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Autore: Medea Astra    05/09/2011    10 recensioni
La malinconia di un principe senza trono, di un uomo senza più radici...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.



Aveva appena finito di fare l’amore con Bulma, una notte di passione come tante che l’avevano preceduta, una di quelle notti in cui dimentichi chi sei e ti abbandoni solo all’oblio dei sensi. Uno di quei momenti in cui non intercorre alcuna differenza tra te e le baccanti ebre, una delle poche volte nella vita in cui Vegeta si sentiva uomo a pieno. Lentamente si alzò dal letto e si diresse verso la finestra. Il buio della notte da sempre era suo amico, aveva celato il sangue delle battaglie, le ferite dell’orgoglio e soprattutto le lacrime di un principe senza corona. Si, in fondo, cosa era Vegeta? Era questa la domanda che l’uomo si poneva ogni notte, chi era, chi era stato ma soprattutto,chi era diventato? Vagando con lo sguardo tra le stelle si sentì come un piccolo ragno che tesse la sua tela per arrivare lontano. I suoi fili però non sarebbero mai giunti a destinazione, nulla rimaneva del suo passato, niente poteva restituirgli il piacere della terra natia, quella terra così aspra e rude eppure  così amata. Aveva disprezzato il suo pianeta, aveva considerato negletta la sua gente ma adesso, lontano anni e miglia da loro, adesso, che aveva ancora l’odore della sua donna addosso, si sentiva piccolo ed insulso senza le sue radici. Come le diapositive di un vecchio film in bianco e nero, passarono davanti ai suoi occhi le immagini di suo padre, di Bardack, di Celipa, di Nappa e di tutti gli altri sayan e di colpo una fitta gli trapassò il cuore. Una mano tozza lo strappò alla sua infanzia, ci volle del talento per crescere con lui senza cedere alla pazzia. Sfogò tutta la sua rabbia nella lotta, ogni pugno, ogni singolo omicidio era la metafora di un urlo soffocato, straziante ossimoro con i delicati lineamenti di un bambino divenuto re senza trono. Un vagito lo riportò alla realtà, una testolina lilla si ergeva dalla culla in cerca di un viso amico. Il suo bambino, il suo presente e il suo futuro lo stavano chiamando. Si avvicinò al bambino e lo prese tra le braccia, sicuro che la notte avrebbe celato anche quel gesto d’amore incondizionato.

   
 
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