso una lastra d’oro zecchino, al fine di farne una maschera mortuaria.

Un oggetto molto simile, ed al contempo molto diverso, a quelli presenti un tempo alla quarta casa.

A differenza di queste ultime, era la testimonianza di un volto sereno, addormentatosi placidamente nel sonno eterno.

Il biondo tornò ad osservare l’incisore, dagli occhi sanguigni.

Sudava, tremante dalla febbre e dalla denutrizione degli ultimi giorni.

Eppure quell’oggetto era un capolavoro: ogni singolo dettaglio del volto, ogni ruga, ogni imperfezione era stata riprodotta su quella lastra con una precisione straordinaria, degna di una macchina. Insomma, un vero e proprio miracolo di oreficeria.

Il visitatore iniziò a comprendere cosa spinse quell’uomo a ridursi in fin di vita.

-Senso del dovere…- mormorò, piano, richiudendo gli occhi.

Dopo di che uscì da quel modesto laboratorio, silenzioso com’era arrivato.

Nel frattempo l’orafo riprese a lavorare, dando gli ultimi ritocchi alla sua opera.

Aveva appena finito, quando l’uomo dallo sguardo cieco riapparve. In mano, un vassoio con una teiera fumante.

L’albino comprese il gesto di scusa, ed accettò la bevanda, rimanendone sorpreso:

-È dolce-

-Nelle tue condizioni faresti meglio ad ingerire qualcosa, per questo ho usato del miele-

-Grazie- grugnì. Poi, notando lo sguardo del biondo, fisso sulla maschera, rispose: -Non siamo tutti “illuminati” come te, Shaka-

-Conosco quell’uomo, Death Mask…- ribatté il cavaliere della Vergine, conscio del profondo rispetto che il saint del Cancro provava per il suo maestro, una delle poche persone ad aver avuto un rapporto umano col custode dell’Ade.

-…semplicemente ignoravo fossi stato tu a creare quelle maschere- riprese, riferendosi al vecchio arredamento della quarta casa.

Death Mask per poco non ci rimase secco. Tossendo vigorosamente per respirare, non poté evitare di sghignazzare:

-Scusami, ma una cosa del genere, detta da uno che si vanta di vedere tutto…-

-Non ho mai detto questo- si difese l’altro, placidamente: -Niente sfugge alla mia vista interiore, questo è vero, ma la mia capacità di discernere la verità ha fallito più di una volta- disse, pensando ad un confronto avuto con un quindicenne, solo pochi mesi prima.

L’italiano non rispose, consentendo a Shaka di continuare:

 -Ad ogni modo, come mai quelle maschere sulla parete?- chiese, indicando il muro dietro di loro, quello che lo aveva schifato durante la sua prima visita.

Vi erano appese alcune maschere di vario materiale, alcune delle quali in oro.

-Vorrei saperlo anch’io- Fece l’altro, voltandosi: -credo siano delle prove fatte da altri artigiani -

-Anche la maschera di Aiolos è una di queste “prove”?-

-Ah, quella? Umph, deve essere stata una delle prime che ho fatto, non l’ho mai finita ed allora devo averla messa insieme con queste- rispose Cancer, grattandosi un angolo del mento.

Shaka non rispose. Sapeva benissimo che Saga, negli anni di usurpazione, aveva vietato ogni tipo di commemorazione nei riguardi del Sagittario. Probabilmente Death Mask aveva modellato quella maschera per gioco, per poi nasconderla.

Una volta terminata la visita, l’indiano tornò alla sua dimora, visibile sullo sperone roccioso sopra il laboratorio.

 

Note:

Si, lo so, cosa state pensando: “una storia SENZA Mary - sue? Senza vedere i gold che s’intrippano tra di loro? Senza far apparire la Kido come una zoccola sadomaso? SENZA OC (Oddio, senza OC non lo posso garantire…) ? ”

Ma torniamo a noi.

Questa è la mia prima fic interamente incentrata su StS. Almeno tra quelle in via di pubblicazione. La storia che state leggendo adesso, come avete notato, sfrutta il manga (e solo il manga) nella sua interezza. Niente ouverture del Tenkai, niente OAV. Solo il manga (eventualmente potrebbe esserci qualche sprazzo di Ep. G e di Lost Canvas, ma ne dubito).

L’assenza di riferimenti a Next Dimension è l’unico motivo dell’avvertimento “What if”.

Inoltre avrete notato alcuni particolari: il primo è che ho descritto Death Mask come un essere pallido e privo di cicatrici. Questo perché mi sono rifatto al manga, dove tale personaggio è albino. Quindi niente abbronzatura (e poi, intendiamoci, l’ambiente della quarta come solarium fa decisamente schifo NdDeathMask). Il fatto che non presenti cicatrici, è dovuto al fatto che è appena risorto, con un corpo necessariamente nuovo (certo, direte voi, avrei potuto sfruttare questo particolare per descrivere DM con i colori dell’anime, ma non mi piace usare colori di capelli che non esistono in realtà, se il manga mi permette di evitarlo)

Un’ultima cosa, per le femminucce: a scanso di equivoci, scordatevi lo yaoi. Come avrete capito, Shaka è stato svegliato (o disturbato, fate voi) dalle bestemmie che Death Mask tirava mentre lavorava alla maschera.
  
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