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Autore: Fiamma Drakon    26/08/2011    3 recensioni
Ciel Phantomhive, chiuso a dovere nel suo studio, seduto nella sua poltroncina dietro la scrivania, stava terminando di leggere una lettera consegnatagli poco meno di dieci minuti prima dal suo fedele maggiordomo, in paziente attesa innanzi alla scrivania.
Lo sguardo serio e concentrato del giovane conte dava ad intendere al servitore che il messaggio non era portatore di buone notizie, o che semplicemente il suo contenuto non era gradito al destinatario.
«Sebastian».
Il demone rimase a fissare il padrone.
«Devo prepararmi» esclamò Ciel, rapido, alzandosi dalla sua postazione ed avviandosi senza altre spiegazioni alla porta.
Il maggiordomo lo seguì con gli occhi, poi inarcò un sopracciglio e chiese: «Ha un impegno urgente?».
«No».
Il tono svogliato e severo con cui gli rispose il signorino era una sorta di campanellino d’allarme per il moro: significava che, qualsiasi luogo fosse la sua meta, doveva recarvisi per forza, nonostante non ne fosse entusiasta.

[Ciel/Lizzy, Sebastian/Grell one-sided]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shall we dance_ Ciel Phantomhive, chiuso a dovere nel suo studio, seduto nella sua poltroncina dietro la scrivania, stava terminando di leggere una lettera consegnatagli poco meno di dieci minuti prima dal suo fedele maggiordomo, in paziente attesa innanzi alla scrivania.
Lo sguardo serio e concentrato del giovane conte dava ad intendere al servitore che il messaggio non era portatore di buone notizie, o che semplicemente il suo contenuto non era gradito al destinatario.
Se solo Sebastian avesse semplicemente alzato lo sguardo dal viso del suo signorino avrebbe senz’altro scorto un minimo scorcio del profilo di una terza persona, totalmente estranea alla villa - o quasi.
Alcuni ciuffi di capelli rossi sporgevano oltre il bordo del muro, così come una parte del viso, i cui occhi gialli stavano letteralmente incollati addosso alla figura del maggiordomo.
In particolare, quegli occhi erano alla ricerca di qualcosa di più della semplice vista dell’aspetto “esteriore” del demone: se avessero potuto avere l’onore di vederlo senza quell’uniforme addosso - che lo faceva comunque tanto sexy - sarebbe stato il paradiso.
Nemmeno di una veduta “posteriore” potevano godere, dato che la poltroncina del piccolo conte era in mezzo - e perché Sebastian non era girato di spalle.
«Sebastian».
Il demone rimase a fissare il padrone.
«Devo prepararmi» esclamò Ciel, rapido, alzandosi dalla sua postazione ed avviandosi senza altre spiegazioni alla porta.
Il maggiordomo lo seguì con gli occhi, poi inarcò un sopracciglio e chiese: «Ha un impegno urgente?».
«No».
Il tono svogliato e severo con cui gli rispose il signorino era una sorta di campanellino d’allarme per il moro: significava che, qualsiasi luogo fosse la sua meta, doveva recarvisi per forza, nonostante non ne fosse entusiasta.
«Sono invitato ad un ballo che si terrà tra circa...» s’interruppe, lanciando un’occhiata all’orologio sulla sua scrivania «... tre ore a casa di Lizzy» spiegò il Phantomhive con un lungo e rassegnato sospiro.
Elizabeth Middleford, la sua fidanzata ufficiale, non era esattamente la persona con cui avrebbe più gradito affrontare una cosa come un ballo: Elizabeth era ossessionata dagli abiti e gli accessori degli invitati.
Come minimo - e purtroppo ne aveva già fatta esperienza sulla propria pelle - l’avrebbe trascinato in giro per la sala da ballo per andare a commentare gli indumenti di tutti.
Un supplizio che il giovane conte si sarebbe volentieri risparmiato.
«Dovrete venire anche tu ed il resto della servitù» ordinò un momento dopo: se doveva soffrire, tanto valeva imporlo anche a loro. Perlomeno non sarebbe stato solo.
«Certamente, signorino. Andrò immediatamente ad avvertire gli altri membri della servitù» rispose Sebastian, inchinandosi in segno d’ossequio.
La silente spia fuori della finestra, che aveva udito, anche se soffusamente, tutta la conversazione, iniziò a provare una grande, profonda eccitazione: Sebastian era stato invitato ad un ballo.
Se avesse trovato il modo di intrufolarsi, avrebbe senz’altro potuto trovare la maniera per stare con il suo amato.
Stirò le labbra in un sorriso smaliziato e carico di malsana adorazione: già si vedeva a volteggiare al centro di una pista da ballo tra le braccia del suo demone preferito.
Se non avesse smesso alla svelta con certi pensieri, avrebbe finito col farsi del male da solo, eppure era così piacevole, immaginare Sebastian con un abito elegante che non fosse la solita divisa da maggiordomo.
Era certo che l’avrebbe reso ancora più bello e sexy di quanto già fosse di per sé.
Grell iniziò la difficile discesa dalla sua postazione: doveva sbrigarsi.
Era quasi il tramonto, e doveva prepararsi per l’evento: non fosse mai che Sebastian lo sorprendesse ad un ballo vestito in modo inappropriato.

«È così eccitante! Non eravamo mai stati invitati esplicitamente ad una festa!» esclamò Mey Rin, gioiosa, congiungendo le mani innanzi al petto.
«Sì, sarà fantastico!» aggiunse Finnian, sorridendo.
«Finalmente anche noi siamo considerati!» commentò Bald.
Per l’occasione, i tre avevano indossato i loro abiti migliori, gli unici che non avevano mai avuto occasione di mettere - nonché i soli capi d’abbigliamento diversi dalle loro abituali uniformi.
Mey Rin indossava un delizioso e vistosissimo abito viola con lo scollo bordato di pizzo nero che le scendeva morbido fino alle ginocchia, aderendole perfettamente al corpo. La parte che le fasciava il ventre era decorata con un ricamo nero che formava una sorta di falso corsetto.
Bald e Finnian, invece, indossavano due smoking gemelli, eccezion fatta per i colori, tra loro opposti: il completo del cuoco era nero con la camicia sottostante bianca, mentre quello del giardiniere bianco con la camicia nera.
«È solo una semplice festa» intervenne Ciel in tono annoiato, spostando gli occhi dal paesaggio esterno alla carrozza alla sua “compagnia d’eccezione” per quella sera.
«Non è felice di partecipare alla festa organizzata da lady Elizabeth, signorino?» domandò Finnian, un po’ deluso dall’indifferenza ostentata dal padrone.
«Non vedo dove stia tutta questa eccitazione...» replicò semplicemente il Phantomhive, che di eccitazione non ne provava nemmeno un po’.
«È davvero elegante questa sera, signorino...!» osservò la cameriera, cambiando repentinamente argomento, così da non far morire sul nascere la conversazione.
L’espressione del conte non migliorò molto in seguito al complimento.
«Non mi pare d’aver indosso niente di così diverso dal solito...» disse, privo del benché minimo entusiasmo.
Indossava una lunga giacca elegante di un liquido ed incantevole blu notte che gli arrivava circa al ginocchio, sotto la quale portava un gilet dello stesso colore. Il colletto era l’unica cosa visibile della camicia bianca che indossava al di sotto di esso ed era chiuso da un plastron a balze bianche egregiamente annodato.
Le maniche della camicia sbucavano dal fondo di quelle della giacca, aprendosi sulle mani guantate dello stesso colore.
I pantaloni - anch’essi bianchi - seguivano il profilo delle sue gambe magroline senza aderirvi, sparendo poco sotto il ginocchio in un paio di alti stivali neri.
Sulla testa, appoggiato leggermente di traverso sulla destra, c’era un piccolo cilindro blu notte con una rosa della stessa tonalità sul lato destro, circondata da un sottile nastro bianco che formava una molteplicità indescrivibile di fiocchi che in parte cadevano al di sotto della falda, sfiorando i capelli del conte.
Era un abito che - se la memoria non lo ingannava - prima d’allora non s’era mai messo: lo considerava troppo... esuberante per essere portato quotidianamente, ma se non altro immaginava fosse gradito ad Elizabeth - altro valido motivo perché non uscisse dal suo armadio.
All’improvviso, sulle labbra di Ciel comparve una sorta d’increspatura simile ad un pallido sorriso sghembo d’ignota provenienza.
«Semmai, quello veramente elegante stasera è Sebastian...» aggiunse.
Le guance di Mey Rin s’imporporarono all’improvviso mentre i suoi occhi si spostavano verso l’esigua finestrella che aveva innanzi, dalla quale s’intravedeva un sottile scorcio della schiena del maggiordomo.
In effetti, Ciel non aveva tutti i torti: per quella serata, Sebastian aveva abbandonato le spoglie di semplice “domestico” per vestirne di più “sofisticate”.
Il demone indossava un completo nero elegantissimo che gli aderiva al fisico in modo a dir poco impeccabile, risaltandole il raffinato portamento.
La giacca era nera, lunga, chiusa sul petto ma aperta dai fianchi in giù e gli arrivava fino a metà dei polpacci.
Al di sotto portava una camicia bianca le cui maniche larghe a pieghe sbucavano dal fondo di quelle della giacca.
Un plastron bianco molto semplice era annodato alla perfezione sotto il risvolto del colletto della blusa ed infilato nello scollo della giacca.
Appuntate sul petto aveva due rose rosse che davano un ulteriore tocco di raffinatezza al suo abbigliamento.
I pantaloni erano dritti e privi di tasche, come anche la parte superiore, fatto che aveva costretto Sebastian ad arrischiarsi ad uscire senza orologio.
Per l’occasione aveva anche deciso di legarsi i capelli, adesso raccolti da un nastrino rosso a formare un raffinato codino alla base della testa dal quale tuttavia era stato escluso il ciuffo di capelli che gli copriva metà viso. Le lunghe estremità del nastro volteggiavano dietro le sue spalle, sollevate dal vento creatosi dalla velocità della carrozza.
Mey Rin stravedeva letteralmente per quel suo look da cavaliere nero. E come poteva non essere? Lei amava tutto di lui.
Sebastian, intanto, spronava i cavalli ad un rapido trotto al fine di giungere quanto prima a destinazione.
Ancora era ignaro di ciò che l'attendeva, perché altrimenti avrebbe voltato seduta stante la carrozza e avrebbe lanciato in una corsa sfrenata i cavalli per arrivare quanto prima a casa.
Impiegarono circa mezz'ora a raggiungere la tenuta dei Middleford, dove Lizzy attendeva trepidantemente il suo amato Ciel ed un "invitato dell'ultimo minuto" aspettava il suo demone prediletto.
Il suddetto demone fermò la carrozza esattamente innanzi alla grande porta a due battenti, lasciata aperta per l'occasione.
I tre componenti extra della servitù di casa Phantomhive furono i primi a scendere, poi la cameriera aiutò il padroncino ad uscire. Appena furono tutti fuori, Sebastian mosse la carrozza per andare a parcheggiarla tra le altre.
Ciel e compagnia riuscirono a percorrere i pochi metri che li separavano dalla soglia prima che il maggiordomo facesse ritorno.
«Wow, Sebastian! Che velocità!» commentò Bald, stupito.
«C'era un posto libero qui vicino» replicò il maggiordomo con un labile sorriso furbo.
«Coraggio, entriamo» intervenne Ciel, precedendo il gruppetto all'interno.
Grell, intanto, era già dentro, nascosto in un angolino isolato vicino alla porta d'ingresso, così da poter individuare l'oggetto del suo interesse non appena avesse messo piede là dentro.
Per il resto degli invitati, intenti a godersi la festa, la sua presenza era decisamente irrilevante.
«Varcherà quella porta. Me lo sento, tra poco varcherà quella porta... oww, sarà certamente bellissimo, ancor più del solito...!» esultò tra sé, senza poter fare a meno di arrossire al solo immaginare il suo maggiordomo in abito da sera. Sarebbe stato a dir poco perfetto...!
«CIEEEEL!!!».
Il richiamo che riecheggiò per tutta la sala attirò l'attenzione dello shinigami, che concentrò tutta la sua attenzione sulla porta, verso cui la piccola lady Elizabeth stava correndo con entusiasmo ineguagliabile. Grell vide comparire sull'uscio il piccolo conte dei Phantomhive. A quel punto il suo palpito cardiaco iniziò ad accelerare.
«È senz'altro dietro il moccioso...!» pensò, osservando Elizabeth saltare al collo del nuovo venuto «Se solo si spostasse da lì...! Non può oscurare così l'ingresso trionfale del mio Sebastiàn!» aggiunse tra sé, indignato.
Ciel, soffocato dalle morbose ed imbarazzanti attenzioni della ragazza, si sottrasse abilmente al suo abbraccio e la salutò con un consueto e formale: «Buonasera, Elizabeth».
«È Lizzyyy!» si lamentò la piccola lady, assumendo una fanciullesca espressione indignata.
Ciel la ignorò ed avanzò nella stanza. Dietro di lui entrò il terzetto della servitù, e per ultimo il tanto atteso maggiordomo nero.
Nemmeno Grell stesso seppe spiegarsi perché non fosse semplicemente svenuto nel veder cotanta tenebrosa bellezza. Rimase là a contemplarlo per alcune - poche - frazioni di secondo, poi abbandonò la sua postazione con un impeto improvviso, slanciandosi verso il demone; tuttavia, la sua corsa fu arrestata da un improvviso ed indesiderato assiepamento di persone davanti a sé.
«Chi è quell'affascinante uomo in nero?»
«È davvero intrigante...»
«Il maggiordomo del conte Phantomhive?»
«Non mi spiacerebbe averlo intorno per più di qualche ora...».
Le donne erano in palese fermento per il maggiordomo, cosa che mandò letteralmente in bestia Grell: Sebastian era solo suo. Quelle oche non dovevano nemmeno provare a toccarlo, altrimenti la sua ira e la sua falce si sarebbero abbattute su di loro.
L'unica cosa di cui si poteva vantare in quel momento era il fatto che lui, Grell Sutcliffe, conosceva il maggiordomo di casa Phantomhive molto più profondamente di qualsiasi gallina dell'alta società.
«E poi, io sono estremamente più bella...!» esclamò tra sé, mimando lo spostare una ciocca di capelli - allora non disponibile sciolta - oltre la spalla sinistra con una movenza che denotava una gran vanità tutta al femminile.
All'udire l'ennesimo sussurrato commento d'apprezzamento non proprio casto al suo amato, si decise a farsi largo tra la folla e reclamare ciò che era suo per diritto di precedenza.
Sgomitando a destra e a manca in modo non troppo femmineo, Grell riuscì a guadagnarsi la testa del gruppo di donnette.
«Sebastiàààààn...!» chiamò a quel punto, slanciandosi verso di lui a braccia aperte.
Sebastian si volse lentamente al suo indirizzo, con un'espressione naturalmente pacata che si trasformò in una stupita non appena riconobbe la voce e l'aspetto di colui che l'aveva richiamato.
La sua reazione, in principio, fu abbastanza prevedibile: come sempre, Sebastian cercò d'allontanarlo; tuttavia, la sorpresa era stata tale che non riuscì a contrastarlo a dovere.
Fu così che, finalmente, Grell ottenne di poter abbracciare il suo amore.
Ciel, che si trovava un po' più avanti assieme a Lizzy, si era girato nell'istante stesso in cui aveva udito quella familiare voce a metà tra il maschile e il femminile, ma non riusciva a credere a ciò che vedeva, benché si sforzasse di farlo.
Non riusciva a capacitarsi di come quel pazzo incosciente di Grell Sutcliffe avesse potuto presentarsi in mezzo a dei comuni mortali con il suo vero aspetto, oltretutto vestito in tutto e per tutto come una donna.
Infatti, per quella sera, lo shinigami aveva abbandonato il suo quotidiano abbigliamento di ambiguo genere in favore di qualcosa di più elegante e nettamente femminile: indossava un lungo abito vermiglio con lunghe maniche a sbuffo decorate al termine con del pizzo dello stesso colore, che gli arrivava a coprire metà della mano. La scollatura non era molto ampia frontalmente - probabilmente perché non c'era niente da mettere in mostra - ma in compenso lasciava scoperta buona parte delle spalle.
La gonna dell’abito era - fortunatamente - priva di spacchi sia laterali che frontali, ma in compenso era sostenuta da un probabile gran numero di strati di sottoveste.
Le scarpe erano coperte alla vista dall'orlo dell'abito, che arrivava a sfiorare il pavimento.
Anche i capelli erano stati accuratamente sistemati per la serata: anziché essere sciolti come di consueto e leggermente spettinati, erano legati in una lunga treccia poi avvolta a formare un alto chignon dietro la testa, sostenuto da una complessa impalcatura di spilloni neri.
Ciel si chiese quante ore avesse speso per progettare e realizzare un'acconciatura simile, considerato anche il fatto che, con ogni probabilità, aveva fatto tutto da solo.
Nel perdersi nelle sue osservazioni, però, il conte Phantomhive si era dimenticato momentaneamente di dove fosse e, soprattutto, di chi c'era là con lui oltre il suo maggiordomo.
Fortunatamente, una domanda improvvisa lo riportò alla realtà.
«Chi è lei, Sebastian?».
Dal tono usato da Mey Rin pareva che quest'ultima fosse estremamente interessata alla risposta, anche se il Phantomhive riuscì a carpirvi una decisa sfumatura di delusione: non era certo un mistero che la cameriera nutrisse dell'interesse per il maggiordomo. Era prevedibile che il vederlo tra le braccia di "un'altra" la rattristasse.
Sebastian fece per replicare, ma Grell lo interruppe: «Sono Juliet, la fidanzata di Sebastiàn!».
Il demone non manifestò alcunché di ciò che provava, benché non fosse affatto contento della piega assurda che aveva preso la serata - tra l'altro ancora agli esordi, per cui non voleva neppure immaginare come sarebbe proseguita.
Chissà perché quel falso nome diede ancor più sui nervi al demone di quanto già non facesse il comportamento del Dio della Morte.
Bald sorrise.
«Adesso mi spiego perché ti sei vestito tanto elegante...!» osservò, ironico.
«Ihih... siete davvero una bella coppia!» ridacchiò Finnian.
Se non ci fosse stata tanta gente, Ciel era certo che Sebastian li avrebbe scuoiati vivi dopo un'affermazione simile.
Grell se ne stava allegramente spalmato sul petto del demone, la cui espressione palesava in modo conciso il suo incommensurabile desiderio di uccidere l'artefice di quel disastro.
Era incredibilmente appagante per il conte vedere finalmente Sebastian Michaelis in difficoltà per una serie di sfortunate coincidenze che erano sfuggite persino dalle sue mani di demone.
Però il fatto che ci fosse un Dio della Morte alla festa inquietava un poco il Phantomhive: non voleva doversi occupare di calmarlo in caso fosse accaduto un imprevisto e avesse cominciato ad uccidere a destra e a manca.
Era meglio prendere precauzioni.
«Oh, come sono carini...!» commentò Lizzy, estasiata, contemplandoli.
Ciel fece cenno al maggiordomo di avvicinarsi - richiesta che il moro esaudì con non poca fatica.
«Sbarazzati di lui in fretta, senza dare troppo nell’occhio» ordinò Ciel.
«Yes, my Lord».
Sebastian rispose con un sorriso all’imposizione del suo padrone: non vedeva l’ora di togliersi quell’essere disgustoso di dosso.
«Cieeel, guarda quel vestito! È così carinooo!» esclamò Elizabeth, tirando a sé il fidanzato per un braccio, correndo via per andare ad infiltrarsi tra la folla.
Dopo pochi istanti si allontanarono anche il resto della servitù e le nobildonne affrante - e arrabbiate - per l'arrivo della "fidanzata" del bel maggiordomo, lasciando il suddetto in balia della perversione dello shinigami dai capelli rossi.
«Non avrei mai creduto possibile che la tua follia arrivasse a questi livelli» asserì pacatamente il demone, guardandolo dall'alto in basso.
Era lampante il suo più totale disgusto per la sua scelta d'abbigliamento, o forse per il semplice fatto che l'avesse scelto pur essendo un uomo.
«E io non avrei mai pensato che tu potessi essere ancora più sexy del solito...!» replicò Grell tranquillamente, sorridendogli con malizia.
Con una leggera scossa del braccio, Sebastian si liberò della morbosa stretta di Sutcliffe, che però gli si avvinghiò nuovamente all’arto, anche se in modo meno femminile.
«Sebastiàn, per stasera saremo fidanzati!» esclamò, felice come non mai «Ora possiamo baciarci con la lingua...!» proseguì, estatico, protendendosi verso il moro.
Questo reclinò indietro la testa, per poi spostarsi all'ultimo istante. Grell finì con lo sbilanciarsi troppo in avanti, rovinando scompostamente - e goffamente - a terra.
Si rialzò massaggiandosi la testa e sistemandosi il vestito.
«Non essere disgustoso» gli disse semplicemente il maggiordomo, allontanandosi.
Lo shinigami si affrettò a raggiungerlo nuovamente, aggiungendo uno smielato: «Sebastiàn caro, aspettami!».
Il demone - che si era allontanato a passo rapido - fu raggiunto in pochi attimi dallo shinigami nei pressi del tavolo del rinfresco.
«Che cosa vuoi, Grell?» domandò direttamente il moro in tono algido: sapeva perfettamente che avrebbe continuato a tormentarlo finché non avesse esaudito il suo desiderio - qualsiasi esso fosse. In realtà, non voleva saperlo: immaginava già che fosse qualcosa di riprovevole persino per i suoi standard.
Grell gli sorrise in modo deliberatamente provocatorio.
«Vorrei così tante cose da te, Sebastiàn...! Prenditi la mia verginità e fann...»
«Non essere ancor più disgustoso» lo interruppe il demone, tappandogli la bocca, togliendola appena un momento prima che una coppia di ospiti passasse loro accanto - e ovviamente la donna non poté evitare di lanciare un'occhiata bramosa all'indirizzo del maggiordomo.
Grell riprese il discorso, avvicinandoglisi: «Almeno concedimi un ballo!».
Sebastian si limitò a guardarlo, inarcando le sopracciglia: non era possibile che volesse solamente ballare.
Quel capriccioso shinigami non si poteva accontentare soltanto di un ballo, ma prevedere cosa stesse macchinando la sua mente - eccetto pensieri tutt'altro che casti su di lui - era impossibile.
Per questo dovette “fidarsi” delle sue parole.
«Vuoi un ballo...? E poi mi lascerai finalmente in pace?» domandò Sebastian.
Dal tono a Grell pareva incline ad esaudire la richiesta.
«Sì!».
Non gl'importava quanto potesse odiarlo o quanto a malincuore gli stesse concedendo quell'opportunità, a lui bastava di ballare in coppia con il suo demone - anche se le sue mire ideali comprendevano anche altri generi di intrattenimento.
Proprio in quel momento la musica iniziò a diffondersi nella sala.
Senza proferir parola, Sebastian prese lo shinigami per la mano - scatenando tutta una serie di reazioni che portarono quest'ultimo a sospirare in modo alquanto poco virile ed ambiguo - e lo trascinò verso la pista da ballo facendosi largo tra la folla.
Sutcliffe ammirava la sua figura armoniosa e bellissima mentre si apriva una strada tra la gente senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso: da lui sentiva irradiare una sorta d’aura di nero mistero. Era come il frutto proibito e lui non si pentiva d’esser caduto in tentazione.
Quando furono al centro della pista, Sebastian si fermò e si volse indietro, tirando a sé il Dio della Morte, circondandogli il bacino con un braccio, sistemando la presa della mano.
Per un momento si guardarono dritti negli occhi e Grell non poté far a meno di arrossire vistosamente: un contatto del genere tra sé ed il suo Sebastian per ballare era un sogno che si realizzava.
«Spero che tu sappia danzare» gli sussurrò il demone, inarcando elegantemente un sopracciglio con fare inquisitorio.
«Certo, per chi mi hai preso?» replicò lo shinigami, abbandonandosi a lui.
Sebastian cominciò la danza e Grell lo seguì.
Le note iniziali si succedettero lente le une alle altre in preparazione di un culmine d’effetto che si svolse in un rincorrersi di suoni crescenti ed incalzanti.
Il Dio della Morte non riusciva a staccare gli occhi da quelli di brace del maggiordomo. Il mondo tutt’attorno era divenuto un insieme di colori che si confondevano gli uni con gli altri indistintamente. L’unica cosa importante in quel momento erano loro due.
La musica durò per circa quindici minuti, il quarto d’ora più lungo e meraviglioso che Grell avesse mai vissuto.
Quando terminò, Sebastian lo lasciò andare e si volse a dargli le spalle.
«Abbiamo ballato. Adesso vattene» disse, facendo per andarsene.
Lo shinigami rimase fermo dove si trovava, le guance accese dall’emozione mentre osservava rapito la schiena del demone, incantato dal portamento elegante e fiero e dal suo innegabile fascino oscuro.
«Yaaaw ♥ Sebastian...!» esclamò, correndogli di nuovo appresso spinto da un irrefrenabile desiderio di toccarlo, abbracciarlo, stringersi di nuovo a lui, ma il maggiordomo si volse con un repentino scatto e gli affibbiò un pugno nello stomaco che gli mozzò il fiato di netto.
Un colpo a tradimento che Sutcliffe non aveva nemmeno visto arrivare e che lo costrinse a piegarsi leggermente in due.
«Avevi detto che se ti avessi concesso un ballo te ne saresti andato» gli sussurrò nell’orecchio il moro, piegandosi a propria volta.
Spostò la mano dietro la schiena e sorrise.
«Mi spiace, ma non posso più stare con lei» disse ad alta voce, con un tono dispiaciuto che in realtà era tutto meno che vero, increspando le sopracciglia in un’espressione contrita.
Dal modo in cui parlò era chiaro che stesse cercando di farsi sentire, cosa che di fatto avvenne: non appena si voltò e si allontanò, diverse donne cominciarono a seguirlo con lo sguardo tipico di chi sta progettando un’avance.
Grell non poté far altro che rimanere lì dov’era stato abbandonato nei panni di una donna che era appena stata lasciata dal fidanzato, seguendo con il solo sguardo il demone che se ne andava.
«Questo non sarà il nostro primo ed ultimo ballo insieme, Sebastiàn! È una promessa!» sentenziò tra sé e sé, risoluto.
   
 
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