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Autore: DanP    25/08/2011    1 recensioni
La loro convivenza era iniziata con le peggiori premesse.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: Rieccomi!So bene che avete aspettato molto da quando ho postato l'ultima volta...*si fustiga*
E sfortunatamente per voi, Kiyokazu rimarrà un po' accantonato in questo nuovo capitolo, che prende piede molto in avanti nel tempo e nella convivenza dei due idiotissimi amanti...o quel che sono.
Whatever! Sto passando un periodo di fibrillazione in attesa del nuovo capitolo, della nuova serie di quello che, spero, non sia un fallimentare ménage simile all'ultimo demenziale capitolo, ma che spieghi qualcosa di queste due meraviglie! (ma va bene anche su quelle altre meraviglie di Feilong e Yoh!Amori delle mamme, Reika ne sa qualcosa...)
Enjoy it!

 

7. Never gonna leave this bed.

 

Era sempre un'esperienza ben strana, dopo anni di convivenza, vedere un qualsiasi accenno di emozione sul viso di Asami. Come un sassolino lanciato in uno stagno calmo, le sue espressioni comparivano e scomparivano in un attimo, lasciando solo il fantasma della loro presenza.
Quando qualcosa lo impensieriva poi, Akihito tendeva sempre a non avvicinarglisi mai, tenendo le dovute distanze, senza prendere posizione riguardo i suoi nervosismi.
Questo, l'aveva imparato solo col dovuto tempo, rimanendo in silenzio in un angolo della casa, sparendo alla sua vista o mantenendo un basso profilo, senza istigare ulteriormente i suoi nervi.
Erano trascorsi anni, eppure ancora adesso nessuno aveva mosso più di quei due semplici passi per entrare in un'intimità che non era solo fisica, cosa su cui era basata fondamentalmente la loro relazione.
Anche se Ryuichi, nel suo piccolo, non gli aveva mai fatto mancare qualche sporadica dimostrazione d'affetto, quei momenti di dolcezza rari e preziosi che gli facevano palpitare il cuore anche a distanza d'anni. Investendolo di un calore rassicurante e tenero.

 

Rientrando a casa, gettò uno sguardo acido all'orologio digitale, fissandosi sul led rosso fuoco.
Le 2.
A quell'ora, come da copione, sarebbe dovuto essere comodamente seduto nel suo ufficio, a scartabellare fino a mattina inoltrata i soliti documenti.
Peccato che la sua consueta routine fosse stata casualmente rovinata dall'incompetenza di qualche idiota ai suoi comandi che aveva lasciato incidentalmente uscire dal suo ufficio dei documenti di vitale importanza legati al Sion e in quanto tale, alla sua stessa persona.
Idiota che farò fuori personalmente replicò mentalmente, cercando di trovare qualche nuovo, ingegnoso metodo per sbarazzarsi dei suoi incapaci sottoposti che non ne volevano sapere di stare al proprio posto.
Per una precauzione che lui non riteneva di alcuna utilità, Kirishima l'aveva spedito senza troppe cerimonie a casa, circuendolo ovviamente con tutti i suoi metodi servizievoli e a modo, assolutamente posato. Assolutamente irritante.
Kirishima stesso aveva probabilmente pregato affinché il capo non decidesse di iniziare una lunga lista di cadaveri partendo da lui. Quando era uscito e si era diretto a casa la maggior parte dei dipendenti del Sion avevano tirato un sospiro di sollievo, lieti di sapere che le loro vite, per ora, erano state risparmiate dalla follia vendicativa del loro boss.
Asami sospirò, lasciando cadere le chiavi nel mobiletto scuro all'ingresso, doveva decidersi a licenziare il suo assistente, o perlomeno smetterla di seguire i suoi consigli che fin troppo spesso si rivelavano azzeccatissimi, ricordandogli che era pur sempre lui che comandava.

Percorse l'intero salone e i corridoi nella totale oscurità, sicuro che non vi fosse alcun pericolo in agguato, almeno lì dentro e con un clik sommesso illuminò la camera da letto.
Disturbando l'ignaro compagno già immerso nel mondo dei sogni.
L'ombra di un sorriso gli attraversò il viso quando il ragazzo -ormai uomo- alzò la testa e lo squadrò con un'espressione assonnata. Lo seguì finché non si sedette sulla sua parte del letto, poggiando con cura la camicia al suo fianco e si abbassò, sfiorandogli con le labbra la schiena nuda.
Mmh..qualcuno è arrabbiato.” mugulò il ragazzo rintanando la testa nel cuscino, ma continuando a tenere un occhio aperto e curioso su di lui.
Rettifico, qualcuno è furioso.”
Asami lo fissò a lungo, le dita ora intrappolate nel nodo della cravatta. Alzò un sopracciglio, domandando con interesse:
Chi ti dice che io sia arrabbiato?”
Akihito si mise comodamente seduto, per nulla toccato dall'intensità con cui l'altro lo squadrava, come se fosse carne da macello per la sua prossima strage a tappeto.
Cose simili accadevano ancora quotidianamente nella loro vita.
Da sotto le coperte tirò un debole calcetto rivolto alla schiena del compagno.
“Hai ragione, non sei arrabbiato, quella è una conseguenza involontaria, direi più...” lo guardo per qualche secondo, sondando il viso in cerca di indizi.
“...preoccupato. Sei preoccupato!Inconcepibile!” replicò vivace, prendendosi il viso tra le mani con aria fintamente sconvolta.
Asami scosse la testa, giocherellando con la stoffa tra le mani, e tirando la seta finché quella non cadde a terra, dimenticata fino al mattino successivo.
Akihito si dondolò avanti e indietro fino a far scorrere le gambe sopra le lenzuola, e messosi in ginocchio al suo fianco, decretò placido:
“Chi osa farti preoccupare?Insomma, quello è compito mio!”
“Tuo?”
Takaba finse di riflettere e si puntellò meglio sul materasso.
“E' nella lista di cose da fare all'ordine del giorno.” dichiarò schiarendosi la voce.
“La prima sarebbe?” il biondino gli puntò un dito contro, sicuro di sé.
“Opporti resistenza, ovviamente.”
Asami si lasciò fuggire una risatina profonda da brividi, tralasciando per qualche minuto la tensione che ancora lo appesantiva.
Parlare col suo Akihito era come una boccata d'aria fresca dopo una giornata di afa, anche solo la sua presenza serviva a renderlo tranquillo, stabile nella sua esistenza con Takaba. Era eccezionale e privo di doppie facce, cose a cui era fin troppo abituato.
Il fatto poi che il micetto che anni prima aveva incontrato, selvatico e sfrontato, non solo avesse ritirato le unghiette ma addirittura avesse iniziato a fargli le fusa, non faceva che migliorare la situazione.

Akihito prese tempo giocando con le coperte, seguendone i disegni geometrici con la punta delle dita, perdendosi in quegli intrecci caotici.
“Quindi...” iniziò un po' titubante. “E' qualcosa di cui puoi discutere con me o..”
“Sai che non posso parlare di queste cose con i bambini.”
Il fotografo imbastì il suo miglior broncio, incrociando le spalle e allontanandosi quel tanto che bastava per ritrovarsi schiena contro la testiera del letto.
“Ma certo, perchè sono ancora un moccioso anche a trentanni per te, no?”
“Lo sei quando fai quel muso lungo, Akihito.”
L'altro gli puntò contro l'indice, picchiettandolo contro una spalla, un'espressione arrabbiata e un po' imbarazzata.
“Non provarci, so bene che mi chiami per nome solo quando ti fa più comodo, specie quando facciamo...” l'intento del tutto coraggioso di finire la frase si infranse sulle ultime parole, davvero, anche a trentanni non riusciva a fronteggiare seriamente quel grandissimo basta...uomo.
“Facciamo?” lo incoraggiò Asami con un ghigno cinico e divertito in volto, osservando le sue guance deliziosamente arrossate.
Non si scomponeva mai, quel vecchiaccio, del tutto a proprio agio col suo carattere sfacciato.
“...quel che facciamo, in fondo non è che parliamo un granché in questa stanza.” concluse Takaba, evitando cautamente quella parola.
Guardò il suo uomo che storceva le labbra, e commentò nuovamente, con un sospiro annoiato:
“Ok, va bene, in nessuna stanza, a pensarci.”
Gattonò fin dietro di lui, poggiandogli le mani sulle spalle e facendo un po' di pressione con i polpastrelli, fino a sciogliere gran parte della tensione che le imprigionava e irrigidiva i muscoli.
Avvertì, con una stretta al petto, che Asami si stava appoggiando a lui, contro il suo petto, lasciandosi finalmente andare e abbandonandosi alle sue carezze.
“Non che mi aspetti che parliamo di cose serie?O importanti come il tuo lavoro...o quell'altro, ma credo che, insomma...stare ad ascoltarti faccia parte dei miei doveri o roba simile.”
Era un discorso abbastanza complicato e lui si sentiva già in imbarazzo, ma sperò che Asami afferrasse il succo della faccenda, a cui nemmeno lui sapeva bene dove portasse.
“Tanto per aggiornarmi, quali sono gli altri doveri?”
Akihito si sorprese della domanda, inaspettata e alzò il mento cercando una degna risposta, che non lo facesse apparire eccessivamente idiota.
“Posso suggerirti fare se..”
“Di ancora quella parola e stanotte dormo da Kou.” lo interruppe subito Takaba, rimanendo a bocca aperta per lo shock.
Asami si zittì all'istante, tornando a irrigidirsi parzialmente sotto le sue mani.
Tirare in ballo la gelosia paranoica che lo yakuza nutriva per i suoi amici, pensò il ragazzo, era un buon metodo per tenere al guinzaglio quell'uomo, sempre ben attento a non esagerare o la punizione che avrebbe ricevuto in cambio sarebbe stata di proporzioni epiche.

Proseguì nel suo intento di quietarlo. Spesso e volentieri rapportarsi ad Asami era molto simile all'avere a che fare con una bestia dalla doppia faccia, un momento prima calmo e rilassato come un gattone d'appartamento, scontroso nel 60% dei casi e l'istante dopo un feroce mostro assetato di se..sangue. Dipendendo da chi si trovasse di fronte. Ma pensandoci bene, in quel momento, entrambi seduti su quel letto, il loro letto, Asami agiva sempre in relazione a lui. Non aveva più fatto nulla che non fosse pienamente consenziente da parte sua. Certo delle volte i suoi modi si arricchivano di un'inventiva difficile da cogliere, che sfiorava quasi il disumano, ma alla fine qualunque cosa facesse era sempre e solo con lui.
Il suo Asami,che aveva chiamato per nome solo una volta, una notte in cui si era accertato che fosse sprofondato nel sonno e che non potesse sentirlo cedere a quella debolezza.
“A che pensi?” lo distrasse Ryuichi riportandolo nella sua stessa dimensione.
“Che in genere a questo punto la situazione degenera.” rispose monocorde Akihito, quasi cercando volontariamente di accelerare l'inizio di quel contatto che tardava ad arrivare.
Asami ghignò ferino, voltandosi fulmineamente e costringendolo a stendersi tra i cuscini e seguendolo poi, distendendosi sopra di lui.
“Di un po', non sarai troppo vecchio per queste cose?” lo punzecchiò il più giovane, osservandolo coi capelli chiari sparsi sul guanciale.
“Dici?Ho l'impressione che sia tu quello ancora troppo giovane.”
Akihito si infervorò, punto sul vivo.
La differenza di età non era mai stata così importante ma ad Asami piaceva sempre calcare la mano su quell'argomento.
Lo dimostrava il fatto che non più ventenne non riusciva comunque a sostenere quel goccio in più di alcool e si cacciava insistentemente in situazioni imprevedibili e ad alto rischio, che sfociavano anche in una vena tragicomica.
“Ma sentilo!Non ti sei lamentato prima del lavoro, sarà forse che la crisi di mezza età avanza?No, perchè non ho intenzione di chiamare l'ospedale quando darai segni di cedimento, e se proprio devo sarà..!”
Il bacio che arrivò del tutto prevedibilmente era un insieme di emozioni che saltabeccavano tra il solito affascinante erotismo e quel languore tossico di cui non si sarebbe mai stancato e tra una specie di cameratismo affettuoso e provocante che era affiorato stando assieme, sotto quel tetto, facendogli capire che no, non era solo sesso. Non come all'inizio. Il fatto che tutto fosse partito da un traguardo che avrebbe dovuto collimare con la fine, di quella storia, per nulla consensuale, non li preoccupava minimamente.
Non si erano mai curati molto di seguire le regole, e quello era un punto fondamentale che condividevano e li aveva tenuti vicini, trovandosi alla perfezione.
Certo Asami aveva un modo di soprassedere alle leggi non propriamente corretto, ma non avrebbe mai detto nulla su quella parte della sua vita, che lo aveva salvato ben più di una volta, anche dopo lo spiacevole disastro ad Hong Kong.

“Seriamente, penso che stasera potremo finirla qui, no?” non tanto che non lo desiderasse ma la stanchezza che traspirava dal viso del suo compagno era fin troppo visibile.
“Hai paura che potresti non reggere il ritmo?” lo pungolò Asami, del tutto sicuro che avrebbe cambiato idea entro non molto.
“Ho paura che tu non sapresti reggere...” Akihito gli scoccò uno sguardo sprezzante, che cadde come un castello di carte sentendo il tono interrogativo e sicuro dell'altro.
“Stai cercando di sfidarmi?”
Il fotografo scosse la testa, senza nemmeno aspettare che finisse la frase:
“Quando lo faccio finisce sempre male, per me, dunque no, ci tengo al mio orgoglio.”
“Se la smettessi di sfidarmi a GTA il tuo orgoglio non ne uscirebbe costantemente ferito.”
Mai sfidare uno yakuza a GrandTheftAuto, per quanto avesse sperato che Asami non fosse a conoscenza dell'esistenza di una PlayStation, si era dovuto ricredere quando nel giro di due partite era stato biecamente sconfitto in quello stesso gioco con cui era solito stracciare i suoi compagni di sventure -Kou e Takato- e quando aveva stabilito che Asami era bravo in tutto, quella parola era diventata la sua dannazione. Specie quando glielo aveva fatto notare, senza nemmeno rendersene conto. Quella era stata una giornata in cui nessuno dei due era uscito dalla camera da letto.
Evidentemente Asami amava ricevere complimenti che andassero ad ingigantire il suo già consistente ego. Era pur sempre un uomo, tanto quanto lui.
Come se avessi voglia di giocare di nuovo con te. Mi rifiuto categoricamente e per stanotte la conversazione si chiude qui.” brontolò sentitamente, spingendolo lontano e rotolando sulla sua parte del letto.
Non passò nemmeno un secondo da quel futile tentativo di fuga, che Asami gli si approssimò, sussurrandogli all'orecchio.
In questi casi le conversazioni sono inutili...dovresti saperlo.” per poi schioccargli un bacio che lo rese parzialmente sordo e lo imbarazzò più di quanto non desiderasse.
Puoi dormire in salotto, se preferisci..” borbottò semi nascosto dalla sua spalla nuda -quando si era spogliato?Mah, non che fosse importante saperlo...- inacidito, ma vagamente interessato alla sua prossima mossa, con Asami era sempre una sorpresa.
Aah...non ho intenzione di lasciare questo letto e nemmeno tu.”
Akihito sbuffò, fin troppo conscio della piega che avrebbe assunto la serata, non che avesse in mente qualcosa di differente.
In ogni caso, andare contro le sue decisioni, era la cosa più difficile mai sperimentata e non si sforzò nemmeno di ribattere troppo, avrebbe vinto ugualmente.
Quel vecchio pervertito.

 

Fine.

NdA: Il titolo della ficcy (come l'interezza della stessa) è ispirato a Never Gonna leave this bed dei Maroon 5. Detto questo spero abbiate apprezzato questa demenziale storiella, che è un pò una scemenza, dato che MAI Akihito si sveglierà e deciderà di chiarire un pò i suoi sentimenti... Forse è un po' OOC, ma ho idea che nemmeno la Dea sappia davvero quale sia il carattere dei suoi personaggi..ahahah...magari...*sospira*
Grazie a chi leggerà e commenterà (spero). Un bacione!
Dan

   
 
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