Nota. Questa storia si basa sia sui libri che sui film. Si svolge quando
Voldemort arriva alle porte del castello di Hogwarts, dopo che Harry gli si è
consegnato, quando Draco deve scegliere da che parte stare.
A Marzia, che mi ha chiesto questa storia e che mi ha
portato di nuovo a pubblicare.
E a Nahid, la beta di questa fanfiction, per la sua
amicizia e per il tempo che ci ha dedicato.
Hopeless
Draco sapeva cosa i suoi genitori si aspettassero da lui.
Non poteva negare che quella fosse la scelta più logica: abbandonare lo
schieramento di Hogwarts per raggiungere quello del Signore Oscuro. Ma cosa
avrebbero pensato di lui gli studenti e i professori? Ormai tutti sapevano che
lui era un Mangiamorte, un Mangiamorte fallito, come suo padre, o forse peggio;
almeno Lucius Malfoy era stato un buon tirapiedi da giovane. Draco invece aveva
fallito su tutti i fronti. Beh, non era finito a Serpeverde per caso. Non era
coraggioso, non era audace, non era Harry Potter. A lui bastava poco per
conquistare il cuore della gente, cuori simili al suo, impavidi, tenaci, capaci
di sacrificarsi per il bene comune, per salvare i loro cari. Draco era certo
che Narcissa avrebbe dato la vita per lui, come aveva fatto Lily Potter, ma suo
padre? Avrebbe affrontato l'Oscuro Signore per permettere a moglie e figlio di
salvarsi? Non lo credeva. Suo padre era un codardo, e in questo Draco gli
assomigliava più di quanto volesse.
Avrebbe voluto possedere la forza per rimanere con i suoi
compagni di scuola, avrebbe voluto avere il coraggio di difendere Hogwarts a
costo della vita. Avrebbe voluto essere un uomo migliore, riuscire a vivere in
pace con se stesso, invece di guardare indietro, ai suoi fallimenti, e vedere
soltanto mediocrità e disonore. Sì, perché nonostante gli fosse sempre stato
detto che il suo status di Purosangue lo metteva in una posizione privilegiata
rispetto a tutti gli altri, sapeva che non c'era bugia più grande di quelle
parole che suo padre continuava a ripetergli. Lucius, che aveva fallito al
Ministero, come un dilettante. Che si era lasciato sfuggire la Profezia e si
era fatto catturare. Draco era stato così orgoglioso di sé quando il Signore
Oscuro aveva deciso di accoglierlo nelle sue schiere! Avrebbe fatto vedere a
tutti quanto fosse migliore di suo padre. Sua madre, invece, non era stata
altrettanto contenta. E poco tempo dopo neanche Draco lo fu più. Era un terrore ingestibile
quello che lo dilaniava, di non riuscire a farcela, di fallire come aveva
fallito suo padre, di perdere tutti i suoi affetti. Era come avere il torace
perennemente schiacciato da un masso, con l'impressione che tutti lo stessero
osservando, con Piton sempre in mezzo a offrire il suo aiuto – per cosa poi,
per poter ridere di lui? –, con Harry Potter che lo seguiva ovunque convinto
che lui fosse un Mangiamorte. Era stato quasi sollevato quando il Grifondoro lo
aveva colpito a morte in quel bagno. Non che Draco volesse morire, ma la morte
avrebbe messo fine ad ogni cosa, al dolore, alla disperazione, alla paura.
Invece Piton l'aveva salvato. Beh, non poteva fare altrimenti.
Poi era arrivata quella maledetta notte: Silente era morto
e lui era fuggito da Hogwarts, roso dal senso di colpa per il fatto che il
preside si sarebbe salvato se lui avesse accettato il suo aiuto un po' prima.
Perché sì, Draco aveva dato ascolto alle parole del mago, voleva una
vita lontana da tutto quel dolore, una vita normale. Si era aggrappato al sogno
che Silente gli aveva offerto su un piatto d'argento, ma ci si era aggrappato
troppo tardi.
Erano passati mesi da quella notte e la sua vita era stata
un susseguirsi di morti e distruzioni, di aspettative infrante, di terrore. Poi
Harry Potter era arrivato sulla soglia di casa sua e lui non aveva saputo se
tradirlo o meno. Harry Potter. L'unico che avrebbe potuto fermare
Voldemort una volta per tutte. Il Prescelto. Se lui avesse distrutto
quel mostro, Draco e la sua famiglia sarebbero stati liberi. Niente più
guerre, niente più terrore.
Poi aveva duellato con lui e Potter gli aveva rubato la
bacchetta. E quando l'aveva rivisto, a Hogwarts, non aveva esitato a inseguirlo
per recuperarla. Era sua, sua soltanto.
La Stanza delle Necessità data alle fiamme era uno
spettacolo terrificante. Nonostante sapesse che arrampicarsi sulle cataste di
oggetti accumulate dagli studenti non sarebbe servito a niente, Draco non
riusciva a impedirsi di farlo. Aveva visto Potter e i suoi amici fuggire a
bordo delle scope e aveva sentito il groppo alla gola farsi più stretto. Stava
per morire. Ma i Grifondoro erano tornati indietro e Harry lo aveva salvato, ed
era stata una boccata d'aria fresca stringersi sulla scopa dietro di lui, e
Draco aveva pregato con tutto il cuore di uscire vivi da quella storia, tutti e
cinque.
I suoi genitori lo chiamarono ancora e Draco tremò.
L'Oscuro Signore aveva detto che Potter era morto, e se così era, il Mondo
Magico non aveva più speranze, perché con la morte del Prescelto la fiammella
che era rimasta ad alimentare i cuori dei più coraggiosi si sarebbe andata
spegnendo. E così Draco pensò nuovamente a se stesso prima che a tutti gli
altri. La codardia lo sconfisse ancora, e lui avanzò, evitando gli studenti, i
suoi coraggiosi compagni, per raggiungere i suoi genitori e la sua vita di
terrore, amarezza e disonore.
Commento dell'autrice.
Questa è la mia prima fanfiction su questo fandom. Non
pensavo ne avrei mai pubblicata una (sebbene mi attirasse scrivere qualcosa su
Grifondoro e Serpeverde) visto che questa saga è strasfruttata dagli scrittori
e finirei per plagiare certamente qualcuno. Dio non voglia che accada proprio
con questa storia.
Tutto è nato dalle insistenze di una fan di Malfoy (la mia
cara cugina) che mi ha chiesto di scrivere qualcosa su di lui. Quando ho visto
la seconda parte del settimo film, e nello specifico quella scena, ho pensato
che ci si poteva scrivere una fanfiction, ma il pensiero è nato e morto in quel
momento, e io non ci ho davvero più pensato se non quando mia cugina mi ha
chiesto una storia. Come avrei potuto rifiutare, visto che lei non legge
fanfiction?
Quindi ringraziate o spedite a lei le lettere minatorie
che volevate inviare a me.
Altra colpevole di questa pubblicazione è la mia nuova, e
amata, beta ufficiale (insieme a mamma): Nahid. Non la ringrazierò mai
abbastanza per il suo aiuto in questo frangente. Con lei ho discusso riguardo
ad una frase che non ci trovava d'accordo, e lo stesso ragionamento voglio
riproporlo a voi, perché possiate capire le motivazioni che mi hanno spinto a
parlare di Draco in quei termini.
La frase incriminata è “Sì, perché nonostante gli fosse
sempre stato detto che il suo status di Purosangue lo metteva in una posizione
privilegiata rispetto a tutti gli altri, sapeva che non c'era bugia più grande
di quelle parole che suo padre continuava a ripetergli”. Nahid, a ragione, mi
ha fatto notare che Draco crede davvero di essere migliore degli altri per il
semplice fatto di essere un Purosangue, e che è solo negli ultimi due libri che
si rende conto che non è certo il sangue a renderti migliore di un altro, ma il
cuore, la mente, l'anima o come volete chiamarlo. Quello che io ho obiettato è
che Draco ci crede come
ci potrebbe credere un bambino quando a dirglielo sono i genitori. Pensate a
Babbo Natale: i bambini ci credono perché sono mamma e papà a dir loro che
esiste, perché hanno fede in loro. Sono i loro genitori, perché dovrebbero
mentire?
D'altro canto, con il passare degli anni, continui
a credere ai tuoi ma cominci anche a pensare con la tua testa, per cui il
cambio di opinione di Draco deriva dalla sua crescita come persona. Quindi
penso sia stata una cosa graduale, un processo che è cominciato quando Draco è
arrivato a Hogwarts, e che è culminato nei libri sesto e settimo.
Detto questo non aggiungo altro. So che spesso e
volentieri i commenti non vengono letti, e spesso e volentieri i miei sono
molto, molto lunghi.
Ringrazio chi ha letto questa storia e chi vorrà
lascerà un commento. Risponderò a tutti quelli che lo faranno.
Alla prossima storia, anche se sarà di un altro
fandom.
Chiara.
8-24 agosto 2011