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Autore: Morea    25/07/2011    10 recensioni
Dieci secondi dopo Hermione Granger, tornata in possesso chissà come della sua bacchetta, violava un sepolcro.
Dieci secondi dopo, Draco Malfoy disquisiva amabilmente con un rospo dei pro e dei contro della ceretta all'inguine.

Storia in tre capitoli, profondamente assurda e senza senso, di come la Bacchetta di Sambuco seppe orchestrare la vita e la morte semplicemente giocando a scacchi.
In memoria di Harry James Potter.
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Tre anni dopo

Scacco Matto

Allora la vita non è che un vuoto senza fine!...
Ingmar Bergman - Il Settimo Sigillo



*Senza Rea non esisterebbe questa storia e non esisterebbe il suo titolo.
Questa storia è per te, mia Slyth cucciola di Foca.



Hogwarts, tre anni dopo.




« Ricordami perché siamo qui. »

Rumore di passi, di foglie secche e stropicciate.
« Perché la pazienza richiede molta pratica. »
Sommessi fruscii, il respiro di un gufo.
« Ricordami perché siamo qui. »
Un tuono lontano, barlume di luce.
« Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. »
Un ringhio soffocato - e nessuna strana creatura ad emetterlo.
« Ricordami perché siamo qui, Granger. »
Lei si asciugò una lacrima, in piedi di fronte al marmo ghiacciato.
« Per questo » e sollevò la bacchetta.

Il Lago Nero li fissava, fingendo indifferenza: non brillava nessuna luna e la pietra era grigio topo, più che bianco splendente. E Draco Malfoy sbuffava.
« Ho sempre pensato che non dessi tregua neanche ai morti, Granger. »
« Taci e illumina. »
L'unica luce che vide fu un lampo riflesso nelle mani vuote.
« Mai concedere a un Malfoy il privilegio di avere l'unica bacchetta in uno scontro, Mudblood » sibilò l'altro, giocherellando con il bottino appena guadagnato.
« Questo non è uno scontro, Malfoy. Rendimi la bacchetta, idiota. »
« Mai sottovalutare un Expelliarmus. Credevo che Potter ti avesse insegnato qualcosa, finché ha avuto il tempo di farlo. »

Dieci secondi dopo
Hermione Granger, tornata in possesso chissà come della sua bacchetta, violava un sepolcro.
Dieci secondi dopo, Draco Malfoy disquisiva amabilmente con un rospo dei pro e dei contro della ceretta all'inguine.

« Devi strappare in questo senso » spiegò pacatamente Draco al rospo, allargando una gamba e fingendo di tirare qualcosa di non meglio definito verso l'alto.
Il rospo lo guardò colmo di compassione, scuotendo la testa.
« Ti assicuro che è così! » replicò impermalosito.
Una linea di luce e tornò in sè, per scoprire il sorriso tirato di Hermione.
« Come hai fatto a riprenderti la bacchetta? »
« Babbanerie, Malfoy. »
« E perché l'occhio mi fa male? »
« Babbanerie, Malfoy. »
« Hai già fatto? » chiese poi, fissando disgustato il volto imbalsamato di Albus Silente.
« Non ti ho disincantato per niente, Malfoy. Mi servi tu. Prendila. »
« Cosa mi hai fatto dire, questa volta? »
« Vaneggiavi sui peli incarniti. Posso vedere il tuo inguine? »
« Non dovresti vincere la mia repulsione, farmi capire a gesti che sei una donna, farmi vedere le tette e poi chiedermi di vedere il mio inguine? »
« Prendila e basta. »
E Malfoy sfiorò la barba cristallizzata dell'uomo che avrebbe dovuto uccidere.

« Perché io? » domandò, interrompendo per la quarta volta i sortilegi di Hermione.
« Piantala di farmi perdere il filo! »
« E tu non mi ascoltare! »
Si mise a giocherellare con la Bacchetta di Sambuco, finendo per appiccare un incendio... sull'acqua.
« Esattamente per questo. Questa bacchetta è stata tua, di certo non meritatamente, ed è per questo che puoi farle fare cose stupide come questa. »
« Se ridici un'altra volta 'questo' con quell'aria da so-tutto-io pretendi un premio, Granger? »
Si ritrovò senza pantaloni.
« Devi tuttavia ricordarti che non sei il suo legittimo proprietario, Malfoy, e che una semplice bacchetta come la mia ubbidisce più volentieri ai miei ordini e infonde più forza nei miei incantesimi. »
« Se ridici un'altra volta 'mio'... »
I suoi boxer divennero slip.
« Un inguine perfetto, Malfoy. »

« Dove hai spedito i miei vestiti, Mudblood? Qui si gela. »
« Notavo una pericolosa assenza di gonfiore sotto quella poca stoffa che ti ho lasciato, in effetti. »
« Vorresti dirmi che sai cosa si cela sotto un paio di brache, Granger? Weasley te l'ha spiegato? »
« Volendo, potrei vederlo anche adesso » mormorò, precedendo per la seconda volta la Bacchetta più potente di tutti i tempi.
E mentre la Bacchetta di Sambuco cercava nel suo archivio un incantesimo per Evocare capi d'abbigliamento fatti Evanescere da qualcun altro, a Draco non restò che interpretare un novello Adamo, le mani di fronte ai gioielli e la prima foglia capitata a tiro sulle pudenda.
La Bacchetta di Sambuco trovò tutto questo talmente divertente che si rifiutò di rivestire chi un giorno l'aveva ammaestrata.



Se Harry James Potter - pace all'anima sua - fosse stato presente, si sarebbe disteso a pelle di leopardo sulla Tomba Bianca, magari rimanendoci anche attaccato per il ghiaccio ad adesione permanente. Avrebbe difeso il cadavere del suo mentore fino allo stremo, si sarebbe rifiutato di ragionare com'era nel suo stile e avrebbe pestato i piedi finché i due Auror non si fossero allontanati sufficientemente da permettergli di decantare le lodi di chi l'aveva voluto morto fin dal giorno della sua nascita.
Tutto questo se a Harry James Potter il Destino avesse concesso il privilegio di accoppiarsi con Ginevra Weasley e di sfornare - chi può saperlo? - uno (troppo poco?), due (non c'è due senza...), facciamo tre (ora sì che si ragiona!) pargoli a cui appioppare nomi improbabili e forieri di disgrazie - a questo proposito, Luna Lovegood toccava (sempre ipoteticamente) ferro in un punto imprecisato della Patagonia.
E invece, la Morte si era presa Potter con la stessa nonchalance con cui giocava a scacchi.
Del resto, aveva iniziato a divorare le pedine di Potter in una lontana sera di Halloween, eppure distruggere cavalli, alfieri e pedoni non era mai bastato: il Sopravvissuto aveva sempre trovato il modo di arroccarsi, di chiudersi in difesa e resistere a ogni attacco, persino quando lo scontro appariva talmente schiacciante da far sorridere i suoi detrattori. Poi, la torre cadde.
O meglio, Harry Potter cadde dalla torre.

Ronald Weasley sparì dall'Inghilterra subito dopo il funerale.
Si vociferava che l'avessero avvistato in Tibet, barba incolta e vestiti laceri, al Polo Sud, pericolosamente integrato in una colonia di pinguini, o tra Mosca e Vladivostok, tra cento fermate impronunciabili e in un tempo immobile e incomprensibile.
La verità è che Ronald Weasley viveva col ghiaccio nell'anima, e non sarebbe tornato mai più a farsi scaldare.

Ginevra la prese meglio.
Chi le fu vicino, la vide versare dieci lacrime - una per ogni anno in cui l'aveva amato - e asciugarsi il viso per guardare avanti. Contava in cuor suo di ritrovarlo in qualche diario scolorito, prima o poi, di parlare con la sua anima e di farla rivivere attraverso di lei.
La verità è che la mente di Ginny Weasley era caduta dalla torre, insieme al suo unico pensiero.

Hermione Granger si era presa cura degli altri, come le toccava sempre fare.
Aveva asciugato le dieci lacrime di Ginevra, fingendo che l'ultima stilla ricordasse ancora il motivo di quel pianto. Fu quando non vide più alcun riflesso nelle pupille ormai asciutte, che capì che non si poteva recuperare la ragione dopo un volo di cinquanta metri.
Aveva trascorso due mesi a cercare Ron, finché non aveva ritrovato il Deluminatore in un cassonetto canadese e aveva capito di non poter perseguitare chi non voleva essere rintracciato.
Si era lasciata in disparte, rimandata a quando avrebbe avuto tempo, perché tutto veniva prima di lei.
Come quella missione incredibilmente delicata e segreta che le era toccata quella notte.
E che aveva spogliato Draco Malfoy.

« Potter è caduto da solo. »
« Fino a prova contraria. »
« Chi mai poteva volerlo morto, Granger? »
« Chi mai poteva volerti Auror, Malfoy? »
« Vestimi. »
Con un ghirigoro di una bacchetta, Draco Malfoy si ritrovò addosso un kilt.
« Le sottane sono da donne, Mudblood. »
« Anche la ceretta all'inguine, Malfoy. »

« Spiegami di nuovo come funziona la Bacchetta di Sambuco, Granger. »
« Come ti ho già ripetuto almeno quindici volte e mezzo. »
« Questa bacchetta ha appena incendiato l'acqua. »
« Quella bacchetta ha appena incendiato l'acqua. »
« Questa bacchetta non si è lasciata prendere da te. »
« Quella bacchetta si è lasciata toccare solo da te. »
« Ma questa bacchetta non funziona bene in mano mia! »
« Immagino si chiami incapacità, Malfoy, ma arriva al punto. »
« Io non ho ucciso Potter. »
« Forse. »
« Ma che... »
« Expelliarmus! »


Con la Morte in mano, Hermione Granger decise di giocare a scacchi.
« Avada Kedavra. »








La pazienza richiede molta pratica  e  
Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così  sono due citazioni di Paulo Coelho.
L'Incantesimo con cui Hermione manda Draco fuori di testa è una mia invenzione, che si ripresenterà anche nei prossimi capitoli.
La Morte e gli Scacchi sono una citazione - immagino un po' prevedibile, ormai - de Il Settimo Sigillo.
Tra Mosca e Vladivostok
e tutto ciò che segue queste parole, fino al punto, è un riferimento alla ferrovia transiberiana, che si snoda appunto tra quelle due città, comprende circa cento fermate e attraversa sette fusi orari, impiegando una settimana per fare tutto ciò.




Non pretendo di convincervi del fatto che questa storia abbia un senso, perché non ce l'ha. E' uscita dalla mia mente tra ieri sera e stamani, completa nei suoi tre capitoli - non uno di più! - che mi ero imposta di scrivere.
Capirete più avanti cosa c'entra la Bacchetta di Sambuco, perché diamine Hermione e Draco siano insieme.
Sono spaventosamente OOC, e lo so. Farò finta di giustificarmi dicendo che la storia è ambientata tre anni dopo la fine di Voldemort e che nel frattempo sono successe tante, tante cose.

E, a chi voglio darla a bere, ho scritto questa storia solo per pubblicizzarne un'altra, che mi ha rapito il cuore. Medusa, di Atopika. Quindi, se questa storia vi farà particolarmente schifo, consideratela uno spot.

Rea, di nuovo mille volte grazie.


Aggiornerò mercoledì (è la prima volta che posso fare promesse *_____*), e se nel frattempo avete voglia di insultarmi pesantemente, mi trovate qui.




  
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