Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Walpurgisnacht    02/09/2011    0 recensioni
[Attenzione: spoiler! per chi non ha visto tutta la serie, anche nell'introduzione]
Quando Sayaka si è lasciata sopraffare dalla disperazione il suo corpo è diventato un guscio vuoto e freddo, ma la sua anima?
Cos'è diventata Sayaka?
La mia versione dei fatti in due capitoli, 100% aderenza al canon della storia, per la Puella Magi che preferisco.
[Sayaka Miki; Oktavia von Seckendorff] [Citati Kyoko Sakura, Homura Akemi, Kyosuke Kamijo e Madoka Kaname]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Tempestoso Affettuoso

Horror vacui
Storia di Nyappy

 

Questo mondo merita di essere protetto?
Kyosuke non le aveva detto grazie.
Lei gli aveva donato l’anima, la sua umanità e adesso… cosa le restava?
“La tratti come un cane, non la ringrazi nemmeno” aveva detto a quel ragazzo sul treno.
Per cosa sto combattendo? Ditemelo!
Aveva bisogno di fare chiarezza, aveva bisogno di ordine. Ordine… quello che cercava di portare al mondo.
Ma era tutto inutile, tutto inutile…
Ditemelo subito.
Oppure…


«Ti ho trovato finalmente.»
Kyoko si sedette vicino a lei, in quella stazione deserta.
I pannelli dietro alla sua schiena illuminavano il pavimento e la stanza buia, le luci della città appena visibili attraverso la frangia blu che le copriva gli occhi.
«Per quanto ancora hai intenzione di allontanare i tuoi amici?» a giudicare dai rumori accanto a lei, Kyoko doveva aver tirato fuori un tubetto di patatine.
«Mi dispiace disturbarti.» la sua voce… quella non era la sua voce.
Era spenta, usciva a fatica dalla gola costretta, mentre Kyoko mangiava rumorosamente gli snack croccanti.
«Qualcosa che non va?»
Tutto non andava. Tutto.
«Ti comporti in modo strano.» aggiunse Kyoko a bassa voce.
Sì? Lo immaginava.
«Non m’importa più.» rispose Sayaka.
Fissò i pugni contratti sulle ginocchia che riparavano il suo tesoro, il fiocco rosso dell’uniforme che sembrava strangolarla.
«Di cosa dovrebbe importarmi ancora? Cosa voglio proteggere?»
Le tremavano le gambe. «Non lo so più.»
«Ehi…» iniziò Kyoko.
Sayaka aprì le mani, rivelando la sua Gemma.
Era così scura, sembrava ribollire.
«Il bilancio di speranza e disperazione è sempre zero.»
Eppure era fredda, così fredda, sembrava assorbirle il calore dalla mano «L’hai detto tu stessa»
La sua anima era così piccola? Così fredda?
«Ora capisco cosa intendevi.» l’avvicinò al viso, lanciando un’occhiata fugace a Kyoko, la bocca aperta, quasi incredula.
Era difficile da capire quello che stava provando?
«Ho salvato tantissime persone.»
Era verde quello che sporcava il blu? Verde… invidia. Perché?
«Ma in cambio, dolore e risentimento hanno fatto radici nel mio cuore.» Syaka la sentiva, soffocarla come quel maledetto fiocco.
Hitomi aveva Kyosuke, a lei cosa sarebbe rimasto?
«Sto persino ferendo la mia amica più cara, ora.»
«Sayaka!» esclamò Kyoko, ma non terminò la frase «Sei-!»
«Quanto ho desiderato per la felicità di una sola persona…» Kyosuke.
Kyosuke, Kyosuke, Kyosuke!
«Tanto qualcun altro dev’essere equamente maledetto.»
Non riusciva quasi più a vedere, a respirare.
Sayaka sollevò il capo, avvolta dal buio.
«Ecco come va a finire la storia di una Puella Magi.»
Le bruciavano gli occhi. Erano lacrime? Stava piangendo?
Faceva male, le opprimeva il petto eppure con quel dolore si sentiva ancora viva.
Umana, normale.
«Sono stata una sciocca.»
Una lacrima le scivolò sulla guancia, cadendole dal viso.
Freddo, sentiva così freddo, i capelli le vorticavano sul viso… perché? Non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti mentre scivolava dalla sedia, le ginocchia contro il pavimento –eppure, eppure….
Chissà se Kyoko era rimasta ad ascoltarla, non l’aveva nemmeno vista.
E Kyosuke, chissà cosa stava facendo lui…

I polmoni le bruciavano. Tutto le bruciava –il suo corpo aveva ancora limiti?
Non sentiva più nulla, la sedia o il pavimento, i capelli sugli occhi o il fiocco a stringerla, tutto sembrava soffocarla, intrappolarla in una gabbia umida e fredda.
«Sayaka!» riusciva a sentire Kyoko gridare il suo nome, la voce dell’altra ovattata.
Gli occhi… dov’erano i suoi occhi? Voleva vederla, voleva sentire la sua risposta.
Lentamente, secondo dopo secondo, l’altra apparve.
Era in tenuta da battaglia, il vestito svolazzante come l’alta coda scarlatta.
Stringeva un corpo abbandonato, i corti capelli blu a coprire il viso, l’uniforme della sua scuola… era lei.
Non era possibile.
Fece per girarsi –il suo corpo.
Riusciva a vedere il suo corpo, lei dov’era? Cos’era?
Un ringhio le grattò la gola, mentre Kyoko si allontanava con un balzo, stringendo il suo corpo, le uscì un lamento distorto.
«Cos’è? Che diavolo sei tu?!»
Kyoko non la riconosceva? Perché? Dov’era? Perché riusciva a vedere e ascoltare ma non a muoversi?
«Cos’hai fatto a Sayaka?» gridò ancora Kyoko.
Lei sollevò le braccia.
Sì, ora le sentiva, ferme e solide –però non voleva muoversi.
Ancora quel ringhio rabbioso, ancora quell’eco nella sua mente, parole masticate che non significavano nulla.
Non voleva, non voleva.
“Ragazzina.” risuonò nella sua mente, una voce acuta dal tono sgradevole.
“Chi sei?” Sayaka voleva urlare, eppure non un suono le uscì dalla gola.
Era apparsa Homura, stava dicendo qualcosa a Kyoko, ma non riusciva a capire cosa, né perché fosse lì.
Dov’erano? Era un posto strano, rotaie che fluttuavano nell’aria creando percorsi e volte.
“Il nostro nome è Oktavia, Oktavia von Seckendorff.” si presentò la voce, scivolandole tra i pensieri come qualcosa di umido e sgradevole.
Sayaka non riuscì a capire il resto: Homura e Kyoko sparirono in un istante, sostituite da un lieve fastidio, come una folata di vento caldo che le accarezzava le braccia, accompagnato da un rumore fastidioso, un’esplosione.
Terminò in un momento, quando Sayaka si rese conto dell’ambiente che la circondava.
Rosso.
Centinaia e centinaia di sedie rosse la avvolgevano come uno spicchio di cielo mentre una melodia solenne aveva iniziato a permeare la stanza.
“Holger!” chiamò imperiosa la voce; dal tappeto riccamente decorato iniziò a spuntare un palco.
Oktavia calò la spada stretta nel pugno e lo colpì –Sayaka fu costretta a seguire i suoi movimenti.
Scalfirono appena la pietra prima di risollevare l’arma e dal graffio comparvero delle figurine sottili, uomini senza spessore di un verde sporco.
Stringevano tra le mani una cosa strana, sembrava un violino.
Un violino? Come Kyosuke!
“Che succede?” chiese alla voce ma questa non le rispose.
Dal nulla apparve anche un’altra figura umana, più grande.
Aveva le braccia sollevate, come un direttore d’orchestra.
“Vai.” ringhiò Oktavia e il direttore iniziò a fendere l’aria con le braccia.
“Ma cosa…” obbedendo all’ordine di Oktavia, le figure verdi iniziarono a suonare, una melodia solenne e maestosa, i violini in perfetta sincronia.
“Oktavia!” la chiamò.
Voleva muoversi, voleva uscire –non poteva farlo, non ci riusciva.
“Sayaka Miki. Noi siamo te e tu sei noi.” tuonò l’altra abbassando il viso.
Un nastro rosso le volò sul viso, coprendole la visuale.
Una cotta di maglia. Una coda di pesce, le scaglie colorate e la pinna dalle tinte vivaci.
Una strega.
Era una strega.
No, non poteva essere, non poteva essere vero.
Eppure lo sentiva, il dolore che non la faceva respirare era andato via, si era diluito nel corpo –non aveva più bisogno di respirare.
Non un violino strideva mentre il direttore continuava la sua danza.
“Sono… una strega?” non riusciva nemmeno più a sentire la propria voce.
Il suo era un ringhio, rabbioso come quello di Oktavia.
Provò a muoversi, i muscoli immobili come una statua. Tentò di digrignare i denti dallo sforzo, ma non li sentì neppure, mentre iniziava a percepire le gambe unite, la coda di pesce che si agitava nell’aria sopra ad uno scoglio, nel bel mezzo del tappeto da teatro.
“Noi siamo il tuo personale incubo,” rispose Oktavia “Ti conosciamo.”
Fece una piccola pausa prima di proseguire, abbassando la spada, il fiocco che continuava a finirle sul volto “Tutti i tuoi sogni, tutti i tuoi desideri… eccoci.”
Cosa poteva fare Sayaka, piangere?
Oktavia aveva lacrime da prestarle?
Pensare? O scivolare via, come la bacchetta del violino sulle corse tese, ferendosi ad ogni nota?


I dialoghi presenti sono traduzioni degli originali della puntata 8. Mi sono chiesta: ma le streghe pensano? Hanno un modus operandi, una personalità?
Dato che Sayaka è la mia Puella Magi preferita e Oktavia von Seckendorff la strega più cazzuta, ho provato ad immaginarmi cos'è successo all'anima di Sayaka.
Ok, si è trasformata in una strega, ma la teoria di Kyoko mi ha fatto pensare che forse era ancora cosciente dentro Oktavia.
Il secondo capitolo, quello finale, tratterà della battaglia tra le Puellae Magi e la strega :)

   
 
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