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Autore: LeftEye    23/08/2011    4 recensioni
Un uomo morto. Una stanza in cui i servitori della vittima attendono di essere interrogati. Un vassoio di muffin al cioccolato rivelatori.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ricettario dell'anima'
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Muffin al cioccolato

 

 

 

 

La sala che li ospitava era una delle più piccole della casa, ed erano bastate otto persone per renderla affollata. Si trattava di un salottino privato le cui pareti erano nascoste da un'alta libreria e al cui centro regnava un grande tavolo di legno massello dalla forma ovale, sopra il quale era stato posto un vassoio con dei muffin al cioccolato appena sfornati.

L'unica fonte di luce proveniva da una piccola finestra, dalla quale penetrava un sottile fascio di luce puntato proprio sul vassoio, mentre il resto della stanza, come pure i presenti, erano avvolti nella penombra. L'aria era pesante, il caldo opprimente, ma nessuno si azzardava ad aprire la finestra.

I domestici di villa Cavendish erano assorti ognuno nei propri pensieri, afflitti da atroci dubbi.

Il padrone era stato trovato morto all'alba, nel proprio letto, accoltellato al cuore, e nessuno aveva visto né sentito niente.

La polizia era accorsa subito alla villa e radunato tutto il personale in quella stanza, in attesa di interrogarli uno per uno.

Sir Cavendish era un uomo anziano e benvoluto da tutti: trattava i propri servitori con magnanimità e aveva sempre una parola gentile per tutti. Chi avrebbe mai potuto volerlo morto?

Sicuramente, qualcuno si era intrufolato nella villa per rubare qualcosa, difatti dalla cassaforte della camera da letto mancavano contanti e gioielli.

Per ciascun membro della servitù era impensabile che qualcuno tra essi avesse potuto fare una cosa simile, era ciò che la signora Scott, la governante, e il signor Baker, il maggiordomo, avevano subito comunicato all'ispettore venuto per le indagini.

«E' certamente stato qualche malintenzionato venuto da fuori» aveva singhiozzato la signora Scott tamponandosi le lacrime con un fazzolettino di cotone. «I domestici di questa casa sono persone di fiducia, molti tra noi lavoravano per Sir Cavendish da più di dieci anni e i nuovi assunti sono stati scelti accuratamente.»

«Ne sono certo, Mrs Scott» aveva annuito l'ufficiale. «Ma è la prassi interrogare chiunque si trovasse all'interno della villa al momento dell'omicidio e anche il resto del personale. Vi preghiamo dunque di attendere in salotto finché non vi chiameremo uno per uno nell'ufficio di Sir Cavendish.»

La signora Scott si era appoggiata al braccio del signor Baker e si era fatta accompagnare nel salottino, dopo aver chiesto a Polly, la cameriera, di portare quel vassoio di muffin che Mary aveva preparato la sera prima e di mettere a bollire dell'acqua per il the.

Erano ormai arrivati quasi tutti: Beth e la piccola Cecilia, le sguattere, Liz, l'altra cameriera, Jack, l'autista assunto da pochi giorni, Michael, il tuttofare. Mancavano solo Mary, la cuoca, che abitava in un altro villaggio ma era stata mandata a chiamare da un garzone, e Sam, il giardiniere, che aveva la moglie malata e sarebbe arrivato il prima possibile.

I primi ad essere interrogati furono il signor Baker e la signora Scott, la quale aveva trovato il cadavere ed era ancora troppo scossa per poter affrontare le domande senza l'appoggio morale del suo caro collega.

Gli altri erano rimasti in silenzio nell'altra stanza: erano tutti angosciati per la loro sorte, ora che Sir Cavendish era morto. Dove avrebbero trovato un altro posto di lavoro come quello?

Per Liz e Michael sarebbe stato facile: erano giovani, nel pieno delle proprie forze, e avevano ottime referenze, ma che dire, ad esempio, della piccola Cecilia, che non parlava ed era lenta di pensiero?

Sir Cavendish era sempre stato buono e paziente nei suoi confronti, spesso la chiamava nel proprio studio e le dava dei dolcetti, la trattava come se fosse stata la sua nipotina.

Era molto comprensivo anche con Sam, che doveva spesso assentarsi dal lavoro per occuparsi della moglie ormai in fin di vita; difficilmente avrebbe trovato un altro padrone così permissivo.

Per Beth, invece, non era un problema: presto si sarebbe sposata, e il suo futuro sposo non voleva assolutamente che lei prendesse servizio in una casa che non fosse la loro. Dopo le nozze, infatti, la ragazza avrebbe lasciato la villa per occuparsi esclusivamente di suo marito e, se Dio voleva, dei loro figli.

Polly era una frivola ochetta di bell'aspetto, non era brava nel suo lavoro, svolgeva le proprie mansioni con svogliatezza, ma la sua avvenenza l'avrebbe certamente aiutata a trovare servizio presso qualche signorona di città, per essere esibita come una bambola agli eventi mondani.

Per quanto riguardava Jack, nessuno poteva sapere cosa gli avrebbe riservato il futuro, in quanto nessuno lo conosceva veramente: era arrivato da nemmeno una settimana, portando con sè ottime referenze e ricevendo subito da Sir Cavendish i suoi complimenti per come guidava l'automobile italiana che aveva da poco acquistato.

Jack parlava poco e lavorava bene, ed era tutto ciò che si sapeva di lui.

La signora Scott e il signor Baker erano quasi di sicuro stati inclusi nel testamento di Sir Cavendish, essendo stati suoi collaboratori per più di vent'anni, e per questo sarebbero riusciti a campare rispettosamente per molto tempo con ciò che avrebbero ereditato, oppure, nel peggiore dei casi, sarebbero stati assunti da qualche parente del loro defunto padrone.

Mentre attendevano che il colloquio con la governante e il maggiordomo terminasse, gli altri domestici spiluccarono i muffin ordinatamente posti sul vassoio e si servirono diverse tazze di the bollente.

Dallo studio di Sir Cavendish vennero chiamate Beth e Cecilia, ma il loro colloquio durò solo pochi minuti, poiché la più giovane tra le due, oltre a non parlare, sembrava essere pure ritardata, e ben poco di utile si poteva ricavare da lei.

Liz affermò di non aver sentito niente, durante la notte, poiché la sua stanza si trovava in soffitta e per giunta nell'ala opposta a quella dov'era la stanza del padrone.

Michael non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, dato che la sera precedente aveva alzato un po' il gomito, ma gli pareva di aver sentito degli strani rumori provenienti dal giardino, verso le due di notte. Lo aveva precedentemente rivelato sottovoce a Jack, che sedeva accanto a lui nel salottino, mangiando avidamente un muffin dietro l'altro, e anche l'autista confermò in seguito ai poliziotti di aver udito un ripetuto rumore di rami spezzati, all'incirca alla stessa ora.

Ad uno ad uno vennero interrogati tutti e, quando arrivò Mary, nel salottino erano rimasti solo Jack e Michael, mentre Polly era appena stata chiamata nello studio.

Mary rivolse un saluto composto ai due giovani uomini, e si sedette accanto a Jack per riprendere fiato dopo la lunga camminata che aveva affrontato sotto il sole.

Si tolse il cappellino e, appoggiandolo sul tavolo, sospirò:

«Che tragedia.»

«Già» annuì tristemente Michael.

«Povero Sir Cavendish, e poveri noi.»

Poco dopo arrivò Sam, trafelato ed esausto per la corsa, ma non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che Polly uscì dallo studio e disse che era il prossimo a dover essere interrogato.

Michael, che aveva aspettato la cameriera per riaccompagnarla a casa, la aiutò ad insossare il soprabito e, dopo aver salutato Jack e Mary, li lasciò soli nel salottino.

Nella stanza calò il silenzio.

Mary si servì una tazza di the, ormai freddo, e lanciò un'occhiata al vassoio vuoto in mezzo al tavolo, poi il suo sguardo si posò sul tovagliolo di stoffa di Jack su cui erano rimaste diverse briciole e un ultimo muffin.

La ragazza sorseggiò lentamente la sua bevanda, riappoggiò delicatamente tazzina e piattino sul tavolo e, sorridendo di sbieco, guardando di fronte a sé, disse:

«Vedo che ti sono piaciuti.»

Jack, senza nemmeno volgere lo sguardo verso la donna, sorrise sotto i baffi, rispondendo:

«Come sempre: sono i miei preferiti e tu lo sai, amore mio. Ma ne ho lasciato uno per te.»

Mary si voltò infine verso di lui, chinandosi per posargli un bacio leggero sulla guancia ispida.

«Grazie, amore mio.»

«Li hai preparati tu, era giusto che li assaggiassi.»

«Non mi riferivo ai muffin.»

L'uomo le prese il volto tra le mani e l'attirò a sè per baciarla sulle labbra con trasporto, e lei assaporò il retrogusto di cacao amaro della sua bocca.

«Per te farei qualsiasi cosa, amore mio» mormorò dolcemente Jack. «Cavendish se lo meritava, per quello che ti ha fatto.»

«Per quello che ha fatto a me e alla piccola Cecilia» precisò la giovane donna, cercando rifugio tra le braccia del suo compagno. «Quel porco!»

«Shh... è tutto finito» la tranquillizzò Jack, accarezzandole dolcemente i capelli. «I poliziotti pensano che sia stato un ladro. Ho rotto la serratura esterna della finestra della camera da letto e rubato quello che c'era nella cassaforte. Inoltre Michal è convinto di aver sentito qualcosa in giardino, e così ho detto la stessa cosa agli ufficiali. Non hanno alcun sospetto su di noi. Devi solo rispondere ad alcune domande, ma non ti tratterranno a lungo, non eri nemmeno qui la scorsa notte. Fra un paio di ore potremo partire e lasciarci tutto alle spalle.»

«Non vedo l'ora di iniziare una nuova vita con te e dimenticare ogni cosa. Ti amo.»

«Anch'io ti amo, Mary. E non permetterò mai più a nessuno di farti del male.»

Udirono dei passi provenire dallo studio e si sciolsero dal loro abbraccio, riacquistando un atteggiamento di distacco: Mary e Jack erano fidanzati da mesi, ma la cuoca e l'autista si conoscevano a malapena.

La donna venne invitata a raggiungere lo studio e, come previsto, l'interrogatorio, se così poteva essere chiamato, fu breve. Le venne posta qualche semplice domanda di routine e poi le fu dato il permesso di andare.

Quando tornò in salotto per prendere il suo cappellino, non c'era più nessuno; sul tavolo era rimasto un tovagliolo pieno di briciole e l'ultimo muffin.

Mary lo prese in mano e ne assoggiò un pezzetto: decisamente un'ottima infornata.


Fine


 

Ingredienti per 12 muffin:
- 60 gr di burro
- 30 gr di cacao amaro in polvere
- 50 gr di cioccolato fondente
- 160 gr di farina
- un cucchiaino di lievito
- 125 ml di latte
- un pizzico di sale
- un uovo
- 125 gr di zucchero

Sciogliere il cioccolato a bagnomaria; sbattere lo zucchero con il burro e infine con l'uovo; aggiungere il cioccolato fuso mescolando bene.
Setacciare farina e lievito e mescolarli con il latte, poi aggiungere il pizzico di sale e il cacao setacciato.
Amalgamare tutti gli ingredienti e versare l'impasto ottenuto in dodici pirottini; cuocere a 160°C per 20 minuti circa.
Fonte: GialloZafferano






Note: mi piace molto cucinare e ho deciso di unire questa passione con quella per la scrittura, per questo penso di iniziare una raccolta utilizzando le ricette del mio personale quaderno di cucina, e da esse prendere ispirazione per racconti di vario genere. Le ricette non appartengono a me, ma sono state prese da varie fonti (siti internet, libri, riviste).
 

   
 
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