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Autore: roro    31/07/2011    9 recensioni
«Vorrei poterti aiutare».
«Nessuno può aiutarmi, Kagome», sussurrò lui in risposta, allungando una mano verso il bento.
«Ma…».
InuYasha le sorrise. «Continua a prepararmi da mangiare e tutto andrà bene, d’accordo?».
Kagome avrebbe voluto spiegarglielo, che la vita degli umani è breve – che avrebbe dovuto separarsi da lui, che il tempo insieme sarebbe finito presto –, ma preferì voltarsi e annuire piano. Parlare era impossibile: la voce le tremava troppo, per sostenere un discorso.

[Una semplice - e forse un po' sciocca, chissà - raccolta, principalmente basata su Missing Moment post-finale e piccoli slice of life AU]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Diciamocelo chiaramente: sono una culopesa. Una di quelle che, pur avendo ottocento bozze nel pc - perché è vero, ho tipo novanta fan fiction iniziate nel pc, chiedetelo ad Emiko -, per aggiornare ci mette mesi, e vi propina pure cavolate.
Però, insomma, voi mi volete bene comunque, no? <3 *Tenta di convincersi*

In ogni caso...

Ieri sera, senza che vi fosse una ragione apparente(!), mi son messa a leggiucchiare un manga che lessi tempo fa, Kon no Ki Konoha. E niente, quando ho smesso di piangere - perché fa male, quel manga - ho aperto Word e mi son messa ad abbozzare 'sta cosa, poi terminata oggi.
Ero indecisa se proporvela o aspettare ancora un po', alla ricerca della perduta ispirazione - l'unico momento in cui ho desiderato davvero scrivere, quest'anno, è stato durante l'esame di maturità, LOL -, ma poi l'ho fatta leggere a Ruccha, e lei ha detto che non mi avrebbe coccolato per una settimana, se non l'avessi postata. Quindi eccola qui, 'sta fan fiction.

Vorrei potervi dire che finisce bene, ma non lo so: chi ha avuto la sfiga di leggere il manga originale sa che lì Konoha... ecco, evito spoiler. Nella mia mente, comunque, la storia ha lieto fine, e InuYasha e Kagome...
Okay, sì. Rimando a dopo i commenti e vi lascio alla fic. >W<














Il demone dell’inverno.

[1236 parole circa. Parola più, parola meno.
Come avvertimenti, direi che è malinconico/romantica. E, pure se giustificato, segnalo un po' di OOC. °W°
Ah, e i personaggi - ma l'ho già detto - sono InuYasha e Kagome.
La fic è AU, ambientata in un mondo che può essere il nostro come un qualsiasi altro universo.
E poi... niente, grazie per l'attenzione.
Hope you like it! <3

PS: La fic è composta da vari slice of life. >WW<]

















        «Quindi tu saresti un demone, giusto?».

«Qualcosa del genere, sì».
 
Dall’alto dei suoi sette anni, Kagome si scoprì ad asserire assorta: non aveva mai visto uno youkai, prima, e sinceramente credeva che tutte le storie raccontatele da suo nonno fossero bugie inventate di sana pianta. Insomma, tutte quelle cose non potevano esistere davvero!
E tuttavia davanti a lei c’era un – trattenne il fiato, mentre si avvicinava di un passo – demone. Uno vero, con zanne, artigli e orecchie canine. E la stava fissando.
Incrociò le braccia sul petto, un po’ piccata. «Perché mi osservi?».
«Perché non sei scappata», rispose lui, annuendo distratto. «I bambini solitamente fuggono, quando mi paleso davanti a loro».
Kagome non era sicura di aver capito l’ultima parte della frase, dato che alcuni termini le sfuggivano – non le aveva mai sentite, proprio mai! –, ma il senso le risultò sufficientemente chiaro: spaventava la gente.
«A me non fai paura», mugugnò sovrappensiero. «Mi sei simpatico».
«La cosa non è reciproca, ragazzina».
Articolò qualche lettera a vuoto, prima di riuscire a sbuffare un: «Non mi chiamo così. Il mio nome è Kagome, sai? E il tuo?» piuttosto arrabbiato.
Lo youkai si grattò il capo. «InuYasha», rispose, come se la cosa gli costasse una fatica immane. «Sono… InuYasha».
«Beh, piacere di conoscerti, InuYasha».
 
Era inverno: la neve cadeva giù con una forza impressionante, e dopo qualche attimo di totale immobilità Kagome cominciò a non aver più sensibilità nelle dita.
Forse si sarebbe dovuta decidere a rientrare – non sarebbe stata una cattiva idea, era già sera –, ma poi InuYasha sarebbe rimasto solo. Non le piaceva l’idea di abbandonarlo lì nella foresta.
«Vuoi venire a casa con me?», si scoprì a domandare, arrossendo un po’. «Fa freddo, se stai qui al gelo potrebbe venirti il raffreddore!».
«I demoni non possono ammalarsi», sbuffò lui con ovvietà. Poi spiccò un salto – e un altro, e un altro ancora –, sino ad appollaiarsi sul ramo più alto di un albero poco distante. «Dormirò qui, sta’ tranquilla, ragazzina».
«Ma ti raffredderai!».
InuYasha sospirò: «No, ti ho detto. E sbrigati, i tuoi saranno in pena».
«Però», disse, sollevandosi sulle punte dei piedi, «tornerò a trovarti, te lo giuro. Domani verrò, e anche dopodomani!».
«Non c’è bisogno».
«Invece sì», ribadì cocciuta Kagome, e gli diede le spalle. Si avvolse stretta la sciarpa intorno al collo – chissà, magari avrebbe assorbito le lacrime, dato che le stava scioccamente venendo da piangere – e borbottò qualche parole di congedo.
Poi corse via.
 
 


 
        «Un giorno dovrai spiegarmelo, perché ogni inverno sono costretto a sopportarti».
Kagome poggiò il bento accanto alle radici di una quercia, poi si sedette poco distante. «Perché il resto del tempo dormi, no? Quando riusciremo a spezzare la maledizione ti infastidirò anche d’estate. E in primavera, e in autunno! Oh, sarà divertente!».
«Non credo proprio», sbottò InuYasha.
Non era cambiato di una virgola, dal loro primo incontro: dopo dieci anni aveva ancora le stesse orecchie bianche, e i capelli della medesima lunghezza. La pelle era olivastra, gli occhi ambrati – ed era sempre bellissimo, da ogni angolazione lo si osservasse.
Ogni tanto, durante le loro chiacchierate, Kagome si scopriva a fissarlo più del necessario, e ad essere osservata nello stesso modo da InuYasha.
Però lui era maledetto.
«Un giorno dovrai spiegarmelo».
«Spiegarti cosa?».
«Qual è la ragione per cui sei stato stregato», rispose, circospetta. Non voleva farlo innervosire – e InuYasha sembrava molto sensibile all’argomento, dato che evitava spudoratamente di parlarne. «Vorrei poterti aiutare».
«Nessuno può aiutarmi, Kagome», sussurrò lui in risposta, allungando una mano verso il bento.
«Ma…».
InuYasha le sorrise. «Continua a prepararmi da mangiare e tutto andrà bene, d’accordo?».
Kagome avrebbe voluto spiegarglielo, che la vita degli umani è breve – che avrebbe dovuto separarsi da lui, che il tempo insieme sarebbe finito presto –, ma preferì voltarsi e annuire piano. Parlare era impossibile: la voce le tremava troppo, per sostenere un discorso.
 
«Devi tornare a casa?».
«Sì», scandì, troppo lentamente perché lui non inarcasse un sopracciglio.
«Ehi, c’è qualche problema?».
Ondeggiò un po’ sul posto, alla ricerca delle parole giuste, e poi scosse il capo. «Dovrebbero esserci problemi?», chiese, retorica. Lasciò che la sua voce echeggiasse nella foresta per qualche secondo, prima di continuare: «Ho voglia di passeggiare per la città tenendoti per mano, tutto qui. È solo… un desiderio egoistico. Nulla più, nulla meno».
InuYasha si grattò il capo. «Sei umana», disse, come se questo fosse sufficiente a giustificarla.
Kagome soppresse a fatica una rispostaccia, limitandosi ad indietreggiare. Avrebbe desiderato la forza necessaria per guardarlo negli occhi, ma tutto ciò che le riuscì fu di sorridere amaramente e recuperare lo scatolo del bento.
«Tornerò domani».
«Non sei obbligata, lo sai».
«Lo so. Però possiamo stare insieme per così poco tempo, InuYasha, che sprecare anche solo un secondo mi sembra blasfemo».
Lo osservò avvicinarsi – avrebbe voluto abbracciarlo –, poi avvertì il tocco delle sue dita sulla guancia. «Fa’ attenzione», le disse a mo’ di saluto.
In verità non aveva usato un tono particolarmente dolce, ma a Kagome venne ugualmente il magone. «Anche tu. Ci vediamo domani, InuYasha».
 
 


 
        La neve cadeva a palate.
«E se ti dicessi che mi hanno fatto una proposta di matrimonio?».
InuYasha alzò lentamente il capo. «Ah».
«Ah è tutto ciò che sai dire?», sussurrò Kagome, voltandosi a guardarlo. Sino a quel momento aveva tenuto ostinatamente lo sguardo puntato verso il cielo, dedicandosi alla proficua attività di contare le nuvole.
«Cosa dovrei dire?».
«Non so. “Rifiuta” andrebbe più che bene».
«Io voglio che tu sia felice».
Kagome socchiuse gli occhi, poi si avvicinò a lui – e forse non era mai stata più furiosa che in quell’istante, perché dové obbligarsi a non schiaffeggiarlo. «Io ti amo», mormorò con voce rotta. «Non voglio nessuno che non sia tu. Sono disposta ad aspettare l’eternità, per poter stare al tuo fianco. Io…».
Le labbra di InuYasha erano calde.
Forse era stupido, quel pensiero – magari avrebbe dovuto spingerlo via, o cercare di ottenere una risposta sensata –, ma Kagome si disse che sì, le labbra di InuYasha erano calde. Quindi, dato che erano calde, portò le braccia a cingergli il collo, e si accoccolò tra le sue braccia.
«Ti amo», gli ripeté, quando si allontanarono per qualche istante.
Lui non rispose – però la baciò di nuovo, e questo per Kagome era più che sufficiente.
 
«E se il tempo concessoci dovesse finire domani, tu cosa faresti?».
Kagome smise di giocherellare con le dita di InuYasha, confusa. C’era qualcosa di strano, nel suo tono di voce – e sembrava fremere, in attesa di chissà che cosa.
Avrebbe tanto voluto far qualcosa, e invece si limitò a contrarre le labbra, mormorando un timido: «Cosa intendi?».
«Se dovessimo morire domani, tu continueresti ad amarmi?».
«Te l’ho già detto», sussurrò, portandosi a sedere. «Sì, InuYasha».
Lui sospirò debolmente, poi sorrise. «A me basta questo», spiegò. «Mi basta sapere che d’inverno sei mia – e che lo sei sempre, anche quando non ci sono, ragazzina».
A Kagome sembrò che fosse in procinto di aggiungere qualcosa, ma alla fine InuYasha si limitò a ghignare e allungare una mano verso il bento. Non disse altro, né lei lo esortò – aveva la sensazione che, se lui avesse continuato, il cuore le sarebbe impazzito.
«Ma io sono umana, e per questo egoista», ridacchiò, osservandolo. «Continuerò a cercare una soluzione fino a che non sarò troppo vecchia per comprendere, InuYasha, e lo farò per me».
«Sei cocciuta, ragazzina».
«Non sai quanto», gli rispose.
 
La neve stava ancora cadendo.






















Come già detto: nella mia mente, la storia finisce bene. Kagome trova un rimedio - benché non lo si dica chiaramente, la maledizione fa sì che InuYasha riposi durante tutti i mesi dell'anno eccetto che in inverno, quando può saltellare allegramente qui e là - e restano insieme, ecco.

Riguardo i mesi in cui InuYasha dorme, non chiedetemi nulla: la storia è dal punto di vista di Kagome, che nulla sa perché nulla le è detto. Per quel che mi riguarda, InuYasha semplicemente svanisce, salvo poi riapparire con l'inizio dell'inverno. >W<

E niente, non so cosa dire.

Uhm, sì, via, mi concedo qualche noticina estemporanea, ché non lo faccio da tempo. °W°/
Allora, carrellata di fatti random: ho superato le selezioni del concorso di UR Editore, quindi una mia storia sarà pubblicata nel libro tanto pubblicizzato nei nostri account. / Ho finalmente terminato le superiori *A*, yeah! / Di recente mi sono appassionata ad Hetalia, finendo col prendermi una drammatica cotta per l'UsUk. X° / Uhm, ho sonno(?).

...okay, ho appena detto delle cavolate assurde, forse farei meglio a smetterla e lasciarvi vivere la vostra vita.

E, ah, gradirei pareri. X° Non siate timidi, anche poche parole, è okay comunque! ^W^/ Però, dato che è un po' che non scrivo, vorrei sapere se sono ancora accettabile o meno. X° LOL. *Insicura*
Specie perché ho una fic abbozzata nel pc °A° e non so se postarla o meno. *Rotola via*

Grazie per la cortese attenzione, alla prossima!




PS: Questa è una richiesta un po' stupida, ma è il mio animo di lettrice ad obbligarmi a farlo. XD Per caso, uhm, avete letto qualche bella fic, di recente? Perché sono alla ricerca di roba da leggere - non mi riesce di trovare più nulla di esaltante, e comincio ad essere un po' demotivata. X°
Okay, pausa pubblicitaria finita, andate in pace!

   
 
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