Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Walpurgisnacht    03/09/2011    4 recensioni
Nessuno pensa che avrà mai la possibilità di esaudire un desiderio, quindi perché decidere cosa chiedere? E’ solo uno stupido desiderio, no?
Forse. Ma quando ti trovi davanti qualcuno che quel desiderio potrebbe davvero esaudirlo, cosa fai?
Anche se ti venisse chiesto qualcosa in cambio, accetteresti?

[What if? di un What if? - Leggere le note all'interno per capire!]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mami Tomoe, Sayaka Miki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Puellaception!'
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Mia prima fanfic-incursione nel fandom di Puella Magi Madoka Magica, mia attuale ossessione estiva. O meglio, prima incursione che posso postare qui *coff*senza conseguenze*coff*. Questa oneshot nasce da una costola de L’Orrore? di Kaos, durante una chiacchierata su Skype. E’ fondamentalmente il What if? della sua storia, che è già un What if? di MadoMagica – Puellaception! Quindi sarebbe buona cosa conoscere la sua storia per capire meglio, anche se ho cercato di renderla il più possibile fruibile anche da sola. Non mi prendo alcun merito, se non quello di aver dato retta ai deliri di Kaos. E ora, enjoy it!
Manasama

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Stai attento a ciò che desideri.
 
Una frase così banale. Nessuno pensa che avrà mai la possibilità di esaudire un desiderio, quindi perché decidere cosa chiedere? E’ solo uno stupido desiderio, no?
Forse. Ma quando ti trovi davanti qualcuno che quel desiderio potrebbe davvero esaudirlo, cosa fai?
Anche se ti venisse chiesto qualcosa in cambio, accetteresti?
 
E’ quello che probabilmente Sayaka e Mami si stanno chiedendo in questo istante.
Una domanda che Mami si era posta già prima, quando aveva contrattato con Kyubey per aver salva la vita.
Domanda che ora assume per lei valenza doppia.
 
Ne valeva davvero la pena?
 
Se quel giorno non si fossero trovate Kyoko davanti, tutto questo non sarebbe successo.
Se Madoka non avesse deciso di uscire, forse...
No, darle la colpa sarebbe inutile. In fondo Madoka aveva agito con le migliori intenzioni, e non poteva prevedere cosa sarebbe accaduto. Voleva solo rattoppare un’amicizia che si era logorata per colpa di Kyubey, delle streghe, della morte di Mami...
 
Già, la morte di Mami.
Una morte apparente, in realtà, un minuscolo dettaglio che la piccola palla di pelo bianca si era dimenticata di accennare alle ragazze.
Ovvero che il contratto, oltre a incredibili poteri e la responsabilità di una letterale caccia alle streghe, comprendeva anche il trasformarle in lich. O zombie, morti viventi, come preferite. Il nome Soul Gem in effetti, avrebbe dovuto far suonare ben più di un campanello d’allarme. Quella gemma, di fatto, diventava il contenitore della loro anima. Separarsene significava morire. Definitivamente. Finchè l’avessero avuta vicino invece, sarebbe stato tutto ok. Avrebbero continuato a vivere quasi come tutti gli altri. E non sarebbero morte, ovviamente. Ma non solo.
 

Finchè il vostro spirito rimarrà separato dal corpo, non proverete più dolore fisico. Combattere per voi sarà molto più facile se non dovrete preoccuparvi del dolore delle vostre ferite.
E’ per questo che ho inserito la vostra anima nella Gemma.
Trovo sia incredibilmente più pratico, non capisco perché tanto sconvolgimento emotivo.

 
Questa, a grandi linee, fu la spiegazione che diede loro Kyubey. Semplice e lineare.
Niente più dolore, nemmeno con un arto staccato.
Indubbiamente una gran comodità, dal suo punto di vista.
Inutile ovviamente chiedergli se non si rendesse conto di cosa significasse per loro ritrovarsi non più esseri umani ma bensì qualcosa che lo sembra e funziona quasi allo stesso modo, perché era ovvio che non capiva né gli interessava farlo. Lui stesso aveva più volte ribadito che, nel loro mondo, quelle che per noi sono emozioni vengono considerate solo un disturbo mentale.
 
In effetti, definire le emozioni un disturbo mentale, era quanto mai calzante, in quel momento.
Perché lo stato mentale in cui tutte si trovavano era molto, molto vicino alla follia.
In particolare quello di Sayaka e Mami.
Non erano più le stesse dopo gli ultimi eventi.
Dopo che Mami era tornata in vita, dopo che la strega Charlotte le aveva staccato la testa. Dopo aver scoperto che la testa le era ricresciuta, come una coda di lucertola.
Dopo che Sayaka si era immolata per lei, in quel vicolo.
Quel vicolo maledetto dove erano state attaccate da Kyoko, una Puella Magi proveniente da un’altra città che mirava ad occupare il posto vacante di Mami. Quest’ultima si era rifiutata di proseguire la caccia alle streghe, cercando invece di rimettere insieme i pezzi della sua vita in una maniera quasi normale, e aveva offerto più che volentieri il suo ruolo alla rossa Puella Magi. Ma quest’ultima sembrava non crederle, almeno finchè non l’avesse vista morta.
E così fu, o quasi.
Il vicolo puzzava di sangue e interiora, e Mami era ridotta ad un ammasso di arti staccati quando, al limite della sopportazione, Sayaka decise di intervenire. Disse ad alta voce “Kyubey, vieni fuori. Ho un desiderio da realizzare”. Il bianco esserino le si appollaiò su una spalla. “Sono tutto orecchie.” Disse. “Tutte e quattro?” si trovò a scherzare Sayaka, per poi tornare seria un istante dopo. Inspirò, e disse “Voglio salvare Mami Tomoe!”.
Qualche secondo di silenzio intercorse tra loro, poi Kyubei sentenziò “Il tuo desiderio ha superato l'entropia. Il contratto è chiuso”. Improvvisamente Mami sparì alla loro vista. E Sayaka si ritrovò avvolta in un mantello e armata di una spada. Di varie spade, per la precisione.
Non perse tempo a domandarsi qualcosa sui suoi poteri, sul desiderio, su Mami o sulle conseguenze di tutto ciò. Non era il momento. Si lanciò su Kyoko, la attaccò, e fu un duello violento. Con un abile colpo di cui non si credeva neanche capace, mozzò le mani dell’avversaria, che si vide costretta a ritirarsi – seppur di malavoglia, con uno sguardo che giurava vendetta e altro spargimento di sangue e arti. E non sarebbero stati i suoi.
 
Voglio salvare Mami Tomoe.
 
Quelle parole riecheggiavano nella testa delle ragazze.
Era stato un desiderio espresso in fretta e furia, per nulla ragionato, e senza la minima idea delle possibili conseguenze.
Prima di quel combattimento, Sayaka non aveva avuto intenzione di esprimere alcun desiderio né stipulare contratti con Kyubey. Ma, nel malaugurato caso avesse deciso di farlo, avrebbe desiderato sicuramente qualcosa per aiutare le persone a cui teneva, un desiderio puro e altruista...
 
Non è vero e lo sai.
Non ci sarebbe stato nulla di puro in quel desiderio, solo egoismo! E ti avevo persino messa in guardia dal desiderare qualcosa per conto di qualcun altro...
 
Sayaka scosse la testa. Erano i pensieri di Mami quelli. Ma anche i suoi.
Eccole, le conseguenze del desiderare di salvarle la vita – una seconda volta, pensò stizzita Sayaka, senza preoccuparsi troppo che l’altra sentisse.
A causa di quel desiderio, lei e Mami erano ora indissolubilmente legate. Mentalmente, emotivamente, fisicamente. I loro pensieri erano condivisi, in un modo simile a quello in cui Kyubey comunicava con loro, ma non solo. Erano condivisi e amplificati, così come le loro emozioni. Dolore, panico, rabbia, odio... tutto amplificato e raddoppiato. Inoltre sembrava non potessero stare troppo separate l’una dall’altra. Quell’inquietante legame somigliava a quello di una Puella Magi con la sua Soul Gem: se si separavano, andavano incontro alla morte. O a un dolore atroce, almeno da quel che avevano capito finora.
Erano, di fatto, l’una la Soul Gem dell’altra.
 

Taci Mami. Taci! Se non fosse per me non saresti qui, ora!

 
Oh ma grazie... peccato che io NON VOLEVO essere salvata! Nessuno ti ha chiesto nulla Sayaka, avevo accettato di morire lì, in quel momento! Era sicuramente meglio di una finta esistenza da zombie! Ma no, tu hai voluto immolarti! Quindi sentiamo, chi dovrei ringraziare se ora ci troviamo dipendenti l’una dall’altra?
 

Ringrazia te stessa allora! La verità è che fin dall’inizio tu hai cercato di trascinarci in quest’incubo! Eri troppo codarda per continuare questa vita da sola, e hai voluto coinvolgere anche noi! Sei falsa!!

 
Prego? Detto da te è davvero ironico... tu che parli a me di correttezza! Tra le due la falsa sei tu, mia cara. Tutte quelle belle parole sul voler diventare una Puella Magi per difendere Mitakihara e le persone che ami... palle! Tutte palle! Lo sappiamo tutte che il tuo vero desiderio era un altro, e tutt’altro che nobile...
 

Zitta, sta zitta! Non osare dirlo!

 
... guarire Kyosuke! Era questo che volevi! Far guarire le sue mani, così sarebbe stato in debito con te e magari si sarebbe innamorato! Che desiderio puro e nobile, signori! Peccato che lui ormai non possa più beneficiarne, visto che hai deciso di immischiarti in qualcosa che non ti riguardava neanche, prolungando invece la mia agonia! Sei solo una stupida Sayaka, e di questo ne pagheremo entrambe le conseguenze!
 
Un urlo interruppe il diverbio mentale tra le due. Era Sayaka a urlare dal dolore. Ma anche Mami. Gli effetti di quel legame stavano colpendole di nuovo, e la sofferenza di una era passata anche all’altra, in un gioco al rimbalzo di odio e risentimento per nulla celati atti a distruggere la psiche dell’altra.
Si ritrovarono ansimanti di fatica e dolore sul pavimento, guardandosi in cagnesco.
Kyubey le osservava appollaiato su una sedia, stando ben attento a non lasciarsi coinvolgere da tanta rabbia. Anche se non ne comprendeva il motivo, sapeva che il minimo gesto sbagliato avrebbe portato le due Puellae a inveire contro di lui. E l’essere crivellato di colpi da Homura gli era già bastato...
Mami si trascinò verso una poltrona e vi si accasciò, stremata da quel duello mentale. Sayaka le regalò un sorrisetto bastardo, ma si limitò a ignorarla. Avrebbe voluto cancellarglielo volentieri con uno dei suoi vecchi fucili a pietra focaia, ma visto che le conseguenze sarebbero ricadute anche su di lei, si disse che l’indifferenza era la scelta migliore.
Erano immerse nel più totale silenzio quando qualcuno bussò alla porta in maniera anche piuttosto insistente.
Sayaka si diresse ad aprire.
“Si chi è-“ “Sayaka-chan...”
Si trovò davanti una Hitomi visibilmente sconvolta. Subito il battito del cuore – suo e di Mami – accelerò.
“Perdonami se piombo così in casa tua ma non sapevo dove andare e... oh, vedo che hai altri ospiti, mi dispiace...” disse la ragazza osservando Mami alle loro spalle. Sayaka la costrinse a entrare in casa – non le piaceva quell’espressione che aveva in volto.
“Non dire sciocchezze Hitomi-chan, sei la benvenuta! E non preoccuparti, non disturbi affatto, io e Mami stavamo-“ “E’ morto.”
 

Cosa?

 
Hitomi interruppe i suoi vaneggiamenti.
“E’ morto. Kamijou-kun è...” balbettò “S-si è tagliato la gola, era rimasto un coltellino sul vassoio del pranzo, forse gli infermieri l’avevano dimenticato lì e lui, oddio... lui... lui ha...” iniziò a piangere e agitarsi. La sua agitazione crebbe, così come quella di Sayaka e Mami.
 

No. No no no no non è possibile non ci credo! Non può essere, Kyosuke non-

 
Il respiro di Sayaka – di Mami – si fece più affannoso. “Cosa co-come com’è possibile” iniziò a balbettare anche lei, le sue pulsazioni sempre più veloci, l’agitazione alle stelle. Sulla poltrona, Mami faceva fatica a respirare.
“M-mi spiace essere piombata qui senza avvisarti ma non sapevo dove andare e... oddio oddio oddio” iniziò a sussurrare ossessivamente Hitomi, singhiozzando. Un gemito di sofferenza la riportò alla realtà. “Sayaka-chan...?”
La ragazza respirava a fatica, e stringeva il petto con le mani.
 

E’ colpa mia. E’ colpa mia! Colpa mia! Colpa mia!
Colpa mia! Stupida Sayaka! Stupida stupida stupida!

 
La ragazza cadde in ginocchio sul pavimento, in preda a un attacco di claustrofobia, o qualcosa di molto simile. Mami cedette pochi istanti dopo.
“S-Sayaka? Cosa succede? Stai bene? Sayaka??” Hitomi si avvicinò titubante all’amica, assolutamente incerta su cosa fare.
 

E’ colpa mia Kyosuke! Perdonami perdonami perdonami!
E’ colpa mia se ti sei ucciso! Non doveva succedere non-

 
V-visto cos’hai fatto Sayaka? Sei soddisfatta del tuo operato?
 
Fu l’ultimo dei loro pensieri, prima che la stanza iniziasse a tremare, divenire sfocata, i colori sempre più accecanti.
Urlarono all’unisono. Anche qualcun altro urlava con loro – Hitomi era ancora lì? Non importava, ormai.
Gridarono, finchè il dolore al petto scomparve – finchè le loro Soul Gem non esplosero.
Il dolore si quietò. Il dolore divenne piacevole.
 
Il dolore è buono.
 
Erano state loro a parlare? Le loro voci sembravano distorte. Osservarono l’ambiente circostante che poco a poco iniziava a prendere vita, videro apparire i loro primi famigli.
 
Alla fine è successo. Siamo quindi streghe?
 
Non vi fu risposta, non ce n’era bisogno. Sapevano che era così, e andava bene.
 
Kyubey fuggì un attimo prima che la barriera delle due streghe inghiottisse anche lui. Andò a cercare le Puellae rimaste, curioso di scoprire le loro reazioni. Di scoprire la potenza di due streghe in simbiosi.
Sentì un boato dietro di se, e vide la barriera ingrandirsi a vista d’occhio.
 
Le streghe stavano ridendo.
Risero ancora, e la Fine ebbe inizio.
 
 
 
 
And now she’s up there, sings like an angel
But she can’t hear those words...
 
Unforgivable Sinner – Lene Marlin
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NdA:
Che dire, sono molto incerta sul finale, che mi sembra molto tirato per i capelli... ma il diretto interessato ha apprezzato. E spero apprezzerete anche voi questo piccolo esperimento (in cui ho potuto maltrattare psicologicamente quell’idiota di Sayaka, la la la~♥). Il titolo e la citazione finale sono presi da Unforgivable sinner di Lene Marlin – perché siamo vecchi e ci piace.
Manasama

   
 
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