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Autore: Mei91    01/07/2011    6 recensioni
La vita con Luna non è stata affatto cauta. La soffrenza nella sua vita ha toccato livelli esorbitanti,prima con la morte prematura dei genitori, poi dei nonni, ma si sa alla sofferenza non c'è mai una fine. Luna è convinta che le sue disgrazie siano colpa di Andrè l' angelo della morte e da lui vuole e pretende vendetta. Riuscirà Luna a vendicarsi di Andrè o finirà con l' innamorarsi di lui?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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       CUOR DI LUNA!

Venezia 2012

Passeggio  tranquilla per il giardino della mia casa e penso alla mia vita e a come l’ ho vissuta.

 I ricordi governano sovrani le mie giornate.  Ricordi di giornate passate che preferirei dimenticare, ma so che è impossibile perché hanno contributo a fare di me la persona che sono oggi.

La mia vita non è, e non è stata la vita idilliaca che una ragazza di venticinque anni si aspetta, anzi tutt’altro.

Mi chiamo Luna Argento e sono una ragazza come tante altre ma con un passato decisamente terribile.

La mia fisionomia è semplice. Sono la tipica ragazza della porta accanto.

Alta il mio metro e settanta lunghi e mossi capelli biondi e occhi grigi.

Strana combinazione di colori, ma i miei genitori e i miei nonni mi dicevano che i miei occhi avevano lo stesso identico colore della luna mentre i miei capelli sembrano tinti dal sole. Ero felice in quegli anni. Mi sentivo amata e spensierata. Nessuna cosa a quell’ epoca poteva intaccare la mia felicità. Ero la bambina più fortunata del mondo.

 Non avrei mai immaginato, invece, di soffrire le pene dell’ inferno in soli venticinque anni di vita. Tutto è iniziato all’ età di dodici anni, precisamente il ventiquattro dicembre di una vigilia di Natale pessima.

I giochi e i divertimenti di una bambina spensierata, allegra, felice, furono distrutti in una maledettissima sera.  I miei genitori quella sera come regalo di Natale mi portarono in visita in un nuovo parco giochi aperto da poco “ Il Neverland”. Quella sera mi divertii come non avevo mai fatto in vita mia.  Passavo da una giostra all’ altra correndo e saltando e i miei genitori abbracciati e sorridenti mi seguivano. Sin da piccola avevo sempre notato quanto si amassero i miei genitori e sapevo anche che non tutti i bambini avevano la fortuna di avere dei genitori come li avevo io.

Ero veramente molto felice. A tarda sera i miei genitori mi portarono a prendere un gelato all’ interno di quel  meraviglioso parto.

Alla fine  di quella meravigliosa giornata, quando il parco giochi doveva chiudere, ormai pioveva a dirotto, ma a me non importava ero felice e esausta della bella giornata passata e non vedevo l’ ora di giungere a casa per mettermi nel lettone con i miei genitori e abbracciarli tutta la notte. Quelli erano solo sogni.

 Mio padre si mise al volete e mia madre al suo fianco. Io stanca, felice, soddisfatta di quella giornata mi ero accucciata sui sedili posteriori e mi appisolai attendendo l’ arrivo a casa.. Non ricordo bene come successe, solo un camion che  si e schiantato contro di noi. Mia madre riuscii in tempo ad aprire lo sportello e a spingermi fuori  sulla strada, mentre il camion  travolgeva e uccideva i miei magnifici genitori.

 Persi i sensi.

Mi risvegliai in ospedale dopo due giorni e appresi l’ amara verità che ormai avevo cominciato a sospettare: i miei genitori erano morti. I miei genitori non avevano mai fatto del male a nessuno. Mia madre era un chirurgo e aveva salvato decine di  vite, mentre mio padre era un avvocato di fama internazionale. Aveva salvato molti innocenti da prigione assicurata. Non avevano mai fatto del male a una mosca. E allora perché il destini, infame e crudele, me li ha portati via, lasciando me una bambina di soli dodici anni sola e con una sofferenza che non avrebbe mai dovuto avere e provare.

Perché?

Comunque, in seguito, Io fui affidata dai servizi sociali alle amorevoli cure dei miei nonni paterni  in quanto quelli materni erano morti prima che io nascessi.  I miei nonni mi hanno aiutata tanto a superare il trauma della morte dei miei genitori e in breve riuscii a vivere una vita discreta. Frequentavo la scuola, di tanto in tanto uscivo con gli amici, e andavo anche a ballare, tutto fino a quindi anni. 

A quindici anni fu l’altro orribile disastro. I miei nonni, i miei tutori, le persone più care che avevo al mondo si ammalarono di una malattia ancora ignara all’ uomo. Morirono a distanza di due mesi l’ uno dall’ altro. Il primo a morire fu mio nonno. La malattia lo aveva distrutto e reso irriconoscibile dall’ uomo che avevo sempre conosciuto e ammirato. Forte e inflessibile ma anche amorevole e protettivo. Appena mio nonno morì anche la nonna si ammalò della sua stessa identica malattia  e in due mesi anche lei raggiunse il nonno nell’ aldilà. Per me fu una sofferenza lancinante e ancora non riuscivo a credere che fosse capitata a me eppure fu così.

Ormai abbastanza matura anche se a quindi anni decisi di andare a vivere da sola. Avevo i soldi lasciti in eredità dai miei genitori e dai miei nonni e con quelli mi continuai a pagare gli studi e in seguito anche l ‘università. Adesso laureata riuscii a  trovare  un buon lavoro in banca e li conobbi tante  persone che divennero subito miei amici.  Riuscii a risollevarmi e a uscire la sera con qui nuovi amici che mi ero fatta. Qualche mese dopo la mia assunzione in banca un altro ragazzo entrò a far parte del personale della banca “Fonte sicura” la persona  che a breve sarebbe diventata la persone più importante della mia vita : John Smith. Adesso John è il mio ragazzo e insieme progettiamo il matrimonio. Stiamo insieme da un bel po’ di tempo e sono sicura: lui è l’ uomo della mia vita e sono pronta a compiere con lui il grande passo.

Adesso basta con i ricordi, mi devo dare una mossa o arriverò tardi a lavoro e sta volta chi lo sente il capo.

E’ una mattina come tutte le altre per le strade di Venezia. La città italiana più suggestiva di tutte. E’ il solito tram tram e via vai di persone, automobili e traghetti. Qualche gondola di primo mattino porta qualche  coppietta innamorata a spasso per la città. Ricordo che fu proprio in uno di queste giornate così suggestive e calme che John su una gondola mi ha chiesto di sposarlo. Per me è il ragazzo più bello che avessi mai visto. E’ un omaccione alto, capelli biondi e caldi occhi verdi. In quegli occhi riesco a vedere grandi distese verdi e pianeggianti. Il mio uomo ha un carattere dolce e allegro, solare. Lo adoro e lo amo da morire. Non vedo l’ ora di sposarlo.

Eccomi, sono finalmente davanti le porte della banca e faccio per entrare ma una rosa rossa mi si para davanti facendomi bloccare e sorridere.

“Buon giorno splendore, sei più radiosa che mai, oggi!”

“John!” esclamo prendendo la rosa che mi porgeva e buttandomi addosso a lui in un abbraccio dolce.

“Ehi, Luna tesoro che c’è?”

E’ preoccupato lo sento ma ho bisogno di abbracciarlo e stringerlo forte a me. Ho come una brutta sensazione ma non voglio pensarci.

“Luna, non avrai fatto di nuovo un salto indietro nel tempo, vero?”

Si riferisce ai  miei genitori e nonni. Ormai mi conosce proprio bene.

“Solo un pochino, mentre venivo qui!” rispondo sincera. Lui sa che ricordare mi fa male, ma non posso farci niente, quei ricordi appartengono e apparterranno sempre a me e dopo due anni che stiamo insieme, John lo ha anche capito.

“Luna, non ti dico che non devi ricordare, ma ti prego vi…”

Non lo lascio finire di parlare che lo bacio con passione. So quello che mi vuole dire ormai me lo ripete da  tanto di quel tempo che ormai ci ho fatto il callo, ma di quel bacio ho veramente bisogno. Quella maledettissima, orribile, sensazione non vuole sparire. Lo sento che risponde al mio bacio e mi stringe forte a se. Le sue braccia sono così accogliente che preferirei vivere la mia vita in esse e non uscirne mai. Amo John è tutta la mia vita. Alzo le braccia e infilo le mani nei suoi morbidi capelli biondi e lo coccolo. Sento le sue labbra sulle mie incurvarsi in un sorriso e stringermi maggiormente. Che ragazzo d’oro. Chi ha detto che le favole d’ amore non esistano? Chi ha detto che il principe azzurro non esiste? Chi ha detto che l’ amore non è bello? Io no di certo. Io il mio principe l’ ho appena trovato e mi sta baciando in questo momento.

Sento che John si allontana da me e mi guarda sorridente.

“Luna che succede?”

“Mi manchi!”

Lo ribaciai e lui mi coccolò. Sentimmo che qualcuno ci stava fissando e ci staccammo l’ uno dall’ altro e ci voltammo vedendo il capo che ci guardava con un sorriso beffardo.

“Capo!” esclamammo io e John staccandoci immediatamente.

Il capo ci osservò capo a piedi e mostrò un sorriso a 360°. Poi parlò tentando di trattenersi e fare il serio.

“Avete la mattinata libera. Luna, John presentatevi qui in banca alle tre. Adesso filate a casa. Noto, che avete bisogno di stare un po’ soli e insieme. Andate. Ora, prima che ci ripensi.”

Io arrossì di botto come un peperone mentre John metteva una mano sulla mia vita e mi stringeva al suo fianco sorridendo al capo che quel giorno, miracolo dei miracoli, sembrava di buon umore.

“Grazie capo, saremo puntuali.” Esordì John e io arrossi ancora di più. Era vero avevo bisogno di stare con John e soprattutto fare per la mia prima volta l’ amore con lui.

“Grazie.” Riuscii a sussurrare e mi strinsi maggiormente al mio uomo.

Il capo annui e ci superò entrando in banca io e John ci guardammo,  ci sorridiamo e mano nella mano ci avviamo per le strade di Venezia. Passeggiammo insieme per circa due orette facendo tutto quello che le coppiette innamorate fanno di solito, poi andammo a casa sua.

“Luna, vuoi qualcosa da mangiare o magari da bere?” mi chiese John premuroso.

“No, grazie tesoro.”

“Ok.” Mi sorrise dolce.

“C’è qualcosa che posso fare per te mio piccolo fiore argentato?” mi chiese ancora.

Io annuii in imbarazzo e suscitai la curiosità del mio uomo.

“Luna?” mi chiamò

“Si?”

“Cosa posso fare per te, angelo?” mi chiese sedendosi accanto a me e mettendomi un braccio sulle spalle.

“Nulla.” Mentii. Volevo fare l’ amore con lui ma l’ imbarazzo mi bloccava. Accidenti alla mia super timidezza.

“Luna ti prego parlami.”

E brava Luna hai fatto preoccupare John. Brava idiota!  Che idiota! Stupida idiota!

Basta! Luna, basta! John è l’ uomo che sposerai e  se vuoi fare l’ amore con lui basta dirglielo. E piantala di farlo preoccupare.

“John…” iniziai titubante

“Luna, lo sai che mi puoi dire qualsiasi cosa. Luna non è che mi vuoi lasciare vero?” Mi domandò impaurito . E brava Luna adesso John è terrorizzato all’ idea che possa lasciarlo. Ma io  non voglio lasciarlo e infatti un mio urlo lo sorprese

“Mai! John non ti lascerò mai. Io ti amo e vorrei fare l’ amore con te!” appeno finii il mio urlo mi resi conto di ciò che avevo detto e arrossii come un pomodoro. Ecco brava adesso mi sento in imbarazzo. Vidi  l’ espressione nel viso di John che da sorpresa si lasciava andare in un dolce sorriso e mi tirò a lui e mi strinse  in una stretta quasi soffocante.

“Oh Luna…” detto questo mi alzò il mio e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie e cominciò a baciarmi con estrema calma e delicatezza disarmante. Amo John, l’ ho detto? Si? Bene lo ripeto.

 

LUNA

JOHN

              
   
 
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