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Autore: Serith    27/07/2011    3 recensioni
[Valkyrie Profile 2: Silmeria]
[Post Valkyrie Profile 2:Silmeria] Coriander. Una visita non di cortesia da parte di un estraneo... eppure più vicino a lei di chiunque altro.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che ci resta

di ale_lol

 

 

 

 

Non ho la più pallida idea del perché sono qui.

L’uomo contemplava le stradine deserte del villaggio di Coriander. Buffo ma non strano era il fatto che niente fosse cambiato dalla sua ultima visita.

Era una bella giornata, sebbene afosa ed un po’ troppo calda. I paesani dovevano essersi riparati nell’ombra, senza tuttavia smettere di lavorare.

L’uomo chiuse gli occhi e sospirò pesantemente. Avrebbe preferito caricarsi sulla schiena un macigno, piuttosto che essere ricoperto da quel mantello opprimente.

Si guardò attorno. Il ramo più basso di un olmo lanciò il suo invito. Con un gesto elegante si levò il mantello e ve lo appese, ispirando di piacere per il cambio di temperatura. Il suo abbigliamento era insolito, eccessivamente elegante per un villaggio.

Voleva essere sicuro che nessuno lo vedesse. Con un gesto istintivo si guardò attorno, per ricordarsi poi che grazie ai suoi poteri non ne aveva bisogno. Si sarebbe mai abituato alla sua nuova condizione?

Con un’abilità che andava oltre i suoi sensi espanse la sua coscienza oltre la realtà, oltre il presente. Solo per poco, o gli abitanti della zona avrebbero percepito un’interferenza; un cambiamento nell’aria, una sensazione a pelle che c’era qualcosa di diverso.

No, quest’oggi sarebbe andato tutto bene. La visita che stava per fare non avrebbe cambiato il suo destino, ne tantomeno quello di lei. Eppure…

Un dolore pungente gli si posò all’altezza del cuore al rammentare il perché della sua visita.

Smise di far agire il suo potere, e lo relegò da qualche parte dentro di sé. Nessun uomo di Coriander in quel momento l’avrebbe riconosciuto come dio sovrano di Midgard e Asgard.

Il dolce rumore dell’acqua del fiume accompagnava i suoi passi verso il centro del paese. Era rilassante, e lo aiutò in parte a dissipare la tensione. La controllava ed in parte respingeva, ma la tentazione di voltarsi –metaforicamente- e di tornare ad Asgard era piuttosto forte.

Dopo pochi passi ed un tempo che gli sembrò infinito si ritrovò davanti l’armeria. Era un negozio relativamente nuovo, aperto dieci anni prima da un mercante giunto in quella zona per affari.

Aveva cercato molte informazioni su di lui, e non solo. Tutto ciò che poteva risalire a lei andava bene, purchè sapesse se stava bene o no. A Midgard si diceva che alcuni uomini in pericolo erano fortunati perché erano protetti dagli angeli, ma una ragazza di Coriander era protetta dal re degli dei.

Sospirò di nuovo, forse anche più pesantemente di prima. L’anello di Myllin era greve e bollente sulla sua mano sinistra, e sembrava che la tensione avesse formato una bolla intorno al suo cuore. Con un passo in avanti, aprì la porta.

Il negozio era esattamente uguale ad altre armerie, solo che era piuttosto piccolo e poco rifornito. In ogni caso l’ambiente era pulito e ben illuminato.

Una ragazza stava sistemando dei barattoli sopra una scaffale. Sebbene rispetto a lui fosse girata di schiena, l’uomo fu colpito dall’impressionante somiglianza fisica con la donna che amava.

In quel momento ricordò che aveva lasciato il suo mantello all’entrata del paese, appeso ad un albero. Per un momento si sentì scoperto e indifeso.

La ragazza si voltò verso di lui, e l’impatto sarebbe stato meno forte se gli fosse caduto addosso un fulmine. Non solo assomigliava ad Alicia: era identica.

Per una frazione di secondo sul volto della ragazza si dipinse un’espressione strana ed indecifrabile; poi sorridendo gentilmente lo salutò.

-Buongiorno. Posso esservi utile?

L’uomo si risvegliò di scatto da quello strano stordimento. Imbarazzato, si chiese per un attimo se non avesse fatto una figuraccia.

Alicia – ma questo non era il suo nome in questa vita – lo guardava in attesa di una risposta. Che stupido! Dopo tutte le precauzioni che aveva preso, non aveva pensato ad una banale, semplice motivazione per entrare lì.

-Ho… avrei bisogno di alcune cose.

Sbattendo le palpebre, per un momento il sorriso della ragazza si allargò di nuovo.

-Oh… posso aiutarvi a cercarle?

L’uomo alzò il braccio, posando la mano dietro la testa.

-Sì… si vi ringrazio. Vorrei due copie della Canzone di Bragi, ed un Arcano dello Speziale.

Diligente, la ragazza prese da uno scaffale gli oggetti richiesti e li posò sul bancone, davanti a lui.

-Vorrei dare un’occhiata alle armi. Posso? – questa non era una semplice scusa per rimanere di più in sua presenza. Era davvero interessato ai mezzi offensivi.

Indirizzando la mano aperta verso l’angolo di questi, la ragazza annuì. –Prego; come preferite.

Avvicinatosi a questi, l’attenzione dell’uomo venne calamitata soprattutto dagli archi, ma ne fu ben presto deluso; i modelli non erano molto diversi da altri che aveva già visto. Era sicuro di aver già combattuto con alcuni di essi, e l’offensiva che potevano dare non era molta.

Lentamente e senza spostare nessun’altra parte del corpo, volse la testa al bancone.

Alicia – ma questo non era il suo vero nome – era di nuovo voltata di schiena, le braccia tese verso il ripiano più alto di uno scaffale. Voleva darle una mano, ma era già riuscita a posarvi un barattolo con uno strano liquido viola.

Alissa – questo era il suo nome – si stava rimproverando mentalmente per la sua stupidità. Che bambina sciocca che era stata! I clienti devono essere messi a loro agio, le diceva spesso suo padre… e lei cosa aveva per mettere a suo agio questo cliente estraneo?

Il desiderio di avviare una conversazione le si era più volte bloccato in gola; aveva ringraziato mentalmente il fatto che si fosse girato per osservare le armi, perché era convinta di essere arrossita.

Per l’ennesima volta, si era lasciata bloccare dalla timidezza. Eppure… eppure non era solo questa a bloccarle la parola; c’era qualcos’altro.

Dopo aver sistemato il barattolo con il liquido viola sul ripiano più alto, voltò lentamente la testa verso l’uomo. Si davano la schiena l’un l’altro, ma lui non dava cenno di sapere di essere osservato. Aveva dei capelli bellissimi; con quel colore smeraldino erano strani ed affascinanti. Gli occhi poi, che aveva notato precedentemente, non erano da meno. Dove aveva già visto questo attraente straniero?

La sua mente vagò lontano… a quei sogni semi-dimenticati che ogni tanto la visitavano di notte, tormentandole il sonno. Scene sfocate di battaglie a cui non aveva mai combattuto, a compagni d’arme che non aveva mai conosciuto… un uomo con gli occhiali… possibile che ci fosse anche un arciere?

L’uomo si girò verso di lei, strappandola dalla sua riflessione. Si rese conto che lo aveva fissato per tutto il tempo, e che lui l’aveva notato. Sentì la faccia accalorarsi, ed abbassò lo sguardo.

Alla fine lui non prese altro. Pagò ciò che aveva richiesto, colmando il silenzio con commenti sul bel tempo, o sulla bellezza del villaggio – così solitario, in convivenza con la natura natura-. Alissa annuiva in silenzio, mentre gli prendeva i soldi dalle dita. Aveva delle mani bellissime, ed il suo modo di fare, con la mano dietro la testa ed il sorriso che gl’illuminava il volto, era adorabile, se non addirittura rassicurante.

La sua mente tornò a quei sogni, senza che riuscisse a capire davvero il perché.

-Per caso vi ho già incontrato da qualche parte?- Le parole che le uscirono di bocca improvvisamente. Arrossì violentemente. Che le era venuto in mente? Il suo tono era casuale, ma sembrava quasi che dietro ci fosse una certa urgenza.

La domanda in se era innocente, ma lo straniero per un momento sembrò interdetto.

-Non credo. Siete una ragazza molto carina, di certo mi sarei ricordato di voi. – Disse gentilmente, il sorriso contagioso. Una puntina di rosa gli colorò il volto. Alissa l’avrebbe trovato tenero, non fosse stato per il suo sguardo.

-Bene… credo che sia arrivato il momento di andarmene.- La guardò dritto negli occhi –Allora buongiorno… e arrivederci.

-Aspettate…!- L’uomo, che nel frattempo si era voltato si girò parzialmente verso di lei, lo sguardo stranamente speranzoso. –Posso… posso sapere il vostro nome?

Per quel poco che Alissa notò, prima che tornasse a darle la schiena il volto dell’uomo cambiò: sembrò che si scaldasse e raffreddasse al tempo stesso.

-…Rufus.

Mentre camminava verso la porta aggiunse per la seconda volta: - …Arrivederci.

Se Alissa avesse potuto vederlo, non avrebbe mai dimenticato la sua espressione addolorata. Nonostante ciò, non avrebbe scordato presto quell’affascinante straniero… quella notte sotto le lenzuola avrebbe coccolato nella mente la sua immagine, pronunciando a bassa voce quel nome, la faccia bollente, ma sentendosi più turbata che mai.

-…Arrivederci.- rispose la ragazza. Poi, dopo che l’uomo se ne fu andato ed aveva ripreso a mettere in ordine la merce, disse sottovoce:- Spero di rincontrarvi un giorno…

 

 

Sarò sincera, non so se considerare questa storia una one-shot (piuttosto scarna) o una long-fic. L’idea è nata sotto forma di racconto conclusivo, ma mentre scrivevo mi è scattata in testa una scintilla… un’idea, nulla di più. Comunque, se vedete un capitolo secondo, avrete capito perché! Se non la continuo tra un po’ di tempo aggiungerò l’avviso ‘one-shot’. Bye!

   
 
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