Epilogo: “Tu volevi che io vincessi, non è vero…?”
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na sera di non moltissimo tempo dopo, rientrando da un ordinario
briefing alla Centrale Operativa, il capo della sezione Genetica ritrovò il suo
fido assistente Barry Pitt occupato a esaminare un microfilm con la massima
attenzione.
“Ben rientrato, capo!”
“Grazie, Pitt… tutto bene, qui?”
“Tutto bene!” rispose Pitt stropicciandosi gli occhi.
“Va’ pure a riposarti, Barry: provvedo io a terminare il
controllo!” disse Gus, posandogli una mano sulla spalla.
“Oh, non si preoccupi, signore… stavo giusto per finire!”
“Mi dispiace di averti imposto questo tour de force… ma la mia
collega urusiana mi ha confermato che questo è il periodo migliore… e sai bene
quanto sia importante verificare la perfezione reticolare del DNA!”
“Ma certo, capo… stia tranquillo: le nostre colleghe disporranno
delle migliori informazioni per costruire il primo organismo umano
interplanetario!”
“So perfettamente di essere in ottime mani, amico mio. Vado a fare
un ultimo controllo del miscelatore cromosomico, allora: ci vediamo fra dieci
minuti, in camera di controllo!”
“A dopo, signore!”
I due si separarono con un sorriso leggermente tirato. Nonostante
fossero ormai abbastanza “navigati” in quel genere di operazioni, la
consapevolezza del momento rendeva tutti un po’ nervosi: quella notte le due
Genetiche non avrebbero “operato” solamente per il puro piacere degli sposi, ma
avrebbero eseguito il compito più importante che giustificava la loro
esistenza!
Con tutta la sua scrupolosità, il capo della Genetica moroboshiana
non poteva essere perfettamente tranquillo: fecondare una donna di un’altra
galassia era un atto troppo solenne e avventuroso per considerarlo normale
routine![1]
Comunque, quando giunse il momento “fatidico” e l’assistente
preposto al controllo ebbe annunciato “Avvenuto rilascio STF!”[2]
un notevole senso di sollievo si diffuse in tutto il personale della “Ripro”. L’ottimo
August Percival aveva assolto egregiamente il proprio compito: ora, un compito
un po’ più impegnativo, toccava alla collega Agilla Afros!
***
Qualche giorno dopo August Percival venne chiamato in tutta fretta
nell’ufficio di Christopher Wellington. Il capo della Genetica aveva appena
sostenuto una spossante discussione coi colleghi dell’Immunitaria, della
Cardiaca e della Metabolica circa il modo migliore per convincere il Consiglio
Organico della controparte sulla necessità di moderare leggermente l’intensità
dei rapporti C… va bene che la “signora” voleva essere assolutamente sicura di
rimanere incinta, ma se le assistenti di Agilla Afros e di Fiona Mercury[3]
non si fossero date una calmatina, Ataru Moroboshi sarebbe potuto andare
incontro a qualche problema! Per fortuna il calendario del ciclo mestruale di
Lamù, che l’omologa di Percival aveva gentilmente fornito a quest’ultimo,
indicava che presto si sarebbe potuto sapere qualcosa…!
“Eccomi, comandante. Aveva bisogno di me…?”
Il Coordinatore dell’Organismo aveva la cornetta del “telefono
rosso” in mano.
“La responsabile genetica della signora ha una
comunicazione da farle personalmente!”
“Davvero?” chiese l’altro, in tono nervoso “Di che si tratta…?”
“Risponda, invece di far domande!” ribatté A1, porgendogli la
cornetta, che Gus afferrò con la mano che tremava.
“Pronto…? Sono Percival!”
“Felicissima di sentirla, Gus… volevo ringraziarla direttamente!”
“Per cosa…??”
“Oh, che adorabile ingenuotto! Per quel che ci avete fornito
l’altra notte, no? Può comunicare a tutti i suoi colleghi che Ataru Moroboshi
diventerà papà! E sa una cosa? Sono due!!”
“DUE..??!!” urlò August Percival, facendo sobbalzare Wellington
sulla sedia.
“Proprio così: due gemelli biovulari. E di sesso opposto, per
giunta! Le faccio i miei più vivi complimenti per l’ottima miscelazione
cromosomica. Dica al signor Simons che può iniziare a pensare ai nomi!”
“È… è una fantastica notizia, collega… immagino che la vostra
Neuro sarà al settimo cielo!”
“Può ben dirlo, Percy! Anzi, la signora Venus mi ha raccomandato
di superare me stessa nell’esprimervi tutta la nostra gratitudine! A stanotte,
carissimo...!”
Il collega ebbe un guizzo: “Ecco… a questo proposito, volevo dirle…”
Troppo tardi. Agilla aveva già tolto la comunicazione!
Rassegnato, il direttore della prima Genetica “intercosmica” mise
giù lentamente la cornetta volgendo verso A1 uno sguardo abbastanza
indecifrabile.
“Novità…?” chiese quest’ultimo, con fare sornione.
“Sì… una ottima, l’altra un po’ meno! Quale vuole sentire, per
prima…?”
***
“Insomma, Hugh: non hai modo di rallentare questi dannati tremiti?
Fatico a non farli cadere…!!”
“Sto facendo del mio meglio, Burt… dopotutto non è un exploit da
poco per Ataru Moroboshi… pensa un po’: da libertino a padre di famiglia!”
“Ad ogni modo” intervenne Brad Fewer “i pargoletti sembrano
gradire… si addormenteranno più facilmente!”
“Comunque sono stupendi…” sussurrò Percival “…stupendi!”
“Nessun dubbio, in proposito” confermò Chris Wellington “i miei
complimenti al bio-architetto. E alla sua collega della controparte,
naturalmente!”
“Riferirò con piacere, signore” rispose il capo della Genetica
“comunque non va dimenticato che il grosso del lavoro l’ha fatto lei… il nostro contributo è stato relativamente piccolo…!”
“Tanto piccolo quanto fondamentale, signor Percival: non lo
ridimensioni più del necessario!”
“Il capo ha ragione, papà” lo burlò Jerry Humper dandogli
una pacca sulla nuca “mi viene poi da ridere, se ricordo tutta la paura che
avevi all’inizio!”
“Oh, finiscila… che ne sapevo io, che la signora aveva conservato
quel nastro?”[4]
“Ora che ci penso” se ne uscì il capo della Cerebrale “chissà se i
gemellini hanno ereditato i poteri della madre!”
“Lo sapremo presto” rispose Percival “comunque penso di sì: non
vedete che hanno le corna?”
“Vero” ammise Humper “curioso, però: anche per il colore dei capelli, il maschietto sembra la copia del padre e la
femminuccia la copia della madre!”
Ed era esattamente così… fra le braccia del neo papà riposavano
beatamente due bellissimi neonati, che già rivelavano le medesime fattezze dei
loro genitori. Ataru rimaneva imbambolato a contemplarli, incapace di
spiccicare una parola e Lamù l’osservava teneramente dal suo letto, con gli
occhi luccicanti di gioia immensa.
“Se lo volete sapere, io lo trovo meraviglioso” dichiarò il capo
della Neuro “questo è sicuramente il giorno più bello della mia vita… oltre che
della loro!”
“È un grande giorno per noi tutti, Hugh, sicuramente” ammise Brad
Fewer “ma perché hanno deciso di dargli proprio questi due nomi?”
“Elementare, Brad” rispose Simons “sono i nomi delle persone che più
hanno amato i loro genitori, dopo gli stessi partner. I loro padrini saranno
felici di sapere che l’amore di Ataru e Lamù per i propri figli conterrà
implicitamente una parte dell’affetto per i loro migliori amici!”
“Quella ragazza è buona come il pane” sospirò il capo della
Sensitiva, leggermente commosso “pensare che abbiamo fatto di tutto per
scatenare le sue ire… fortuna che ci siamo fermati in tempo!”
“Vorrà piuttosto dire: fortuna che i SISAS hanno ceduto in tempo, caro Jerry!” lo burlò A1.
L’interessato accusò il colpo, ma subito assunse un’espressione di
pacata dignità: “Forse non è stata una questione di fortuna, signore… può darsi
che sia stato lo stesso Ataru a vincere la resistenza di quei maledetti
ordigni, quando si è reso conto che Lamù meritava di essere pienamente
corrisposta!”
“Forse” replicò il Coordinatore, sorridendo “ad ogni modo, è
veramente bizzarro che una donna s’innamori perdutamente di un uomo, solo
perché quello l’ha battuta in una gara di corsa…!”
“In effetti” ammise Fewer, per parte sua “tuttavia, per quanto sia
bizzarro, è molto più stravagante che un comandante alieno pianifichi
l’invasione di un pianeta, per poi giocarsi tutto con una sfida di
acchiapparella…!”
“Beh, che questi Oni fossero un po’ strambi,
ormai si sa…!” disse Simons.
Il capo della Cerebrale scosse la testa. Aveva ancora in archivio
l’ambigua risposta che il nonno dei due frugoletti - dormienti fra le braccia
del suo assistito - aveva dato al genero durante il banchetto nuziale[5]
e, in tutto quel tempo, più aveva cercato di seppellirlo, più quel dubbio era
tornato a galla!
“O sono strambi” borbottò “o non erano quelle le loro vere
intenzioni…!”
***
Qualche tempo dopo, mentre Ataru stava tentando di studiare per il
test d’ammissione all’università (nonostante le insistenze di Lamù, lui voleva
sostenere la sua nuova famiglia nei sei mesi all’anno in cui vivevano sulla
Terra) fu interrotto da uno scoppio di risate e, all’improvviso, due piccoli
bolidi piombarono nella sua stanza saltando sul kotatsu…!
“Bambini, smettetela con questa confusione” li redarguì la madre,
spuntando dalla camera adiacente “il papà sta studiando…!”
*O almeno ci prova…!* pensò quest’ultimo, con ironia… poi però
sorrise e afferrò quei due deliziosi diavoletti: “Su, su.. venite qui… che ne
dite se facciamo un patto?”
“Che patto…?” chiese il maschietto.
“Dicci, papà…!” replicò la femminuccia.
“Allora… se il babbo vi racconta una favola, voi andate dopo a
fare una bella passeggiata con la mamma e sarete così buoni da fare tutto
quello che vi dice! Okay…?”
“Sì, sì… promesso…!!!” dissero i piccoli, in coro.
“Dunque, vediamo un po’… potrei raccontarvi di come la mamma
e il papà si sono conosciuti...!”
“Sì, sì… dai, papà… racconta!” lo incitò Shutaro.
“Che bello…!” replicò Shinobu.
“Allora…” accondiscese il padre abbracciando i due figlioletti che
si erano accoccolati ai suoi fianchi “…dovete sapere che vostro nonno, cioè il
papà della mamma, era un gran burlone…!”
“COSA…??” esclamò la moglie.
“Beh, in senso buono, intendo!”
“See, see…!” borbottò Lamù sedendosi anche lei all’altro lato del
kotatsu e prendendo una crocchetta di riso da un paniere.
“Un giorno, quel gran burlone di vostro nonno, convocò il suo
esercito spaziale e disse ai suoi ufficiali: sapete che si fa? Andiamo a
conquistare la Terra! Allora la flotta del pianeta della mamma salpò per quello
del vostro papà… e quando le astronavi arrivarono sopra questa città, vostro
nonno si presentò a casa di vostro papà e gli lanciò una sfida…!”
“Una sfida…?” chiese Shinobu.
“Che sfida…?” chiese anche Shutaro.
“Gli disse: tu dovrai rincorrere mia figlia - cioè la vostra mamma
- e, se entro dieci giorni riuscirai a prenderla e a toccarle le corna, io dirò
alla mia flotta di tornare a casa… se invece non ci riuscirai, allora
conquisterò la Terra e sarete tutti nostri schiavi!”
“Il nonno era così cattivo…?” chiesero i due bambini rivolgendosi
alla madre che, con palese imbarazzo, rivolse uno sguardo supplichevole al
marito.
“Ma no! Il nonno - ve l’ho detto - era un gran burlone! Voleva soltanto
fare uno scherzo ai terrestri! Non sapeva,
però, che il vostro papà era molto veloce a correre e quindi avrebbe avuto
buone possibilità di vincere… e infatti ha vinto!”
“E allora…?” chiese la bambina.
“E allora il nonno dovette ordinare alla sua flotta di ritirarsi,
così la Terra rimase libera… ma la mamma - che durante la corsa si era
innamorata di papà - gli disse che, avendole toccato le corna, avrebbe dovuto
sposarla… perché, sul pianeta degli Oni, toccare le corna a una ragazza
equivaleva a farle una proposta di matrimonio!”[6]
“Ma è proprio vero…?” chiese Shutaro, con interesse, guardando la
madre.
“Beh, vedi…” disse lei, con fare piuttosto agitato.
“Sì che è vero” rispose la piccola, con estrema convinzione “me lo
ha detto la zia Ran!”
“Shinobu…!!!” la sgridò la mamma.
“Ma allora, papà” intervenne il piccolo Shutaro “il nonno ti ha
costretto a sposare la mamma…!”
“Shutaro, cosa dici…?!” esclamò Lamù, sempre più in preda al
panico.
“Ma no, ma no…” le venne in aiuto il marito “…il nonno aveva
sfidato il vostro papà a toccare le corna di sua figlia pensando che lui non ci
sarebbe mai riuscito, dal momento che la mamma poteva volare!”
“E allora come hai fatto a prenderla e a toccarle le corna…?”
chiese Shinobu, mettendo le manine sulle sue.
Ataru incrociò le braccia, gonfiò il petto e chiuse gli occhi: “È
stata la forza dell’amore” rispose, con sguardo severo “volere è potere!”
“Allora anche tu ti eri innamorato della mamma…?!” dedusse il
piccolo Shutaro.
“Eh, già… proprio così! Bravo, figliolo: sei davvero sveglio!”
“Già… come suo padre…!” commentò la moglie “Adesso basta, bambini:
usciamo a prendere una boccata d’aria, su… papà deve lavorare. Andate ad
aspettarmi in giardino!”
“Va bene… ciao, papà!” dissero in coro i due, correndo fuori dalla
stanza.
Quando furono usciti, Lamù si avvicinò al marito e lo baciò sulla
guancia: “Grazie, tesoro… quando saranno cresciuti, gli spiegheremo meglio!”
“E che vorresti spiegargli? Che ho vinto la corsa solo perché ti
avevo strappato il reggiseno…?”
Per quanto già moglie e madre, la dolce Lamù non riuscì a non
arrossire: “Sei il solito sporcaccione!! Lo sapevi bene che quella era la tua
unica possibilità di vincere, eh…?!”
“Non lo nego… ciò che ancora non so, è un’altra cosa!”
“Quale…?” chiese lei, ansiosamente.
“Come mai, quando sei venuta a casa mia, quella sera, non mi hai
tramortito con una scarica elettrica, per riprendertelo…?”[7]
Lamù trasalì… cercò qualcosa da rispondergli, ma non trovò nulla.
Il suo tesoruccio le accarezzò allora teneramente la guancia: “Dì la verità,
Lamù… non era solo per darmi sportivamente una possibilità… tu volevi che
io vincessi. Non è vero…?”
La sua donna lo fissò per alcuni secondi e infine annuì,
sussurrando: “Sì…!”
“E… lo volevi perché pensavi non fosse giusto che la Terra venisse
invasa?”
Un’altra breve attesa e un nuovo sussurro: “Non era solo questo…!”
“Allora, quel che Ran ha raccontato a Shinobu… è la verità?”
“Sì… beh, non è proprio una legge… ma è una tradizione!”
“Un po’ come… quando calpestai l’ombra di Elle…?”
“Sì…!”
“Posso farti un’ultima domanda?”
“Dimmi…!”
“Per caso… Ran è anche un’esperta di computer…?”
Un nuovo sussulto di Lamù e un nuovo rossore acceso sul suo volto…
“Credo di sì…!”
“Beh, in tal caso” disse Ataru, posandole le mani sulle spalle “la
prossima volta che la vedi, potresti farmi un favore?”
“Quale…?”
“Dille che tuo marito la ringrazia per l’ottimo lavoro…!” concluse
posando le sue labbra su quelle di Lamù…
Dopodiché, i due si persero completamente l’uno nell’altra, tanto
che Shinobu e Shutaro dovettero uscire con i nonni…!
***
“Complimenti, signor Fewer” disse il Coordinatore Wellington al
capo della Cerebrale “grazie a lei, anche questo mistero è stato svelato!”
“Niente di che, signore… bastava solo mettere insieme qualche
pezzo!”
“Certo che quella donna è diabolica” commentò Hugh Simons, il capo
della Neurologica “meravigliosamente diabolica, per la verità!”
“Tutte le donne sono diaboliche…!” puntualizzò il capo della
Genetica, August Percival.
“Sì, va bene” ammise Jerry Humper, il capo della Sensitiva “però,
chi avrebbe mai immaginato un piano macchinoso come questo?!”
“Oh, altre fanno anche di peggio” intervenne Burt Racer, della
Motoria “ce ne sono di quelle che diventano addirittura delle ladre, pur di
farsi inseguire dal poliziotto di cui si sono innamorate!”
“Cosa…??” esclamò Simons “Non ci credo!!”
“Come no? Pensa che, l’altro giorno, stavo giusto parlando con Rip
Kirby, un mio collega che gestisce la motoria del detective Asuka Junior… mi
chiedeva qualche consiglio per…”
FINE
[1] Vedi nota 3 al capitolo 10.
[2] Vedi nota 2 al capitolo 11.
[3] La responsabile della Motoria.
[4] Il famoso nastro giallo isolante di Sakurambo.
[5] Vedi capitolo 15.
[6] Questa “versione” l’ho letta su un’edizione pirata dell’ “anime-comic” relativo alla prima puntata del cartone.
[7] Qui faccio ovviamente riferimento alla versione del manga, scartando invece quella dell’anime, dove Ataru “pesca” il reggiseno di Lamù grazie a una pistola a ventosa nell’ultimo giorno della gara. La versione cartacea mi sembra infatti molto più convincente e, del resto, è anche quella che viene ripresa nel film “Beautiful Dreamer” (dove infatti il nostro “campione” estrae l’indumento dell’avversaria da sotto la sua canotta).