DISCLAIMER:
I
Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle
serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei Production
e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di
lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno
leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto,
intesa….
CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO
CAPITOLO 1 – UN’AVVENTATA VIRAGO’
E’
così anche Shun si era “impiccato”. Ikki osservo il volto
raggiante del fratello mentre, mano nella mano con Nemes salutava gli
invitati al loro matrimonio. A ben vedere si trattava per lo più di
persone che lavoravano a Villa Kido, il personale e i bambini
dell’Orfanotrofio di Nuova Luxor dovere erano cresciuti, e gli
immancabili compagni d’avventura. Insofferente alla bolgia in cui
si era trasformata la festa a Villa Kido, nonché all’insopportabile
cravatta che lo stava, letteralmente, soffocando Ikki si avviò verso
il bosco, al limitare del giardino, alla ricerca di un po’ di pace
e silenzio.
“Salve, Ikki. Ammetto che vederti in giacca e
cravatta è stata una vera e propria sorpresa”.
Il tono
dolcemente ironico di Shaina, lo fece voltare. Accanto ad un
gigantesco platano la giovane sacerdotessa guerriero, per l’occasione
priva dell’inseparabile maschera d’argento e fasciata in un
elegante vestito da cerimonia, pareva disperatamente volersi isolare
dal trambusto generale. Evidentemente non era il solo ad essere
insofferente alle chiacchiere “inutili” da salotto.
Con una
smorfia eloquente, dipinta sul volto, Ikki si tolse la cravatta,
orrendo strumento di tortura, prima di slacciarsi il colletto
dell’immacolata camicia. Il completo blu, giacca e pantalone, che
Lady Saori lo aveva costretto ad indossare lo faceva sentire
impacciato.
^Ikki, insomma, sei il testimone dello sposo, non puoi
presentarti alla cerimonia in jeans e maglietta. Infilati questo e
per una volta, cavaliere, non fare storie^.
Al pensiero di quanto
fosse stata autoritaria in quell’occasione gli venne da
sorridere.
Tornando a guardare Shaina notò la sua bellezza fuori
dal comune, e l’incredibile somiglianza con Shun. Gli stessi colori
tinteggiavano i loro capelli e i loro occhi. Bizzarro scherzo del
destino.
“Anche tu non mi sembri particolarmente a tuo agio
senza la maschera d’argento e l’inseparabile cloth guerriero”
l’apostrofò dopo un attimo, appoggiandosi all’albero.
“Dove
hai lascito Seiya?” la punzecchiò poi, dopo qualche istante di
silenzio.
“Ad abbuffarsi di ogni ben di dio al buffet” fu la
pronta risposta della giovane, con un vago tono di riprovazione.
Ikki
guardò nella direzione indicata da Shaina e intravide, in mezzo alla
ressa, la capigliatura castana dell’amico. Seiya era sempre lo
stesso. Poco distante da lui Shyriu e Shunrei stavano discorrendo
pacatamente con Lady Saori, mentre Hyoga e Flare erano affianco alla
neo-coppia di sposi, presumibilmente con l’intento di fornir loro
ragguagli sulle insidie della vita in comune.
Notando ove si fosse
posato lo sguardo azzurro del cavaliere Shaina gli chiese, in tono
tranquillo.
“Adesso che cosa farai, Ikki. Sparirai nuovamente
per un periodo medio lungo, sino al prossimo evento rilevante, tipo
la nascita di un nipote o hai deciso di mettere radici?”
Ikki
ripensò a quanto era successo nell’ultimo periodo, al confronto
avuto con Saga (vedi “Un confronto chiaritore” – N.d.A.). Ad
essere onesto non aveva preso ancora una decisione in merito. Con
tutta probabilità ne avrebbe discusso con Lady Saori nei giorni a
venire.
“Credo che per ora resterò un po’ a Nuova Luxor. Poi
si vedrà” fu la laconica risposta.
Shaina non fece commenti, ma
si limitò a studiare il profilo deciso del ragazzo. Non poteva dire
di conoscere bene Ikki, in effetti, non aveva mai avuto modo di
frequentarlo molto, giacché spariva sempre. Aveva tuttavia
l’impressione che qualcosa gli rodesse dentro, che lo rendesse
irrequieto. Quel giorno, purtuttavia, gli parve diverso. Non c’era
la solita ombra cupa ad oscurare i suoi occhi. In quel mentre, il
gesticolare plateale di Seiya la richiamò al presente. O si sbrigava
a raggiungerlo, o tutti gli invitati al ricevimento avrebbero riso
per la sua spontanea, quanto esagerata, allegria.
Erano
trascorsi due mesi da quel giorno. L’arroventato sole di Grecia, ed
il profumo di ulivi ed oleandri, accolse l’arrivo di Ikki al Grande
Tempio. Con l’immancabile cloth (armatura – N.d.A.) della Fenice
al seguito si avviò lungo la marmorea scalinata che, più di
quindici anni prima lo aveva visto impegnato nella sanguinosa lotta
contro i Gold Saints fedeli ad Arles. Un pensiero da cancellare, un
ricordo che andava bene esclusivamente per evitare di incorrere negli
errori del passato ma che, come gli aveva suggerito Saga, non doveva
lacerargli l’anima. Era passato, il presente ed il futuro contavano
adesso. Gli fece in ogni modo effetto attraversare le case deserte di
Mu e Aldebaran. Una sensazione particolare gli portò la vista della
3^ Casa, quella di Saga. L’armatura dei Gemelli era sempre lì,
unica silente custode di quel luogo. Quando abbandonò il piccolo
tempio, avvertì una strana sensazione di benessere, era come essere
tornato a casa, anche se non sapeva bene il perché di
quell’impressione. Tuttavia qualcosa lo lasciava perplesso. Era
presumibile che Saori avesse avvertito i soldati del Grande Tempio
del suo arrivo imminente, ma la facilità con la quale era giunto
sino alla soglia della 9^ Casa di Sagitter era sconcertante.
Possibile che non vi fossero guardie in giro? Si aspettò, per lo
meno, di trovare Seiya a custodire la casa che fu di Aiolos, invece
ad attenderlo… il silenzio più assoluto. Ottimo, di questo passo
avrebbe raggiunto il sacrario, ove si ergeva la statua di Athena,
assolutamente indisturbato. Cominciava a comprendere le ragioni di
Lady Saori quando, una settimana prima, gli aveva proposto di
trasferirsi al Grande Tempio con il ruolo di Comandante delle Guardie
che costituivano l’Esercito di Athena. Gli venne il sospetto che
avrebbe avuto un bel po’ di lavoro da fare.
^Di certo non
avrò di che annoiarmi^ pensò ironico.
All’improvviso, un
movimento furtivo alle proprie spalle lo mise in allarme.
Evidentemente qualcuno si era degnato di controllare la sua scalata
al Tempio principale. Fingendo noncuranza, proseguì la salita verso
la casa di Shura, i sensi in allerta. All’improvviso, l’ombra che
lo seguiva, balzò in avanti con agilità, tentando di agguantarlo
alle spalle, ma Ikki fu più lesto e con decisione afferrò il
braccio che aveva tentato di ghermirlo per la gola e, con un brusco e
repentino colpo di polso, catapultò il mal capitato oltre la propria
testa, contro le bianche colonne che costeggiavano la scalinata.
Rimase vagamente sorpreso nel notare l’agilità con la quale
l’avversario si coordinò in volo, per usare la colonna come
trampolino e lanciarsi, audacemente, in un attacco frontale. Il
luccichio al sole della maschera d’argento gli fece comprendere che
aveva innanzi una sacerdotessa guerriero, ma di certo non era Shaina,
giacché l’avversaria che ora lo incalzava con feroce rapidità
aveva ricci e folti capelli neri. Evitando il suo nuovo attacco, la
spiazzò con un modesto pugno all’altezza dello stomaco, che la
fece indietreggiare di qualche passo.
“Chi diamine sei,
straniero. Non sai che non è concesso salire al Grande Tempio?”
domandò all’improvviso la giovane.
Ikki sogghignò leggermente,
simpatica la ragazza prima attaccava e poi gli rivolgeva la
parola.
“Conosco perfettamente le regole, sacerdotessa
guerriero. Piuttosto mi sorprende l’inefficienza delle Guardie
giacché sono giunto sin qui senza trovare ostacolo alcuno” rispose
tagliente, mentre studiava la reazione della giovane guerriera.
“Beh,
puoi considerarti fortunato ad essere giunto sin qui, perché la tua
salita al Grande Tempio si conclude ora” fu la pronta risposta
della ragazza, apparentemente per nulla turbata dalle parole del
cavaliere, mentre il suo microcosmo si espandeva avvolgendola in
un’aura d’energia.
^Però, decisa la ragazza^ pensò Ikki.
Evidentemente, prima di ragionare con lei… bisognava batterla.
Sarebbe stato uno scontro breve, ma divertente. Istantaneamente il
cosmo vigoroso della Fenice avvolse il corpo del cavaliere, mentre
partiva, questa volta per primo, all’attacco.
La giovane
guerriera fu letteralmente travolta dall’impeto del Saint che,
senza troppi complimenti, la scaraventò a più di sei metri di
distanza, prima di sovrastarla, inchiodandole una spalla al suolo
ponendovi sopra, un po’ di malagrazia, un piede.
Un gemito di
dolore sfuggì alla giovane. Era stato talmente rapido che non lo
aveva neanche visto attaccare.
“Lasciami!” urlò, furiosa,
consapevole che al minimo gesto il cavaliere avrebbe potuto spezzarle
il braccio, senza alcuno sforzo.
“Prima rispondi ad una semplice
domanda. Dove posso trovare Seiya il Saint di Pegasus?” chiese
Ikki, senza allentare minimamente la pressione del piede.
La
ragazza parve sorpresa da quella domanda, ma non volle
rispondere.
“Va al diavolo” esclamò furente, prima di
sprigionare al massimo il proprio cosmo di fatto, costringendo Ikki a
scostare il piede onde evitare di ustionarsi. Con felina rapidità la
sacerdotessa schizzò in piedi, e con un paio di capriole si portò a
distanza di sicurezza, massaggiandosi la spalla dolorante.
Ikki si
stava spazientendo. Non era sua intenzione usare le maniere forti, ma
quella testarda di una ragazza non gli stava offrendo alcuna via
scelta.
“L’hai voluto tu, ragazzina. Ma poi non lamentarti se
proverai dolore” disse ironico, prima di liberarsi dello scrigno
ove riposava la sua sfavillante armatura. Non aveva bisogno delle sue
vestigia di cavaliere per piegare la resistenza di quella
mocciosa.
Perplessa la giovane, assunse istintivamente una
posizione di difesa, sentiva che l’avversario si era stancato di
“giocare”. Neanche il tempo di congetturare tali pensieri che la
violenza devastante delle “Ali della Fenice” piombò su di lei,
travolgendola. Per evitare di recarle gravi ferite, Ikki aveva
notevolmente contenuto il colpo. Travolta da una sorta di uragano
rovente, la giovane fu scagliata in aria e poi contro le scoscese
rocce a strapiombo, prima di crollare dolorante e semi-svenuta al
suolo. Non ebbe il tempo per riprendersi dalla violenza del colpo che
Ikki l’aveva già agguanta per le spalle, stringendola in una morsa
decisa e dolorosa.
“Allora, sacerdotessa guerriero, ti decidi
ora a dirmi dove posso trovare Seiya, o debbo continuare?” le
sibilò all’orecchio il Saint della Fenice.
“Basta così,
Ikki. Lasciala andare” si intromise all’improvviso il tono deciso
di Seiya, mentre osservava con rimprovero l’amico e i tagli che
segnavano il corpo della giovane.
“Alla buon ora, Seiya. E’ in
questo modo che proteggete il Grande Tempio? L’unico Gold Saint
presente che si eclissa e una sacerdotessa, alle prime armi, non mi
sembrano il massimo” fu la pronta risposta di Ikki, mentre lasciava
andare la giovane che, con un rantolo sommesso, si lasciò scivolare
al suolo.
“Va tutto bene, Cassiopea?” chiese Seiya, ignorando
la sfuriata dell’amico. Certo che Ikki non c’era andato tanto sul
delicato, un rivolo di sangue fuoriusciva da sotto la maschera, segno
che la giovane aveva ricevuto un colpo sul viso.
“Insomma, Ikki.
Che ragione avevi per conciarla in questo stato?”. Seiya pareva
realmente arrabbiato. Ikki, non rispose, osservando il corpo tremante
della giovane. Forse non aveva tutti i torti. Aveva contenuto, e
parecchio, la sua forza, ma evidentemente non abbastanza. Vide Seiya
chinarsi accanto alla giovane, con l’intento di sincerarsi sulle
sue condizioni ma, quest’ultima scansò con un gesto violento la
sua mano protesa.
“Volevo difendere il Tempio in vostra assenza,
cavaliere. Ma non ne sono stata capace. Vi chiedo perdono” e prima
che qualcuno potesse aggiungere qualcosa scattò in piedi, fuggendo
lungo la scalinata.
“Di un po’, ma chi era quell’avventata
virago?” chiese Ikki, perplesso.
Gli occhi castani di Seiya si
restrinsero un attimo, mentre studiava il volto abbronzato
dell’amico.
“Si chiama Cassiopea ed un’allieva di Shaina.
Hai davvero esagerato con lei, Ikki. Non ha ancora completato
l’addestramento, avresti potuto farle veramente male”. Il tono di
Seiya era carico di rimprovero, ma il Saint della Fenice prevenne
altre recriminazioni dell’amico dicendogli in tono deciso “In
primo luogo è stata lei ad attaccarmi. In secondo luogo, non è
certo un vanto di eccelsa organizzazione porre alla difesa del Tempio
una principiante. Se invece del sottoscritto si fosse fatto vivo un
nemico pronto a tutto, la ragazzina adesso sarebbe morta e non,
leggermente ammaccata” fece notare, infatti, in tono duro.
Seiya
abbassò lo sguardo, traendo un sospiro rassegnato.
“Hai
ragione, ma dopo lo scontro con Hades, e la scomparsa dei Gold
Saints, il Tempio è rimasto sguarnito, non mi hai trovato alla 9^
Casa perché ho l’abitudine di presiedere quella di Aphrodite,
dalla cui cima riesco a vedere gran parte della Vallata. Di solito,
alle altre case pensano i soldati capitanati da Shaina, ma oggi c’è
stato un incendio al Villaggio e la maggior parte di loro sono andati
a dare una mano” spiegò, riprendendo la salita verso il Tempio
principale mentre Ikki, raccolto lo scrigno con il cloth, si
incamminava al suo fianco.
“E Marin che fine ha fatto?” chiese
lanciando un’occhiata in giro. Anche la Casa del Capricorno aveva
un aspetto trasandato, come le precedenti.
“Si occupa
dell’addestramento delle nuove reclute, dovrebbe essere
all’Anfiteatro dei Tornei, in questo momento”.
“Dimmi un
po’, eri al corrente del mio arrivo, o il messaggio di Saori non ti
è pervenuto”.
Se neanche la posta funzionava più, al Grande
Tempio erano proprio messi male.
“No, la lettera l’ho
ricevuta. Non diceva però l’ora del tuo arrivo. Quando hai
iniziato la lotta con Cassiopea ho riconosciuto il tuo cosmo e ti
sono venuto incontro”.
Improvvisamente Seiya scoppio a ridere,
di gusto.
“Sai amico, non ti ci vedo nelle vesti di Comandante
delle Guardie del Tempio” rifletté poi, ad alta voce, attirandosi
un’occhiataccia da parte dell’amico.
“Sì, certo. Come io
non ti vedo in grado di gestire tutto questo complesso, data la
spensierata sbadataggine che fa parte della tua indole” fu la
pronta risposta di Ikki.
Seiya era già pronto a ribattere, quando
uno sparuto gruppo di soldati si fece loro incontro.
“Cavaliere
di Pegasus, volevamo informarla che l’incendio è stato domato.
Tutti i soldati sono rientrati pochi minuti fa” disse uno di
questi, chinandosi in un ossequioso saluto.
“Ehm. Molto bene.
Dite loro…” iniziò a dire Seiya, prima di essere bruscamente
interrotto da Ikki.
“Sono il Saint della Fenice e per ordine
della Dea Athena da oggi assumo il comando della Guarnigione. Dite al
vostro comandante che lo aspetto, entro mezz’ora, alla 5^ Casa. E’
tutto, puoi andartene”.
Il tono di Ikki non ammetteva repliche
e, seppur confuso, il soldato si chinò prima di rivolgere uno
sguardo a Seiya che annuì prontamente confermando, di fatto,
l’autorità che Ikki aveva palesato.
“Vedo che hai deciso di
prendere in mano la situazione fin da subito” costatò Seiya,
incuriosito dal cipiglio severo apparso sul volto dell’amico.
“Non
sono venuto per una vacanza. Torna pure alla casa di Aphrodite, io
scendo a quella di Aioria. Ci vediamo dopo il tramonto, al Tempio”.
Detto questo, senza neanche attendere la replica del cavaliere, Ikki
girò sui tacchi e ridiscese la scalinata, sparendo oltre la curva
naturale della montagna.
Seiya, perplesso, si passò una mano tra
i folti capelli, prima di sorridere debolmente. Forse Athena aveva
trovato l’incarico giusto per l’irrequieto cavaliere della
Fenice.