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Autore: morgana85    18/06/2011    3 recensioni
Ora, mentre la guardava, sfiorata dalla luce incantevole del tramonto, ebbe la certezza di aver preso la
decisione più giusta.
Quella bambina aveva in sé il sole. Era imprigionato tra i suoi capelli biondi come grano maturo,
nascosto nei suoi sorrisi innocenti e sfolgorante nei suoi occhi azzurri come il cielo estivo. ‹‹La mia
piccola lacrima di sole››. Lo ripeté ancora una volta, stringendola maggiormente a sé, inspirando a
fondo il profumo tipico dei bambini, di buono e pulito. ‹‹La mia Daphne››.
[Storia Prima classificata al "Fruits contest" indetto da BloodySisters e vincitrice dei Premi "Lacrima di sole" e "Miglior fanfiction"]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Daphne Greengrass, Theodore Nott
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quinto prompt: ricordo
 
 
~Buon auspicio
 
 
La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda
e come la si ricorda per raccontarla.
 
- Gabriel Garcia Marquez –
 
 
 
Il discreto bussare alla porta la distolse dalla lettura, facendole alzare il capo e posare il libro in grembo. ‹‹Avanti››, rispose, leggermente scocciata. Si affacciò una giovane cameriera, tutta riccioli rossi e occhi verdi. La vide rimanere rispettosamente sulla soglia, quasi intimidita. ‹‹Cosa succede Iryn? Sai che non desidero essere disturbata quando mi trovo qui››.
La ragazza abbassò il capo, le gote arrossate, ‹‹Mi dispiace milady, sono davvero mortificata. Ma ci sono visite per voi››.
Aggrottò la fronte, perplessa. Non aspettava nessuno quel giorno. Chi mai poteva essere?
Iryn sembrò intuire la domanda inespressa che aleggiava nel suo sguardo, ‹‹Vostra figlia e vostra nipote attendono di essere ricevute››.
Un improvviso sorriso, dalla delicata sfumatura dolce, le incurvò le labbra, ‹‹Falle accomodare››. La ragazza titubò accanto alla porta, spostando rapidamente il peso da un piede all’altro. ‹‹C’è altro?››.
‹‹Mi domandavo se…››.
‹‹Si››, la anticipò, rivolgendole uno sguardo tranquillo, ‹‹Le aspetterò qui››.
La vide sgranare gli occhi, decisamente incredula. ‹‹Come desiderate››, rispose infine, in un mormorio confuso.
Una piccola risatina le sfuggì dalle labbra quando la porta si chiuse e fu nuovamente sola. Non poteva certo biasimare la piccola Iryn per la sua indecisione. Solitamente riceveva i suoi ospiti in uno dei salottini di rappresentanza o nel patio che si affacciava sul giardino, ma mai – mai – in quella stanza.
Quella era una sua personale esclusiva, qualcosa che apparteneva a lei. Solamente a lei.
Anche a Greengrass Manor ne aveva avuta una molto simile. A quei tempi, sua sorella Astoria l’aveva ribattezzata la Camera dei segreti (**), in quanto poche persone potevano accedervi ed esclusivamente in sua presenza. Per molti anni anche suo marito aveva rispettato quel silenzioso divieto, fino a quando non era stata lei stessa a permettergli di entrare.
Perché lì, tra quelle mura, custodiva il ricordo di una vita intera.
Si alzò, muovendo qualche passo per la stanza, senza cercare qualcosa in particolare eppure cogliendo ogni singolo dettaglio, come se fosse un ospite curioso. Passò le dita sugli intarsi dell’enorme scaffale in pregiato legno scuro, alto quasi fino al soffitto, che custodiva i suoi libri preferiti; si inebriò della fragranza delicata dei fiori – aveva sempre amato i fiori freschi, fin da bambina – che riempivano il vaso di cristallo sul tavolino accanto alla finestra. Aprì il carillon posato sul secretaire alla sua destra – ricordo di sua madre – e avvertì le lacrime pizzicarle gli occhi.
Ogni cosa parlava di lei, molto più dettagliatamente e profondamente di quanto avesse potuto farlo un diario scritto di suo pugno.
Per questo non aveva mai concesso a nessuno di entrare in quel piccolo mondo. Sarebbe stato un po’come dare libero accesso al suo cuore. E da brava Slytherin quale era stata, non poteva certo permettersi di rivelare ciò che la rendeva vulnerabile e imperfetta.
Ma, data la sua età, poteva ritenersi ormai libera da qualsiasi vincolo o restrizione. Era giunto il momento che anche sua figlia entrasse a conoscenza di quell’angolo di universo. Perché la amava, ed era il modo giusto per dimostrarglielo.
Una risata argentina e lo scalpiccio di piedi sul pavimento la avvisò dell’arrivo di sua nipote, prima ancora di poterla vedere. Passò solo qualche secondo, prima che la porta si spalancasse e una bambina dai lunghi capelli chiari, avvolta in un trionfo di tulle e merletti, le piombasse letteralmente addosso.
‹‹La mia bellissima Elaine››, la prese in braccio, stringendola forte.
‹‹Ciao nonna Daphne››, la piccola le schioccò un bacio sulla guancia, buttandole le braccia al collo. ‹‹Sei contenta che sono venuta a trovarti?››.
‹‹Certo, non potevi farmi regalo più bello››, strofinò il naso contro il suo, in un gesto affettuoso.
‹‹Ciao mamma››.
‹‹Vivienne››. Rivolse la sua attenzione alla donna ferma sulla soglia, composta ed elegante. Posò la bambina a terra, avvicinandosi per poterla abbracciare. ‹‹Sono davvero contenta di vederti››. Prese le mani tra le sue, soffermandosi a guardarla. Con i capelli scuri e lucidi e gli occhi chiari come acque limpide, portava in sé il ricordo di lei e di suo marito in egual maniera. ‹‹Sei sempre più bella››.
‹‹Per te il tempo invece sembra non passare mai››. Risero insieme, con la stessa risata dolce e melodiosa.
‹‹Vieni, avrai molte cose da raccontarmi››. Si accomodarono sulle poltrone di velluto blu accanto al camino. ‹‹Allora, come procedono le cose lassù, in Scozia?››, domandò, sorseggiando il tè bollente che Iryn aveva appena servito.
‹‹Direi bene. Elaine ha cominciato da qualche tempo a prendere lezioni da un precettore››. Vivienne cercò con lo sguardo sua figlia, intenta a giocare con una piccola sfera di cristallo piena di neve. ‹‹Dice che è molto sveglia per la sua età››.
‹‹Ha preso tutto da sua nonna››. Risero nuovamente, come se non fossero passati mesi dall’ultima volta in cui si erano incontrate.
Vivienne si guardò attorno, gli occhi attenti ‹‹Non ricordo di essere mai entrata in questa stanza››. Posò la tazza di fine porcellana sul tavolino li accanto, ‹‹Non hai mai voluto››.
‹‹No, hai ragione. A dire il vero, solo tuo padre ha avuto il permesso di entrarvi, per lo meno fino ad ora››. Si abbandonò contro l’alto schienale della poltrona, rilassandosi completamente ‹‹Qui conservo tutto ciò che amo di più al mondo. Non parlo solo di oggetti, ma anche di ogni singolo ricordo che a loro è legato››. Guardò nuovamente Vivienne, con tutto l’amore che una madre prova per sua figlia, ‹‹Volevo che sapessi che ne fai parte anche tu. Ne hai sempre fatto parte››.
‹‹Mamma io…››.
La fermò con un gesto dolce della mano, rivolgendosi poi a sua nipote ‹‹Elaine, potresti portarmi il libro che ho dimenticato sul tavolino?››. La bambina le trotterellò incontro, porgendole il piccolo volume rilegato in cuoio scuro, dal dorso consumato e le scritte quasi illeggibili. ‹‹Grazie cara, sei molto gentile››.
‹‹Che cos’è nonna Daphne?››, domandò curiosa la bambina, lasciando che la donna la prendesse e la facesse accomodare sulle sue gambe.
‹‹E’ un libro che racconta una storia davvero speciale. Ti va di ascoltarla?››. Elaine annuì entusiasta, battendo le mani e sorridendo a sua nonna. Rivolse un’altra occhiata a Vivienne, prima di cominciare, ‹‹Tutto cominciò molti anni fa, quando una ragazza di nome Daphne…››.
 
…aspettava Pansy davanti ai Tre manici di scopa. Come suo solito, era giunta notevolmente in anticipo rispetto all’orario stabilito.
Si guardò intorno, senza sapere cosa fare. Le strade della cittadina erano affollate e un allegro chiacchiericcio riecheggiava in ogni angolo. Il sole riscaldava piacevolmente l’atmosfera, portando le prime avvisaglie della primavera, e l’aria fresca di metà pomeriggio le faceva ondeggiare i capelli attorno al viso.
Sbuffò annoiata, incamminandosi lungo la via principale e confondendosi tra la gente. Se doveva perdere tempo, almeno lo avrebbe fatto in maniera piacevole.
Si fermò di fronte alle vetrine di Madama McClan, dove facevano bella mostra di sé abiti da sera dalle diverse fatture e dai meravigliosi tessuti. Sorrise al suo riflesso sulla vetrina al ricordo di quanta eccitazione aveva accompagnato la prima uscita a Diagon Alley, in occasione del Ballo di Yule.
Nonostante lei odiasse le feste, le era sembrata una buona occasione per comprarsi un nuovo abito.
Quella stessa sera aveva ricevuto il suo primo bacio.
Scosse la testa, arrossendo ancora al pensiero, decidendo di passare oltre. Acquistò un libro al Ghirigoro, per poi soffermarsi indecisa davanti alla Gelateria Fortebraccio. Le rimaneva giusto il tempo per un cono vaniglia e lampone – il suo preferito– prima di tornare al luogo dell’appuntamento.
 
‹‹Nonna Daphne, ma coma fai a raccontare la storia senza leggere?››, la interruppe Elaine, tirandole la manica.
La donna rise di gusto, scompigliandole i capelli, ‹‹Te l’ho detto, è una storia molto molto speciale. Questo››, indicò il libricino chiuso sulle sue ginocchia, ‹‹è il libro che la ragazza acquistò quel giorno››.
‹‹Vuol dire che eri tu?››.
‹‹Esattamente››, annuì, gettando uno sguardo fugace a sua figlia. ‹‹E quello che ti sto raccontando, è uno dei miei ricordi più belli››.
 
Stava per entrare, quando ebbe la sensazione che qualcuno avesse pronunciato il suo nome. Tornò sui suoi passi, le orecchie tese verso quel suono debole eppure insistente. Era come se conoscesse quella voce, quasi fosse l’eco di un ricordo.
Avanzò senza badare a chi le stava intorno, urtando chiunque le si presentasse davanti. Si ritrovò a correre, finché non giunse in un quartiere poco frequentato.
Una figura, seduta all’angolo di una via stretta e scura, che puzzava di umidità, attirò la sua attenzione.
Sotto gli indumenti sgargianti – turbante giallo, mantello azzurro, tunica fucsia e scarpe verdi - che la facevano sembrare una macchia di colore su una fotografia in bianco e nero, si intravedevano i lineamenti di una donna. Non avrebbe saputo dire quanti anni avesse, ma doveva essere giovane. Stava intrecciando coroncine di fiori, canticchiando a labbra socchiuse. ‹‹Benvenuta, bella fanciulla. Avvicinati, voglio farti un regalo. Una bella coroncina di ranuncoli starebbe bene tra i tuoi capelli››.
Guardò a destra e poi a sinistra, accorgendosi di essere completamente sola. ‹‹Veramente… veramente ho molta fretta. Magari la prossima volta›› mormorò prima di girare sui tacchi, cercando di allontanarsi senza sembrare scortese.
‹‹Posso leggerti il futuro… le carte mi parlano di ogni cosa››.
Si bloccò, un piede quasi a mezz’aria. Tornò a voltarsi, trovando sorprendentemente la donna in piedi, a pochi passi da lei. Notò per la prima volta i suoi occhi, di un intenso viola bluastro, che sembravano appartenere a una creatura di un altro mondo.
‹‹Avvicinati. Non avere paura››. La donna si presentò come una Veggente errante di nome Myra, l’ultima della sua stirpe. Sollevò un sopracciglio, scettica, quando le venne chiesto di scegliere una carta dal mazzo logoro e scolorito. Non aveva mai creduto nella Divinazione, eppure non aveva saputo resistere alla curiosità. ‹‹Oh, molto bene bella fanciulla. La melagrana››, la vide annuire convinta, rivolgendole un sorriso accattivante. ‹‹E’ di buon auspicio. E ora, dammi la mano››.
Guardò con sospetto la mano che le veniva tesa, prima di accettare l’invito. Vide le dita di Myra correre veloci lungo il palmo, seguendo linee che lei non riusciva a comprendere. ‹‹Sei nobile, bella fanciulla. Tutto in te parla di nobiltà. Avrai scelte difficili da affrontare, i tempi si faranno bui e rischierai di perderti tra le ombre››.
‹‹Non avevi detto che la carta era di buon auspicio?››, ribatté piccata, cercando di ritrarre la mano.
Ma la veggente la trattenne, scuotendo il capo divertita. ‹‹Sei impaziente, bella fanciulla. La melagrana impiega mesi per dare vita ai suoi succosi frutti››. Rimase nuovamente in attesa, mentre la donna tornava a concentrarsi. ‹‹Ci sarà qualcuno che illuminerà i tuoi pensieri. Una presenza costante, come la luce delle stelle nelle notti estive. Sarai felice con lui, bella fanciulla››. Arrossì a quella rivelazione, abbassando leggermente il viso. ‹‹E il vostro amore darà un frutto meraviglioso. Una bambina››.
‹‹Sono solo un mucchio di idiozie››, si divincolò con forza, arretrando.
‹‹Forse, bella fanciulla, forse››. Rabbrividì alla vista del sorriso enigmatico che Myra le rivolse. La vide frugare nel cestino che portava appeso al braccio, ‹‹Questa è per te, bella fanciulla››. Le porse una splendida coroncina di ranuncoli, dai colori del sole al tramonto. ‹‹Un ricordo, così che tu non possa dimenticare le mie parole››.
Se ne andò senza ringraziare, allontanandosi a passo svelto.
 
Sfogliò rapidamente le pagine del libro, fermandosi in un punto ben preciso. ‹‹Quando tornai nel mio dormitorio, quella sera, trovai questa nella tasca del mantello››. Sollevò una carta, dall’aspetto vissuto e consumato. Rappresentava una pianta di melagrana. ‹‹Non so come ci sia finita, ma da quel momento l’ho sempre portata con me››.
‹‹Perché?››, le chiese Vivienne, la voce stranamente tremante.
Alzò il viso verso sua figlia, accorgendosi di come i suoi occhi fossero umidi e il sorriso che le incurvava le labbra fosse dolce. Ricambiò quel gesto, sorridendo a sua volta, ‹‹Perché, nonostante per molto tempo abbia convinto me stessa a non credere a quelle parole, tutto quello che Myra mi predisse si è avverato, dando voce al mio sogno più grande››.
‹‹E qual era, nonna Daphne?››, domandò Elaine, curiosa.
Prese la coroncina di ranuncoli che giaceva ancora abbandonata tra le pagine, intatta come molti anni prima, posandola sulla testolina della bimba. ‹‹Myra mi disse che avrei avuto una bambina. Qualche anno dopo, quando sposai tuo nonno, mi aggrappai a quella speranza, perché non c’era niente al mondo che desiderassi di più di un figlio››.
‹‹E l’hai conservato qui dentro per tutto questo tempo?››.
‹‹Per quale motivo non avrei dovuto? Te l’ho detto, qui sono raccolti i miei tesori più grandi››. Si guardò attorno, lasciando che lacrime di gioia e commozione le scivolassero lungo il viso. ‹‹Cosa ci può essere di più importante del ricordo del giorno in cui mi è stata predetta la tua nascita?››.
Ogni altra parola, venne soffocata dall’abbraccio impetuoso di sua figlia.
 
 
 
 
 
(**)questo è un omaggio a J. K. Rowling.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                      
Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo.
Se siete arrivati fin qui, spero che almeno qualcosina in questa raccolta vi sia piaciuta ^^
Quasi quasi mi dispiace averla conclusa, ci sono affezionata. Lo considero uno dei miei esperimenti meglio riusciti.
Ma ovviamente il giudizio finale lo lascio a voi.
Vi rubo solo un'altra riga, per ringraziare le splendide persone che hanno commentato e chiunque abbia seguito, letto o inserito la storia tra le preferite, ricordate, o seguite.
Grazie davvero di cuore.
Ed ecco a voi, come promesso il commento della GiudiciA, a cui dico ancora grazie grazie grazie grazie! E’ stato un contest davvero divertente e stimolante.
 
 
~ Chicchi di melagrana– di =Morgana di Avalon=
Vincitrice del premio “Lacrima di Sole
Vincitrice del premio “Miglior fanfiction
 
 
Grammatica e sintassi 15/15
Lessico e stile 10/10
Attinenza alla traccia e sviluppo 10/10
IC 15/15
Gradimento personale 2/2
Totale 52/52
 
Note: Inizio col dire che queste tue one-shot mi hanno letteralmente inumidito gli occhi sin dall’inizio, e poi alla fine non sono riuscita a trattenere il flusso corrente di lacrime che continuava a sgorgarmi dagli occhi.
Davvero, mi hai letteralmente fatta scoppiare a piangere!
Non ho trovato nessuna pecca in nessun parametro di giudizio: grammatica perfetta, stile di scrittura molto scorrevole e lessico semplice ma allo stesso tempo molto ampio e vario. Utilizzi parole molto ricercate e sai metterle sempre al posto giusto.
Per quel che riguarda l’attinenza al tema e l’IC, non ho potuto far altro che darti anche in questi campi il massimo del punteggio: hai rispettato tutte le regole da me imposte al contest, e anche se di Daphne non sappiamo molto tranne il fatto che è bionda, con gli occhi azzurri e Purosangue, hai saputo delinearne i tratti perfettamente, quasi fossi tu la scrittrice originale e non la Rowling.
Ho voluto assegnare due premi alla tua fanfiction: il primo, richiama ciò narrato nella prima one-shot, e si riferisce alle lacrime che sei riuscita a strapparmi alla fine di tutto; il secondo, si riferisce semplicemente al fatto che, tra tutte le storie partecipanti, la tua è indubbiamente la migliore. :)
  
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