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Autore: Love_in_idleness    25/06/2011    2 recensioni
Howard Link conosce benissimo il confine tra la fantasia e il mondo reale. Ed è un luogo tutto da esplorare.
[One-sided Link/Allen; Link-centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Link | Coppie: Link/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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imm 04

Titolo: Cadere nella polvere

Capitolo: 4/5

Raiting: Non ci riesco. Non lo so fare. E' tutto molto angst.

Genere: Introspettivo, Linkromanticism. ANGST.

Avvertimenti: Shonen-ai. Robe deprimenti.

4.

Cadere nella polvere.

 

A volte Link se lo immagina.

È uno dei suoi pensieri fissi, una delle sue più grandi paure. A volte si immagina cosa vuol dire cadere in battaglia. Si immagina la morte arrivare – a volte è veloce e sorprendente come la mossa inaspettata del suo avversario, a volte è una lenta agonia, sangue che cola da qualche squarcio nel ventre, corpo disteso nel fango, respiro sempre più insignificante – odore di ferro, liquido ferroso in bocca e nelle narici -, freddo, rigidità, buio. C’è sempre molto dolore coinvolto.

Eppure la propria morte non è la cosa più sconvolgente che gli capiti di immaginare. È stato addestrato per accettarla come prezzo equo nel bilancio della battaglia che stanno combattendo. La vede ogni giorno farsi più vicina, più probabile – non riesce nemmeno a credere che vi sfuggirà – che morirà in pace, vecchio, in una casa tutta sua, in un giardino tutto suo, con un sorriso – non ci riesce, è perfettamente consapevole che morirà in battaglia.

Come tutti i suoi compagni.

Ma pensare a loro… alla loro morte – questa è tra tutte la cosa più terribile.

Link se lo immaginava benissimo il momento in cui Madarao sarebbe stato trafitto. A volte ci pensava prima di chiudere gli occhi e addormentarsi, col cuore che accelerava i battiti e respiri che si facevano più profondi. Una lama – chissà perché una lama -, vedeva una lama acuminata, la punta di una spada, colpirlo e affondare nella sua pancia, lo vedeva esitare un istante, trattenendo il fiato gelido come se in questo modo potesse preservarsi per sempre, e poi infine cedere, scivolando sul terreno coperto di altri resti umani.

Immaginava di vedere tutto, di essere assalito da una furia cieca, di colpire, e farsi largo tra le schiere di demoni col cadavere ancora caldo di Madarao fino alle proprie linee, immaginava di arrivare a nascondersi sotto qualche cresta rocciosa, o in un tugurio, o dietro a brandelli ammassati di case, e di doverlo lasciare lì, seppellito nella polvere – nemmeno una lacrima, solo parole di conforto, parole che vogliono dare forza e solennità al momento dell’addio.

Era quel periodo in cui cercava così disperatamente dei legami… e quelle figure attorno a lui, quei bambini con cui era cresciuto, forti ed impassibili e ormai disumani, quelle cinque persone che considerava segretamente la sua unica famiglia erano – le più precarie di tutte.

 

I minuti di calma durante una battaglia sono sempre terribili. Sono spaventosi. Sono come dilatati nell’angoscia. Non si vede mai niente. Nella confusione generale non si capisce mai niente, se non il vago senso di essere ancora vivo. Non si capisce chi è sopravvissuto e chi è caduto. Si sente solo una paura folle attanagliare ogni fibra del corpo, ogni pensiero è una scossa elettrica, ogni respiro è come deglutire acqua gelida. Durante la battaglia, no, è il corpo che reagisce. Solo i muscoli. Si muovono e riempiono il tempo col ritmo dei colpi mortali sferrati nell’unico desiderio di vincere.

C’è un breve attimo di pausa. Una sospensione carica di brutti presagi. Link non vede nessuno. È solo. È certo che stanno per attaccare. Non sa più dov’è Walker, dove sono i suoi compagni, come li ritroverà, non sa – non sa se sono ancora vivi o se è rimasto l’unico – l’ultimo sopravvissuto.

Ma ora sta perdendo l’uso del proprio corpo. Sta per cedere, sta per cadere a terra, sta per essere schiacciato come una bambola di porcellana. Sta per svanire – non vede niente –

Eppure conserva una parte della sua lucidità.

 

Se lo è immaginato già diverse volte.

Walker è un ragazzino gettato in mezzo a una guerra. Sono tutti ragazzi gettati in mezzo a una guerra, come se la guerra fosse una cosa da ragazzi, e sono tutti appesi allo stesso sottilissimo filo.

Sono tre mesi che lo segue ovunque e già non ricorda quante volte è stato in pericolo mortale, quante volta ha creduto che fosse davvero la fine.

Quanto è andato vicino – alla morte.

Ora se lo può immaginare benissimo. I corridoi bui dell’orfanotrofio che profumavano di pulito adesso hanno un odore di cenere. Le pareti sono state sventrate e il corrimano ligneo della scala è caduto, spezzato a metà dal colpo netto di un Akuma. Tra la polvere e i resti umani mummificati come lui si muovono cauti i due schieramenti, aspettando, valutando le distanze, per poi attaccare.

Può immaginarsi che in battaglia saranno rimasti Yuu Kanda, forse Marie, forse il piccolo Timothy, sicuramente Allen Walker. Kanda attaccherà ferocemente facendo a pezzi tutto ciò che incontrerà di fronte a sé. Kanda – lo vede per un attimo sfrecciare sul pavimento dissestato, soprabito che si alzerà per la velocità del movimento, prima che sparisca lanciandosi dietro a un Akuma.

Se lo può immaginare ora, Walker, Allen Walker solo, con i suoi artigli sguainati, fronteggiare un Livello 4. Può immaginarsi il suo sguardo determinato e la sua postura un po’ scomposta – ma più di ogni altra cosa può immaginarsi i suoi pensieri, la sua paura, la paura che scorre come adrenalina nelle vene e che fa fremere i muscoli e dilatare le narici e digrignare i denti, la pura che cancella ogni altra sensazione – dolore, sensi di colpa, strategie -, la stessa paura che prova lui ogni volta, la stessa paura che provano tutti quando si trovano così vicini alla morte.

Allen avrà quella sua maschera sul volto, una sottile barriera che lo difende dallo scherno dell’Akuma, e il mantello bianco lo avvolgerà come un bozzolo protettivo, l’unica fonte di luce in quell’oscurità spettrale, l’unica cosa investita di una certa consistenza eppure così precaria.

La massa raggomitolata-Allen si lancerà, prima o poi, afferrando con le lunghe dita uncinate la testa dell’Akuma, colpendo, sfregiando, schiacciando. Anche il Livello 4 contrattaccherà. Dalla sua bocca uscirà un potere spaventoso come dalla bocca di un cannone.

Link non sa di preciso quanto durerà il combattimento. Steso a terra, immobile, incapace di percepire, ha solo una vaga intuizione dei movimenti che lo circondano.

Ma può immaginarsi la forza di un Akuma di quarto Livello e quella di Walker con la sua stanchezza di essere umano e i limiti dei suoi quindici anni di età, e in un breve momento i suoi pensieri scartano dal campo di battaglia – vedono – vedono tra le assi divelte della stanza un qualcosa di argenteo e consistente precipitare con un rumore come di schiocco, e la figura rigida dell’Akuma catapultarsi con tutto il suo peso spaventoso sopra il punto dell’impatto, raccogliere tutta la potenza rimasta sulla punta delle dita e liberarla in un unico colpo.

Lo può immaginare benissimo. Il braccio proteso dell’Akuma – nodoso e plastico come fosse scolpito nel legno – trafiggerà il petto di Walker in un unico affondo, penetrando il mantello candido, penetrando la carne e le ossa, e stringerà il suo cuore – il suo cuore troppo giovane per essere di nuovo sfiorato in quella maniera così sporca -, e lo stringerà, lo farà esplodere.

E lui – steso a terra –

Se la può immaginare benissimo una battaglia persa. Non c’è ragione per vincere sempre le battaglie, e prima o poi la fortuna gira. Lo sa che Allen Walker è un ragazzo fortunato. Ma è anche un ragazzo-guerriero, come lui, come Madarao e tutti gli altri, uno la cui vita è appesa a un filo precario, uno destinato a morire in battaglia.

Se lo immagina – non potrà nemmeno gridare. Se morisse oggi, non potrà nemmeno compiere quell’ultimo, importantissimo gesto di affetto, di devozione, non potrà nemmeno recitare quelle ultime parole di amore alle quali si è sempre attaccato come una consolazione. Non potrà fare niente per lui. Niente.

 

Alla fine deve esserci riuscito. Col sangue che riprende lentamente a scorrere nelle vene, coi muscoli che si elasticizzano ed ogni parte di sé che torna a rispondere al suo comando –

Per qualche secondo rimane immobile, raccogliendo le forze per alzarsi ed il coraggio di guardare.

Ed è esattamente come ha immaginato: sono rimasti tutti in piedi, il bambino con l’Innocence incastonata nella testa, Yuu Kanda, Marie –

Allen – il suo sosia, il pagliaccio, combatte con la sua evocazione a forma di spada. 

È tutto molto veloce, i suoi sensi atrofizzati ancora non colgono con precisione lo svolgimento della battaglia. Ma sente la sua voce. È la voce di un ragazzo di quindici anni, e per quanto provi a nasconderlo, non riesce a mascherare il panico che lo invade.

Non è ancora finita. Ma rialzandosi per riprendere a combattere, non può che tirare un sospiro di sollievo.

***

Non è che mi sono dimenticata questa fanfiction. E' che mi sono completamente dimenticata di questo sito. E di avere una specie di vita, insomma...  Non importa. L'ultimo capitolo verrà postato, prima o poi. Promesso! C'é ancora qualcuno che legge questa storia? Ho risposto a tutte i gentili lettori che mi hanno lasciato una recensione: eli_star, XShadeShinra & Iced_Dust. <3

   
 
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