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Autore: Fragile    09/04/2006    16 recensioni
Emily non piange, mai.
Emily aspetta,paziente.
E mentre aspetta, guarda dalla finestra.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Lei non piange. Mai.”
“E non ride.”
“Emily è sola.”
“E non ha paura.”

Aveva smesso di chiamare la mamma da tanto tempo, la piccola Emily.
Se aveva paura, non urlava, non scalpitava.
Se aveva paura guardava fisso davanti a lei, fino a che l’intensità del suo sguardo non sfiniva tutto ciò che aveva dentro. E poi era vuota. E così, vuota, non aveva paura.
Aveva smesso di chiamare la mamma, da quando una mamma non l’aveva più, la piccola Emily.
Stava in quella soffitta buia, ad aspettare instancabile la notte. Parlava con la sua vecchia bambola, rotta, consumata dal tempo.

“Guarda, la luna”
“E’ la stessa luna di sempre, piccola Emily”
“Stanotte la voglio con me”
“Non puoi avere la luna, piccola Emily”
“Posso. Basta volerlo.”

Pensava a tre anni prima, la piccola Emily. Gideon stava morendo, dietro di lei. Si contorceva, dolorante, dai suoi ultimi respiri. E lei guardava la notte, sinistramente incantata. La mano, stretta in una morsa convulsa, consumava le ultime forze, e lei, immobile, puntava lo sguardo nel nulla. Niente poteva intaccarla. Gideon urlò, con tutte le sue forze, fino a sradicarsi i polmoni dal petto. Le vene pulsavano madide sotto la pelle violacea. Sulla tempia, una di queste scoppiò; la mano scattò in avanti per cercare un appiglio alla vita. Con un rantolo, Gideon, spirò.
Mentre Gideon moriva, la piccola Emily, guardava dalla finestra.

“Sei triste piccola Emily?”
“No”
“Gideon è morto”
“Tutti dobbiamo morire”
“Non l’hai salvato. Perché?”
“…Guarda la luna, è così grande.”
“Non salverai neanche me?”
“Basta volerlo. Posso averla con me.”

Quando la mamma era morta aveva smesso di piangere, la piccola Emily. Guardava il buio fuori, immobile. Se era triste, con uno sguardo bruciava tutte le lacrime che le marcivano dentro. Non sentiva il sapore di sale sulle guance, l’amaro in bocca. Non sentiva niente, la piccola Emily.
Non aveva paura, né di morire, ne di vivere.
Gli uomini sono strani, a volte. Hanno paura della vita e della morte, e allora non hanno entrambi. Così, non aveva paura, la piccola Emily. Guardava, fisso, un punto sicuro dell’orizzonte. Era tutto quello che aveva. Guardava dalla finestra.

“Sta per arrivare, piccola Emily”
“Lo so”
“Prenderà anche noi.”
“Viviamo per questo. Per morire, prima o poi:”
“Ho paura, piccola Emily”
“Guarda la luna, puoi averla se lo vuoi”

Stava immobile, a guardare la notte, la piccola Emily. Aspettava, lentamente, un respiro dopo l’altro, aspettava. Con la sua bambola fra le manine, stretta per avere l’ultima mano amica a fianco a lei. Aspettava con la sua luna, nel cielo cupo. Gli occhi spalancati, vitrei e inespressivi, fissi su quella notte infinita. Aspettava vuota. Aspettava sola.
E poi, la morte arrivò e lei, guardava dalla finestra.
   
 
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