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Autore: Freya Crystal    27/08/2011    1 recensioni
Alex, l'uomo della tua vita, ha pianto come un bambino. Lui, così buono e sensibile, è sempre stato fragile. Ma desiderava un figlio quasi quanto te, dapprima che Davide iniziasse ad esistere, perciò mi aspettavo che reagisse alla notizia colla stessa cocciuta incoscienza che ti caratterizza. Invece ha deciso di arrendersi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tua madre non ti ha ancora telefonato. Probabilmente non ricorda nemmeno a quale mese sei.
Tua nonna è delusa. Non ha la forza di lottare insieme agli altri per farti ricredere.
Tuo padre, che per tutta la vita ha finto di infischiarsene di te, mentre in realtà seguiva ogni tuo movimento, ti ha sempre permesso di fare le tue scelte. Ti ha dato la possibilità di crescere come preferivi; ti ha osservato soffrendo, quando sbagliavi, ma non si è mai ribellato. Ti ha lasciata libera di vivere e capire. Mentre  ti stai  lasciando inesorabilmente andare ad un destino che ritieni di meritare per gli sbagli commessi - sbagli che tutti noi esseri umani prima o poi commettiamo -, stavolta, no, non ha saputo rimanere in silenzio. Ti sta chiedendo di toglierlo.
Tuo fratello è arrabbiato. Vorrebbe prenderti per i capelli e farti sbattere la testa contro il muro, così da svegliare una buona volta quel cervello che ti ostini a non mettere mai in moto, da incosciente quale sei sempre stata.
Incosciente, dicono.
O forse sei semplicemente troppo coraggiosa per gli anni che hai. Forse è inaccetabile credere che una ventenne abbia così tanta forza dentro di sé. Forse chi parla si è trovato sul tuo stesso sentiero, in passato, ed è convinto che come lui o lei non saresti capace di attraversarlo, perciò ti scoraggia prima del tempo.
Gli amici si congratulano con te, ti fanno i complimenti, ti riempiono di cuori on-line sulla bacheca di facebook. Loro sono ignari.
Chissà se ti stai chiedendo cosa sia meglio fra star bene nell'ignoranza e star male nella conoscenza. Io sì.
Ridevi quando il medico te lo ha detto. "Lo voglio lo stesso", hai ripetuto caparbiamente.
Chissà cos'hai provato.
Cosa provi adesso?
Ho voglia di correre da te, di abbracciarti e di risucchiare tutto il dolore che hai dentro. Sicuramente stai negando a te stessa che hai paura e  che ti senti sola. Testarda anche in questo.
Cosa sto aspettando? Perchè non prendo il telefono e ti chiamo?
E' sabato sera, sarai uscita con Alex... Aspetterò fino a domani.
Ahah. Cos'è? Cerco scuse? E' una chiara dimostrazione che anch'io ho paura. Paura di affrontarti, di scontrarmi con la tua fermezza, di doverle tenere testa; paura di giudicarti, di pugnalarti al cuore con una parola, o con un solo sguardo. Non so come comportarmi. Mi sento piccola di fronte a ciò che stai attraversando. Ancor più piccola di quanto tristemente appari agli occhi di chi ti sta attorno con disperazione e compassione.
Non so cosa sia giusto fare. Vorrei trovare una risposta per te. Tutto ciò che so è che devo starti vicina. Mettere da parte dubbi, domande e turbamenti.
Mi hanno detto che stavi aspettando di dirlo ad Alex. Ora che ci penso, glielo avrai già detto, da quando l'ho saputo. Come l'avrà presa? Ti sarà rimasto accanto?
Io e te non ci siamo ancora viste, l'ultima volta che ci siamo sentite è stata quando mi hai mandato gli auguri il giorno del mio compleanno. "E' un bel maschietto."
Mi sono messa a piangere di gioia e a ballare per il parco, al buio, di fronte alle facce incerte dei miei amici.
Sì! Noi due ci abbiamo sempre sperato. Tu l'hai sempre voluto e ho sempre pensato che la tua convinzione sarebbe stata sufficiente a far avverare quel desiderio. Io l'avevo addirittura sognato. Sì, un maschietto!
Ora le cose sono cambiate. C'è un'altra novità.
Alex, l'uomo della tua vita, ha pianto come un bambino. Lui, così buono e sensibile, è sempre stato fragile. Ma desiderava un figlio quasi quanto te, dapprima che Davide iniziasse ad esistere, perciò mi aspettavo che reagisse alla notizia colla stessa cocciuta incoscienza che ti caratterizza. Invece ha deciso di arrendersi. Già, anche lui.
A me non mi hai ancora detto nulla. Sono venuta a sapere da una persona fidata. "Ha preferito non darti preoccupazioni il giorno del tuo compleanno. Vedrai che te ne parlerà." Il giorno del mio compleanno è passato. Ancora niente.
"Secondo me vuole dirtelo di persona."
Io invece ho la sensazione che non me lo dirai affatto. Con tutto il mondo contro, sei convinta che anch'io mi schiererò dalla parte di tutti, senza ascoltarti: non vuoi restare sola, perciò non solleverai la questione quando ci rivedremo domani, perché hai bisogno dell'appoggio della tua migliore amica.
Diamine, hai solo vent'anni. Piccola e minuta, il viso punteggiato ancora da dispettosi brufoli, testimoni della tua adolescenza passata troppo in fretta e da troppo poco. E' stata dura già accettare il solo fatto che tu fossi rimasta incinta.
"Guarda, te lo assicuro!", ho insistito, mentre per la quarta volta ci recavamo a comprare il test di gravidanza, "Stavolta, ancor più delle altre, sento che non ci sei rimasta.  Sono sensitiva, no? Se ti dico che non se incinta, non sei incinta!"
Poi la telefonata, la sera dopo, mentre mi preparavo per uscire. "Gran belle sensitiva del cazzo." Risata. "Che?", ti ho domandato. "E' successo il contrario di quello che avevi predetto."
Wow. Sei... incinta.
Lo volevi un figlio. Ma poi avevi iniziato a capire che sarebbe convenuto aspettare, prima di metterne uno al mondo, che eri troppo giovane per caricarti una simile responsabilità sulle spalle. Quella era la prima volta che, oltre ad ascoltare, mettevi anche in pratica un consiglio. Lo hai fatto perché in ballo non c'era solo la tua vita. Ma dato che le cose arrivano quando smetti di cercarle, tuo figlio è arrivato, puntualmente.
Alex era più contento di te. Lui ha trent'anni, è pronto per diventare padre. E ti ama da morire. Ti ha difesa fino ad ora. E tu, ruggendo come una leonessa, hai scavalcato le proteste dei tuoi famigliari.
Ma adesso la situazione è più delicata. Davide, che ancora non è nato, ed è al sesto mese, è malformato; ha la testa più piccola della norma e un piede troppo grande: dovrà passare la vita attaccato a un macchinario per respirare.
Ridevi quando il medico te lo ha detto. "Lo voglio lo stesso".
... Ridevi quando il medico te lo ha detto.
Ma come fai?
"Non si è resa conto del fatto."
Invece se ne è resa conto. La conosco.
Amore mio, come ti senti?
Alla fine sono convinta che me ne parlerai. Anche se hai paura. Ti conosco. E quando hai paura non ti tiri indietro, in ogni caso. Hai sempre affrontato tutto.
Quando me ne parlerai, io ti ascolterò.  
Tutti ti supplicano di togliere il bambino dal tuo corpo. La sua sarebbe una non-vita. Qui non si parla solo di te, dalla tua scelta dipende anche Davide.
Io ho solo diciassette anni. Sono una ragazzina che si atteggia da donna vissuta, ma pur sempre una ragazzina; non ho ancora vissuto da madre, non conosco la risposta al dilemma, non posso scegliere per te. Ma sono la tua migliore amica.
Non scelgo di toglierti Davide.
Non scelgo di far nascere Davide.
Scelgo te.
Scelgo ciò che sceglierai tu. Perché ti amo, amica mia. Perché ti amo scelgo di restarti accanto.



*


Spazio dell'autrice: adesso sì che sto bene. Ora so cosa fare. Scrivere è la risposta a tutto. E' proprio vero. Grazie di aver letto.
  
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