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Autore: AryYuna    26/07/2011    15 recensioni
“ « Il fatto strano, Harry, è che potevi non essere tu. La profezia di Sibilla poteva applicarsi a due giovani maghi: entrambi nati quell’anno alla fine di luglio, e i genitori di entrambi facevano parte dell’Ordine della Fenice ed erano sfuggiti a Voldemort tre volte. Uno, naturalmente, eri tu. L’altro era Neville Longbottom » ”
E se Voldemort avesse scelto Neville?
Rating alzato ad arancione per una scena del capitolo 13.
ATTENZIONE: questa fic non è stata abbandonata, ma è temporaneamente sospesa.
(messaggio aggiornato al: settembre 2015)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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    -Premessa-
   Questo è uno di quei megaprogetti che ogni ficwriter ha, sepolto da qualche parte nella sua mente o nel suo pc, ma che pochi riescono a portare effettivamente a compimento. Non so se sarò una di questi pochi, ma prometto che mi ci impegnerò.
   Lavoro su questa idea da secoli, precisamente da quando, i primi di novembre del 2003, ho letto il fatidico capitolo sulla profezia, ma solo verso l’estate del 2010 ho iniziato a metterla fisicamente su carta. Le idee c’erano da sempre, il tempo in un modo o nell’altro si riesce sempre a trovare… il modo di mettere tutto insieme era l’unica cosa che mancava, per cui per mesi questa what if è rimasta sul mio quaderno ad ammuffire.
   Fino ad ora. Spero possa piacervi, sono secoli che non scrivo fanfiction e tra l’altro questo è il mio esordio nel fandom di Harry Potter (in realtà ho un’altra megawhatif sperduta nella mia cartellina, ma conta sì e no un paio di pagine, quindi non la si può considerare).

   ATTENZIONE: ho scelto di usare i nomi italiani, perché è con quelli che a undici anni ho scoperto HP e me ne sono innamorata. Unica eccezione è Paciock (Longbottom è trecento volte meglio) in quanto già da bambina trovavo ridicolo come suonasse.



   - A Francesca, mia sister e potteramica





Capitolo 1 - 31 ottobre 1981


   “Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore, nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese. L’Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto. E l’uno dovrà morire per mano dell’altro, perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvivere”
   
   Era una serena sera d’autunno. Un po’ fresca, forse, ma nemmeno il vento che soffiava sulla piazza scoraggiava i bambini che, mascherati da orchi e vampiri, bussavano alle porte chiedendo “Dolcetto o scherzetto?”. Zucche intagliate sui bordi di pietra della fontana illuminavano con le loro candele la zona dove i lampioni erano lasciati spenti, e dai tetti e dalle finestre delle case pendevano ragni e pipistrelli di plastica. Ma nemmeno le decorazioni più fini ed elaborate potevano competere con quelle che ogni anno riempivano la Sala Grande e i corridoi di Hogwarts.
   Una vita fa.
   Quando la guerra ancora non era entrata nelle loro vite, quando lui e i suoi amici stavano insieme, si divertivano, si godevano le giornate, e non erano costretti a nascondersi ai quattro angoli dell’Inghilterra.
   Sospirò, prima di bussare alla porta di una villetta dall’aspetto anonimo. Il suo udito di Animagus percepì i passi frettolosi dell’amico al di là della porta, lo sentì scostare l’otturatore di rame che copriva lo spioncino e schiarirsi la voce per darsi un’aria sicura prima di chiedere « Prova di essere tu » con voce tremante.
   Sirius sorrise.
   « Sono Felpato, Coda. E sembri talmente terrorizzato che ti sento trattenere il respiro ».
   Le serrature scattarono, e Peter Minus aprì sollevato.
   « Lo so, ma il fatto è che sono terrorizzato ».
   Sirius entrò sfilandosi il giubbino di pelle dal taglio chiaramente babbano.
   « Tutto ok? » chiese poi.
   Peter chiuse accuratamente le tre serrature prima di annuire ed invitare l’amico a seguirlo in cucina.
   « Sai che non sarà una porta chiusa a chiave a fermare i Mangiamorte, vero? » gli fece notare l’amico e lui rabbrividì.
   « Novità dall’Ordine? » chiese poi per non pensarci.
   « Sì, ho sentito Lunastorta: pare che Voldemort abbia davvero intenzione di coinvolgere Greyback » rispose Sirius cupo sedendosi al tavolo della cucina.
   « Non puoi evitare di dire quel nome? » squittì Peter con un sussulto sedendosi di fronte a lui.
   « Quale, Voldemort o Greyback? » ribatté l’altro con un ghigno.
   « Entrambi, magari » mormorò il padrone di casa prima di alzarsi nuovamente per prendere due burrobirre dal frigorifero ed offrirne una all’amico.
   « Grazie, Pete. Tu hai sentito Ramoso? Vorrei andare a trovarlo, prima o poi… Magari faccio passare questa settimana, ma poi ci vado. Sempre che tu mi dica dov’è » concluse ridendo.
   Peter fece una smorfia.
   « Te l’avrei già detto già da tempo, sei tu che non hai voluto ».
   « Lo so. In effetti, continuo a credere che non sia una buona idea, il Custode deve essere uno e uno soltanto, ma… »
   « Ti manca James » concluse per lui Peter.
   « James, Lily... Harry » rispose Sirius con un sorriso intenerito al pensiero del figlioccio che contagiò anche Codaliscia.
   « Domenica prossima ci andiamo insieme, ok? Lo diciamo anche a Remus ».
   Sirius sorrise, battendo allegramente la propria bottiglia contro quella dell’amico, a mo’ di brindisi.
   « Tu invece che mi dici? Ti trovi bene tra i babbani? »
   « Mio padre è babbano, Felpato » rispose Peter alzando gli occhi al cielo.
   « Ah, già. Scusa, è che l’ho visto sì e no mezza volta alla stazione e tendo a dimenticare » si giustificò il ragazzo stringendosi nelle spalle con un sorriso.
   « Quando finisce la guerra sei invitato a casa mia » mormorò Codaliscia improvvisamente triste.
   « Ehi, su con la vita, un po’ di ottimismo! Se non ci crediamo nemmeno noi dell’Ordine, alla sconfitta di Voldemort, come facciamo a eliminarlo sul serio? » esclamò Felpato posando la bottiglia sul tavolo e battendo la mano su quella dell’amico, che inaspettatamente sussultò e si ritrasse. Sirius scoppiò a ridere. « Siamo proprio nervosi, eh, Pete? »
   Peter si stiracchiò un sorriso in faccia cercando di rilassarsi.
   « Scusa. È che… hai sentito dei McKinnon, no? Io… ho paura, Felpato ».
   Sirius tornò serio.
   « Lo so. Ne abbiamo tutti » sospirò. Vuotò la propria bottiglia e si alzò. « Io vado. Grazie della burrobirra, ci vediamo al più presto » disse guardando l’orologio appeso al muro.
   « Missione? » comprese Peter alzandosi a sua volta.
   « No, Silente non vuole farmi correre rischi inutili… sai, crede che sia io il Custode Segreto di James e famiglia. No, devo incontrare un informatore ».
   « Un informatore? »
   « Già. È un vecchio amico di Regulus, conosce dei Mangiamorte e ha accettato di incontrarmi… Spero abbia qualche notizia sulla talpa » rispose Felpato seguendo l’amico che gli faceva strada verso la porta.
   Peter sussultò, ma cambiò prontamente argomento.
   « Odio quel coso » disse indicando la moto parcheggiata sul vialetto. « Preferisco Materializzarmi ».
   Sirius sbuffò.
   « Vedi? È per queste frasi che mi dimentico che tuo padre è babbano: come puoi definire “coso” la mia Harley? »
   E continuando a ridacchiare si congedò, inforcò la propria moto e partì a tutta velocità.
   Peter lo osservò allontanarsi lungo la strada da dietro i vetri di una finestra del salotto a piano terra. Con la mano destra si tormentava l’avambraccio opposto - quando Sirius lo aveva toccato aveva avuto paura che scoprisse il suo segreto, e adesso si chiedeva se valesse davvero la pena di continuare con quel gioco pericoloso che non gli dava affatto la tranquillità in cui aveva sperato quando aveva accettato, anzi, gli dava ancora più ansia, la sua vita stava diventando un’angoscia continua, e stentava a vedere ancora i lati positivi dell’inizio. E magari questo informatore adesso avrebbe gettato al vento tutte le sue precauzioni smascherandolo definitivamente. Forse avrebbe dovuto provare a seguire Sirius… ma per poi fare cosa? Ammazzare l’informatore? A pensarci, però, di lui sapevano solo pochi Mangiamorte, e nessuno di questi era stato a Hogwarts con il fratello di Sirius, era improbabile lo conoscessero…
   Sospirò.
   Magari, se la domenica successiva fossero riusciti finalmente a vedersi - loro quattro, i Malandrini, di nuovo insieme - si sarebbe rilassato. Almeno per un po’.
   Dopotutto, poi, perché avrebbero dovuto scoprirlo? Stava giocando bene le sue carte, nessuno aveva ancora avuto alcun motivo per sospettare di lui.
   Prese un paio di respiri profondi per calmarsi, poi spense la luce e andò a dormire.
   
   A chilometri di distanza da lì, nella Londra bene, Augusta Longbottom stava conducendo una lotta impari contro il suo senso materno. Aveva la netta impressione che qualcosa di terribile stesse per accadere, e non poter fare nulla la irritava oltre ogni misura. Continuava a camminare avanti e indietro nell’ingresso, il mantello già addosso, pronta a Smaterializzarsi per Woolstone, nel Lancashire, dove si nascondevano suo figlio e la sua famiglia, non appena il suo istinto materno avesse vinto contro la già quasi annientata razionalità. L’unica cosa che la frenasse era la consapevolezza di non essere un granché nei duelli e non poter quindi fare la differenza nemmeno volendo. Forse sarebbe dovuta andare da Silente, parlargli dei suoi timori… ma nel tempo che ci avrebbe messo sarebbe potuto accadere il peggio.
   Perché allora rimaneva ancora lì? Doveva correre da suo figlio, meglio inutile da vicino che da lontano!
   Ma magari si sbagliava, non c’era alcun pericolo…
   Beh, e allora? Meglio così, si sarebbe potuta godere una serata con Frank, Alice e il loro bellissimo bambino, Neville, il suo primo nipotino. Sempre meglio che rimanere lì a consumarsi nel dubbio!
   Il pensiero di suo nipote fece la differenza, abbandonò ogni incertezza e fece una piroetta per Smaterializzarsi.
   Presa dall’urgenza di agire prima che la sua razionalità si svegliasse nuovamente, non si accorse dell’incantesimo lanciato da un punto imprecisato del salotto che le si agganciò addosso e permise ai due Mangiamorte nascosti nell’ombra di Smaterializzarsi a loro volta subito dopo diretti alla sua stessa destinazione.
   Quando apparse davanti al cancello della villetta dove si nascondeva la giovane famiglia Longbottom e vide le due figure mascherate Materializzarsi ai suoi lati, era troppo tardi. Non ebbe il tempo di prendere la bacchetta né di urlare per avvertire gli abitanti della casa del pericolo: i Mangiamorte la freddarono con un gesto simultaneo.
   Rodolphus Lestrange si puntò poi la bacchetta contro l’avambraccio sinistro, mentre sua moglie Bellatrix sorrideva - un sorriso ampio, folle, gli occhi spalancati - soddisfatta e fremente di impazienza. Il teschio sulla pelle dell’uomo si accese vivo e pochi secondi dopo, avvolto in una tunica nera come la morte che portava, Lord Voldemort fece la sua maestosa comparsa. I due Mangiamorte si inchinarono al suo cospetto, ma lui non vi badò, avanzò deciso verso la casa, levò la bacchetta nelle sue dita lunghe e bianche e la puntò contro la porta della villetta facendola saltare.
   Fu fin troppo facile: i due giovani genitori dormivano sereni, e nonostante si fossero svegliati di colpo allo schianto sordo del legno della porta, non fecero in tempo a difendersi, né tanto meno a raggiungere la culla del loro bambino, così, mentre i fedeli Mangiamorte si divertivano con loro, il Signore Oscuro colpì il bambino piangente con la sua maledizione.
   Nel giro di pochi minuti, dei Longbottom non rimase altro che una casa distrutta e quattro corpi senza vita, sotto ad un teschio fumoso dalla cui bocca, come una spettrale lingua, si dimenava in serpente.
   
   Appena fu abbastanza lontano da eventuali occhi di babbani insonni, Sirius spiccò il volo sulla sua Harley Davidson FXWG Wide Glide. L’aria fresca della notte gli riempiva i polmoni e si infilava tra i capelli, fischiando nelle orecchie mentre la moto prendeva velocità.
   Davvero non riusciva a capire cosa avessero Peter e Lily contro la sua moto, era una sensazione così magnifica!
   Sorvolò mezza Londra senza nemmeno curarsi di usare un Incantesimo di Disillusione, tanto era abbastanza alto e veloce da non poter essere notato facilmente. E poi, al massimo, lo avrebbero scambiato per un uccello un po’ strano, i babbani sapevano ricorrere ad ogni genere di fantasiosa spiegazione per giustificare i fenomeni magici a cui di rado assistevano.
   Curvò sul Tamigi per tornare indietro e dopo un altro giro panoramico della città atterrò al riparo da sguardi indiscreti a poca distanza dal luogo dell’appuntamento.
   
   I babbani del quartiere, svegliati dall’esplosione, avevano immediatamente dato l’allarme alle loro autorità e adesso si affollavano curiosi intorno alla villetta distrutta, sconvolti dalla scena che si presentava ai loro occhi.
   Quando Silente si Materializzò lì davanti, allarmato dalla mancata comunicazione di Augusta all’ora convenuta, aveva trovato una piccola folla di civili in vestaglia intorno ai responsabili dell’ordine babbani, tutti accalcati intorno alle macerie di quello che era stato il nascondiglio dei Longbottom. Alcuni di loro indicavano spaventati il cielo, dove ancora troneggiava il Marchio Nero, altri cercavano di sbirciare al di là delle fasce gialle e nere che delimitavano il perimetro della villetta, al cui ingresso un telo nero copriva il corpo di Augusta.
   Silente chiuse gli occhi per darsi forza, poi lanciò un Incantesimo Confondente tutto intorno e nascose ciò che restava della casa e dei suoi abitanti agli occhi di chiunque non avesse poteri magici. Evocò quindi il proprio Patronus e lo inviò da Moody.
   Questo si Materializzò pochi minuti dopo con la sua squadra, che subito si occupò di interrogare ed obliviare i babbani.
   « Li ha uccisi personalmente » comprese il capo Auror osservando il Marchio Nero copra le loro teste.
   Silente annuì.
   « L’esplosione della casa è successiva. L’ha fatto per mostrarci che ha vinto » aggiunse.
   Moody lo osservava con un sopracciglio inarcato, ma non fece domande.
   « Dovremo recuperare i corpi » disse solo, e fece cenno agli Auror che avevano terminato l’obliviazione di procedere. Questi si disposero in fila davanti al nastro giallo e nero messo dai poliziotti babbani e levarono le bacchette verso le macerie.
   « Non ha senso, però » commentò Moody mentre i suoi uomini estraevano il corpo di Frank Longbottom. Alcuni avevano gli occhi lucidi per quello che era stato, seppure per breve, un loro collega. « Dal suo punto di vista non ha senso: i Longbottom erano Purosangue, è uno spreco di sangue puro! »
   Silente non rispose. Il corpo di Alice fu ritrovato poco dopo, e a non lontano da lei gli Auror rinvennero il piccolo Neville. Dovette chiudere nuovamente gli occhi, cercando una forza che non poteva avere, mentre alcuni dei presenti si abbandonavano al pianto inutilmente trattenuto fino a quel momento. Moody si tolse il cappello con la fascia da capo Auror e chinò il capo, poi evocò il proprio Patronus per avvertire i membri dell’Ordine di farsi trovare al Quartier Generale.
   
   Era un po’ in anticipo, così sedette su un muretto accanto alla sua amata moto per aspettare. Ma ciò che lo raggiunse poco dopo non fu un uomo, ma una fenice argentea. Il Patronus di Silente.
   Balzò in piedi di colpo, gli occhi spalancati, il cuore in gola che batteva all'impazzata, in testa un’unica domanda: “chi?
   La fenice parlò con la voce di Silente.
   « Al quartier generale, tutti » disse prima di ripartire alla ricerca degli altri membri dell’ordine.
   Sirius la osservò allontanarsi incapace di fare un passo, la sua mente andava ai suoi amici - James e la sua famiglia erano protetti dall’Incanto Fidelius… ma se fossero arrivati a Peter? No, ci era appena stato, Pete stava bene, era al sicuro in quel quartiere… E Remus? Si vedevano raramente, impegnato com’era l’amico con le sue missioni tra i lupi mannari…
   Scosse la testa per non pensare, nascose la moto con un incantesimo e si Smaterializzò diretto alla base dell’Ordine. Avrebbe incontrato l’informatore un’altra volta.
   
   Locata alla periferia di Londra, in brutto quartiere babbano, la base dell’Ordine della Fenice occupava un modesto monolocale al terzo piano di una squallida palazzina. Un unico tavolo di legno circondato da sedie scompagnate, un piccolo mobiletto con un lume elettrico, una lampada a stelo e un pouf costituivano tutto l’arredamento.
   Silente aveva protetto l’appartamento con i migliori incantesimi di sicurezza, così che né Maghi né babbani potessero accedervi a meno che non fossero parte dell’Ordine, e una fattura antismaterializzazione impediva ai rari prigionieri che riuscivano a portarvi - prima di lasciare che Moody li portasse ad Azkaban - di fuggire.
   Quando Sirius arrivò, trovò già seduti intorno al tavolo Caradoc Dearborne, Emmeline Vance, Arabella Figg ed Elphias Doge, gli occhi che saettavano di qua e di là a cercare sui visi degli altri qualche indizio del perché Silente li avesse fatti accorrere lì. Ad ogni pop si voltavano tutti insieme di scatto per vedere chi si fosse Materializzato, chi quindi non avessero ancora perso - perché era chiaro che avevano perso qualcuno, non c’era altro motivo possibile per quella convocazione improvvisa.
   « Remus? » si informò Sirius sedendo accanto ad Elphias, il respiro corto, preoccupato a morte.
   Elphias scosse la testa.
   « Non sappiamo niente ancora ».
   Sirius annuì, e prese un altro respiro profondo per calmarsi. Non voleva dire niente, mancava tanta gente ancora, non era detto che Remus…
   Ma una voce si sovrappose nella sua mente a quel pensiero: forse Remus non era la vittima, forse non c’era nessuna vittima, forse Silente aveva scoperto chi fosse la spia e voleva comunicarlo loro… e Remus non era ancora arrivato.
   Scosse la testa con decisione: no, Remus era un Malandrino, e nessun Malandrino avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, li conosceva erano cresciuti insieme, si fidava ciecamente di ognuno di loro e non avrebbe iniziato a dubitarne proprio adesso. Erano suoi amici, tutti.
   Remus era un lupo mannaro.
   Si alzò di scatto, incapace di rimanere fermo, e si chiuse nel piccolo bagno del monolocale per non farsi vedere dai suoi compagni mentre era sul punto di strapparsi i capelli per estirpare quei pensieri crudeli su Remus - il suo compagno di dormitorio, quello che gli passava gli appunti quando si distraeva in classe, quello che pur essendo prefetto partecipava a tutti gli scherzi che organizzavano contro i Serpeverde, quello per cui tutti loro erano diventati Animagi, Lunastorta, il suo amico Malandrini! - si buttò acqua fredda sul viso per riscuotersi e tornò dagli altri solo quando fu certo di avere il pieno controllo dei suoi pensieri.
   Un nuovo pop accompagnò la Materializzazione di Peter, visibilmente spaventato.
   « Sirius… che succede? » squittì con un filo di voce avvicinandoglisi.
   « Non lo so. Non sappiamo niente ancora ».
   Peter fece scattare lo sguardo su tutti i presenti per cercare qualche indizio, ma erano tutti pallidi e confusi quanto lui. Sedette accanto all’amico, tormentandosi le mani per l’attesa.
   Benji Fenwick si Materializzò poco dopo, anche lui chiedendo se qualcuno sapesse qualcosa, e lo stesso Sturgis Podmore e Minerva McGranitt che lo seguirono a pochi minuti di distanza. Pian piano si Materializzarono tutti gli altri membri dell’Ordine, tutti con le stesse espressioni confuse e spaventate in volto.
   Sirius era sempre più nervoso, ormai mancavano solo Remus e Moody.
   Quando con il successivo pop apparvero l’Auror e Silente, Sirius non poté trattenere un gemito: che il loro amico fosse un traditore o la vittima, il suo mondo stava per cadere in pezzi, e lui non sapeva come fare per rimanere intero. Peter al suo fianco doveva condividere i suoi timori, perché si era fatto più pallido, e tratteneva il respiro.
   « Ci siamo tutti » disse Silente, e le sue parole erano lontane e troppo lente per loro. « Immaginate tutti il motivo per cui vi ho chiamati, e non ci girerò intorno: stanotte abbiamo perso dei compagni, Voldemort li ha trovati e assassinati personalmente.
   Qualcosa scattò nella mente di Sirius e, nell’istante che precedette i nomi delle vittime del Signore Oscuro, l’immagine di James, Lily e Harry si sovrappose a quella di Remus. Si voltò lentamente verso Peter, sconvolto quando lui, e gli rivolse uno sguardo terrorizzato. Non respirava più, e Silente sembrava metterci una vita a parlare ancora.
   « Frank e Alice Longbottom e… il loro bambino Neville… sono stati assassinati nel loro nascondiglio. Probabilmente hanno seguito Augusta, la madre di Frank e loro Custode Segreto, abbiamo trovato anche il suo corpo vicino alle macerie ».
   « Ma-macerie? » ripeté Arabella, con un filo di voce.
   Il gelo era piombato sulla stanza a quella rivelazione, l’orrore si era dipinto sui volti dei presenti.
   « Ha fatto esplodere la casa » rispose Moody, ma Sirius non stava più seguendo, il suo cervello si era fermato alle parole di Silente, inorridito: Voldemort aveva ammazzato un bambino di un anno
   « Perché? » fu tutto ciò che riuscì a dire, incapace di mettere in fila due pensieri sensati. Peter al suo fianco teneva le mani premute sulla bocca, e piangeva cercando di non fare rumore.
   Silente non rispose. Possibile che nemmeno lui, che aveva sempre una risposta per tutto, sapesse spiegare ciò che era successo? Doveva esserci un motivo, perché Voldemort non avrebbe mai ammazzato un neonato tanto per fare… Era anche Purosangue, Godric! Aveva sparso sangue puro innocente… per divertirsi?
   « Per stanotte sono sospese le missioni, tornate tutti nei vostri nascondigli direttamente, senza fermarvi da nessuna parte prima » ordinò secco il preside di Hogwarts, lanciando uno sguardo a Sirius - credeva che come Custode Segreto dei Potter sarebbe corso immediatamente da loro… cosa che Sirius aveva effettivamente una voglia folle di fare - « Vi contatterò io. Non prendete iniziative » e detto ciò, scambiò due parole con Moody e si Smaterializzarono di nuovo insieme.
   Nonostante le sue parole, però, nessuno si mosse. Erano ancora tutti congelati dalla sorpresa, dall’orrore, dalla paura, dal disgusto, dal dubbio.
   La prima ad alzarsi fu Minerva, che si Smaterializzò senza una parola, una mano sul viso a nascondere le lacrime in arrivo. Dopo di lei se ne andarono pian piano tutti, in silenzio.
   
   Camminava avanti e indietro nella sua stanza da mezz’ora, torcendosi le mani sudate e ansimando come se stesse correndo in salita. Aveva paura, paura vera, paura che succedesse qualcosa di irreparabile, che finisse tutto nel peggiore dei modi. E non era nemmeno sicuro di sapere quale fosse il peggiore dei modi: che il Signore Oscuro arrivasse ai suoi amici o che loro scoprissero la verità?
   Quando Lucius Malfoy si era presentato a casa sua, ormai un anno prima, in piena notte, vestito di una lunga toga nera e un mantello col cappuccio calato sulla maschera d’argento che gli celava il volto, il suo primo istinto era stato urlare e cercare una via di fuga. Reazione stupida, il Mangiamorte aveva bloccato porte, finestre e camino, e gettato una Fattura Antismaterializzazione su tutta la casa. Aveva allora cercato di trasformarsi in topo, ma l’altro gli aveva puntato contro la bacchetta intimandogli di calmarsi, e a lui non era rimasto che ubbidire tremando. E supplicare.
   « Fingi di essere Grifondoro, Minus, andiamo! » aveva ghignato allora il Mangiamorte togliendosi la maschera e rivelando la sua identità.
   « Ti prego, abbi pietà, non uccidermi! Farò tutto ciò che vuoi! »
   Lo aveva detto così, senza nemmeno pensarci sopra. Più e più volte, negli anni, si era fermato a riflettere se fosse davvero adatto a fare l’eroe all’Ordine, ma poi il pensiero dei suoi amici era sempre riuscito ad allontanare i dubbi, e anche se non del tutto convinto aveva finito col proseguire le missioni, aspettando la fine di quella dannata guerra. Ma in quel momento, quando il pericolo era stato così reale davanti a lui, non aveva più avuto nessun dubbio: la sua vita valeva più dell’eroismo stupido. E più dell’amicizia. In fondo, tutti al suo posto avrebbero agito allo stesso modo… no?
   Malfoy era scoppiato a ridere, disgustato.
   « Mi risparmi parecchia fatica, così » aveva detto allora, prendendo comodamente posto su una poltrona e invitandolo, sempre sotto minaccia, a fare altrettanto. « Non te ne pentirai, Minus. Il Signore Oscuro saprà ricompensare la tua fedeltà, se farai ciò che ti verrà chiesto.
   « Qualunque cosa » aveva allora risposto lui, compiendo così il primo passo sulla lunga strada che lo avrebbe portato lontano dai pericoli… o almeno così credeva. In realtà aveva solo intrapreso un lungo percorso fatto di angoscia e senso di colpa, paura e dolore per gli amici che stava tradendo.
   E ora.
   Ora Frank e Alice erano morti, e con loro il piccolo Neville. Godric! Aveva solo un anno!
   La stessa età di Harry.
   E se il Signore Oscuro gli avesse chiesto di rivelargli il rifugio segreto dei Potter? Finora gli era andata bene, le informazioni che aveva passato ai Mangiamorte non avevano mai riguardato da vicino i suoi amici, e se anche avevano portato alcune loro missioni a fallire miseramente, fino a quel momento erano riusciti a cavarsela con qualche ferito, ma niente di più. Ma ora, se il Lord avesse scoperto che i Potter erano nascosti e che lui ne era il Custode Segreto, come si sarebbe comportato?
   Giorno dopo giorno, si rendeva sempre più conto che quella che all’inizio gli era sembrata la strada migliore si stava rivelando una condanna. E lui non sapeva come salvarsi.
   
   La giornata era stata più lunga e più dura del previsto.
   Viveva coi licantropi già da un mese, e se ne allontanava solo per poche ore ogni tanto per fare rapporto a Silente. Ogni giorno la sua missione era quella di convincere i suoi simili che Voldemort li volesse solo ingannare, sfruttare per i suoi scopi, ma non avrebbe mai dato loro ciò che prometteva. Sempre meno licantropi, però, sembravano disposti ad ascoltare. Dopotutto, fino ad allora, la società magica non aveva dato loro nulla, quindi perché non tentare con i Mangiamorte? Cosa ci perdevano, una società che non concedeva loro nemmeno un lavoro solo perché diversi?
   Quel giorno in particolare, si era trovato di fronte la strenua opposizione di due seguaci di Greyback, che continuavano a promettere un mondo nuovo, libero, in cui tutto loro sarebbero stati trattati col rispetto che meritavano. E per i più violenti, promettevano la libertà di abbandonarsi ai loro più profondi istinti, quelli di sangue.
   Questa seconda proposta era stata accolta con notevole entusiasmo.
   Remus sospirò. Se a Hogwarts non avesse trovato i Malandrini, cosa ne sarebbe stato di lui? Probabilmente ora si sarebbe trovato dall’altra parte della barricata, a chiedere vittime per i suoi istinti, acclamando Voldemort.
   E Greyback.
   No, non avrebbe mai potuto farlo. Non Greyback, che attaccava i bambini per divertimento e non per necessità. Non Greyback che aveva morso lui e distrutto la sua famiglia.
   Sospirò di nuovo.
   Gli mancava, la sua famiglia. Non vedeva sua madre da mesi, impegnato com’era con l’Ordine, e come ogni volta che la lasciava sola, non poteva fare a meno di essere preoccupato per lei.
   Sospirò per la terza volta, radunando le sue cose - poche cose, per la verità, i branchi di lupi mannari preferivano viaggiare leggeri per non rischiare di perdere le loro cose quando si trasformavano. L’indomani si sarebbero spostati di nuovo, stavolta per incontrare finalmente di persona Greyback, e ascoltare dalla sua bocca i piani di Voldemort per loro.
   Il momento della verità, l’incontro col mostro che lo aveva trasformato. Temeva e anelava quel momento da quando aveva scoperto chi lo aveva morso, e ora finalmente lo avrebbe incontrato faccia a faccia.
   Avrebbe tanto voluto che i suoi amici fossero con lui, per dargli coraggio e stargli vicini.
   I suoi amici. Si chiese cosa stessero facendo in quel momento. Probabilmente dormivano, beati loro, nei loro nascondigli. O magari Peter era in missione, James e Lily riaddormentavano il piccolo Harry, che si era per l’ennesima volta svegliato, e Sirius faceva la lotta tra il buon senso di rimanere nascosto e la voglia di farsi un giro in moto nonostante fosse notte fonda.
   Sorrise, pensando ai Malandrini, poi raggiunse il resto del branco, pronto ad incamminarsi con loro per il luogo in cui avrebbe finalmente incontrato Greyback.
   


   NOTA: attualmente, nonostante io abbia idee ben precise per il prosieguo della storia, di questa fanfiction ho già pronti solo altri due capitoli. Inoltre vi avverto che non sono particolarmente veloce a scrivere, perché il tempo libero è davvero troppo poco rispetto a ciò che vorrei fare. Spero che questa mia piccola creatura vi appassioni abbastanza da non farvi fuggire nemmeno quando scoprirete di dover aspettare mesi tra un aggiornamento e l’altro, in caso contrario purtroppo vi capisco XD
   Il prossimo capitolo, comunque, sarà online tra circa due settimane.
   Un grande grazie a chi ha letto e soprattutto a chi commenterà ^^
   AryYuna

   
   
   

   
 
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